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Autore: angel_87    01/08/2005    12 recensioni
Avrebbe potuto dirle che adorava proteggerla, adorava sentirla al sicuro quando si rannicchiava sotto le coperte stringendo le gambe sino al petto, adorava vederla dormire, e adorava sentirla suonare. Trovava sempre cose nuove che sapevano colpirlo, ma che restavano mute dentro l’anima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duende

 

NOTA LEGALE: Ranma & Co. non sono miei ma appartengono a Rumiko Takahashi, la storia che segue è invece frutto della mia immaginazione… si forse non è il massimo della vita.

Ieri vidi Ranma dopo molto tempo e mi sono lasciata andare in una ff molto romantica forse troppo. E’ la mia prima ff che scrivo per i manga, ho scritto sempre di starwars, e ho voluto iniziare da quello che più mi ha ispirato.

Duende è una melodia stupenda suonata con la chitarra classica che mi ha fatto conoscere una persona molto speciale per me e per certi versi questa ff  è dedicata a questa persona e ovviamente tutti i diritti riservati.

Viene anche citata Karma Police dei Radiohead tutti i diritti riservati del caso.

 

 

 

 

Duende

 

 

 

 

 

 

Da quanto tempo non ascoltava quella canzone?

Da quanto tempo non ascoltava quelle mani pizzicare le corde di una chitarra?

Sentire quella melodia che ti rapiva e poi ti lasciava nella sua malia per tutto il tempo fino a che il vento non avrebbe esaurito, nel suo fluire, l’ultimo brivido.

Akane sapeva che era troppo tempo. Chissà cosa stava pensando sua madre.

Chissà cosa avrebbe detto nel vederla impugnare di nuovo la chitarra, la loro chitarra e lasciarsi trasportare dall’istinto e dal vento che permetteva al suono di uscire. Era molto tempo che non riusciva nemmeno a sfiorare quello strumento, troppi erano i ricordi legati ad esso. Forse mai sarebbe più riuscita a stringere al petto il legno profumato della noce, consumato, dal trascorrere del tempo e dalle intemperie della vita.

Le serviva il coraggio e purtroppo da quando era comparso lui, il suo senso di effimera resistenza alla crudeltà della vita era svanito in un soffio. Ora che vi era lui in quella casa, nulla era come prima.

Era strano per Akane perdersi nei ricordi. Non era da lei fermarsi a pensare e indugiare troppo sul da farsi. Niente poteva fermarla, ma ogni cosa riusciva ferirla ed è per questo che esisteva lui.

Per proteggerla da tutto e da tutti, ma la cosa ironica era proprio lui che le faceva più male.

Per quanto tempo avrebbe indugiato nella sua anima? Se lo chiedeva ormai senza sosta.

Allungò la mano verso lo strumento impolverato, ma la ritrasse di colpo.

E se l’avesse scoperta?

Cosa avrebbe pensato di lei?

Come al solito le avrebbe detto che era una stupida, che il tempo dei poeti e musicisti era finito da un pezzo.

Ecco quale era il vero problema. Dedicava troppo tempo agli altri, in particolare a lui, e trascurava se stessa. Non l’avrebbe più permesso.

“ Ranma vai al diavolo!” pensò adirata più con se stessa, che con il protagonista di quel pensiero. Inforcò la chitarra e si lasciò andare trasportata dal suono dolce e armonioso che sapeva creare con tanta naturalezza. Le sue dita eseguivano delle vere e proprie acrobazie saltando da una corda all’altra con una velocità sorprendente, ma il suono nonostante il ritmo elevato, restava dolce e passionale.

Ed era la stessa cosa che pensava una persona che si era adagiata sul tetto in corrispondenza della stanza della ragazza.

Si godeva quella musica.

L’adorava quando suonava la chitarra. Era così… così dolce che l’avrebbe stretta a se e non l’avrebbe mai lasciata andare. L’avrebbe ascoltata in eterno.

Ironico, perché non aveva il coraggio di mostrarsi.

Non glielo avrebbe mai detto. Non poteva mostrarsi.

 

Dopo diversi minuti la musica cessò. Il cuore di Ranma ebbe un sussulto. Perché aveva smesso?

Voleva irrompere in camera sua, dirle di continuare a suonare, dirle di continuare per l’eternità.

Ma non lo fece. Si alzò di malavoglia dal suo comodo giaciglio. Una tegola scricchiolò e precipitò al suolo con un fragore sommesso.

Akane se ne accorse a giudicare da come aveva aperto la finestra di scatto. Sul volto ira repressa e apprensione.

Ranma restò paralizzato quando la sentì salire sul tetto. Cosa avrebbe dovuto dirle… poteva mostrarsi?

Lei non lo avrebbe deriso? Non lo avrebbe ferito dicendo che non c’erano speranze fra loro?

< Da quanto tempo sei lì??> era adirata. Ma la sua voce tremava.

< Da molto tempo…> era giunto il momento di mostrarsi o per lo meno tentare < Io sono sempre sopra la tua stanza la sera… Si riescono a vedere bene le stelle…>

< Solo per questo?>

Ranma deglutì. Avrebbe potuto dirle la verità?

Avrebbe potuto dirle che adorava proteggerla, adorava sentirla al sicuro quando si rannicchiava sotto le coperte stringendo le gambe sino al petto, adorava vederla dormire, e adorava sentirla suonare. Trovava sempre cose nuove che sapevano colpirlo, ma che restavano mute dentro l’anima.

Non la rese partecipe di nessuno di questi pensieri.

< Si solo per questo…>

Akane sospirò forte. < Ci avrei giurato…> le lacrime silenziose cadevano rapide dal volto.

Detestava vederla piangere, sapendo che lui era la causa di tutto il suo dispiacere. < Ecco io… forse non solo per quello…>

Akane lo guardò confusa. Le lacrime erano scomparse, ora i suoi occhi arrossati indugiavano sul viso del ragazzo che aveva nascosto gli occhi dalla vista di lei. Guardava con ossessione il tetto.

< Mi dispiace ho rotto l’ennesima tegola… Sono un disastro…>

< Tu e tuo padre siete una spesa continua da quando siete arrivati qui!> Akane incrociò le mani ai fianchi  in segno di rimprovero.

Ranma rise forzatamente. Inspirò forte e ribadì una cosa che già aveva detto molto tempo fa < Sei molto più carina quando ridi…> E le sorrise.

Akane arrossì di colpo < Grazie…> fu l’unica cosa che riuscì a dirgli. Si stava sforzando di aggiungere qualcosa ma si bloccò di colpo.

Ranma si era disteso di nuovo sul tetto e guardava il cielo in realtà, senza vederlo davvero. Stava canticchiando una vecchia canzone.

Era piacevole vederlo così sereno.

Si sedette accanto a lui. Poi le ritornò in mente dove l’aveva già sentita.Ci penso qualche minuto poi un flash le colpì la mente. Lo aveva obbligato qualche giorno fa ad offrirle da mangiare ed erano entrati in un locale. Era molto carino nonostante si trovasse in periferia. Luci soffuse e l’ambiente molto intimo. Sembrava quasi che le avesse concesso un appuntamento in un pub stile londinese. Molte coppie erano sedute ai tavoli adiacenti e lo stereo del locale cantava.

< Che canzone è?> chiese affascinata Akane

< Karma Police…> disse Ranma lieve facendo finta di leggere la lista, ma cantava accompagnando la voce roca del cantante. Melodico e dolce riusciva a rendere le note più leggere, quasi fossero sussurrate magicamente. Akane chiuse gli occhi per un secondo cercando di ordinare i suoi pensieri. Se si concentrava poteva ancora sentire il suo cuore correre furioso per lui, per la sua voce vellutata e sussurrata.

E ora la scena si ripeteva. Lui era lì, disteso accanto a lei,  lo sentiva cantare e di nuovo il suo cuore correva furioso e seguiva il lento movimento delle piccole labbra di lui. Quanto avrebbe voluto assaggiarlo, scoprire ciò che in realtà già sapeva.

Poi tutto tacque. Solo i grilli rompevano il silenzio opprimente.

< Non smettere…> Akane si tappò la bocca con la mano e con occhi imbarazzati guardava il ragazzo che gli stava a fianco, aveva veramente detto quello?. Non poteva permettersi di mostrarsi, lui l’avrebbe derisa per l’ennesima volta e il suo cuore non avrebbe retto. Non dopo quella giornata, non dopo essere usciti da quel meraviglioso e dannato pub.

 

< Ce ne porti un’altra per favore…>

< Ehy sei già lucido, non posso servirti…>

< Come ti permetti, tu non sai chi sono io!!> la mano di Ranma si alzò e colpì violento il tavolo e lasciò un’impronta indelebile sul legno di noce.

< E va bene tanto sono ca**i tuoi che me ne preoccupo a fare…> disse più a se stesso piuttosto che ai due ragazzi quasi ubriachi.

Ranma si sporse verso Akane che rideva divertita alle sue battute. Mai si erano trovati così complici.

La baciò lieve sulle labbra. Poi sempre più con trasporto e non trovò nessuna difficoltà. Sino a quel momento

< La vostra birra!>

< Bravo,  ecco tieni il resto…>

< Umpf… Mi dovresti ripagare un tavolo…>

< Che hai detto?!?> ma il cameriere era già sparito

In pochi minuti, la birra chiara di Ranma sparì. < Sai dovrei dirti tante cose Akane, ma restano sempre qui…> disse battendosi la mano sul petto.

Akane lo baciò di nuovo. Forse più lucida di lui, propose di tornare a casa.

Appena i due uscirono dal locale, la pioggia sembrava voler cancellare la sbornia ai due ignari innamorati.

Man mano che si avviavano a casa, l’acqua non faceva altro che lavare via l’alcool dalle loro menti. Ma i loro cuori battevano ancora all’unisono. Nessuno dei due voleva cedere in quel momento.

 

 

< Perché?? > Ranma si sorprese sinceramente. Non era certo un bravo cantante, ne tanto meno un poeta. Lei sì che aveva talento. Forse un complimento non lo avrebbe sbilanciato troppo.

O per lo meno non avrebbe mai infranto il loro patto segreto. Lo ricordava, come se fosse stato impresso nella sua mente con il fuoco più ardente, quello della coscienza.

Iniziò sospirando ma poi non parlò, assillato da quel ricordo.

 

 

Quando Akane fece scattare la porta di casa, nessuno li accolse. La sala era deserta, così come l’intera casa. Ranma inciampò non del tutto lucido, ma Akane non lo degnò di un aiuto.

< Grazie infinite… Non disturbarti principessa…>

Akane lo guardò divertito. < Voglio vedere proprio come te la cavi da sbronzo >

< Non ti credere più lucida di me >

< Io se fossi in te non mi provocherei Ranma Saotome…>

< Oh sto tremando di paura >

Akane si sedette sul gradino dove lui era praticamente disteso e gli offrì una mano per alzarsi. Guardò di nuovo le sue labbra umide e sentì un brivido. Forse aveva ragione lui, non era poi così lucida, si sentiva senza freni come se la sua vergogna avesse tagliato le tende e la ragione fosse in vacanza.

Intrecciò la mano in quella di lui e lo aiutò ad alzarsi. Era un tocco lieve ma anche piacevole. Akane non capiva dove finiva la sua mano e iniziavano i contorni di quella di lui.

< Sicuramente arriveranno qualcuna delle tue spasimanti, non mi ricordo il tempo di aver passato così tanto tempo con te…> disse Akane tanto per dire

< Di loro sinceramente non mi importa molto… Forse un po’ di U-Chan >

< Ti piace vero?>

< Certo, come amica però… Non poteri mai vederla come la mia amante….>

Akane parlò, quasi con fare malizioso. < Perché tu mi vedi come tua amante?> sorrise spenta, pensando che erano stati i loro genitori a decidere di farli fidanzare per convenienza, non vi era altro che questo rapporto fra loro come se ai loro piedi vi fosse una palla di cemento.

Ranma non rispose. Si diresse barcollando verso il salotto piazzandosi davanti al televisore.

Akane corse, un po’ malferma, nella sala irrompendo come un uragano < NON MI HAI RISPOSTO!!>

< Come faccio a risponderti, non ti ho mai nemmeno sfiorata…>

< Certo le solite scuse Saotome!! Tu hai paura!>

< E di cosa?>

< Di me…>

< Ma figurati, non scherzare col fuoco Akane, sei solo una bambina…>

Bambina?

Non credeva alle sue orecchie.

Bambina?

Era ora di mostrare cosa può fare una donna, una donna come Akane. Salì in camera sua, e si cambiò. Indossò un vestito bianco e dell’intimo nero. Quel misterioso gioco di vedo e non vedo, di squisito corteggiarsi e smaliziare.

Lasciò che la scollatura mettesse in risalto quella parte dolce e calda del seno. Si stupì di se stessa. Non credeva ai suoi occhi e allungò una mano verso lo specchio come per constatare di non stare sognando. Quel corpo mozzafiato era il suo, non vi erano dubbi neanche con quel fastidioso capogiro che la colpiva.

Scese inciampando in qualche gradino. E si fermò davanti a lui sovrapponendosi al televisore.

< Mi credi ancora un bambina?>

Ranma la guardò dalla testa ai piedi, e poi dai piedi di nuovo indugiando sul suo seno.

 Lui realmente non lo aveva mai pensato, ma era innegabile lui adorava farla arrabbiare, e perché no, farla cedere. Visto che Ranma non rispondeva, lei si adagiò su di lui con fare inequivocabile.

Ranma la baciò lievemente come per provocarla a fare di meglio. Man mano che la temperatura saliva i due amanti erano sempre meno disinibiti.

Poi tutto finì di botto allo scorrere della serratura.

Akane si alzò di scatto e corse su per le scale con Ranma dietro di lei.

Appena arrivati in camera di lei chiusero a chiave.

< Mi dovrei cambiare…>

< Akane facciamo un patto?>

< Unm?> Akane non capiva

< Questa cosa che resti fra noi, non dovrà mai più riaffiorare >

< Io ci sto! Anche perché sarebbe imbarazzante parlarne, eravamo entrambi ubriachi…> O no? Questa era la vera preoccupazione di Akane.

< Ma se non fossero arrivati gli altri tu… cioè… saresti andata avanti?>

< Devo cambiarmi >

< Si scusa ora esco…> e chiuse la porta dietro di se. Si adagiò con le spalle ad essa e trasse un profondo sospiro. Forse era meglio fare un bagno freddo. Si guardò dalla testa ai piedi, si decisamente vi era la necessità di fare un bel bagno.

Akane ripose il vestito nell’armadio e lo chiuse lieve. Ripensava alle parole di Ranma. Si lei non si sarebbe mai fermata, ma non glielo avrebbe mai detto,  di questo era certa.

 

 

< Tu sei decisamente più brava di me a suonare…> disse rompendo il silenzio della sera.

Akane non credette alle sue orecchie. Ranma le aveva fatto un complimento e sinceramente.

< Dove sta andando quel vecchio porco?!?> disse il ragazzo indicando Happosai.

< Sicuramente cercherà di arricchire la sua “preziosa” collezione di biancheria intima…> e ridacchiando continuò < non corri a fermarlo?>

< Non stasera, non mi va…> e il silenzio regnò di nuovo sovrano.

Dopo parecchio tempo Akane si stava alzando.

Ranma l’afferrò per la mano poi arrossendo la lasciò. < Posso chiederti una cosa?> disse il ragazzo con il codino

< Riguarda il nostro patto?>

< No… >

< Allora si >

< Suoneresti ancora per me?>

Akane rimase impietrita. < Mi stai di nuovo prendendo in giro?!? > disse un poco alterata

< Stupida!> Ranma si alzò offeso e si preparava a scendere dal tetto.

< Se vuoi sentirmi suonare non qui…> disse precipitosa. Ranma si fermò con i piedi issati alla grondaia. Si alzò con il busto e guardò interrogativo la ragazza.

< In camera mia…> Akane ormai era rossissima e Ranma non era da meno. Forse troppi ricordi legati a quel giorno. Il fuoco bruciava ancora sotto la pelle dei due giovani, ma nessuno aveva il coraggio di attingere a quella segreta fonte di passione che li univa.

 Ranma trovò la finestra spalancata ed entrò lieve nella camera di lei. Il suo profumo lo inebriava. Gli piaceva rifugiarsi nel suo mondo. In quella stanza vi erano tutti i ricordi, sia belli che brutti, di Akane. Non poteva restarvi indifferente. Si sedette sul cornicione.

Akane entrò poco dopo e notò il ragazzo seduto sul davanzale con la luna che gli faceva da contorno. Era tutto così surreale. Sembrava di vivere un film, ma sapeva anche lei che era solo una loro romantica parentesi. Domani tutto sarebbe tornato come prima.

La melodia riprese e Ranma ne assaporò ogni istante. Era così affascinante vederla suonare come fosse parte dello strumento stesso.

Poi il vento si rubò le ultime sfumature delle note. Le mani arrossate di lei si rilassarono nuovamente e guardava il ragazzo che le stava sorridendo.

< Come si chiama la canzone?>

< Duende…>

< Hai mai pensato di andare al conservatorio?>

Akane non rispose, depose la chitarra nella custodia e una targhetta brillò sotto i raggi della luna. La sua unica insegnante era stata sua madre, e ora che era morta non aveva bisogno di nessun altro per suonare. Forse non aveva nessun altro per cui suonare. Ma non voleva rendere partecipe Ranma di tutto questo, o per lo meno non in quel momento così speciale.

< Non è tua vero?>

< Cosa?>

< La chitarra…>

< Ah no… era di mia madre…> un velo di malinconia scese nella stanza. Ranma si morse il labbro inferiore, come aveva potuto essere un tale idiota ? Spesso si stupiva da solo.

< Sono quasi le due…> disse distrattamente la ragazza posando gli occhi sulla sveglia

< Forse è meglio che vada, sarai stanca…>

< Buonanotte >

< Buonanotte >

Ranma scavalcò il cornicione con una gamba e poi si fermò < Akane?>

La ragazza si protese verso di lui.

< Sarai pure una brava musicista, ma il pranzo che mi hai preparato oggi era veramente disgustoso!>

< IDIOTA!!> il suo urlo echeggiò in tutta la casa e in meno che non si dica tutti piombarono nella camera della ragazza, per vedere cosa stesse accadendo, giusto in tempo per vedere il Ranma volare in orbita grazie un calcio poderoso della indifesa fanciulla.

< Akane ma che cosa…?>

< Non lo sopporto è un idiota! >

E quella piccola parentesi era svanita in un istante e la normalità in casa Tendo era stata ristabilita. Ma quella piccola tregua permise ad Akane di addormentarsi serena e dopo molto tempo realmente felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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