Pausa ciambelle

Stava facendo avanti e indietro davanti alla lavagna delle prove ormai da qualche ora, non riusciva proprio a risolvere quel caso. Le prove portavano nelle più disparate direzioni e sembrava che ogni indiziato avesse almeno un movente per uccidere la vittima e un alibi che lo scagionasse.

«Buongiorno», disse Castle entrando in ufficio con un sacco take away di ciambelle per tutta la squadra. «Come va?»

Beckett si girò al rallentatore guardando lo scrittore quasi con odio: come poteva fare una domanda del genere in quel momento? Era proprio così insensibile? Da lui non se lo sarebbe mai aspettato... O forse sì.

Quando lo vide bene, però, la sfuriata non uscì e, anzi, i suoi occhi si addolcirono non appena si accorse della busta di ciambelle che aveva in mano. Una pausa le serviva proprio e quei dolci era decisamente invitanti.

Mentre gli altri si litigavano la ciambella con più glassa o con più zuccherini, Castle si avvicinò alla lavagna delle prove e iniziò a esaminarle.

«Caso tosto?» chiese lo scrittore leggendo gli appunti affissi.

«Sì, neanche tu riusciresti a risolverlo», rispose Beckett addentando finalmente la ciambella tanto agognata.

«Io non ci scommetterei», asserì Castle col sorriso sulle labbra, come a dire che la sapeva lunga.

«Infatti non ho intenzione di scommettere un bel nulla», disse la detective dopo aver deglutito il primo boccone di ciambella e avvicinandosi alla lavagna.

«Ci sarebbe una cosa, però...», iniziò titubante lo scrittore. «Il primo libro di Heat ha venduto benissimo, non pensavo che i miei fan continuassero a seguirmi così».

«Ma?» lo interruppe Beckett sbuffando.

«Ma sono bloccato», sospirò infine Castle con fare melodrammatico.

«E vorresti che io ti lasciassi campo libero in questo caso per trovare una nuova ispirazione?» chiese la detective fintamente interessata. «Mi dispiace tantissimo, ma ora non posso concentrarmi sui tuoi problemi. Anche se devo ammettere che l'idea di non rivedere Nikki Heat in circolazione mi alletti molto».

«Non ti credevo così insensibile», continuò lui sempre con lo stesso tono. «Sii caritatevole con un povero scrittore», piagnucolò poi, senza ritegno e pudore.

Beckett sospirò scuotendo la testa: «Ok, vediamo se riesci a sbrogliare la matassa», disse dopo un po’ sorprendendo se stessa, i suoi colleghi e, ancora di più, Castle.

«Cosa?» si lasciò sfuggire lo scrittore incredulo.

«Vediamo cosa sai fare», ghignò Beckett convinta che tanto anche “il grande Castle” avesse fallito e fosse tornato strisciando nel proprio appartamento prima dell’ora di pranzo.