Capitolo 1
La sfida
Un auto procede lenta per le vie più povere della città; a bordo, due uomini osservano i mendicanti e i poveri i margini della strada.
« Dobbiamo trovare il modo per eliminare tutto questo » commenta l’uomo al volante: i capelli argentei gli nascondono gli occhi grigi, ma ciò non gli impedisce di studiare con attenzione quello che li circonda.
« Non sarà facile » commenta l’altro, passandosi una mano tra i capelli scuri. « Il capo non vuole che la nostra presenza venga scoperta, e i nostri avversari sono certo ci metterebbero i bastoni tra le ruote se solo tentassimo un’azione diretta. »
« Dovrà pure esserci un modo… »
L’auto continua la sua corsa lenta, mentre i due uomini sono ognuno immerso nei propri pensieri.
« Forse un modo c’è. » L’uomo dai capelli chiari interrompe il silenzio, non staccando gli occhi dalla strada davanti a lui. « Dobbiamo parlarne con il capo, e non sarà facile ottenere un Sì. »
*
Quante anime perse, pensa una giovane donna dai lunghi capelli biondi mentre, con fare sinuoso, si muove tra i tavoli di uno dei ristoranti più lussuosi di Tokyo.
Sente i pensieri che gli altri avventori le rivolgono e sorride lusingata.
Scuote la testa e torna a guardarsi intorno, come in cerca di qualcuno.
Deve concentrarsi: sente che il suo obiettivo è vicino.
Ha un compito da portare a termine, entro la fine della giornata, e non sono ammesse distrazioni.
Un’anima la sta aspettando; un’anima che, se presa in tempo, potrà fare grandi cose per la loro causa.
Ma ha poco tempo: appena due ore prima che l’anima possa perdersi per sempre.
Il capo non ammetterebbe un fallimento.
*
« Fatemi capire. »
Una donna è seduta dietro una scrivania, al piano più alto di un grattacielo, nel centro di Tokyo, e osserva i due uomini davanti a lei con i suoi penetranti occhi azzurri.
Può vedere la tensione dipinta sui loro volti.
« Vorreste che proponessi una sfida ai nostri avversari? » Scetticismo nella sua voce. « E questo come potrebbe aiutarci? »
« Chi vince avrà il controllo del mondo » spiega l’uomo dai capelli argentei.
« Minako » interviene l’altro, appoggiando le mani sulla scrivania. « Non sottovalutare questa possibilità. Immagina un mondo dove non saremo costretti a nasconderci, dove potremo agire in libertà. »
La donna inarca un sopracciglio: non crede che una semplice gara possa risolvere i loro problemi, eppure la tentazione è forte.
In caso di vittoria, gli altri non avrebbero più motivo di vantare pretese sulle anime degli uomini… e loro avrebbero meno lavoro per arginare le azioni dei nemici.
« Va bene » concede infine. « Ma sarai tu a occupartene, Mamoru. »
Il prescelto sbatte le palpebre più volte: sul suo viso si disegna un’espressione stupiuta.
« Io? Kunzite sarebbe… »
Minako alza una mano per interrompere le sue proteste e alterna lo sguardo tra i due operatori davanti a lei. « Kunzite mi serve come coordinatore interno » spiega, ottenendo un cenno di assenso dall’uomo. « Tu, invece » continua, rivolta a Mamoru, « sei più adatto ad agire sul campo. »
Il tono usato dalla donna non ammette repliche.
Mamoru e Kunzite non possono fare altro che accettare quelle disposizioni: niente di ciò che direbbero le farebbe cambiare idea.
« Loro useranno il loro agente migliore » riflette Minako, « e noi non possiamo essere da meno. »
La donna si alza e dà le spalle ai suoi sottoposti, rivolgendo lo sguardo alla finestra: da quella altezza, ha la sensazione di avere l’intera città sotto controllo; in lontananza, il mare sembra brillare di luce propria. « Il tramonto è il momento della giornata che preferisco » commenta. « È come leggere le ultime pagine di un libro, sapendo che domani se ne inizierà uno nuovo, migliore di quello appena concluso. » Sospira e un sorriso le increspa le labbra. « Chiamatemi Rei » chiede infine, senza voltarsi. « Ho come la sensazione che non avrà problemi a raccogliere la sfida. »
*
« Sicura di aver preso la decisione giusta, Rei? »
Fasciata in un tubino rosso, l’interpellata ravviva con un gesto della mano i capelli neri, per poi prendere posto su una poltrona in pelle, di fronte al suo interlocutore.
« Cosa ti disturba, Ami? »
L’altra sospira. « Non mi convince » ammette. « La loro proposta, i termini dell’accordo… sembra tutto così vago. »
Mentre parla, Ami non stacca gli occhi blu dal monitor del suo computer portatile, posato sopra le sue ginocchia. « Devono avere qualche asso nella manica, qualcosa che credono possa assicurargli la vittoria. »
Rei la guarda, riflettendo sulle affermazioni della compagna. Poi scuote il capo. « Sei una donna di scienza, Ami. Ma dovresti conoscere il genere umano. Le anime degli uomini già ci appartengono, è così da sempre. »
Ami è scettica. « Non possiamo esserne certi. Loro potrebbero… »
« Il gioco è semplice, Ami » taglia corto Rei. « Non abbiamo motivo di temere il peggio. Dobbiamo solo continuare il nostro lavoro, come sempre. »
« I numeri sono dalla nostra parte » ammette la scienziata, continuando a inserire dati nel computer. « Hai già pensato a chi affidare il compito? » domanda. « Con dati generici, le previsioni ci danno vincenti al settanta percento. »
Rei sorride soddisfatta. « Ma noi non ci accontenteremo di un agente qualsiasi. »
Ad Ami non servono altre parole per capire chi sia l’agente che ha in mente Rei. E non le sono necessari neanche supporti informatici per calcolare un incremento di venti punti minimi nelle previsioni di successo. « Accetterà? »
« Credi che voglia lasciarsi sfuggire una simile occasione? »
Rei afferra il telefono dal tavolino accanto alla poltrona e con rapidi gesti compone un numero.
Dopo un paio di squilli, una voce squillante non nasconde l’irritazione. « Tsukino. »
« So benissimo chi sei, Usagi. Ti ho chiamata io. »
« Scusa capo » replica la donna dall’altra parte del telefono. « Mi hai presa in un momento delicato. Stavo per avvicinare l’obiettivo, e… »
« Qualsiasi cosa tu stia facendo » la interrompe Rei, «torna immediatamente alla base. Ho una nuova missione per te. »
« Ma ci sono quasi! » protesta Usagi. « Ho ancora un’ora di tempo per… »
« Non mi interessa! » Il tono autoritario con cui Rei pronuncia le tre semplici parole fa sobbalzare Ami e fa capire a Usagi che, qualsiasi cosa lei possa dire o fare, il suo capo non lo prenderà bene.
« Sto arrivando » sospira infine.
Rei non aggiunge altro: chiude la comunicazione e con un sorriso soddisfatto si rivolge ad Ami: « Sette giorni a partire da domani. E poi il pianeta sarà il nostro parco giochi. »
*
Usagi ripone il telefono in borsa.
Per un attimo è combattuta: potrebbe ritardare un’ora e tornare alla base con un’anima in più dalla loro parte…
Poi ripensa al tono di Rei. Qualcosa di grosso bolle in pentola, riflette. E Rei non si sarebbe mai sognata di perdere un’anima senza un motivo più che valido.
Non ha altra scelta: deve obbedire.
Lancia un’ultima occhiata al ragazzo biondo a pochi passi da lei e a malincuore gli volta le spalle.
Neanche i pensieri dei presenti riescono ad allentare la rabbia di dover abbandonare a un passo dal successo.
Con un gesto stizzito, rovescia il vaso di fiori nell’ingresso.
Incurante delle proteste del direttore del ristorante, si allontana dal locale e a bordo della sua Toyota argento parte in direzione della base operativa.
Ok, lo so che ho in sospeso non so quante storie da revisionare, e un’altra in corso di svolgimento… ma è da un po’ che ho in mente questa trama, e ho pensato di proporvi il primo capitolo, tanto per vedere come va.
Come mi è venuta l’idea? Tutta colpa di Wicca, che mi ha regalato il libro “Sette giorni per l’eternità” di Marc Levy! Quindi, prendetevela con lei u_ù
In realtà… ehm… non ho altri capitoli pronti (*me si sposta per evitare i coltelli che volano dappertutto… fate piano, che potreste colpire qualcuno…) e non so quando arriverà il secondo capitolo…
Comunque cercherò di non perdere l’abitudine a darmi da fare… o almeno ci proverò… ^^”
Grazie a chi è arrivato fino a qua e a chi avrà la pazienza di aspettare le ere geologiche con cui aggiornerò =)
Bax e alla prossima…
Kla