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Autore: ColdBlood     21/03/2010    2 recensioni
Brian Haner era da sempre stato considerato un maschio alpha.
A scuola tutto il suo gruppetto di alternativi combina guai vedevano in lui il capo, chi decideva.
Era sempre stato invidiato/odiato/ammirato per il suo grande sex appeal e la sua aria da bello e dannato che gli permetteva di avere tutte le sere una conquista differente.
Nessuno dei suoi vecchi compagni di scuola avrebbe mai pensato che a “sottomettere” la sua personalità dominante sarebbe stato Robert McCracken.
[Synyster GatesXBert McCracken]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Avenged Sevenfold, The Used
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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There’s a Time To Lead And a Time to Follow

 

 

 

Brian Haner era da sempre stato considerato un maschio alpha.

A scuola tutto il suo gruppetto di alternativi combina guai vedevano in lui il capo, chi decideva.

Era sempre stato invidiato/odiato/ammirato per il suo grande sex appeal e la sua aria da bello e dannato che gli permetteva di avere tutte le sere una conquista differente.

Nessuno dei suoi vecchi compagni di scuola avrebbe mai pensato che a “sottomettere” la sua personalità dominante sarebbe stato Robert McCracken. Il pazzo, il drogato, lo svitato, lo strano, il perdente del liceo.

Tutti si guardavano bene dal parlargli, dall’avvicinarsi, dal considerarlo e così aveva fatto anche Brian, che alla sua reputazione e al suo ruolo da leader, dopotutto, ci teneva.

E non avrebbe mai immaginato che meno di quattro anni dopo la fine del liceo avrebbe diviso un appartamento con il pazzo, strano, svitato Robert McCracken.

Si erano rincontrati in un locale, qualche anno dopo.

Brian inizialmente non lo aveva riconosciuto, quando Bert gli si era presentato davanti, in quel locale, con un sorriso strafottente così tipico di lui, e un po’ alticcio.

- Ehi, ti ricordi di me? –

Brian odiava fare brutte figure così si era concentrato sul suo viso.

Ricordò i suoi lineamenti e gli occhi blu, solo i suoi capelli lo avevano tratto in inganno. Erano sempre disordinati ed intrattabili, ma tinti di nero.

Un nero che faceva risaltare ancora di più il colore blu oceano dei suoi occhi.

Si, si ricordava di lui.

Erano finiti a discutere quella sera perché, avrebbe scoperto in seguito, avere una conversazione decente con un Bert ubriaco e di cattivo umore era pressoché impossibile.

Ma alla fine, ritrovandosi in quel locale sera dopo sera, erano diventati amici.

Brian non avrebbe saputo dire il perché. Ma Bert era diverso.

Aveva ancora il debole per l’alcool, le droghe e il cacciarsi nei guai, ma era diverso.

Era più socievole e Brian si rese conto che la sera del loro incontro era forse la terza volta in vita sua che sentiva la sua voce.

Seppe in seguito che era andato via da casa dei suoi genitori che lo avevano soffocato per tutta l’infanzia e che non li vedeva da moltissimo.

Ora abitava con Gerard, un ragazzo che frequentava la facoltà d’arte, si vestiva sempre di nero e che Bert si tirava dietro ovunque andasse.

Anche prima che Bert glielo confidasse, aveva capito immediatamente che tra loro c’era qualcosa di più di una semplice amicizia.

E così erano diventati amici.

 

La prima sera Bert, quando lo aveva visto, era andato da lui con tutta l’intenzione di attaccare briga.

Aveva riconosciuto immediatamente il grande Brian Haner, il playboy del suo liceo.

Era alticcio e di mal umore, aveva litigato con Gerard quella sera, e aveva semplicemente voglia di divertirsi un po’. E cosa c’era di meglio di infastidire un po’ quel presuntuoso di Haner?

Non lo aveva mai potuto sopportare al liceo. Dio, se la tirava troppo con tutto il suo bel gruppetto di cheerleaders e adulatori al seguito.

Ma poi, nei giorni a venire si era accorto che Brian – si, aveva smesso di chiamarlo solo Haner – era cambiato.

Non fisicamente. Insomma, era diventato ancora più grosso. Le spalle e braccia erano almeno cinque volte più grandi delle sue ed era circa una decina di centimetri più alto di lui.

I suoi capelli scuri erano più lunghi e ora aveva qualche tatuaggio in più e un piercing al naso.

Aveva ancora il suo carattere da maschio dominante, ma ora tutto quello che gli interessava era la sua chitarra e il conservatorio.

Aveva messo al testa apposto e ora voleva fare la rock star.

Bert aveva riso quanto l’amico aveva detto quella frase perché sembrava davvero una contraddizione in parole.

Ad un certo punto Bert si era reso conto di potersi fidare di Brian. Aveva davvero dato a poche persone la sua fiducia, solo a Gerard prima dell’arrivo, anzi, al ritorno nella sua vita di Brian.

In seguito si accorse che quella decisione lo aveva salvato dalla solitudine

 

 

°°°

 

 

- Bert…sai che puoi rimanere quanto vuoi…- disse Brian in piedi davanti al divano su cui era seduto Bert, con un giornale sulle ginocchia.

- Non voglio pesare su nessuno Brian…- rispose subito il ragazzo, senza neanche alzare la testa e continuando a cerchiare un trafiletto con un pennarello rosso.

- Non dire cazzate. Mi fa piacere averti qui. Ti ho detto più di una volta che puoi restare. – ribatté il più grande, sedendosi poi accanto a lui.

Bert sospirò e alzò lo sguardo su di lui.

- Grazie Bri. Non sapevo davvero dove andare dopo che, sai, Gerard mi ha mollato. Sei stato gentile con me e mi hai invitato a stare da te nonostante il mio carattere di merda. Te ne sono davvero grato, ma non posso rimanere qui. – disse, con tono calmo, ma più che calmo sembrava spento, come spenti erano i suoi occhi.

Brian alzò gli occhi al cielo e sbuffò silenziosamente.

Perché Bert non capiva che Brian lo voleva li con lui, nel suo maledetto appartamento vuoto?

Decise di lasciar perdere per ora. Ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo prima che Bert riuscisse a trovare un appartamento in cui trasferirsi.

Gli posò una mano sulla spalla e abbozzò un sorriso.

- Lasciamo perdere per ora, okay? Che ne dici di uscire stasera così ti distrai un po’? – gli propose poi.

Bert lo guardò un secondo poi scosse la testa.

- No grazie, non sono dell’umore adatta per uscire. – gli disse poi.

- Dai, avanti Bert. Andiamo a bere qualcosa e poi a ballare. Ci divertiremo. Fidati di me. – cercò di convincerlo ancora il più grande, scuotendolo un po’.

Bert lo guardò negli occhi. Sapeva di starsi comportando come un ragazzino a cui avevano appena spezzato il cuore.

Non mangiava più, non usciva di casa se non era Brian a costringerlo, da quando Gerard lo aveva lasciato senza una motivazione. Oh beh, forse la motivazione c’era, ma era maledettamente sicuro del fatto che non fosse solo un suo problema.

Gerard aveva detto che la droga lo stava distruggendo. Stava distruggendo lui e la loro relazione, che Bert doveva smetterla e che lui non poteva più continuare così, che con lui accanto non sarebbe riuscito ad uscirne.

Bert gli aveva detto che insieme ce l’avrebbero fatta a smettere con quella roba, ma Gerard non aveva sentito ragioni. La loro relazione era finita.

E ora lui era li, con il cuore spezzato, senza una casa in cui si sentisse davvero a casa, e la voglia sempre più pulsante di una dose.

Doveva riprendersi. Se Gerard poteva farlo, anche lui avrebbe potuto.

Con l’aiuto di Brian, anche, ce l’avrebbe fatta, no?

Quindi abbozzò un sorriso.

- Okay. Va bene. – accettò infine, con un filo di voce, annuendo leggermente.

Vide le labbra di Brian stendersi in un sorriso e poi lui scattare in piedi.

- Bene! Vado a farmi una doccia allora. Inizia a prepararti! – disse, prima di scomparire in bagno.

Bert sospirò e chiuse gli occhi. Doveva solo prepararsi. Solo andare a vestirsi.

 

 

 

- Bert! Sono pronto! Tu a che punto sei? – urlò Brian, dal corridoio mentre si avviava verso la stanza degli ospiti, ora occupata da Bert.

Entrò nella stanza senza bussare, né annunciare in qualche modo il fatto che stesse per entrare e quello che vide lo fece congelare sul colpo.

Bert era in piedi vicino al suo borsone aperto sul letto, con una bustina piena di polvere bianca tra le mani.

Il ragazzo alzò gli occhi blu su di lui, sgranandoli e si irrigidì da capo a piedi.

- Brian…-

- Che cazzo è quella roba!? – esclamò Brian, interrompendolo, con voce e occhi arrabbiati. Aveva contratto i muscoli del volto e sentì un nodo formarsi nello stomaco.

- N-non è niente…- cercò di dire Bert, rimettendo la bustina nel borsone, tra i vestiti.

- Niente? Hai portato la tua cazzo di droga in casa mia Bert? Maledizione, non avevi smesso? – urlò ancora il padrone di casa gesticolando, avvicinandosi a lui.

Bert nascose il viso tra le mani – Ci ho provato Brian! Non è così facile! – esclamò, cercando di difendersi.

- Non dire cazzate! Non ci hai provato! – ribatté Brian e in un attimo lo prese per le spalle.

- Devi smetterla, maledizione! Ti stai uccidendo non lo capisci?! – esclamò, guardandolo ad occhi sgranati.

Bert aveva la testa bassa e ora le braccia abbandonate lungo i fianchi, con i pugni stretti.

- Sei tu che non capisci Brian. Tu non capisci quello che provo. Gerard era l’unico che poteva capire. – le sue parole erano solo un sussurro ma che arrivavano forti e chiare alle orecchie di Brian. Dure come la pietra.

Abbandonò le braccia lungo i fianchi e si zittì, allontanandosi da lui.

Allora non poteva fare nulla.

Non lo capiva? E lui che pensava di essere suo amico, di poterlo aiutare, di contare qualcosa…di capirlo.

Annuì, accettando le parole di Bert. Aveva capito, ora.

Avrebbe voluto dire che voleva davvero aiutarlo e cercare, almeno, di capirlo e comprendere le sue ragioni, ma non aveva la forza per dire nulla ora.

Sentiva un dolore all’altezza del petto che gli impediva di parlare, quindi indietreggiò, uscendo silenziosamente dalla stanza.

 

Si ritirò nella sua camera e si stese sul letto, su un fianco, con gli occhi fissi sulla parete bianca accanto al suo letto.

Non sapeva in che modo avrebbe dovuto reagire, cosa fare affinché Bert riuscisse a stare meglio, ma forse lui non poteva fare nulla.

Forse Bert non voleva che lui facesse qualcosa.

 

 

 

°°°

 

Uscì dalla sua camera circa una ventina di minuti dopo. Aveva pensato che mettendosi sul letto si sarebbe addormentato e avrebbe riposato la sua mente stanca e il suo corpo spossato, ma non era riuscito a chiudere occhio. Aveva pensato e ripensato alle parole di Bert, aveva rivisto mille volte nella sua testa la scena e aveva cercato di capire cosa sarebbe stato meglio fare.

Arrendersi? Lasciar perdere tutto con la convinzione che lui non avrebbe mai e poi mai potuto prendere il posto di Gerard? Che non avrebbe mai potuto capirlo come tanto avrebbe voluto?

E infine si era accorto che non poteva farlo. Semplicemente non ce la faceva.

Gli avrebbe confessato i suoi sentimenti, se questo poteva servire.

Avrebbe fatto di tutto.

Era ormai consapevole che ora tutta la sua vita girava attorno al pazzo, svitato, strano Bert McCracken. E non poteva farci assolutamente nulla.

 

Quando uscì dalla sua camera andò dritto spedito verso quella di Bert. Aveva intenzione di parlargli immediatamente, di mettere subito in chiaro le cose.

Lui lo amava. Lo sapeva, era la cosa più assurda del mondo, ma era la verità.

Aveva un bisogno quasi fisico di dirglielo, si rendeva conto di non riuscire più a tenersi tutto dentro.

Aprì la porta chiusa della stanza senza neanche bussare, la spalancò semplicemente aspettandosi di vedere Bert magari steso sul letto dandogli le spalle.

Oppure seduto sul bordo, ascoltando il suo mp3.

Ma rimase fermo immobile sulla soglia quando si rese conto che non c’era nessuno nella stanza.

- Bert? – chiamò, guardandosi intorno. Non ottenne nessuna risposta.

Si fece velocemente il giro della casa, ma di Bert nessuna traccia.

Tornò in camera e vide che comunque il borsone del ragazzo era ai piedi del letto, quindi Bert non se ne era andato. Fece un profondo respiro e si avvicinò ad esso, tirandolo su da terra per poggiarlo sul letto.

Si mise a frugarci dentro e sperò in tutti i santi del paradiso di trovare quello che stava cercando, rivoltando tutti i vestiti dell’amico.

Ma purtroppo, dopo aver svuotato tutto, si rese conto che della bustina con la droga non c’era alcuna traccia.

Bert se ne era andato, era uscito, e l’aveva portata con se. Non c’erano altre spiegazioni.

Sentì un’ondata di panico travolgerlo con la forza di uno tsunami.

Si passò una mano tra i capelli, con gli occhi spalancati e il fiato corto.

Non sapeva cosa fare.

Dove cazzo poteva trovarsi in quel momento Bert? Dove poteva essere andato?

Si rese conto che era troppo agitato per riuscire a pensare razionalmente, quindi si sedette sul letto, sporgendosi un po’ in avanti, e posando i gomiti sulle ginocchia si prese la testa fra le mani. Doveva calmarsi e cercare di ragionare.

Dove poteva essere andato Bert?

Ripercorse con la mente tutti i posti di cui erano stati insieme, o quelli di cui gli aveva parlato.

Ripensò a tutti i posti che Bert associava a Gerard. E a quelli che avrebbe potuto associare a lui. Ma quale di preciso?

Decise che avrebbe pensato in macchina a quale posto controllare per primo e prese la giacca dall’appendiabiti, il cellulare e le chiavi, prima di precipitarsi giù dalle scale.

Controllò per primo il locale in cui si erano rincontrati, ma di lui nessuna traccia, poi un altro in cui avevano passato tante altre serate, poi un altro ancora, ma nulla di fatto.

Trovandosi completamente nel pallone decise di andare a chiedere a Gerard.

Lo sapeva che se Bert lo avesse saputo probabilmente lo avrebbe ucciso, ma avrebbe rischiato di tutto pur di riuscire a trovarlo, per potergli parlare e assicurarsi che stesse bene.

Perché lui doveva stare bene.

Arrivò a quella che era stata la casa che Bert aveva condiviso con Gerard e parcheggiò velocemente la macchina, andando poi velocemente verso il portone dello stabile.

Si fermò un attimo solo poco prima di suonare al citofono.

E se Bert fosse stato davvero li da Gerard? E se fossero tornati insieme?

Perse tutta la sua sicurezza e si accasciò su uno dei gradini che portava al portone, massaggiandosi le tempie che pulsavano dolorosamente.

Sapeva che avrebbe dovuto alzarsi e continuare la sua ricerca, trovare il coraggio di suonare a casa di Gerard, ma sentiva di non averne la forza.

Improvvisamente però sentì il rumore di una bottiglia di vetro che va in mille pezzi e alzò la testa di scatto, spaventato dal suono improvviso.

Voltò la testa verso una vietta chiusa e buia che affiancava il palazzo, da dove era provenuto il rumore.

In un attimo si alzò in piedi e scese li scalini velocemente, girando poi verso la stradina.

Si affacciò cautamente, non si poteva mai sapere, e cercò di essere pronto a tutte le evenienze.

Ma quello che vide, una volta che la luce di un lampione lo aiutò ad orientarsi nel buio, lo spaventò molto più di come avrebbe potuto fare una qualsiasi aggressione.

C’era Bert, seduto per terra con la schiena contro il muro. Sembrava incosciente ed aveva le braccia stese a terra, senza forza, e le gambe aperte. La bottiglia di vetro in mille pezzi, proprio vicino al muro davanti a lui.

Dopo il primo minuto in cui si era sentito nuovamente invaso dal panico corse verso di lui, inginocchiandosi poi li accanto e prendendolo per le spalle.

- Bert! Bert maledizione svegliati! Bert! – lo chiamò ripetutamente.

Vide che Bert cercava di aprire gli occhi e di pronunciare il suo nome, ma non ci riusciva.

Gli prese il viso fra le mani e cercò di farsi guardare.

- Bert, ascoltami, devi dirmi cosa hai preso! Mi capisci? Cosa hai preso Bert? – gli chiese, tirandogli su le palpebre con il pollice.

Il ragazzo scosse la testa, faticosamente, ma non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Il suo viso era pallido, era caldo ma tremava per il freddo.

Brian decise che stava perdendo tempo.

Non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto portarlo all’ospedale?

Bert aveva preso qualcosa o aveva solo bevuto?

Lo prese in braccio e trovò la cosa semplicissima. Bert era dimagrito tantissimo da quando lo aveva rivisto.

Arrivò alla macchina e lo fece stendere sul sedile posteriore, sussurrandogli all’orecchio che sarebbe andato tutto bene e che doveva riprendersi, ma ormai Bert aveva perso completamente conoscenza.

 

 

Aveva avuto paura di portarlo all’ospedale. Era quasi sicuro che Bert avesse ancora della droga con se e sapeva che avrebbe potuto passare dei guai una volta ripresosi.

Allora decise di portarlo a casa.

La prima cosa che fece appena arrivato fu quello di metterlo davanti al water e fare in modo che vomitasse tutto quello che aveva nello stomaco. Erano ovviamente solo liquidi, tutto l’alcool che aveva ingerito.

Poi lo mise a letto, con una pezza intrisa di acqua fredda sulla fronte per cercare di far scendere la febbre.

Controllò nelle tasche dei suoi jeans e in quelle della sua felpa quando lo spogliò per metterlo a letto e fece un profondo respiro di sollievo quando vide che la bustina di polvere bianca, che Bert si era portato dietro quando era uscito di nascosto da casa, era ancora integro.

Non l’aveva presa, ringraziando Dio.

Rimase li vicino a lui poi, stringendo una mano tra le sue e guardando il viso addormentato e quasi sereno di Bert.

Ma cosa ci faceva Bert sotto casa di Gerard, in quelle condizioni?

Una parte di lui sapeva la risposta, ma un’altra continuava a voler negare.

No, non era così.

Avrebbe avuto le sue risposte solo quando Bert si fosse svegliato.

Ma non era ancora tanto sicuro di volerle, quelle risposte.

 

 

°°°

 

 

Quando Bert si svegliò si rese conto di avere un peso contro il suo fianco.

Brian era addormentato accanto a lui, con la testa appoggiata sul materasso.

Aveva un forte mal di testa, ma non ci fece neanche caso. Ormai era abituato ai postumi con i fiocchi.

Si tirò un po’ su e guardò distrattamente l’orologio.

Erano le tre di notte e l’ultima cosa che ricordava era quando era uscito da casa di Brian e si era avviato verso un bar.

Aveva bevuto fino a non capirci più nulla, il resto era un buco nero.

Ed ora si ritrovava di nuovo li, a casa con Brian che dormiva accanto a lui.

Cosa era successo?

Avvicinò lentamente una mano alla testa di Brian e gli accarezzò i capelli, in modo da farlo svegliare in modo non brusco.

- Bri…- sussurrò, accompagnando il gesto.

Il ragazzo si lamentò un po’ prima di aprire gli occhi e di conseguenza alzare un po’ la testa dal materasso.

Ma si svegliò completamente quando vide che Bert era sveglio e lo guardava, con gli occhi lucidi e circondati da profonde occhiaie.

Si sfregò gli occhi con forza, prima di puntarli sull’amico.

- Bert? Stai bene? – gli chiese immediatamente, con sguardo preoccupato ma ancora un po’ assonnato.

Bert annuì lentamente – Si. Sto bene. Ma penso di avere un po’ di febbre. – disse, toccandosi distrattamente la fronte.

Brian allora si alzò dalla sedia e fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi.

Era stanco, era davvero stanco di tutta quella situazione.

Era stanco di Bert che si comportava come se niente fosse successo.

Era semplicemente stanco.

Bert lo guardò attentamente.

- Devo intuire dalla situazione che sei venuto a riprendermi in qualche bar ubriaco fradicio. Mi dispiace, ma ti giuro Brian, ti giuro che non ho preso quella roba. Non l’ho fatto, vero? – gli chiese, sottovoce, senza avere però il coraggio di guardarlo negli occhi.

Brian scosse la testa.

- No, non l’hai presa. – confermò. – Ma no, non sono venuto a riprenderti in un bar. Eri sotto casa di Gerard, Bert. Ti ho ritrovato lì. – gli disse.

Vide Bert spalancare gli occhi sorpreso, ma poi ebbe dei flash di quello che era successo ore prima.

Era andato davvero da Gerard? Quelle strade che faceva, traballante, erano quelle che portavano a casa sua?

- Ti ha lasciato li per strada, Bert? Non ti ha fatto salire? – gli chiese ad un certo punto Brian. Notò rabbia nelle sue parole.

Bert cercò di pensarci, di ricordare.

Ma non ricordava di aver mai suonato al citofono. Forse, anzi, molto probabilmente, non ne aveva avuto il coraggio.

Sospirò e scosse la testa – No. Non penso di aver suonato. – ammise.

Brian annuì e fece un sospiro. Pensò che Gerard aveva decisamente evitato di fare una gran brutta fine.

- Ricordi perché sei andato li? – gli chiese allora, sottovoce.

Bert si passò una mano tra i capelli disordinatissimi.

- Immagino che avessi voluto parlargli. Ma alla fine non ne ho avuto il coraggio. Beh, meglio così, avrei combinato solo casini. – rispose, facendo spallucce.

Il ragazzo rimase un attimo in silenzio – Quindi tenterai di parlare ancora con lui? Vuoi riprovarci? – gli chiese ancora.

Bert lo guardò attentamente, lo studiò.

Poi scosse la testa.

- Ha ragione lui. Se fossimo rimasti insieme nessuno dei due sarebbe riuscito ad uscirne. Almeno lui ci sta riuscendo. – aggiunse, con voce appena udibile.

- Anche tu puoi riuscirci. – disse Brian a quel punto, convinto al cento per cento delle sue parole.

Bert però lo guardò un po’ scettico, ma poi annuì lentamente, come a voler chiudere il discorso.

Brian accettò la sua decisione e non disse null’altro, ma si voltò e fece per uscire dalla camera.

- Brian! Dove vai? – lo richiamò subito indietro il ragazzo, con una punta di panico nella voce.

- Vado a prenderti qualcosa per la febbre e qualcosa da mangiare. – rispose lui, semplicemente, senza neanche voltarsi e uscendo subito dopo.

 

 

°°°

 

Brian era rimasto li con lui mentre mangiava ma non accennava a voler parlare con lui, né aveva mai alzato lo sguardo dal suo libro.

Bert invece aveva tenuto lo sguardo fisso su di lui, aspettando che dicesse qualcosa.

- Ce l’hai con me, vero? – gli chiese ad un certo punto.

Il moro alzò lo sguardo su di lui e lo guardò con occhi penetranti.

- Non so cosa fare con te Bert. Forse non c’è niente che io possa fare. Mentirei se ti dicessi che non mi hai deluso. – gli rispose, dopo qualche secondo di silenzio.

Bert abbassò immediatamente lo sguardo.

Si sentì male quando si rese conto di aver deluso Brian, l’unica persona che ora gli fosse accanto, ma il suo orgoglio non gli permise di chiedergli scusa, né di fare o dire altro.

Alzò lo sguardo, ora più duro e lo guardò – Allora perché sei ancora qui? Perché mi ospiti ancora da te? Io non ho bisogno di nessuno Brian. Non ne ho mai avuto. – disse, con tono serio.

Brian lo guardò. Si aspettava una reazione del genere da lui.

- Lo faccio solo ed esclusivamente per me. Sono un egoista, lo sai bene. Lo faccio perché ora come ora non credo di riuscire a immaginare una vita senza di te. Non voglio vederti in una fottuttissima bara a causa della tua merda. Non riesci davvero a capire quando io ci tenga a te, vero? È cosi difficile capirlo? – chiese.

Il suo tono era quasi arrabbiato, come se gli portasse rancore per il modo in cui gli aveva parlato. Aveva ancora bisogno di salvaguardare il suo orgoglio, con Brian?

Non aveva davvero capito nulla?

Bert lo guardò, con le sopracciglia corrugate.

Poi un mezzo sorriso apparve sul suo viso.

- Brian Haner si è innamorato di Robert McCracken? Il mondo deve essersi rovesciato mentre mi accasciavo ubriaco negli angoli della strada. –

 

 

 

°°°

 

 

Sei Mesi Dopo

 

 

Brian rise ad un'altra battuta di Jimmy e prese un sorso dalla sua birra analcolica.

- E così gli ho detto “eh no baby, non puoi giocare in questo modo con me. Ma se vuoi, puoi usarmi come tuo schiavo sessuale!” –

Rise ancora e con lui anche Matt, seduto accanto a lui, che attirò la sua attenzione subito dopo.

- Ehi Bri…dov’è Bert? – gli chiese.

Matt, Jimmy, Johnny, Zacky e altri ragazzi, come Jeph, Quinn e Dan, facevano parte della nuova comitiva che lui e Bert avevano iniziato a frequentare.

Erano dei ragazzi okay e la maggior parte di loro suonavano uno strumento in che rendeva più reale il sogno che Brian covava da tempo.

- È ad una riunione degli A.A oggi. Non è potuto venire ma vi manda i suoi saluti. – gli rispose, sorridendo.

Matt annuì e sorrise – Come sta andando? –

- Va bene. Sono quasi sei mesi che non tocca alcool, né altro. Le cose stanno migliorando. – gli disse, poi si ritrovò a guardare l’orologio.

- Oh, maledizione. Sta per tornare a casa, forse è meglio che vada. – disse poi, accorgendosi dell’ora che si era fatta. Si alzò di scatto, attirando su di le occhiate dei ragazzi che erano ancora presi dal racconto erotico di Jimmy.

- Ragazzi io vado, a presto! – disse, salutando tutti con un gesto della mano.

Quando tutti risposero riprese la giacca e si avviò verso la porta e poi verso la sua macchina.

Voleva tornare a casa prima che lo facesse Bert.

 

 

Quando entrò in casa si rese conto che il suo coinquilino lo aveva battuto sul tempo.

Infatti Bert era seduto sul divano a fare zapping alla tv, ma quando lo sentì entrare si affacciò oltre lo schienale e gli sorrise.

- Bentornato. Sei stato dagli altri? – gli chiese subito, mentre Brian faceva il giro del divano e si sedeva accanto a lui.

- Si, ti mandano i loro saluti. – gli disse Brian, sorridendogli.

Bert gli lanciò un’occhiata divertita – Zack ci ha provato ancora con te? – gli chiese poi, sorridendo un po’.

Brian alzò gli occhi al cielo – Bert…Zack non ci prova con me. – disse ed era forse la cinquantesima volta che lo diceva da quando avevano iniziato ad uscire con loro.

Bert si avvicinò a lui e lo fece stendere con la schiena sul divano e la testa poggiata al bracciolo, così da poter prendere posto su di lui.

- Oh si invece. Ogni volta ti guarda come se fossi una fetta di torta al cioccolato. – gli disse, con tono basso, mentre passava le labbra sulla sua mascella.

Brian non poté fare a meno di ridacchiare.

- Una torta al cioccolato? – chiese, scettico.

Bert annuì – Sono sicuro che a Zack piacciono le torte al cioccolato. – rispose, mentre i suoi occhi erano già sulle labbra di Brian, pensando a quando le avrebbe assaggiate.

Brian stava per rispondere ma le labbra di Bert catturarono le sue, prepotentemente e con passione, spingendolo contro il divano.

- E anche a me piacciono molto. – aggiunse quando si furono allontanati, con un po’ di fiatone.

Il ragazzo rise e alzò una mano per potergli accarezzare i capelli.

- Come è andata oggi? – gli chiese poi, più seriamente, guardandolo negli occhi.

Bert cercò di abbozzare un sorriso – Bene. Sentivo di averne bisogno. – disse, ancora comodamente steso sul suo corpo.

Brian si era accorto della grande fatica che stava facendo Bert, ma sapeva anche che aveva una grande forza di volontà e che ce l’avrebbe fatta ad uscirne. Ormai ne erano tutti convinti, lui compreso.

Non disse più nulla, ma si limitò a guardare il suo ragazzo negli occhi.

Bert gli sorrise, forse un po’ imbarazzato. Brian aveva imparato che a Bert non piaceva essere guardato fisso negli occhi, anzi tendeva sempre a distogliere lo sguardo. Con lui lo faceva un po’ di meno, fortunatamente.

 

- Ti va di passare un po’ di tempo insieme? – chiese poi Bert, leggermente malizioso.

Brian sollevò le sopracciglia – Una partita a carte? – gli chiese, con un mezzo sorriso.

Il ragazzo rise e scosse la testa – No, non è quello che avevo in mente. – gli rispose, ancora ridendo, poi si alzò e lo prese per il polso tirandolo su dal divano.

Lo guidò in camera da letto, e Brian lo seguì docilmente, con un sorriso sulle labbra, pregustando quello che sarebbe successo da li a poco.

Fare l’amore con Bert dava assuefazione, nel modo più assoluto. E non c’era possibilità di disintossicarsi. Non che Brian volesse disintossicarsi, ovviamente.

Arrivati sulla porta Bert si voltò e si attaccò alle sue labbra, prendendolo di sorpresa e andò subito a sfilargli la t-shirt nera che indossava.

Passò subito dopo le mani sul suo petto leggermente abbronzato e coperto da qualche tatuaggio colorato.

Il suo tocco fece accendere la passione di Brian che, con la sua forza nettamente maggiore, lo prese di peso e lo adagiò sul letto cercando almeno di essere delicato.

Lo spogliò velocemente, mentre mangiava con gli occhi il suo corpo e si beava dello sguardo ardente di Bert posato su di lui.

Ma Bert si lasciò usare da bambolina per pochissimo tempo, infatti quando rimase solo con i boxer addosso, afferrò l’avambraccio di Brian e se lo tirò addosso, rotolandosi poi in modo da mettersi a cavalcioni sul suo bacino.

In seguito gli prese i polsi e li portò in alto, sui cuscini, tanto che le sue mani andarono a cozzare contro la spalliera di legno del letto.

Scese a baciarlo con forza, non prima di spostare i capelli lunghi di lato con un gesto secco della testa.

Gli morse le labbra con forza e sorrise soddisfatto quando sentì Brian gemere nella sua bocca. Adorava avere il controllo su di lui. Era una cosa piuttosto rara, e quando ne aveva la possibilità, voleva godersene in ogni attimo.

Infatti, solo qualche minuto dopo Brian, con un corpo di reni, tornò ad avere il controllo su di lui, sovrastandolo con il suo corpo. Gli baciò il collo, alternando veloci lappate a morsi che molto probabilmente avrebbero lasciato il segno.

Ogni loro incontro ravvicinato non passava mai inosservato, lasciava sempre qualche segno dietro di se.

Bert tirò indietro la testa, con un leggero sorriso. – Possibile che debba sempre avere tu il controllo? – disse, un po’ divertito.

Brian lo guardò, aggrottando le sopracciglia – Io ho sempre il controllo? –

- Si, certo! Non sia mai che lasci che sia io a fare qualcosa, devi sempre avere tu la situazione sotto controllo. Sei davvero abituato male, amico mio. – gli disse, scuotendo la testa ma appoggiandola un secondo dopo sul cuscino.

Il suo tono comunque non era arrabbiato, era solo leggermente divertito e stava cogliendo l’occasione per dirgli la verità, sottoforma di scherzo.

- Abituato male? – ripeté Brian, non avendo capito a cosa si riferisse il compagno.

Bert annuì – Si, abituato male. – confermò – Sei sempre stato abituato ad essere il leader, a tenere tutto sotto controllo, ad essere sempre il primo e il più forte. E lo fai anche con me, anche a letto. – rispose.

Brian lo guardò ancora, dubbioso.

Davvero si comportava in quel modo?

Sapeva di aver sempre avuto un carattere molto forte, da leader. Non amava prendere ordini, per questo già da ragazzo sapeva che sarebbe stato difficile per lui intraprendere qualsiasi tipo di lavoro. Odiava stare sotto qualcuno, odiava sottostare a comandi altrui.

Lui era libero di fare quello che voleva, e amava avere il controllo, quello era vero.

Era vero anche che a letto tendeva ad essere lui quello che dava piacere al partner, lo soddisfava enormemente, ma non aveva mai pensato che questo potesse essere un problema per Bert.

Brian era rimasto in silenzio per qualche attimo quindi Bert continuò. Non voleva che il compagno la prendesse male, non voleva litigare né tantomeno offenderlo.

- Io penso che ci sia un momento per guidare e un momento per seguire. Ogni tanto vorrei essere io a guidare. – ammise, abbassando un po’ la voce ma non esitando a guardarlo negli occhi. Non era tipo che si imbarazzava facilmente Bert, anzi, aveva una faccia di bronzo non indifferente.

Brian lo guardò ancora a lungo negli occhi,  mentre l’altro lo guardava in attesa.

Poi, improvvisamente, sorrise.

- Bert…a letto è l’unico posto in cui posso essere io a guidarti. – disse, sottovoce.

Il ragazzo aprì un po’ di più gli occhi, confuso.

- Che vuoi dire? – chiese subito, non avendo capito cosa il moro volesse dire con quella frase.

Lui scosse la testa, divertito – Non ti rendi conto che, fuori dalla camera da letto, tutta la mia vita gira intorno a te? Con un tuo semplice gesto o con una piccola parola puoi cambiare la mia giornata. Ogni pensiero, da quando mi sveglio a quando vado a dormire, è in qualche modo collegato a te. Non c’è niente nella mia vita, che non risenta della tua esistenza. – disse, ridacchiando un po’ in conclusione.

Bert socchiuse la bocca, sorpreso, ma non disse niente.

- Penso che in questa relazione sei tu che comandi, amore mio. L’unico posto in cui posso ancora essere me stesso e qui, tra le coperte, dove tu sei in tutto e per tutto dipendente da me, dai miei gesti e dalle mie parole. Vuoi davvero togliermi anche questo? –

Neanche le sue parole erano arrabbiate, sembrava quasi che stesse parlando ironicamente, ma Bert sapeva che in fondo era serio.

E allora successe una cosa più unica che rara per lui: arrossì. Arrossì e distolse lo sguardo, non riuscendo a guardare ancora Brian negli occhi. Perché, oddio, quella era una dichiarazione d’amore in piena regola. Come mai ne aveva ricevute in via sua.

Niente a che fare con quelle poco lucide, stranamente poetiche, filosofiche e vagamente inquietanti di Gerard.

Sentì Brian mettergli un dito sotto il mento per sollevargli il viso e costringerlo a tornare a guardarlo. Vide che sorrideva.

- Dai, sta tranquillo. Scherzavo. Sono tutto tuo oggi. Ti giuro che non farò nulla. Sono nelle tue mani.  – gli disse. I ciuffi anteriori di capelli neri erano sfuggiti alla consuetudine di Brian di mettergli dietro le orecchi e ora gli penzolavano davanti al viso, nascondendoglielo un po’ con la loro ombra.

Bert era ancora evidentemente in imbarazzo, quindi si limitò a fare spallucce e mettere su una specie di broncio protettivo.

- Beh…non ho mai detto che non mi piace quando sei tu ad avere il controllo. -

 

 

 

Eccomi tornata il giorno dopo il mio compleanno! Ebbene si, sono maggiorenne!

La festa di ieri è stata un successo! Sono venuti tutti i miei amici, i miei parenti dalla Puglia e abbiamo fatto abbastanza casino! xD Mi sono davvero divertita, ma ora come mi hanno scritto in parecchi biglietti di auguri: LA PACCHIA è FINITA!

=( non sono più una bambina ora, ora arrivano le responsabilità e non lo so se sono pronta ancora!

Comunque questa è la prima cosa che pubblico dal mio nuovo PORTATILE! *_*

Finalmente ho un pc tutto mio! Sono felicissima!! ^o^

Ora devo solo imparare ad usarlo! E devo familiarizzare con il word di Windows 7!

 

Riguardo la shot, okay, lo so, è una coppia assurda! xD Però mi è rimasta nel cuore da quando ho scritto su di loro nella Just 4 Fun! E mi sono sbizzarrita con una bella AU!

Mi sono invasata non poco a scriverla anche se ci ho messo un bel po’ perché tra camposcuola in Spagna che è durato sei giorni, scuola, e preparativi per il compleanno è stato un casino!

 

Ditemi cosa ne pensate, okay? =D

 

Un bacio!

 

Vale

 

 

 

 

 

  
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