Niente
ci Schiaccerà
Vent’anni dopo
Capitolo
Primo .::. «The start of
something new»
Daniel’s
PoV
«Mamma!».
Un urlo
disumano partì improvvisamente dalla camera di mia sorella,
interrompendo la
piacevole routine mattutina.
Alzai lo
sguardo verso il soffitto per poi guardare mamma e papà,
l’una intenta a
scrivere al portatile, l’altro a leggere il giornale.
«Mamma,
Janet ti chiama», dissi tornando tranquillamente a bere il
caffellatte.
«Maaaaaaaammaaaaaaaaaaaaa!!».
Un altro
grido paragonabile a quello di un’aquila morente
squarciò le pareti di casa,
rischiando anche di mandare in frantumi le finestre.
«Mamma,
ti prego!», esclamai posando con poca gentilezza la tazza sul
tavolo.
Immediatamente
lei alzò lo sguardo verso di me e, con un sospiro, si
alzò dalla sedia
raggiungendo mia sorella al piano di sopra.
Naturalmente
non sarebbe stato nulla di grave.
Probabilmente
non trovava più il fermacapelli, o il cerchietto, oppure un
elastico.
Dopo pochi
minuti di pacifico silenzio sentimmo dei passi scendere le scale.
Non erano
i passi di una sola persona, visto che poco dopo entrarono in cucina
due donne
invece di una.
Come avete
potuto immaginare, mia sorella e mia madre.
«’Giorno
sorellina»
«’Giorno
un corno!», esclamò lei sedendosi accanto a
papà e leggendo la pagina di
giornale assieme a lui, come tutte le mattine.
Mi ritrovai
a spostare lo sguardo da lei a mamma.
Erano
così
simili…
Gli stessi
capelli biondi, le stesse mani, gli stessi lineamenti, tutte e due
bellissime.
Tranne
che per il nervosismo.
«È
mai
possibile che ogni mattina non trovo qualcosa?»
«Amore,
se non lasci mai le cose al loro posto è ovvio che poi non
le trovi»
«E ci
distruggi i timpani ogni santa mattina», dissi io,
guadagnandomi una gran bell’occhiata
omicida dalla mia sorellina.
«Ma
quanto sei spiritoso»
«Grazie,
è una caratteristica di famiglia ma sembra che tu non
l’abbia ereditata»
«Ragazzi!»,
ci ripresero in coro i nostri genitori.
Ecco,
questa era la routine mattutina.
Iniziava
bene, finiva a bisticciare
A volte
non lo sopportavo… la maggior parte delle volte a dir la
verità.
E credevo
che anche mamma e papà la pensassero allo stesso modo.
Ma ad
ogni modo eravamo fratelli e litigare era parte integrante delle nostre
giornate, anche se per la maggiore andavamo piuttosto
d’accordo.
«Beh,
direi che io vado a prepararmi», proferii alzandomi e
riponendo la tazza nel
lavello per poi salire le scale in fretta.
Come ogni
mattina non ebbi ombra di dubbio su che cosa indossare.
Anche
perché
non è che ci mettessi ore ed ore come Janet.
Camicia
bianca, jeans neri e scarpe da ginnastica.
Fatto.
Afferrai
lo zaino e mi precipitai di nuovo di sotto avvicinandomi a mamma e
stampandole
un bacio sulla guancia, osservando ciò che stava scrivendo.
«Che
cos’è?», domandai.
Ero sempre
stato curioso di sapere che cosa avesse in progetto al momento e sapevo
che
anche questa volta mi avrebbe stupito.
Tuttavia
mi guardò con un sorriso – il suo solito sorriso
che adoravo – e scosse
leggermente la testa.
«Ve lo
farò leggere quando sarà terminato»,
disse incrociando lo sguardo di papà che
aveva smesso per un momento di leggere il giornale.
«Sì,
Jess, vale anche per te», proferì infine,
guadagnandosi un sospiro.
D’altronde
me l’aspettavo.
Era molto
gelosa di ciò che scriveva e fino a quando non ne era
assolutamente certa non
lo faceva leggere a nessuno.
Nemmeno
alla sua famiglia.
«Okay
mamma», dissi io sorridendo e tornando a sedermi al mio
posto, lanciando uno
sguardo all’orologio.
Mancava
un quarto d’ora all’arrivo dell’autobus e
intanto ne approfittai per tornare di
sopra e prendere una semplice felpa.
Era primavera
ma essendo appena iniziata faceva un po’ freddolino per
uscire soltanto con la
camicia.
Anche mia
sorella doveva aver avuto la stessa idea perché uscendo
dalla mia stanza la
incrociai.
«Mamma
ti ha mandata a prendere la felpa?»
«Già», rispose lei
soltanto mentre io scendevo di nuovo.
Pochi minuti
dopo ci ritrovammo
entrambi seduti sull’autobus in direzione della scuola che
aveva appena fatto
una fermata.
Proprio quando
si chiusero le
porte una figura paradisiaca percorse il corridoio.
Elizabeth
Harvey, questo era il
suo nome.
Rimasi a
fissarla incantato fino
a quando non si sedette qualche posto dietro di me e mia sorella,
assieme alla
sua migliore amica Michelle Clarke.
«Daniel?
Daniel, mi ascolti?».
La voce di mia
sorella mi
risvegliò dai miei pensieri.
«Eh?
Ah, si. Sì, ti ascolto
Janet», dissi io molto poco convincente pure con me stesso.
«Okay, abbiamo capito tutti
quanti che ti sei
innamorato della Harvey ma almeno potresti fare a meno di farti uscire
gli
occhi dalle orbite non appena la vedi salire… tutte le sante
mattine. Voglio dire,
almeno rivolgile la parola, no?».
Okay, forse mia
sorella aveva
ragione.
La fissavo tutti
i giorni e non
avevo mai avuto neanche il coraggio di dirle
“ciao”.
Era piuttosto
frustrante a dirla
tutta.
Uffa.
Scossi la testa
passandomi una
mano tra i capelli e tornando a guardare mia sorella.
«Hai
ragione, Jenny. Ad ogni
modo, che volevi dirmi?»
«Niente.
Solo… sai che oggi c’è
la prova di storia, vero?».
A quelle parole
sgranai gli
occhi.
La prova di
storia?
E chi si
ricordava?
Sbuffai affranto
e lasciai cadere
indietro la testa mentre mia sorella se la rideva sotto i baffi
scuotendo la
testa e proferendo un “sempre il solito”.
Spazio Autrice: aaaaaaaaaahhhhhhh
non ve l’aspettavate, eh? Eheheh ^^ E invece eccolo
quiiiiiiiiii!! Il seguito di “Niente ci
Schiaccerà”.
Che
dire… so che vent’anni sono davvero parecchi ma ho
i miei progetti e per
realizzarli non potevo far altro che questo ^^”
Che
dire… come avete potuto capire i nostri Jess e Leslie si
sono sposati (*w*) e
hanno avuto due bei bambini (dei quali qui sotto trovate le fotine ^^).
Che
altro… ah, ovvio! Fatemi sapere che cosa ne pensate di
questo primo capitolo,
mi raccomandooooooooooooooo!!! *w*
Bacioni!
Niki.