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Autore: berlinene    22/03/2010    5 recensioni
Molti si chiedono come faccio a sopportarlo, coi suoi sbalzi d’umore, le sue crisi, il suo caratteraccio e la risposta è semplice: mi fa sentire vivo. Ken è bello, selvaggio e capriccioso come la natura, quella con cui ho sempre dovuto combattere, quella di cui ho imparato ad avere ragione. Dedicatissima a releuse83, con tanti auguri di buon compleanno.
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Jun Misugi/Julian Ross
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Il regalo è per releuse83 ma…  un bel… ehm… giretto con Ken non è poi la cosa peggiore che possa capitare… :P

 

 

Just Like a Pill*

 

Run just as fast as I can
To the middle of nowhere
To the middle of my frustrated fears
And I swear you're just like a pill*

 

 

I suoi passi nel corridoio. Li riconoscerei fra mille. Lenti, perché le sue gambe sono lunghissime, leggeri, perché nonostante la mole non indifferente si muove come un ballerino, eppure affrettati, perché sempre agitati da una qualche emozione.
Metto giù il libro di chimica e aspetto che apra di scatto la porta della stanza che - per qualche propizia congiunzione astrale - dividiamo durante questo ritiro, curioso di sapere cos’è che lo ha fatto innervosire, stavolta.
La porta si spalanca con forza, lui entra e si dirige col suo passo da gazzella, dritto verso il letto su cui, scaraventata la borsa in un angolo, si getta bocconi, sottolineando il tutto con un non meglio identificato mugugno, che tenderei a interpretare come un “fanculo”.
“Buonasera anche a te, amore”.
“Mpffmpf”.
“Se parli con la faccia nel cuscino non si capisce niente” gli faccio notare, cercando di non ridere.
Si tira su sui gomiti e si volta verso di me, guardandomi con aria scocciata.
“Ho detto,” il suo delizioso nasetto arricciato in una posa insolente ma al contempo buffa e, beh, adorabile, “che mi sono rotto, adesso anche Mister Kira non fa che parlare di Genzo… Genzo di qua, Genzo di là… Io mi sono ROTTO. Mi sono rotto di spaccarmi la schiena coi doppi allenamenti se poi… ufff” non-conclude affondando di nuovo la faccia nel cuscino.
Mi appoggio il libro sulla pancia  e con lo sguardo accarezzo il suo corpo gettato sul letto, dalla punta dei piedi, percorro le gambe lunghissime fasciate dai sui pantaloni preferiti. La maglia è un po’ tirata su e lascia intravedere un lembo di pelle poco sopra il sedere. Solo qualche centimetro più su iniziano i suoi morbidi capelli d’ebano, sparsi sulle spalle ampie.
Molti si chiedono come faccio a sopportarlo, coi suoi sbalzi d’umore, le sue crisi, il suo caratteraccio e la risposta è semplice: mi fa sentire vivo. Ken è bello, selvaggio e capriccioso come la natura,  quella con cui ho sempre dovuto combattere, quella di cui ho imparato ad avere ragione. Ma con Ken la ragione non c’entra: lui è istinto, emozioni, sensazioni forti. E poi è il ragazzo più dolce e sensibile del mondo.
All’inizio, quando lo vedevo partire a testa bassa, mi spaventavo e rischiavo di farmi trascinare verso uno dei suoi baratri. Adesso ho imparato e allora mi regalo un paio di istanti per osservarlo con sguardo distaccato e divertito (mai prenderlo troppo sul serio!), quindi mi avvicino all’orlo del suo abisso e cerco di tendergli una mano…
La stessa che, irrimediabilmente attratta da quel lembo di pelle scoperta, scende prima oltre l’elastico dei pantaloni a sfiorare le fossette sopra i glutei, per poi risalire lungo la spina dorsale.
Avverto il suo corpo fremere e rilassarsi. Lo sento borbottare di nuovo.
“Dicevi qualcosa?” chiedo continuando a percorrere quella schiena da atlante d’anatomia.
Lui si porta le braccia sotto la fronte, staccando così le labbra dal cuscino. “No, niente… mi piace, continua”. La nota di divertito piacere che sento nella sua voce, è come un raggio di sole che penetra da sotto le nubi, indicandoti la via del paradiso.
Lentamente gli sfilo la maglia, poi scosto i capelli e gli appoggio un bacio fugace fra le scapole, lo sento inarcarsi come un gatto, offrendomi il collo.
Lo so che ti piace essere baciato lì, ruffiano che non sei altro. Ma non glielo concederò, non così presto: gli tempesto le spalle di piccoli baci, sfiorando con la lingua la cicatrice sulla spalla sinistra. Che quando, toltami la maglietta a mia volta, mi allungo su di lui, combacia con la mia.
Evitando con studiata cattiveria il collo che mi sta porgendo voglioso, vado a torturargli il lobo dell’orecchio, quindi lo zigomo.
Finalmente Ken si volta, guardandomi con quel suo sorriso, raro e splendente come un diamante, che lui non lo sa ma se mi guarda così può chiedermi qualsiasi cosa. Quasi automaticamente le nostre labbra si incontrano e mentre lo bacio, fisso i suoi occhi color onice e il loro taglio elegante. Continuo a lambire ogni centimetro del suo volto, quindi scendo lungo la gola, vedo il suo pomo d’Adamo scattare mentre ingoia a vuoto, ansimando. Con un potente colpo di reni si volta sotto di me e quando i nostri membri si sfiorano, entrambi soffochiamo un gemito. Sento i suoi muscoli tendersi, mentre si mette seduto: allora gli cingo i fianchi con le gambe, mentre le sue braccia mi stringono, portando d’impeto le nostre bocche a incontrarsi voluttuose.
La stretta d’acciaio con cui mi avvolge dice che è lui a voler condurre il gioco. Un brivido mi percorre quando realizzo che, anche volendo, non potrei ribellarmi, un brivido di paura e piacere al contempo: so che non mi farebbe mai del male, come non ne farebbe a nessuno, eppure il pensiero di quanto letali potrebbero diventare quelle mani così ardenti mi turba ed eccita.
Le sue dita si serrano attorno a miei polsi e mi spinge giù, inchiodandomi le braccia i lati della testa. Domani avrò dei lividi lì attorno, ma non mi importa. Sorrido solo al pensiero di Ken che poi si scuserà miliardi di volte.

Ma non adesso.

Mi lascia andare le braccia, giusto il tempo per entrambi di sfilarci rapidamente i pantaloni, poi io le ricolloco nella stessa posizione, e lui torna a bloccarmele mentre il suo corpo cesellato si muove sinuoso su di me, sfregandomi ovunque col suo sesso turgido e le sue labbra morbide. Lentamente stacca di nuovo le mani ma io non muovo le mie di un millimetro, come se qualcosa le bloccasse ancora. Forse il suo sguardo nero, ferino e seduttore, che mi spia a tratti da dietro un ciuffo ribelle, mentre le sue labbra avvolgono il mio sesso, e ogni fibra di me, in un estasi di piacere. Eppure resto immobile, come avvinto da catene e aspetto che sia lui a decidere, a decidere se posare le sue labbra su di me, o passarle pochi millimetri sopra la mia pelle, lasciando ai capelli che gli ricadono sul viso il compito di sfiorarla dolcemente.
Brividi mi attraversano seguendo il percorso di quelle catene immaginarie che mai riuscirei a vincere, non senza che lui le strappi… Forse è quello che sta facendo, per questo le sue unghie mi lacerano dolcemente.
Poi mi chiederà scusa anche dei graffi.

Ma non adesso.

Le gambe si liberano come per magia da quei ceppi immaginari, non appena Ken me le afferra da sotto il ginocchio aprendole con gesto deciso e appassionato. Sono leggere adesso che lui le solleva e le carezza, mentre il mio corpo è pesante e resta immobile. Stringo gli occhi immaginandoli coperti da una benda di velluto nero, serica e impalpabile come i suoi capelli, e gli altri sensi si acuiscono, come quelli di un prigioniero nel buio della segreta. Le sensazioni diventano lampi di luce: il bianco delle sue mani sulle cosce, l’oro della sua lingua che saetta fra le natiche, l’arancio delle sue dita che si fanno spazio, il rosso del dolore e della passione che mi invadono quando lui, infine, mi prende. Spalanco gli occhi ma vedo ancora nero: quello profondo e insondabile dei suoi occhi, quello opalescente dei suoi capelli che schermano a tratti il suo sguardo dolce e selvaggio, seguendo il ritmo dei suoi affondi.
Come colpi di spada recidono i miei vincoli, ed è lui il principe, ed è lui il drago, che sputa il fuoco che mi avvampa strappandomi un grido prolungato di piacere.
È lui il nemico che, vinto, crolla stremato su di me.

Lo accarezzo dolcemente sulla testa e sulla schiena, mentre il suo respiro torna regolare. Il mio cuore, invece, batte ancora all’impazzata.
Lui solleva la testa e mi guarda preoccupato.
“Sta… stai bene?” mi chiede.
“Benissimo…”
“Ma il tuo cuore…”
“Lo sai, non è mai stato meglio di così” lo azzittisco.
Lui sorride, e affonda di nuovo il volto nel mio petto. Mugugna qualcosa.
Gli afferro il mento e gli tiro su la testa, portandolo a guardarmi negli occhi: “Non si capisce se parli così, testone” lo rimprovero, scherzoso.
“Ho detto… ehm… grz”
“Eh?”
“GRAZIE” scandisce infine con l’aria di uno che ha faticato un sacco.
Sorrido, consapevole dello sforzo che gli richiede usare quella parolina, ma non so resistere al gusto di infierire un po’.
“E di cosa?”
Rotola di fianco, poi si mette seduto in fondo al letto, abbracciandosi le lunghe gambe piegate. Mi guarda con occhi spalancati poi abbassa lo sguardo, quasi accigliato e scrolla le spalle.
“Credo di aver capito. Sì, insomma, quando dici che ho guarito il tuo cuore e altre smancerie del genere” dice arricciando il naso un po’ disgustato.
Sorrido divertito e insisto.
“…e?”
“Valelostessoperme” dice d’un fiato.
“In che senso?” continuo io ostentando un’aria ingenua.
“Sai quando io ho le mie…”
“Cose?”
“Cose cosa? Ma vaff… smettetela con questa storia… non sono una donna!”
“Poco ma sicuro” insinuo, ammirando il suo corpo nudo.
“E che a volte sono un po’…”
“Lo so”.
“E tu mi fai…”
“Lo so”.
“Ecco” sorride soddisfatto, “visto? Anche io le dico, le cose”.
Fargli notare che in realtà non ha detto niente sarebbe superfluo: per come è lui, ha fatto praticamente un’arringa. Continuo a sorridere e lo accolgo di nuovo quando torna a distendersi sul mio petto. Ma non fa in tempo ad adagiarsi che scatta subito su con un gridolino.
“So… sono stato io?” balbetta sconvolto, indicando i segni rossi sui miei polsi e graffi sottili sul costato. Annuisco lievemente.
“Ommioddio, amore, scusa!” fa, con tono quasi implorante.
E, stavolta, non riesco a trattenere una risata.

 

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*Il titolo e la citazione vengono da una canzone di Pink che in realtà… ehm.. dice esattamente il contrario di quello che il mio taglio lascia ad intendere… Ma era quello che mi serviva… art for art’s sake…XD

PS:

Ve l’avevo detto… più che altro è una scopata con Ken XXDD

   
 
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