PROLOGO
Tokio, primavera.
Kagome Higurashi sedeva sulla panchina del parco osservando le persone attorno a lei. Bambini con le madri, ragazzini in bicicletta, primi amori tenersi per mano.
Click.
Allontanò la Canon Eos 600D dall’occhio destro per vedere com’era venuto lo scatto. Un’impertinente bambina con bionde trecce schizzava l’acqua per aria con uno sguardo felice. Sorrise tra sé, ricordando quando anche lei a cinque anni fosse sempre attiva.
“Anche oggi ho finito la pausa-foto.” pensò guardando l’orologio al polso. Mise la macchina fotografica nella custodia e, accendendosi una sigaretta, s’incamminò ancheggiando per tornare sul posto di lavoro.
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Miroku Raketashi, ventiseienne donnaiolo, si asciugava il corpo con un accappatoio dopo una doccia per riprendere le forze esaurite con l’ultima conquista. Keu….Koi…Kao…Ah, sì ora ricordava. Kikyo. Bella ragazza niente da dire: occhi neri e profondi, capelli di un nero liquido, pelle chiarissima. Forse un po’ fredda, forse troppo fredda. Il nome della ragazza gli dava una sensazione strana, di già sentito.
Si legò la cintura di sugna in vita e tornò in camera da letto osservando la ragazza dormire.
Sentendo il cellulare squillare, corse a leggere il mittente. In quel momento ricordò perfettamente chi fosse Kikyo e si sentì come un bambino che aveva rubato la caramella preferita della mamma. Premette il tasto rosso e sprofondò nel letto, invocando i Kami.
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“Risponde la segreteria telefonica di Miroku. Sapete già cosa fare.”
Il segnale acustico lo fece sospirare.
- Dannato rispondi! Non farti desiderare ogni santa volta! Che gusto ci troverai nel cambiare donna ogni giorno? Bah. Ad ogni modo anche l’ultima consulente che mi hai mandato ha fatto solo perdere tempo e soldi all’azienda, al solito! Chissà perché ancora mi fido di te, maledetto! Richiamami sul cellulare appena senti il messaggio.
Inuyasha Ragahisho aspirò una lunga boccata dalla Lucky Strike grattandosi le orecchie canine, mandando giù un altro boccone amaro. Si fidava sempre di quel dannato Miroku, compagno di vita dai tempi dell’università. Ora però aveva una vitale necessità di trovare una consulente d’arte per la sua compagnia.
Vendeva e intermediava negli acquisti di ogni opera che potesse essere chiamata “arte”, dai quadri, alle etichette musicali, dalle statue, ai diritti dei libri. Era un nome importante a livello mondiale, ma se non trovava immediatamente qualcuno di competente avrebbe dovuto triplicare le ore di lavoro e di lavorare 36 ore su 24 era impensabile, oltre che impossibile.
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Sango Hirai vide Kagome rientrare nel suo ufficio dall’“ora di pausa foto” quotidiana, con tailleur classico e la borsa della fotocamera sottobraccio. Le sorrise.
- Kagome non hai mai pensato di fare una mostra? Di farle vedere a qualcuno?- Kagome alzò lo sguardo verso l’amica. Lavorava nel suo studio legale come segretaria personale, così da unire l’utile al dilettevole: avere i soldi di cui aveva bisogno e averla vicino.
- Ne ho già fatte quattro.- era di un malcelato malumore da quando aveva beccato Hojo a letto con un’altra ragazza e aveva “spontaneamente” deciso di troncare la relazione che aveva con lui. Una relazione di sei anni.
- Ops.- Sango la guardò sedersi e cominciare a riordinare le pratiche firmate del giorno – Kagome devi reagire, per tutti i Kami. Hai ventiquattro anni sei alta, bella, solare, non puoi abbatterti così, non per Hojo!
- Stavamo insieme dal liceo.
- Appunto. Hojo è stato la tua storia del liceo ora basta però! Sono mesi che ti torturi, non hai niente che non va!
Kagome la fissò negli occhi. Annuì senza sapere cosa rispondere, perché un “hai ragione” le avrebbe distrutto quel poco di amor proprio rimastole.
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E’ la mia prima FF in ASSOLUTO, siate clementi please >.
Baci grandi e coccolosi.
LaNana