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Autore: Dazel    23/03/2010    1 recensioni
Alessandro si morde la pellicina dell'indice con fare nervoso, prima di tirarla via lentamente coi denti. Il suo problema è essenzialmente il Da Giorgio, un caffè che è stato aperto da poco dell'altro lato della strada. Perché è un suo problema? Per il semplice fatto che lui ha un caffè di nome Da Alessandro che da quando ha aperto il Da Giorgio ha molti clienti in meno. Questo lo fa incazzare. Ma incazzare da morire.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccoli problemi di … Clientela!

Alessandro si morde la pellicina dell'indice con fare nervoso, prima di tirarla via lentamente coi denti. Il suo problema è essenzialmente il Da Giorgio, un caffè che è stato aperto da poco dell'altro lato della strada. Perché è un suo problema? Per il semplice fatto che lui ha un caffè di nome Da Alessandro che da quando ha aperto il Da Giorgio ha molti clienti in meno.
Questo lo fa incazzare. Ma incazzare da morire.
Si morde un labbro e si siede sulla sedia girevole posta affianco al bancone. Fissa, attraverso la vetrina, Giorgio chiacchierare con una ragazza piuttosto carina. Alessandro è pronto a scommettere sul fatto di averla vista almeno un paio di volte nel suo bar prima che arrivasse la concorrenza. Il suo stomaco si stringe pericolosamente e la vena sul suo collo prende a pulsare.
Cavolo! Perché era nato gay? Avrebbe potuto provarci almeno una volta, in modo da indurla a venire nel suo bar!
Quel Giorgio è furbo, ma Alessandro sa imparare alla svelta. Si lega i capelli mossi con un elastico e si alza, allentandosi alla cravatta.
I clienti vogliono avance sexy? E' a dargliele.

*

«Salve, principessa. Un caffè o … qualcos'altro?» Alessandro fa un occhiolino alla signora davanti a lui, che si infila due occhiali spessi per leggere il prezzo sullo scontrino «Un euro... un caffé un euro... ai miei tempi, con duemila lire ci pagavi l'affitto!» Alessandro ride «Signora, oggi con un euro non prende nemmeno il carrello per fare la spesa.»
La signora ridacchia, aggiustandosi il vestito blu a fiori bianchi e togliendosi gli occhiali «ascolta, giovanotto... ma quei capelli, non sarebbe il caso di tagliarli?»
Alessandro si morde l'interno della guancia «Son belli così»
«I capelli lunghi si addicono di più a una ragazza» apre la sua borsa, nera, lucida, probabilmente comprata scontata al mercato, prima di cimentarsi nella ricerca del borsellino. «A me piacciono parecchio così»
La signora scuote la testa, continuando a frugare alla ricerca del portafogli scomparso. Passano i secondi, cala il silenzio. Alessandro sente il ronzio di una mosca a pochi centimetri, la fissa con la coda dell'occhio. Alza la mano e fa per prenderla, ma ovviamente non la prende. Sbuffa e finalmente riporta l'attenzione sulla signora.
«Oh, finalmente l'ho trovato!» Alessandro alza gli occhi al cielo. Da quanto tempo non va in chiesa? Non se lo ricorda, questo gli fa capire che è decisamente troppo. Forse dovrebbe tornarci in segno di gratitudine per le piccole grazie che il Signore – o chi per lui ne fa le veci, vedi Destino, Caso, Misericordia Ancestrale etc etc – gli dona in continuazione.
La signora tira gentilmente la cerniera, fruga con le dita tra le piccole monetine di dorate, contando a mente. Alessandro pensa che debbano essere calcoli artmici, talmente complicati da far impazientire Eistein, perché la signora ci sta davvero mettendo un sacco.
«Oh, Signùr... Ho perso il conto...» Scuote la testa, riprendendo a sfiorare con la punta delle dita le monete.
«Signora, facciamo che glielo offro io il caffè»
Un altro punto regalato al
Da Giorgio.
«Oh, lei è davvero gentile!»
Cazzo.

*

«Mamma- dove hai messo i miei jeans puliti?» Vi prego, non pensiate sia patetico. Se Alessandro lo scoprisse tenterebbe il suicidio, magari usando come oggetto contundente un sacchetto di plastica da mettersi sopra la testa, in modo da soffocare senza sporcare il pavimento alla madre. E' che sì, nemmeno lui è proprio fiero di vivere ancora in casa dei suoi, ma pagarsi l'affitto oggi come oggi è davvero un'impresa. Così, ha pensato semplicemente, perché no?
Dopotutto ci sono una marea di ventiquattrenni che vivono con i genitori. … Vero?
Sospira pettinandosi velocemente i capelli, davanti allo specchio.
Cristo, quanto sono figo pensa, prima che si apri la porta e sbuchi la madre «Erano sopra il divano» glieli lancia, Alessandro gli afferra e li fissa.
«Sono pieni di peli.»
«A Briciola devono essere sembrati comodi, ci ha dormito sopra.» La madre ridacchia. «Gesù, che gambe pelose che hai» Aggiunge in un secondo momento, mentre Alessandro cerca di far salire i pantaloni sopra le ginocchia con una mano sola.
«Forse ti sfugge il fatto che hai un figlio maschio»
«Sei gay, potresti anche depilarti.»
Alessandro scuote la testa «Gay, non checca. C'è una notevole differenza»
La madre ride, Alessandro finalmente riesce a portare i pantaloni ad un'altezza decente e gli allaccia. Infila velocemente nelle tasche nei jeans tutto quello che gli può sembrare utile per un incontro ufficiale con il figlio dell'uomo che gli ha finanziato il bar, in poche parole un iPod e delle cicche alla menta.
Alessandro ci spera davvero. Se il bar gli viene affidato è
ufficialmente suo. È essenziale fargli un'ottima impressione.
Una macchina, fuori dalla casa di strada sua, suona il clackson tre volte.
«Oh, è lui!» La madre è esaltata, fissa il figlio emozionata «Va e prenditi il bar!»
Alessandro ride «Puoi scommetterci.»

*

Ci sono almeno un paio di vicini curiosi affacciati alle finestre, forse perché, prima d'ora non c'è mai stata una Lamborghini in quel modesto quartiere. Lo stello Alessandro una macchina del genere le aveva vista solo via foto ad una mostra di auto in Francia.
«'Sta minchia.» riesce solo a dire, avvicinandosi al finestrino scuro e sorridendo, quasi certo che l'altro – che lui non poteva vedere – lo stesse fissando. Mise la mano vicino alla maniglia della portiera e tirò delicatamente, prima di sedersi sul sedile in pelle dell'auto e girarsi verso il figlio del suo finanziatore.
«Piacere, io sono Alessand-»
Non era ubriaco, vero?
«Alessandro, dove ti ho già visto? Comunque piacere, io sono Giorgio-» il ragazzo alza la mano e gliela porge. Alessandro la fissa, indeciso tra stringerla o scendere dalla macchina. Vorrebbe poter fare entrambi, ma è fisicamente impossibile.
«Giorgio.» Dice Alessandro con tono piatto «Il proprietario del
Da Giorgio»
Il ragazzo accende l'auto, ridacchiando, prima di voltarsi e fare la retro «Già. In persona.»

Non c'era bisogno di andare in chiesa. Lui, non aveva proprio nessuno da dover ringraziare!

   
 
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