-Capo, stiamo arrivando, siamo a cinque minuti da voi-

"tutto come previsto" era il pensiero di Kimball Cho. Andava tutto bene.

-Cho, ascolta -

che ci fossero nuovi ordini?

-Sembra che io e Jane siamo stati esposti al virus, e potremmo morire in poche ore-

Cosa?

Cho non poteva crederci

“questo non era previsto”

Per un attimo pensò che il suo capo lo stesse prendendo in giro.

“No, Lisbon non scherza su queste cose”

Aprì la bocca per rispondere, indeciso su una breve domanda sull’accaduto o su una lunga risposta

-Ok-

Optò per un compromesso. Una risposta breve e senza domande. Efficace e funzionale.

Lasciava intendere di aver capito la situazione, da esserne rimasto abbastanza colpito da non sapere cosa dire, ma di essere abbastanza lucido da poter eseguire nuovi ordini.

“chissà che tirerebbe fuori sulla mia personalità Jane, da una risposta del genere”

Si diede dell’imbecille per quel pensiero e si riconcentrò sulle parole del suo capo.

-Volevo dire a te, Rigsby e Van Pelt che è stato un onore lavorare con voi-

Da quel momento in poi metà del suo cervello rimase in ascolto di quello che gli diceva Lisbon, mentre l’altra metà vagò, disperdendosi, nelle trame dei suoi pensieri.

“Lisbon si dice onorata di aver lavorato con noi. E che dovrei dire io di aver lavorato con lei?”

Cho non era una persona con pregiudizi, ma dovette ammettere che la prima volta che vide Lisbon rimase, quantomeno, perplesso.

Era alta all’incirca quanto lui, ma il fatto di essere minuta la rendevano ancora più piccola.

Per qualche giorno si era chiesto come potesse, un affarino così grazioso dirigere un’unità operativa.

Imparò poi a conoscere la grinta, la testardaggine e l’intraprendenza che lo portarono ad elevare ai massimi livelli la stima verso di lei, sia come capo che come donna.

Aveva imparato ad eseguire ogni suo ordine senza discutere, perché di lei si fidava.

Si sarebbe buttato nel fuoco, se solo gliel’avesse ordinato.

E con un po’ di rammarico si rese conto che non glielo aveva mai detto.

“ora è il momento buono”

Così, mentre Lisbon gli dava istruzioni su come contattare il fratello, lui stava già pensando al discorso da farle; di quanto avesse imparato da lei, di come si fosse trovato bene sotto il suo comando, e di come si sentisse sinceramente, profondamente, onorato di aver avuto la possibilità di lavorare con lei.

Era un buon discorso.

Doveva dirglielo, era pronto.

-…questo è il mio ultimo desiderio prima di morire-

“ora, Kimball”

-Ok. Addio-

“Che diavolo era quello?”

Si diede dell’imbecille per la seconda volta in pochi minuti e chiuse la comunicazione.

Si sentì un completo idiota per essersi fatto scappare quella occasione.

Per un attimo maledì la sia freddezza che gli era valsa l’appellativo di ice man.

Si sentiva molto stanco e pesante mentre raccontava tutto a Rigsby che guidava il suv.

Meno di cinque minuti dopo il suo telefono squillò nuovamente, e sul display apparve il nome del capo.

Rispose.

-Cho sono Jane. Ignora l’ultimo messaggio di Lisbon. L’ho ingannata…-

“maledetto idiota”

Decisamente più sollevato kimball cho si prese l’appunto mentale di dargli un bel cazzotto sul naso, appena lo avesse avuto a portata di mano.

Salve a tutti! è la prima fan fic che pubblico. Ok, che dire? sono a casa, da sola, per una brevissima pausa universitaria e allora ho pensato "perchè no, si può fare"

Questo piccolo scritto è nato durante il viaggio di ritorno dall'università (due ore di treno) dopo che ho visto la puntata 16 della seconda stagione.

Spero vi piaccia, o quanto meno che sia gradevole. Naturalmente se ne avete voglia lasciate pure un commento, ma non sentiatevi obbligati. Le critiche, purchè costruttive, sono ben accette.

Detto questo, vi saluto. Alla prossima.

Soarez