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Autore: Tayr Seirei    24/03/2010    7 recensioni
E' passato quasi un anno da quando Atemu se n'è andato. Yuugi conserva ancora il suo ricordo, naturalmente. E anche una cosa che era appartenuta al Faraone: una piccola moneta d'oro. Forse non tutti i legami materiali sono spezzati.
E se quella moneta lo riconducesse da lui...?
(Una sorta di sequel de "La nostra medicina". O meglio, le due storie non c'entrano niente l'una con l'altra, ma genere e stile sono gli stessi, e anche il rapporto tra Yami e Yuugi ^^)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi! Sì, l'avevo detto che sarei tornata presto! Muahahah! In questi giorni, sto scribacchiando come una pazza, per potervi "servire su un piatto d'argento" tutto ciò che vi spetta di vecchio e nuovo... ^__^
Per ora - potrei ripubblicare stasera, ma è più probabile domani - vi propongo quest'altra fanfic su Yami e Yuugi. Anzi, a dirla tutta è incentrata principalmente sul piccolo Aibou ^-^, ma Yami non manca (giammai!). L'idea mi è venuta insieme a quella de "La nostra medicina", infatti è in linea quanto a tono e genere. Come quella, non è yaoi, perché... per quanto mi piacciano come coppietta, preferisco il loro rapporto simbiotico, come nell'anime ^_^. Ambientata a fine saga, racconta di un ultimo legame materiale, e di come forse questo potrebbe farli ritrovare... e inizialmente tende all'introspettività, mi sa.
Bah, non mi pare d'avere niente d'aggiungere. Quindi, buona lettura!




Testa o croce


- No!
Yuugi, improvvisamente bianco in volto, diede le spalle ad un perplesso Jonouchi e si fiondò sulle scale di casa sua. Non poteva uscire senza!
Brusco, spalancò la porta della sua stanza e prese a frugare qui e là. Controllò nei cassetti, abbatté una pila di libri, sollevò i cuscini... ma dove l'aveva messa?
Poi ricordò. Gettò all'aria coperte e lenzuola e la trovò lì, lucente d'oro, sul materasso.
La sua moneta.
Sorrise. Non si sarebbe mai nemmeno sognato di uscire senza.

Jonouchi lo vide scendere lentamente le scale, con un certo accenno di quella che pareva quasi regalità. E compostezza.
Nonostante Mou hitori no Yuugi - Atemu - se ne fosse andato da quasi un anno, Yuugi aveva conservato il suo portamento fiero. O forse, ormai, gli veniva naturale.
Adesso aveva i capelli più spettinati del solito e uno sguardo indecifrabile, ma l'espressione era trionfante.
- Direi che possiamo andare - disse quando gli fu davanti.

Nella sala giochi li aspettavano Anzu, Honda e per una volta anche Kaiba.
Il loro passaggio era sempre seguito da un chiacchiericcio sommesso: là dentro erano diventati praticamente leggendari. Non c'era gioco o sfida che non potessero vincere. La qual cosa implicava anche, di solito, un certo numero di giovinastri che li aspettavano al varco per tentare di soffiare loro titoli e record. Vani tentativi, naturalmente.
Seto diceva sempre che annientarli, sfaldare la loro autostima come un castello di sabbia era una delle più grandi gioie della sua vita; ma Yuugi sospettava che il suo vero fine ultimo fosse stuzzicarli, spingerli a dare il massimo.
Era cambiato. Senz'altro un pochino più amichevole. Si univa abbastanza spesso a loro... come se volesse tener d'occhio Yuugi. Un ultimo favore al suo cugino "meno preferito"?
Chissà.
Uno schermo spento restituì a Yuugi la sua immagine. Era in forma smagliante. Tranne che per lo sguardo insondabile.
Solo Yuugi sapeva cosa ci fosse esattamente là dietro: una tristezza sconfinata. La partenza del suo Mou hitori no boku aveva scolpito un solco profondo nella sua anima, che nulla avrebbe mai colmato. Era stato come veder morire, in contemporanea, suo fratello, il suo migliore amico ed una parte di sé.
Soffriva. Tanto. Eppure non lo mostrava. Anzi, s'impegnava quanto più possibile: doveva vivere il doppio. Per sé stesso, per Atemu.
Ma forse non tutti i legami materiali erano spezzati...
Le sue dita giocherellavano con la moneta, nascosta in una tasca della giacca.
Quella moneta che era stata di Atemu. Yuugi non aveva mai capito bene da dove fosse saltata fuori, ma quando l'alter ego lo possedeva, ce l'aveva sempre in tasca.
Una moneta d'oro, con inciso da una parte il Puzzle Millenario, dall'altra l'Occhio di Udjat.
Pensava che Atemu l'avrebbe portata via con sé, come le carte delle Divinità Egizie... Invece, dopo la battaglia cerimoniale, se l'era ritrovata in tasca. Atemu era veloce con le mani: sicuramente gliel'aveva lasciata di proposito, durante il loro ultimo incontro. Magari quando l'aveva aiutato a rialzarsi... E il tutto senza farsi vedere. Tipico di quel ragazzo, fare le belle cose di nascosto.
Yuugi l'aveva conservata religiosamente, da allora. Come una reliquia, un portafortuna. E se la portava sempre dietro.
Gli sembrava un vincolo tra spazio, tempo e morte, un ultimo filo conduttore. Erano insieme anche materialmente. In contatto, se lo sentiva.
Poi, così, un'idea bislacca lo fulminò. Talmente bislacca da poter funzionare. Ad ogni buon conto, le cose in quella storia erano sempre girate grazie a tutta una sequela d'impossibilità naturali, dunque non esisteva nulla di troppo assurdo.
- Ragazzi, scusatemi, mi sono appena ricordato una cosa... - ricambiò i saluti incerti degli amici e corse via. Non si preoccupò di dare troppe spiegazioni. Tanto, alle sue stranezze c'erano abituati.
Corse, corse, corse a perdifiato. Scansò una madre con in braccio il suo bambino, evitò per un pelo di schiantarsi contro un vecchietto in attesa dell'autobus, e per poco non fece precipitare una scala corredata d'operaio... ma nulla lo rallentò.
Slittando leggermente sul marciapiede, frenò solo quando fu davanti all'enorme edificio intorno al quale erano ruotate, a volte, le loro avventure. Il Museo di Domino.
Aveva tutto ciò che gli serviva. La moneta, la risolutezza e, soprattutto, una fede incrollabile. E la terza era la più importante.
Il museo stava per chiudere, in realtà. Visto e considerato quanto tempo passasse lì Yuugi, però, il custode gli concesse volentieri una decina di minuti.
Al piano inferiore, ove un tempo erano stati riposti i pezzi forti della collezione egizia, ora c'erano solo dei rimasugli di magazzino, ammucchiati disordinatamente in un angolo.
Yuugi posò la mano in una nicchia... quella in cui, prima, si trovava appesa la Stele, il Cantico dell'Amicizia. In quel preciso momento era in Egitto, sotto la vigilanza di Isis e di tutta la famiglia degli ex Custodi delle Tombe.
Ma non contava. Era rimasta lì per un po' di tempo, e qualche scintilla della sua energia magica non se n'era ancora andata. Yuugi la percepiva.
- D'accordo - disse ad alta voce nella sala deserta. - Questa è un'altra sfida, Atemu.
Tirò fuori la moneta e la fece scintillare nella luce smorta dei neon. - E' quel giochino che facevamo a volte, ricordi? Sceglievamo testa o croce, poi cosa usciva, usciva. Finivi quasi sempre per scegliere croce - sorrise, colto all'improvviso dal ricordo del suo Mou hitori no boku imbronciato perché una volta aveva perso. Con la croce. - Quindi facciamo così: io ora tiro la moneta. Se esce croce, va bene, basta così. Se esce testa, però, tornerai da me, almeno per un poco.
Era ammattito? No, credeva sul serio in quello che stava facendo. Dubitare era un lusso pericoloso, a cui aveva rinunciato anni prima.
Un lieve spostamento d'aria gli fece scivolare una ciocca bionda sugli occhi. Però era tutto sigillato...
"Non rinunci mai ad una sfida, eh?"
Yuugi lanciò la moneta.
Per un istante, divenne solo uno sfavillio d'oro nell'aria. Come quello dell'Occhio di Udjat dopo la battaglia cerimoniale, come quello del Puzzle quand'era precipitato nell'oscurità, come gli infiniti riflessi dei monili di cui si adornava il Faraone nei tempi antichi.
La moneta ricadde.
Testa.
Yuugi sorrise nuovamente. - Ho vinto.

Sette giorni passarono. Sette giorni in cui Yuugi attese, dominato da una strana calma. Sapeva di aver smosso qualcosa. Doveva solo aspettare.
Il sette era un numero magico, secondo gli egizi...
Pareva una mattina come tante. Una qualsiasi giornata di luglio. A parte la calura opprimente, Yuugi passeggiava tranquillo per una viuzza secondaria...
...quando la moneta con cui stava giocherellando gli sfuggi dalle dita. Imprecò sottovoce. Non ci sarebbero stati molti problemi, in un altro punto, ma lì la strada era in discesa e la moneta riuscì a rotolare via prima che l'afferrasse. Il dischetto d'oro sfrecciò tra gambe e ruote senza mai fermarsi, puntando in una direzione ben precisa.
- Aspetta! - gli gridò appresso. Sì, va be', era una moneta, ma con un po' di fortuna...
Niente da fare. Il dischetto voltò l'angolo, con il ragazzo che continuava a correrle dietro incredulo. Ma si poteva?
Infine arrivò al lungomare e, prima di cadere in acqua, arrestò la sua corsa.
"Una moneta cocciuta, devo dire" fece per raccoglierla, ma una mano abbronzata gliela sottrasse e le sue dita si richiusero intorno al vuoto.
- Credo che questa appartenga a me.
Una voce roca e suadente.
E mani abbronzate.
Il sette è un numero magico.
Yuugi si voltò on estrema lentezza, come se temesse che un movimento troppo repentino gli facesse cascare la testa. O come se avesse paura di ciò che avrebbe potuto non vedere.
Un ragazzo dagli occhi d'ametista, appoggiato con aria spensierata alla sottile ringhiera che li separava dal mare, gli sorrideva. Un sorriso che aveva rischiato di non vedere mai più.
Yuugi rimase esterrefatto per un lungo momento. - Mou hitori no boku - sussurrò, stranito.
L'altro ammiccò. - Non è un sogno e non sono un fantasma - s'interruppe, assorto, e posò un dito sul mento. - Be', non proprio.
- Dovrei chiamarti Atemu... - mormorò Yuugi, sempre fissandolo come se si aspettasse di vederlo svanire da un momento all'altro, simile ad un miraggio.
Ma Yami, Atemu, il suo alter ego, scosse il capo. - Mou hitori no boku va benissimo. Anche io mi atterrò ad Aibou - fece un sorrisetto e aggiunse: - Con la pessima memoria che mi ritrovo, è meglio non giocare troppo con i nomi.
Quella frase era tutta un doppio senso.
Yuugi sbatté le palpebre. Gli sembrava di risvegliarsi da un interminabile sogno - o meglio incubo - dove mancava una componente fondamentale. Lui.
Allungò una mano, esitante, e sfiorò il braccio di Atemu. Il calore di un corpo reale riscaldò le sue dita fredde.
Era vero. Non un'illusione crudele, non uno scherzo dei suoi occhi... era vero. La moneta aveva funzionato.
Un battito di cuore, fortissimo, lo scosse. Vita nuova gli scorreva dentro.
- ATEMU! - gridò e si gettò tra le sue braccia. - Sei qui! Sei qui! E ti posso toccare! Ma... com'è possibile?
- Hai creduto nel potere della moneta. Tanto basta.
Yami ricambiò il suo abbraccio. Aveva una presa salda e calorosa, quella che può confortarti da qualsiasi dispiacere.
E Yuugi - che teneva il volto affondato nel petto dell'altro, perché qualche lacrima gli era caduta. Atemu l'aveva contagiato con quel suo smodato orgoglio - sentì distintamente un singhiozzo venire dall'altro.
- Stai piangendo...? - chiese sinceramente sorpreso, alzando gli occhi.
Yami, rapido, si passò una manica sugli occhi. - Macché. Era uno starnuto.
Per delicatezza, Yuugi evitò di fargli notare che aveva ancora le guance bagnate, ma dentro di sé apprezzò.
- Poi te ne andrai di nuovo, vero...? - sapeva già la risposta, ma un tentativo disperato si può sempre fare.
Yami sospirò. - Purtroppo. Sono pur sempre morto.
- Quando? - lo incalzò il più piccolo, tenendo con decisione gli occhi piantati nei suoi.
- Un giorno. Quando sarà il momento, lo saprai. Adesso, però, non roviniamoci il presente pensando al futuro (o al passato). Ah, poi, fino a quel momento...
Atemu frugò nelle tasche dei jeans e tirò fuori il suo deck. - Mi devi una rivincita, Aibou.
Yuugi guardò prima il deck, dopo Yami, e di nuovo il deck. Possibile che tutto andasse così... bene?
- Un lieto fine - o presunto tale - ce lo meritiamo a questo punto, non credi? - scrollò le spalle l'altro. Evidentemente, non aveva ancora perso il brutto vizio di leggergli nel pensiero.
Le labbra di Yuugi si piegarono lentamente in un sorriso. "Finché dura, dura. L'importante è l'attimo".
- Allora, questa rivincita?
Yuugi si scostò da lui con un movimento fulmineo e scattò, cominciando una nuova corsa. - Certo. Ma prima dovrai prendermi!
- Ehi! - Seppure momentaneamente spiazzato, Yami si riprese subito e gli corse dietro con un sorriso sardonico. Ad una sfida non poteva proprio resistere.
E Yuugi rise, rise come non faceva da tempo.
Gioia. Ed energia. Le avvertiva di nuovo dentro di sé.
Solo quando quel Faraone dalla frangia bionda scorrazzava per la sua esistenza, mettendogli a soqquadro il destino, si sentiva davvero vivo.
E avrebbero continuato così, fin quando fosse stato loro concesso.
Insieme. Sempre insieme, i due lati della stessa moneta.
Testa e croce.


Fine...?



Okay, okay. Non è troppo originale, io stessa di fanfic con una trama del genere ne ho lette una ventina (ergo dopo la fine Yuugi si dispera e Yami torna). Ma l'idea della moneta mi piaceva tanto *-*. E poi, il finale è abbastanza aperto: dopo potrei scrivere un piccolo seguito, yaoi oppure no, chissà.
Tornando ai dettagli. Inizialmente era piuttosto introspettiva. Avrei voluto inserire di più Yami, ma pazienza, mi piace abbastanza com'è venuta. Inoltre, ho ripreso un dettaglio effettivamente presente nell'anime: in una puntata del Virtual World, Yami toglie dalla tasca una moneta d'oro, con incisi Puzzle e Occhio, e la lancia su una porta per controllare se ci fossero trappole. Non mi ricordo se compaia altre volte, comunque.
E chiarisco: forse non si capisce, ma Yuugi torna dove c'era la Stele perché lì è presente più magia, e quello che sta per fare è praticamente un incantesimo ^^.
Spero tanto vi sia piaciuta, e che mi lasciate un commentuccio ç.ç ad ogni modo, vi ringrazio tanto per aver letto sin qui.
Moooolte grazie anche a Sierradorata e Stella Oscura che hanno commentato "Sogno di mezza estate?".
Tornerò stasera o domani, con cosa però non ve lo dico... meglio una sorpresa. ^__^

Bye!

  
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