Dimenticarsi
le cose importanti.
- Pronto~?
- Ancora
dieci minuti, Königsberg.- sbottò irritato, stringendo tra le mani
quel pezzo di bronzo a forma di campanella volgarmente chiamato telefono.
Una
risata scaturì dall’altra parte della cornetta – Scherzavo,
Prussia!-.
- Anch’io-
rispose secca la Nazione, scuotendo la testa – abbiamo entrambi un
pessimo senso dell’umorismo.-, - Già- asserì Königsberg
– un senso dell’umorismo da patate, direi ♥.-
- Ecco
cosa intendevo con pessimo senso dell’umorismo-
disse Prussia ridacchiando. Königsberg ridacchiò a sua volta,
arrotolando un dito attorno al filo del telefono – Adoro questa nuova
invenzione! Questo- silenzio, Königsberg si mordicchiò un labbro –
telefilo, filotele, filottete…?-
disse perplesso. Prussia sorrise – Si chiama telefono, Königsberg, te-le-fo-no.
–
- Ci
sarei arrivato da solo. - borbottò Königsberg, probabilmente
offeso. - Comunque~ - aggiunse poi, riprendendo il proprio proverbiale
buonumore – Ho chiamato anche Postdam, oggi- esclamò con un trillo
della voce – Erano secoli che non riuscivo a parlarle così a lungo
e con calma, è stato davvero fantastico!
Prussia
sorrise, pronunciando uno svogliato “sì, sì”, mentre
immaginava le sue due belle città una accanto all’altra, su
cavalli bianchi bardati d’oro, con i tricorni sul capo e i moschetti in
spalla. Ah, che visione. Gli angeli del cielo erano di sicuro vestiti
così. Portavano di certo anche il moschetto.
- Senti
un po’, Prussia - iniziò Königsberg, lasciando a metà
la frase. Cosa che infastidì Prussia. Lo infastidiva sempre quando Königsberg
lasciava a metà le frasi, lasciando a lui il compito di immaginarsi il
resto della frase, cosa che comunque non gli riusciva mai.
- Cosa?
- Lo
dici il mio nome?- Prussia rimase per un po’ bloccato, senza capacitarsi
della richiesta della città – Königsberg, no? –
- No, l’altro
nome, il mio.-
- Königsberg!-
esclamò convinto Prussia, ricevendo solo un sospiro sconsolato dall’altra
parte del filo.
- Il mio.- ripeté Königsberg.
Prussia sorrise – Ah, ora ho capito.- disse – Vuoi che ti chiami ………?-
Non
poteva esserne sicuro ma Königsberg stava di certamente gongolando dall’altra
parte del filo, con un sorriso ebete sul viso lentigginoso.
- Sto
pensando di tagliarmi i capelli.- disse Königsberg, tirando una delle
tende candide della sua stanza per vedere il prato sottostante.
- Sto
pensando di tagliare il filo del telefono.- rispose Prussia, osservando
depresso la baionetta cui stava facendo il filo fino a poco prima.
- Che
cattiveria!- esclamò Königsberg – E poi come ti contatto?!
- Come
facevano gli antichi: carta, penna e un piccione dall’ala svelta.
- Bella
battuta. Insomma, siamo nell’epoca del progresso, no?
- Certo,
l’epoca del filottete.
- Ti
odio ♥.
Prussia
rise allegramente, subito seguito anche da Königsberg. – Comunque, -
disse Prussia tornando serio – con i capelli corti staresti davvero male.
Era molto
difficile per lui immaginarsi Königsberg senza la coda di folti capelli
mossi candidi e profumati di mare. – Male quanto?
-
Saresti tipo una pecora tosata troppo.
Königsberg
rise. Il sole splendeva attraverso la finestra e Prussia poteva sentirne i
raggi sul viso.
Prussia
corse verso il telefono, strappando via la cornetta dall’apparecchio con
il fiatone – Pronto?!- esclamò.
-
Prussia?- domandò una voce esitante – Sei tu, Prussia?-. Aveva
perso molta della sua verve ma
Prussia riuscì comunque a riconoscere la voce di Königsberg, - Königsberg,
sei tu. - sussurrò sollevato – Sei scappato, vero?-
- Eh- ci
fu un po’ di silenzio – sì, certo che sono fuggito ♥-
esclamò poi con una vocetta briosa. Prussia si lasciò sfuggire un
sospiro sollevato – Sei sullo stretto? O fuori della città? Dimmi
dove ti trovi, che ti vengo subito a prendere. - disse sorridendo.
- Ah,
aspetta, c’è qualcosa che ti devo dire.-
- Cosa?-
- Io,
ecco- Königsberg si fermò un attimo, portandosi una mano sopra gli
occhi – io sono davvero felice di essere stato al tuo fianco tutti questi
anni.
Prussia
sorrise – Anch’io, Königsberg, ma ora-
- Ti prego di non interrompermi.- lo
zittì Königsberg. Prussia ammutolì di botto, serrando le
labbra.
- Volevo
dirti che- sussurrò con un singhiozzo - io sono felice, te lo giuro. Felice
come lo ero quando è nata Postdam, quando siamo diventati un regno,
quando siamo diventati un impero- si fermò un attimo, asciugandosi gli
occhi con l’orlo della manica – e sarei stato davvero felice di
starti al fianco ancora. Starti al fianco per l’eternità- un altro
singhiozzo – era quello il mio sogno.
- Königsberg,
ma cosa-, - T’ho pur detto di non interrompermi!- latrò Königsberg,
lanciando un’occhiata preoccupata attorno a se – Devo parlare in
fretta, non ho molto tempo. Postdam è al sicuro?
-
Sì, lei sì.
-
Berlino?
- Lo
salveremo, ne puoi stare sicuro.-
- E tu?
Prussia, tu stai bene?- domandò Königsberg singhiozzando – Tu
devi salvarti, devi riprendere il controllo delle tue zone, tu devi tornare a
essere quello che eri, con o senza di me, Lo prometti?
- Ma
cosa…?
- Lo
prometti?
- Königsberg,
tu non sei fuori della città, vero?
-
Promettimelo!
Prussia
abbassò il capo – Te lo prometto. -, Königsberg sorrise –
Guarda che io ci conto.
- Dove sei, Königsberg?
Königsberg
sorrise. – Non sei fuggito, vero?
- Dietro
il ghiaccio, a destra i russi, a sinistra i russi, sopra i russi e davanti la
morte. Dove potevo fuggire?
Königsberg ridacchiava fra i singhiozzi
e le lacrime scorrevano sulle guancie scarne – Non ho paura.- sussurra.
- Königsberg
- sussurrò Prussia, stringendo la cornetta fra le dita – Königsberg,
ti prego, dimmi che almeno sei in un posto sicuro, ti prego, ti prego, ti
prego.- supplicò con gli occhi appannati di lacrime.
Königsberg
non smise di ridacchiare – Sono in una vecchia casa. Il telefono del
bunker era rotto, sai. - disse osservando fuori della finestra (finestra
è veramente un termine inadatto per quelle due assi e quei quattro pezzi
di vetro che stanno attaccati all’intelaiatura, ma sarebbe troppo noioso
trovarne uno adatto) e sospirò - Devo andare, ora. - mormorò.
Prussia
osservò la cornetta, mormorando qualcosa d’inintelligibile e
guardando l’oggetto come se questo potesse catapultarlo direttamente da Königsberg,
per poi realizzare che la loro tecnologia non è poi così avanti.
Un rumore venne dalla cornetta. Una
vocina briosa scivolò nel cavo, viaggiando nelle fibre ottiche fino al suo
orecchio – Previet,
Königsberg!- esclamò. Königsberg si voltò, osservandolo
con le lacrime che continuano a scorrere lungo il volto. Si avvicinò la
cornetta al viso – Mi dispiace, ma mi sono tagliato i capelli. Avevi
ragione tu, sembro una pecora troppo tosata, ma sono splendido lo stesso, no?♥.
Prussia
scagliò il telefono contro una parete, ignorando le domande di Postdam e
correndo per i corridoi della cancelleria, tappandosi le orecchie per non
sentire quella voce – Oh, ho sentito dire che ti piace suonare il flauto,
Königsberg, che ne dici di farlo per me?
- Fai il
bravo, Königsberg, oppure ti uccido.
- Sei
stato bravo, ma mi sa tanto che ti uccido lo stesso. Senza rancore, eh.♥
-
Prussia?Prussia? Ci sei ancora?
Perché
quel cazzo di telefono non smette di trasmettere?!
Prussia
fissa la terra bruciata sotto di lui. Le macerie fumanti si stagliano nel
tramonto rossastro e una nebbiolina di polvere sottile aleggia fra le case.
- Königsberg.
- Era la
tua capitale, no?
Prussia
si volta – È la mia capitale.- dice un po’ stupito.
- Oh,
no. Ormai è una città russa. - dice Russia tranquillo. Prussia
resta immobile a fissare ciò che un tempo era la sua capitale.
- E ……………..?Cosa
ne è stato di lui?
- Attualmente
non può venire da te. Ma presto potrai vederlo, stai tranquillo.
-
Prussia, Prussia, vieni un attimo qua!- chiamò la vocina briosa di Russia.
Prussia si scoprì a pensare di non aver mai detestato quella vocina
briosa, sebbene molti ne uscissero pazzi. A lui ricordava qualcuno.
Ma chi?
- Perché
mi hai chiamato, nasone?
-
Farò finta che il gelo mi abbia tappato le orecchie, ma la prossima
volta ti uccido ♥- rispose Russia sorridendo – Comunque, sei pronto
per vedere la tua ex-capitale?
La sua
ex-capitale. Quindi la capitale di quando era ancora una nazione.
Come si
chiamava la sua ex-capitale?
Osservò
Russia che tirava una sciarpa marroncina verso la porta, facendo mente locale
su quale potesse essere il nome della sua ex-capitale.
Russia
gli parò davanti un ragazzino. Non gli arrivava neanche al petto, quella
creatura dai capelli candidi e gli occhi rossastri. Prussia lo guardò in
silenzio a lungo.
Si
chinò alla sua altezza, portandogli le mani sulle guancie, carezzandone
le guancie lisce.
Lo
abbracciò, stringendosi forte a quel corpo sottile, urlando con quanto
fiato aveva in corpo e scoppiando a piangere.
Il
bambino rimase immobile, mentre le lacrime cominciavano a scorrere senza che la
sua espressione mutasse.
Prussia
strinse dannatamente forte quel corpicino sottile, quasi togliendogli il fiato –
Cosa ti hanno fatto,
cosa ti ha fatto… - mormorava tra le lacrime.
Ma,
nonostante non avesse potuto fare a meno di piangere nel vedere quel ragazzino,
non riusciva a ricordarsi il suo nome.
A.Corner___
Oggi
wikipedia fa le bizze, quindi niente link si approfondimento. Sappiate che si
parla della presa di Königsberg da parte dell’Armata Rossa, durante
il quale i russi sfogarono tutti i rancori che provavano per i tedeschi
(proprio in quel periodo girava un cartello di propaganda russa con un bambino
che correva e la scritta “papà, uccidi i tedeschi”, quindi
pensate a che livelli di rancore erano.) La città era circondata e l’unica
salvezza era la baia dietro la città, con una striscia di terra lunga
sette km e larga all’incirca 200 m cui si arrivava camminando sul
ghiaccio. Il dovere dei soldati tedeschi rimasti in città era proprio
quello di coprire il più possibile la fuga dei cittadini a costo della
vita. Purtroppo tale espediente funzionò poco e i russi iniziarono a
bombardare i civili in fuga. Molti fuggirono in nave, mentre tanti furono
uccisi o rimasero in città, subendo la deportazione verso la Siberia (a
piedi).
Su Königsberg
fu usata una dose molto massiccia di bombe e altri armamenti (si gran lunga
superiore a quella posseduta dall’asse) che fecero capire alle alte sfere
quanto avessero sottovalutato il nemico. La città venne quasi totalmente
rasa al suolo e poi ricostruita dai soviet.
Suppongo
che Prussia, se vedesse Kaliningrad, non sarebbe in grado di dire che quella
era la sua capitale.
Prussia
non ricorda il nome proprio di Königsberg perché col tempo si
è dimenticato di quella capitale, troppo impegnato a occuparsi di
Postdam e della propria metà di Berlino.
E poi
basta, credo.
Ah, Königsberg
e Kaliningrad sono la stessa persona, ma diversi. Tipo, Königsberg aveva
gli occhi azzurri e le lentiggini, cosa che Kaliningrad non ha. Quando Russia
dice “- Attualmente non può venire da te” intende proprio
questo, ergo che il corpo di Königsberg sta mutando per le modifiche che
lui stesso vi sta attuando e non può andare da nessuna parte.
Postdam
è una donna, mentre Berlino è un maschio ù.ù
AH, il
nome di Königsberg è Magnus, per chi volesse saperlo
ù.ù