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Autore: Akrois    24/03/2010    4 recensioni
- Sto pensando di tagliarmi i capelli.- disse Königsberg, tirando una delle tende candide della sua stanza per vedere il prato sottostante.
- Sto pensando di tagliare il filo del telefono.- rispose Prussia, osservando depresso la baionetta cui stava facendo il filo fino a poco prima.
[...]
Un rumore venne dalla cornetta. Una vocina briosa scivolò nel cavo, viaggiando nelle fibre ottiche fino al suo orecchio – Previet, Königsberg!- esclamò. Königsberg si voltò, osservandolo con le lacrime che continuano a scorrere lungo il volto. Si avvicinò la cornetta al viso – Mi dispiace, ma mi sono tagliato i capelli. Avevi ragione tu, sembro una pecora troppo tosata, ma sono splendido lo stesso, no?♥.
[Generale... che cosa triste da dire. Ragazze, io non riesco proprio a mettere i generi ò.o]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dimenticarsi le cose importanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

- Pronto~?

- Ancora dieci minuti, Königsberg.- sbottò irritato, stringendo tra le mani quel pezzo di bronzo a forma di campanella volgarmente chiamato telefono.

Una risata scaturì dall’altra parte della cornetta – Scherzavo, Prussia!-.

- Anch’io- rispose secca la Nazione, scuotendo la testa – abbiamo entrambi un pessimo senso dell’umorismo.-, - Già- asserì Königsberg – un senso dell’umorismo da patate, direi ♥.-

- Ecco cosa intendevo con pessimo senso dell’umorismo- disse Prussia ridacchiando. Königsberg ridacchiò a sua volta, arrotolando un dito attorno al filo del telefono – Adoro questa nuova invenzione! Questo- silenzio, Königsberg si mordicchiò un labbro – telefilo, filotele, filottete…?- disse perplesso. Prussia sorrise – Si chiama telefono, Königsberg, te-le-fo-no. –

- Ci sarei arrivato da solo. - borbottò Königsberg, probabilmente offeso. - Comunque~ - aggiunse poi, riprendendo il proprio proverbiale buonumore – Ho chiamato anche Postdam, oggi- esclamò con un trillo della voce – Erano secoli che non riuscivo a parlarle così a lungo e con calma, è stato davvero fantastico!

Prussia sorrise, pronunciando uno svogliato “sì, sì”, mentre immaginava le sue due belle città una accanto all’altra, su cavalli bianchi bardati d’oro, con i tricorni sul capo e i moschetti in spalla. Ah, che visione. Gli angeli del cielo erano di sicuro vestiti così. Portavano di certo anche il moschetto.

- Senti un po’, Prussia - iniziò Königsberg, lasciando a metà la frase. Cosa che infastidì Prussia. Lo infastidiva sempre quando Königsberg lasciava a metà le frasi, lasciando a lui il compito di immaginarsi il resto della frase, cosa che comunque non gli riusciva mai.

- Cosa?

- Lo dici il mio nome?- Prussia rimase per un po’ bloccato, senza capacitarsi della richiesta della città – Königsberg, no? –

- No, l’altro nome, il mio.-

- Königsberg!- esclamò convinto Prussia, ricevendo solo un sospiro sconsolato dall’altra parte del filo.

- Il mio.- ripeté Königsberg. Prussia sorrise – Ah, ora ho capito.- disse – Vuoi che ti chiami ………?-

Non poteva esserne sicuro ma Königsberg stava di certamente gongolando dall’altra parte del filo, con un sorriso ebete sul viso lentigginoso.

 

 

 

 

 

 

 

- Sto pensando di tagliarmi i capelli.- disse Königsberg, tirando una delle tende candide della sua stanza per vedere il prato sottostante.

- Sto pensando di tagliare il filo del telefono.- rispose Prussia, osservando depresso la baionetta cui stava facendo il filo fino a poco prima.

- Che cattiveria!- esclamò Königsberg – E poi come ti contatto?!

- Come facevano gli antichi: carta, penna e un piccione dall’ala svelta.

- Bella battuta. Insomma, siamo nell’epoca del progresso, no?

- Certo, l’epoca del filottete.

- Ti odio ♥.

Prussia rise allegramente, subito seguito anche da Königsberg. – Comunque, - disse Prussia tornando serio – con i capelli corti staresti davvero male.

Era molto difficile per lui immaginarsi Königsberg senza la coda di folti capelli mossi candidi e profumati di mare. – Male quanto?

- Saresti tipo una pecora tosata troppo.

Königsberg rise. Il sole splendeva attraverso la finestra e Prussia poteva sentirne i raggi sul viso.

 

 

 

 

 

 

Prussia corse verso il telefono, strappando via la cornetta dall’apparecchio con il fiatone – Pronto?!- esclamò.

- Prussia?- domandò una voce esitante – Sei tu, Prussia?-. Aveva perso molta della sua verve ma Prussia riuscì comunque a riconoscere la voce di Königsberg, - Königsberg, sei tu. - sussurrò sollevato – Sei scappato, vero?-

- Eh- ci fu un po’ di silenzio – sì, certo che sono fuggito ♥- esclamò poi con una vocetta briosa. Prussia si lasciò sfuggire un sospiro sollevato – Sei sullo stretto? O fuori della città? Dimmi dove ti trovi, che ti vengo subito a prendere. - disse sorridendo.

- Ah, aspetta, c’è qualcosa che ti devo dire.-

- Cosa?-

- Io, ecco- Königsberg si fermò un attimo, portandosi una mano sopra gli occhi – io sono davvero felice di essere stato al tuo fianco tutti questi anni.

Prussia sorrise – Anch’io, Königsberg, ma ora-

 - Ti prego di non interrompermi.- lo zittì Königsberg. Prussia ammutolì di botto, serrando le labbra.

- Volevo dirti che- sussurrò con un singhiozzo  - io sono felice, te lo giuro. Felice come lo ero quando è nata Postdam, quando siamo diventati un regno, quando siamo diventati un impero- si fermò un attimo, asciugandosi gli occhi con l’orlo della manica – e sarei stato davvero felice di starti al fianco ancora. Starti al fianco per l’eternità- un altro singhiozzo – era quello il mio sogno.

- Königsberg, ma cosa-, - T’ho pur detto di non interrompermi!- latrò Königsberg, lanciando un’occhiata preoccupata attorno a se – Devo parlare in fretta, non ho molto tempo. Postdam è al sicuro?

- Sì, lei sì.

- Berlino?

- Lo salveremo, ne puoi stare sicuro.-

- E tu? Prussia, tu stai bene?- domandò Königsberg singhiozzando – Tu devi salvarti, devi riprendere il controllo delle tue zone, tu devi tornare a essere quello che eri, con o senza di me, Lo prometti?

- Ma cosa…?

- Lo prometti?

- Königsberg, tu non sei fuori della città, vero?

- Promettimelo!

Prussia abbassò il capo – Te lo prometto. -, Königsberg sorrise – Guarda che io ci conto.

- Dove sei, Königsberg?

Königsberg sorrise. – Non sei fuggito, vero?

- Dietro il ghiaccio, a destra i russi, a sinistra i russi, sopra i russi e davanti la morte. Dove potevo fuggire?

 Königsberg ridacchiava fra i singhiozzi e le lacrime scorrevano sulle guancie scarne – Non ho paura.- sussurra.

- Königsberg - sussurrò Prussia, stringendo la cornetta fra le dita – Königsberg, ti prego, dimmi che almeno sei in un posto sicuro, ti prego, ti prego, ti prego.- supplicò con gli occhi appannati di lacrime.

Königsberg non smise di ridacchiare – Sono in una vecchia casa. Il telefono del bunker era rotto, sai. - disse osservando fuori della finestra (finestra è veramente un termine inadatto per quelle due assi e quei quattro pezzi di vetro che stanno attaccati all’intelaiatura, ma sarebbe troppo noioso trovarne uno adatto) e sospirò - Devo andare, ora. - mormorò.

Prussia osservò la cornetta, mormorando qualcosa d’inintelligibile e guardando l’oggetto come se questo potesse catapultarlo direttamente da Königsberg, per poi realizzare che la loro tecnologia non è poi così avanti.

 Un rumore venne dalla cornetta. Una vocina briosa scivolò nel cavo, viaggiando nelle fibre ottiche fino al suo orecchio – Previet, Königsberg!- esclamò. Königsberg si voltò, osservandolo con le lacrime che continuano a scorrere lungo il volto. Si avvicinò la cornetta al viso – Mi dispiace, ma mi sono tagliato i capelli. Avevi ragione tu, sembro una pecora troppo tosata, ma sono splendido lo stesso, no?♥.

Prussia scagliò il telefono contro una parete, ignorando le domande di Postdam e correndo per i corridoi della cancelleria, tappandosi le orecchie per non sentire quella voce – Oh, ho sentito dire che ti piace suonare il flauto, Königsberg, che ne dici di farlo per me?

- Fai il bravo, Königsberg, oppure ti uccido.

- Sei stato bravo, ma mi sa tanto che ti uccido lo stesso. Senza rancore, eh.♥

 

- Prussia?Prussia? Ci sei ancora?

 

Perché quel cazzo di telefono non smette di trasmettere?!

 

 

 

 

 

 

 

Prussia fissa la terra bruciata sotto di lui. Le macerie fumanti si stagliano nel tramonto rossastro e una nebbiolina di polvere sottile aleggia fra le case.

- Königsberg.

- Era la tua capitale, no?

Prussia si volta – È la mia capitale.- dice un po’ stupito.

- Oh, no. Ormai è una città russa. - dice Russia tranquillo. Prussia resta immobile a fissare ciò che un tempo era la sua capitale.

- E ……………..?Cosa ne è stato di lui?

- Attualmente non può venire da te. Ma presto potrai vederlo, stai tranquillo.

 

 

 

 

 

 

 

- Prussia, Prussia, vieni un attimo qua!-  chiamò la vocina briosa di Russia. Prussia si scoprì a pensare di non aver mai detestato quella vocina briosa, sebbene molti ne uscissero pazzi. A lui ricordava qualcuno.

Ma chi?

- Perché mi hai chiamato, nasone?

- Farò finta che il gelo mi abbia tappato le orecchie, ma la prossima volta ti uccido ♥- rispose Russia sorridendo – Comunque, sei pronto per vedere la tua ex-capitale?

La sua ex-capitale. Quindi la capitale di quando era ancora una nazione.

Come si chiamava la sua ex-capitale?

Osservò Russia che tirava una sciarpa marroncina verso la porta, facendo mente locale su quale potesse essere il nome della sua ex-capitale.

Russia gli parò davanti un ragazzino. Non gli arrivava neanche al petto, quella creatura dai capelli candidi e gli occhi rossastri. Prussia lo guardò in silenzio a lungo.

Si chinò alla sua altezza, portandogli le mani sulle guancie, carezzandone le guancie lisce.

Lo abbracciò, stringendosi forte a quel corpo sottile, urlando con quanto fiato aveva in corpo e scoppiando a piangere.

Il bambino rimase immobile, mentre le lacrime cominciavano a scorrere senza che la sua espressione mutasse.

Prussia strinse dannatamente forte quel corpicino sottile, quasi togliendogli il fiato – Cosa ti hanno fatto, cosa ti ha fatto… - mormorava tra le lacrime.

Ma, nonostante non avesse potuto fare a meno di piangere nel vedere quel ragazzino, non riusciva a ricordarsi il suo nome.

 

 

 

 

 

 

A.Corner___

 

Oggi wikipedia fa le bizze, quindi niente link si approfondimento. Sappiate che si parla della presa di Königsberg da parte dell’Armata Rossa, durante il quale i russi sfogarono tutti i rancori che provavano per i tedeschi (proprio in quel periodo girava un cartello di propaganda russa con un bambino che correva e la scritta “papà, uccidi i tedeschi”, quindi pensate a che livelli di rancore erano.) La città era circondata e l’unica salvezza era la baia dietro la città, con una striscia di terra lunga sette km e larga all’incirca 200 m cui si arrivava camminando sul ghiaccio. Il dovere dei soldati tedeschi rimasti in città era proprio quello di coprire il più possibile la fuga dei cittadini a costo della vita. Purtroppo tale espediente funzionò poco e i russi iniziarono a bombardare i civili in fuga. Molti fuggirono in nave, mentre tanti furono uccisi o rimasero in città, subendo la deportazione verso la Siberia (a piedi).

Su Königsberg fu usata una dose molto massiccia di bombe e altri armamenti (si gran lunga superiore a quella posseduta dall’asse) che fecero capire alle alte sfere quanto avessero sottovalutato il nemico. La città venne quasi totalmente rasa al suolo e poi ricostruita dai soviet.

Suppongo che Prussia, se vedesse Kaliningrad, non sarebbe in grado di dire che quella era la sua capitale.

Prussia non ricorda il nome proprio di Königsberg perché col tempo si è dimenticato di quella capitale, troppo impegnato a occuparsi di Postdam e della propria metà di Berlino.

E poi basta, credo.

Ah, Königsberg e Kaliningrad sono la stessa persona, ma diversi. Tipo, Königsberg aveva gli occhi azzurri e le lentiggini, cosa che Kaliningrad non ha. Quando Russia dice “- Attualmente non può venire da te” intende proprio questo, ergo che il corpo di Königsberg sta mutando per le modifiche che lui stesso vi sta attuando e non può andare da nessuna parte.

Postdam è una donna, mentre Berlino è un maschio ù.ù

AH, il nome di Königsberg è Magnus, per chi volesse saperlo ù.ù

 

 

 

 

 

 

   
 
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