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Autore: soarez    24/03/2010    7 recensioni
una bimba, la squadra del CBI e la voglia di scherzare
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pensieri di una bambola'
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Era una bella serata estiva, e la squadra del CBI capitanata da Teresa Lisbon si stava dirigendo verso il ristorante.

Avevano appena concluso con successo un caso  e avevano deciso di concedersi qualcosa di più della solita pizza.

Stavano attraversando il parco, affollato da gente in cerca di un po’ di fresco.

Per combattere il caldo quel giorno Van Pelt aveva scelto una leggera camicetta bianca con una seria gonna grigia al ginocchio, e aveva raccolto i capelli in uno chignon.

Rigsby aveva abbandonato la cravatta sulla scrivania, arrotolandosi le maniche della camicia.

Più previdente di lui, Cho ne indossava una a maniche corte.

Teresa Lisbon era quella che più soffriva il caldo, nonostante la fine maglietta grigia senza maniche e i pantaloni leggeri.

Raccogliendosi i capelli in una coda osservò Patrick Jane camminare di fianco a lei, chiedendosi come facesse a non sciogliersi come neve al sole.

Il biondo aveva opportunamente rinunciato alla giacca, ma continuava imperterrito a portare una camicia azzurrina, il gilet e i pantaloni grigi del completo che gli aveva visto indossare così tante volte.

Lei stava morendo di caldo, mentre lui sembrava fresco come una rosa.

Ma decise di lasciar perdere, finendo di sistemarsi i capelli.

Il gruppetto stava discutendo su chi dovesse offrire il primo giro di bevute, quando una bambina di circa due anni andò a sbattere contro le gambe di Cho, cadendo a terra.

-E tu da dove arrivi?-

La piccola si guardava attorno spaventata e in lacrime.

-Oh, poverina, dev’essersi persa- disse Grace.

Teresa prese in braccio la bambina, spolverandole il vestitino azzurro.

-Non piangere, tesorino, ora ti aiutiamo a ritrovare la mamma-

Ma la piccola non la smetteva di singhiozzare.

-Oh, no, non fare così!- implorò la mora.

Jane si avvicinò.

-Lisbon, permetti? Ci penso io se non ti dispiace- disse, prendendo la bimba dalle mani della donna, e sistemandosela in braccio.

-Ehi ciao! Allora, piccola, guarda un po’ che cos’ho qui- e dalla tasca estrasse una caramella alla fragola. Gli occhi della bambina lo scrutavano un po’ curiosi e un po’ speranzosi.

-Ma sai, solo le bambine che non piangono possono mangiare le caramelle alla fragola-.

La bimba, allettata, smise quasi all’istante di piangere, lasciando il resto della squadra a bocca aperta.

-Ehi- esclamò Rigsby guardando Jane premiare la piccola con il dolcetto e uno dei suoi fantastici sorrisi  –capo, senza offesa, ma lui si che ci sa fare con i bambini-

-Oh, Rigsby, vorrà dire che, casomai avessi un figlio, chiamerò Jane come babysitter- rispose la donna, facendo ridere il gruppetto.

-Non lo so- dubitò Jane - sinceramente non ti ci vedo molto a destreggiarti tra carrozzine, biberon e pannolini-

-E perché no, scusa?- chiese Cho, facendo un passo avanti.

Il biondo guardò sorpreso l’amico.

-Beh, per quanto mi sforzi non riesco proprio ad immaginarla in una casetta con un dolce maritino al fianco e uno o due pargoli ai quali badare-

-Questo lo dici tu- ribattè, impassibile, l’orientale - secondo me sarebbe perfetta-

Jane non riuscì a rispondere, mentre guardava il collega in piedi di fronte a lui.

Rigsby ridacchiava, tentando inutilmente di nascondersi dietro a Van Pelt.

Lisbon sorrise, aggrappandosi scherzosamente al braccio di Cho.

-Oh, ma a che mi serve un marito quando ho già il mio cavaliere che pensa a me!- esclamò, facendo leggermente arrossire l’uomo.

Jane, sempre con la bambina in braccio, inarcò un sopracciglio. Rigsby sghignazzava sempre di più, mentre Grace era combattuta tra serietà e ilarità.

Patrick fissò Kimball con aria di sfida.

-Bene, cavaliere senza macchia e senza paura, a lei la principessina, allora- e così dicendo gli mise la bambina tra le braccia.

Cho atterrì all’idea dell’imminente pianto della piccola, ma, a dispetto di tutte le previsioni, dopo averlo un po’ guardato, la bimba allungò una manina ad accarezzargli una guancia e si addormentò.

-Ma bene, potente stregone- esclamò Lisbon facendo la linguaccia a Jane –a quanto pare abbiamo scoperto una qualità latente nel nostro cavaliere-

-Se fossi in lei, milady- rispose lievemente stizzito il biondo –richiamerei all’ordine messer Rigsby e damigella Grace, i quali, indisturbati, continuano a prendersi gioco della sua persona-

-Ma stia zitto, mentecatto!- esclamò Rigsby –io e madamigella Grace ridevamo di cavaliere Cho-

Jane e Lisbon si voltarono verso l’orientale.

Da quando Patrick gli aveva affidato la bambina, non si era più mosso, quasi non respirava.

Teresa gli si parò davanti.

-Ehi-

Kimball la guardò.

-Ho paura di romperla- disse terrorizzato.

Teresa quasi si sciolse.

-Oh, Cho, che dolce che sei!-

L’uomo gemette disperato, mentre Jane inarcava nuovamente un sopracciglio e Rigsby e Van Pelt ripresero s ridere senza ritegno.

-Resista, cavaliere, credo che quella sia la madre della piccola- disse la rossa.

Difatti una donna si stava avvicinando, visibilmente agitata.

Quando vide Cho scoppiò in lacrime.

-Oh, la mia bambina! L’avete trovata, grazie, grazie-

-Ma si immagini, signora- rispose Kimball, ben felice di liberarsi.

-Stia più attenta la prossima volta- disse Lisbon.

-Certo, certo. Grazie ancora, grazie mille-

I cinque osservarono la donna allontanarsi.

-Beh- esclamò Jane –tutto è bene quel che finisce bene e una cena ci aspetta. Vogliamo andare, milady?-

Offrì il braccio a Lisbon, che lo snobbò per agganciarsi al destro di Cho.

-Spiacente, stregone, ma questa sera l’onore è tutto del mio cavaliere-

Kimball lanciò un sorrisetto al biondo e si allontanò con Teresa.

Jane rimase inebetito, mentre veniva sorpassato da Rigsby a braccetto con Van Pelt.

-Già, spiacente stregone!- lo presero in giro.

Da lontano Teresa urlò.

-Ah, e…Jane? Tocca a te offrire da bere!-

 

 

 

 

 

Ok, questa non ha esattamente un senso…l’idea mi è venuta alla stazione di Rifredi mentre aspettavo il treno…l’ho pensata, l’ho risa e l’ho scritta…poi ho chiamato una mia amica e gliel’ho letta. Mi ha dato la sua approvazione u.u

Ho controllato che non ci siano errori, e non ne ho trovati, ma potrei averne tralasciato qualcuno. Nel caso vogliate perdonarmi.

Spero che siano stati due minuti gradevoli, quelli necessari per leggere questa piccola cosa.

Buona serata a tutti.

Soarez

   
 
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