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Autore: Sesshoumaru86_Rosencrantz    25/03/2010    1 recensioni
E' un cross-over fra il manga e un gioco di ruolo on line, Metin2, leggibile anche da chi non conosce il medesimo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Capitolo 1. Risvegli.

 

Un lungo sonno.

Non sapevo cosa significasse dormire prima di ritrovarmi sull'erba bagnata, dopo essermi svegliato.

E' come ritornare alla vita dopo che si è morti, è come rialzarsi dopo che si è caduti.

Respiro, l'aria è fredda, le narici, che sensazione strana, è bruciore quello che sento, come quando mentre combattevo per allenamento contro mio padre mi ferì il naso con i suoi artigli.

Ma non mi era mai successo solo respirando, che succedeva all'aria?

Poggiai le braccia sull'erba fredda per rialzarmi, ero disteso ancora a terra e vidi qualcosa di orribile.

Guardai il mio braccio sinistro, era cambiato, era diverso.

Pensai che non era l'aria ad essere cambiata ma io, ancora una volta.

Ritrovai la mia forza d'animo, in qualsiasi modo ho sempre lottato per sopravvivere, ero io ma cambiato.

Mi osservai, neanche la mia mokomoko c'era più, i miei capelli erano adesso corti quasi sfioravano le mie spalle, sempre lisci, li toccai con la mano destra, umana, terribilmente umana, i miei artigli erano spariti solo il braccio sinistro li possedeva molto lunghi come spine nere di un rovo, il colore dal braccio era poi rosso, come un guanto, lungo che arrivava al gomito, lo toccai era parte di me.

Ero a petto nudo, il mio corpo abbastanza muscoloso e forte era uguale al mio di forma umana, non capivo come mai mi trovavo così cambiato e guardandomi attorno, non conoscevo quel luogo.

Accanto a me c'erano alberi un grande prato in discesa con ai lati due colline anch'esse ricoperte di erba.

Accanto a me tanti cani selvatici banchettavano con la carne degli umani, ma io non sentivo l'odore forte e acre del sangue eppure non erano molto lontani.

Non capivo, non capivo cosa mi era successo, provai anche a spiccare il volo ma mi sollevai soltanto per poco dal terreno, poi qualcosa mi riportò con i piedi, nudi, di nuovo sull'erba gelida.

Era un trucchetto di Naraku? Cosa aveva fatto questa volta, il maledetto è riuscito a lanciarmi qualche sortilegio?

Appena riesco a ritornare in me stesso lo ucciderò, il bastardo, quel mezzodemone bastardo.

"Ehi mezzodemone bastardo mi aiuti a killare questi cani?"

"Mezzodemone bastardo a chi? Stolto umano bifolco!" dissi adirato, come si permetteva non sapeva quell'essere deprimente chi fossi io in realtà e poi, killare, che lingua è?

"Adesso morirai sotto la mia lama. Fetido! Nel mio vocabolario si dice uccidere!" Dissi ancora.

Cercai la mia spada possedevo solo un ferrovecchio neppure buono per uccidere uno di quei cani. quella era la mia arma. Il sangue mi rabbolliva dentro, dove erano finite le mie vere armi?

Tirai il ferrovecchio a terra e scattai verso quell'umano dallo sguardo stupido con l'artiglio sinistro puntato contro di lui.

Lo colpii, il tizio cadde a terra e si rialzò senza neppure una goccia di sangue sul suo insopportabile volto.

Che maleficio era mai questo?

Continuai a colpirlo ma non successe niente, presi in mano il ferrovecchio e provai su di lui, ma il tipo cadeva e si rialzava senza farsi del male.

Io non capivo.

"Stupido sura non sai che i novellini non possono killare altri guerrieri?"

"Lo stupido sarai tu, stai zitto e muori!" Continuai a colpirlo sempre più forte ma non riuscii a ucciderlo.

Mi chiamò Sura.

"Io non sono un Sura! Sono Sesshomaru-sama portami rispetto o muori!"

Il tizio mentre continuava a rimbalzare per via dei miei colpi, mi guardo' stupito e cominciò a ridere.

"E chi è questo Sesshomaru-sama?"

"Un grande youkai migliore di te insolto!".

"Youkai ma sei impazzito? Tu sei un hanyou non uno youkai."

Quella fu l'offesa più grande che potette farmi, lui si sbagliava tantissimo e io non potevo ucciderlo, mi sentivo imprigionato, doveva essere quello che gli umani chiamavano sogno e io volevo svegliarmi, accettai tutto di me ma non il fatto di essere un hanyou.

 

 

***


Profumo di erba appena tagliata. Mi piaceva. Mi piaceva quando?

Apro gli occhi. Una brezza leggera mi accarezza i capelli. Vento. Lo ritrovo come un amico. Amico? In quale vita?

Il mio mondo di prima è un’ombra pulsante. C’era, appunto, il vento, tutto attorno a me. Era me, in qualche strano modo che non capisco. E c’era il rumore del mio cuore che batteva. Ne sentivo i colpi dentro le orecchie. Prima veloci, poi…sempre più leggeri. Fino a fermarsi.
Mi rizzo a sedere.
Attorno a me alberi dalle foglie dorate. E animali. Lupi. Un branco.
Aggrotto le sopracciglia. Ero nemica dei lupi, un tempo. Questo lo ricordo. Ricordo di averne uccisi molti. Ricordo di essere stata forte.
E morta.
Porto la mano alle labbra. Sono calde. Sono viva, respiro.

Eppure ricordo un altro prato, cosparso di fiori bianchi. Ricordo di aver visto tremare e svanire l’immagine dei fiori, mentre mi addormentavo.
E c’era un’altra immagine, che mi scalda e mi ruba un sorriso e un sospiro di nostalgia.
Due occhi d’oro, fissi nei miei. Due occhi che sembravano impassibili, ma dove si agitava qualcosa a cui non sapevo dare un nome, ma che mi aveva fatto palpitare di felicità.
Quel palpito è qui, ora, in questo luogo che non conosco.

Lui è venuto da me. Lui è venuto per me.
Lui…chi?
E io, chi sono e dove sono?

Osservo il mio corpo: indosso una tunica di fattura singolare, con ricami d’oro sul gonnellino che copre a malapena le mie gambe. Arrossisco constatando che la scollatura dell’abito è decisamente più profonda di quelle a cui ero abituata. Poi, vedo il mio braccio sinistro. Non è più candido ma rosso scuro, e le dita della mano terminano in lunghi artigli ricurvi.
Mi tocco i capelli. Sono sciolti e sembrano più corti del solito. Ne strappo uno: avverto la piccola fitta di dolore. Un dolore nuovo. Un dolore umano.
Io non ero umana. Questo lo so, questo lo ricordo.
Porto davanti agli occhi il capello.

Rosa?
Che colore disgustoso. Avevo i capelli nerissimi io, e ammalianti occhi color della brace, e un ventaglio con cui potevo tagliare l’aria e la carne con la forza di cento lame.
Ora ho solo una spada. E’ poggiata sull’erba accanto a me. La impugno. Non sembra possedere forza demoniaca. E’ un pezzo di metallo, nulla di più.

Un incantesimo, questo è certo.
Un incantesimo per…qual era il mio nome? Non riesco a ricordare. Tutto si confonde nella mia mente: occhi ardenti e crudeli che fissano i miei, un lampo viola che brucia la mia carne, la sensazione del volo. Il prato. Quegli altri occhi, color ambra, non distanti come erano stati fino ad allora, che mi guardavano come io avevo sempre sognato…e a chi appartenevano?
Rumore di zoccoli. Afferro la spada. Non so dove mi trovo, ma so di non essere abituata ad abbassare la guardia.

Una donna a cavallo. Ha capelli verdi e una lunga lancia sottobraccio. Si ferma davanti a me.
“Nuova?”
Diretta, la piccola.. Comunque, non sembra aggressiva.
Ricambio il saluto. Lei rimane ferma davanti a me.
“Se vuoi, ti expo. Non ho nulla da fare”.
Stupita, provo a ripetere la parola. “Ex…po? Cosa significa?”
La ragazza ride.
“Sei proprio nuova, allora. Significa che ti faccio crescere. Che ti rendo più potente”.
Dev’essere una magia immensa quella che mi ha colpito. Devo stare molto attenta. Seguirò questa donna e cercherò di ottenere il maggior numero di informazioni su questo luogo.
“Mi chiamo Astro”, dice lei. “E tu?”

Già. Qual è il mio nome?
Non importa, ora. Finchè non lo ricorderò, ne userò un altro. Penso al colore dei miei capelli. Sorrido.
“Mi chiamo Rose”.

 

***
In seguito quello che accade fu ancora più peggiore, una donna stranissima si avvicinò a me dopo che l'insolente e stolto ningen se ne era andato, aveva i capelli legati in modo strano di un colore
particolare, rosso corvino.

Prima mi osservo' senza dire nulla poi si avvicinò verso di me e disse: "Mi expi Please!"

Io la guardai sbalordito, cosa voleva dirmi, e non potevo neanche ucciderla se era un'offesa.

"Cosa vuoi che ti faccia?" Continuai a osservarla con i miei occhi dorati abbastanza in vista.

"Exparmi? ASD non sai quello che significa?"

"ASD che?"

Da male in peggio.

"Ti prego, mi spoglio pure se vuoi." disse lei abbastanza disinvolta.

Ma dove ero finito? Quel posto era peggio del Sengoku, Prima lo stolto immortale, adesso questa donna sfrontata. Ma che mondo di pazzi è questo e io perchè sono qui?

"Spiegami! Cosa significa?" Le dissi per evitare di pensare più, la mia testa, la sentivo quasi scoppiare.

"ASD nabbo!"

La donna se ne andò velocemente correndo e mi lascio' con tutti questi dubbi, pensai che dovevo trovare una spiegazione da solo e che dovevo fare di tutto per ritornare a essere me e non un essere disgustoso, un Hanyou.

 

***

Quando sento una mano posarsi sul…sì…sul fondo della mia schiena penso subito al bonzo.

Anche lui qui? E insieme alla furia e all’indignazione si fa largo nel mio cuore un barlume di speranza. Se il bonzo è qui forse l’incantesimo non riguarda solo me. E se così fosse, potrebbe esserci anche…
Due occhi d’oro. Lunghi capelli d’argento.

Prima di formulare il pensiero per intero, però, la mia mano è scattata verso la gola dell’insolente alle mie spalle.

Ma gli artigli della sinistra non affondano come avrei voluto.

Magia. E va bene. Mi hanno tolto i poteri che so di aver avuto. E comunque non è il bonzo. E’ un individuo abbigliato con uno strano kimono e con singolari capelli arancioni dritti sulla testa. E in mano ha quel che mi serve: un ventaglio!

“Dammelo”, grido.
Lui mi guarda, stupefatto.
“E perché, dal momento che non puoi usarlo?”
“Come osi? Io ero la Signora del Vento e…”
La signora del vento. Così mi chiamavano.
“Era il tuo nick precedente? Meglio Rose. Comunque non puoi usarlo perché sei una Sura. Lui, invece, è uno sciamano”.
E’ Astro a parlare. E’ gentile, questa donna. Deve aver intuito che non so come muovermi in questo mondo. E cosa significherà “Sura”?
Lo “sciamano” allunga di nuovo la mano verso di me. Scatto verso destra.
“Non farlo mai più”, urlo.
“Smettila Fighetto91”, dice Astro.
Che razza di nome sarebbe?
“Sei fida?”, chiede lo sciamano.
Lo guardo senza capire.
“Sì insomma, fidanzata. Io voglio sposare una Sura. Hanno le tettone”.
E’ troppo. Non posso ucciderlo. Non posso in alcun modo rispondere a questo oltraggio. Lacrime di rabbia mi pungono la gola. Faccio l’unica possibile: corro via, ricordando la bellezza perduta dei miei voli di un tempo.


 

  
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