La guerra è finita.
La Regina Rossa e il suo esercito sono stati sconfitti.
E la Regina Bianca è tornata a regnare saggiamente sul Sottomondo.
Gli abitanti del regno sospirano di sollievo, la tortura è durata fin troppo a lungo.
Ma per il Cappellaio Matto non è così.
Per lui è finito tutto troppo in fretta.
La sua Alice se n'è andata troppo in fretta.
“Potresti restare.”
“Non posso.”
Lei se n'è andata.
Lei non è mai appartenuta a Sottomondo.
Lei non è mai appartenuta a lui.
“Non ti dimenticherò, te lo prometto.”
Ma non era più tornata.
Qualcosa lassù, nel mondo da dove veniva, l'aveva trattenuta.
Doveva essere così, cercava di convincersi il Cappellaio.
Alice non poteva essersi dimenticata di lui.
Gliel'aveva promesso.
Non si sarebbe mai dimenticata del suo Cappellaio.
Ma era successo.
E il vuoto che provava il Cappellaio era incolmabile.
Si era fatto, giorno dopo giorno, sempre più triste.
Il leprotto e il ghiro, non capendo il perché di questo suo cambiamento, lo abbandonarono.
Rimase solo.
Seduto a quella tavola con una tazzina di the in mano.
Lei non tornerà, non tornerà più.
No, lei deve tornare, me l'ha promesso.
A lei non gliene importa nulla di te.
No...
Invece si, sei solo un povero, pazzo Cappellaio.
Si... si, io sono matto...
E come pensi che lei possa amarti?
Lei non mi ama...
Esatto, non ti ama.
Ma io si, io la amo.
Sei matto, non sai cosa sia l'amore.
Ma lei... lei è tutto per me...
I matti non provano sentimenti, i matti esistono e basta.
No! Non è vero! I matti...
“I matti sono i migliori.”
Sono i migliori dici? E allora perché l'hai lasciata andare se la ami così tanto?
Perché...
Perché?
Perché sono solo un povero, pazzo, Cappellaio.
E questo ti autorizza a rinunciare a ciò che ami di più al mondo?
Lei, Alice.
Si, Alice.
“Scusi...”
Il Cappellaio alzò la testa.
Una bambina, non più grande di sette anni, con capelli chiari e occhi azzurri lo fissava incuriosita.
“Scusi...” ripeté la bambina “Sa dirmi dove mi trovo?”
Il Cappellaio la guardò, sgomento, con il solito sorriso folle sulla labbra rosse.
“Chi sei?” domandò, mentre una pazza illusione si faceva strada dentro di lui.
“Io... io non saprei, sul momento... stamattina, quando mi sono alzata ero abbastanza sicura di essere Alice Kingsley, ma ora...” la bambina continuò a chiacchierare, ma il Cappellaio non la ascoltava più.
Alice
Alice Kingsley...
“Alice...” mormorò incredulo il matto.
“Si?” fece la bambina.
Un sorriso sghembo comparve sul viso del Cappellaio, mentre una lacrima lucente come una perla scendeva dagli occhi verdi.
Lei non l'aveva dimenticato.
Era tornata.
La sua Alice.