Avevo promesso a Ely che l'avrei postata in contemporanea alla sua Kitchen.
Ho sforato di poco, dai.
Con imperituro amore,
il tuo gatto.
Ricucire uno strappo
Non
puoi dimenticarla
Una bugia quando parla
E sbaglierà
le parole
ma ti dirà ciò che vuole
Da un occhio esterno sarebbe sembrato che Artù avesse digerito bene il segreto di Merlino. Non più così segreto.
Avevano litigato, si erano perfino picchiati (o meglio, Artù aveva picchiato Merlino e il mago si era limitato a parare i colpi della sua rabbia).
Punto.
Ma Merlino, che sedeva alla finestra cercando di ricucire uno strappo della casacca del suo Principe, sapeva che non era finita lì.
Lo vedeva ogni giorno dai gesti bruschi del suo Principe.
Dal suo tono di voce, quando gli ordinava qualcosa. Secco. Imperioso.
Di quella traccia affettuosamente canzonatoria nemmeno una briciola.
Nessuna attenzione superflua.
Sapeva di meritarlo. E l'aveva dolorosamente accettato.
Cinque mesi di parole smozzicate.
Agguantò il filo che gli stava uscendo dalla cruna.
Imprecò mentalmente.
Dovevano gettare alle ortiche tutto il loro rapporto per incomprensioni?
Distacco. Lontananza. Menzogne. La lista si allungava a sproposito, gli suggerì la coscienza. Merlino preferì rimanere alla parola distacco. Faceva meno paura di tradimento. E solitudine.
Era inutile illudersi. Tra loro si era aperto uno strappo. Come quello che stava tentando disperatamente di ricucire.
La
lacerante distanza
Tra fiducia e illudersi
È una porta
aperta
E una che non sa chiudersi
Artù lo ritrovò sulla stessa casacca la sera, quando i fuochi si erano ormai spenti.
"Non l'hai ancora riparata?" Tono indifferente. Celato sotto, il dolore.
"Non si chiude Sire." Gli rispose Merlino, con guance asciutte ma gli occhi rossi.
"Da' qua. Era ora che la buttassi."
"No." Merlino lo fissò da sotto in su.
"Come?"
"Non è da buttare."
"Ma non riesci a rammendarla. L'hai detto tu stesso."
"Forse facendoci un nodo..."
"Cosa mi vuoi dire, Merlino?"
La mattina stessa, il Principe si presentò con quella casacca. Rammendata a dovere.
E la cicatrice rimase, sulla stoffa. Ma davvero, non valeva la pena buttarla via.
Artù e Merlino imparararono ad amare anche quella.
Mi spiace deludere chi si aspettava un'altra 10 modi per ma ne approfitto per ringraziare tutti dei commenti, e accettare la proposta di Giuly.
Capirò benissimo, se non piacerà molto.
Ma andava postata.
Per due semplici motivi: mi manca l'angst. E credo che ce ne sarà in futuro, quando Artù scoprirà davvero la magia di Merlino.
Ed è autobiografica, diciamo.
Ed è nata per una Volpe che... è impossibile non adorare.
Che c'è sempre stata.
Che mi bacchetta e ride con me.
Che sclera su Merlino e Artù (credo di non aver mai fatto una cosa tanto positiva quanto quella di convertirla al telefilm XD – io in cambio mi sono sorbita i libri di TW, ma mi sa che qui lo scambio equivalente ha fatto cilecca).
Che si meriterebbe tutta la felicità di questo mondo e di più.
A cui voglio una fraccata di bene.
*ps. La canzone, è, ovviamente, La paura che, di Tiziano Ferro.