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Autore: Eustachio    28/03/2010    4 recensioni
«Signor coniglio, si fermi!» esclamò Alice.
Il coniglio bianco si fermò.
[Partecipa all'iniziativa Caccia alle uova di Fanworld.it. Uovo 11.]
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Coniglio Bianco
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alice si annoiava a stare lì seduta a non far niente. Provò a sbirciare sul libro che stava leggendo sua sorella, ma non c’erano né dialoghi e né figure, cosicché tornò presto a studiarsi le dita.

O almeno era quello che voleva fare. Tra il libro e le proprie dita c’era il verde brillante del parco, e tra il verde brillante del parco e il cielo azzurro fece capolino un coniglio bianco. Le passò proprio a fianco.

Aveva gli occhietti rosa ed era vestito di tutto punto, come neanche il padre di Alice (e il padre di Alice sì che si vestiva per bene). Estrasse un orologio da taschino dalla sottoveste ed esclamò: «È tardi! È tardi!»

Saltò e iniziò a correre.

Alice era sorpresa: un coniglio così ben vestito fare tardi! E soprattutto saltare e correre via in un modo così poco decoroso!

Saltò anche lei e lo seguì gridando «Aspetti, aspetti!». Doveva assolutamente farsi dire il nome del suo sarto, perché non poteva pensare che un coniglio bianco fosse vestito meglio di suo padre.

Quello continuava a correre nell’erba, e Alice riuscì a seguirlo tramite le orecchie a punta. All’ultimo secondo sparirono in una tana sotto una siepe.

«Aspetti, aspetti!» continuava Alice, e senza pensarci lo seguì lì dentro.

Si fece piccola piccola, e gattonò nell’oscurità. «Signor coniglio? Signor coniiiglio!»

Si ritrovò a precipitare in un pozzo profondissimo per così tanto tempo che arrivò a chiedersi se avrebbe mai toccato terra. Attorno a lei c’erano scaffali, quadri, specchi distorti e tutto quel genere di cose che come sapeva dai libri di scuola caratterizzavano i pozzi profondissimi. Si sorprese invece di trovare su un tavolo un barattolo di marmellata d’arance senza marmellata d’arance. Se lo mise in tasca e continuò a cadere. Forse con quel peso in più riuscì a cadere più in fretta, perché pochi secondi dopo era a terra.

Ecco il coniglio! Era dall’altra parte della stanza e stava per entrare in una porticina piccola piccola.

«Signor coniglio, si fermi!» esclamò Alice.

Il coniglio bianco si fermò. Si voltò. «E tu chi caspiterina sei, ragazzina?» Gli occhietti rosa divennero rossi dalla rabbia. Alice fece un passo indietro.

«S-sono Alice» balbettò. «L’ho vista nel parco, un po’ più su. Volevo chiederle…»

«Chi ti ha dato il diritto di entrare in casa mia?» sbottò quello venendo verso di lei e agitandole contro un dito. «Chi? Chi ti credi di essere?»

«Io sono Alice» rispose Alice arrossendo e facendo un altro passo indietro. «Ho visto il suo bel vestito e volevo chiederle qual è il suo sarto. Vorrei consigliarlo a mio padre».

Il coniglio bianco era a un naso da lei, e sembrava volerle dare uno schiaffo, ma si trattenne. «Digli di provare da Finchley».

«Finchley» ripeté Alice.

«Sì, Finchley» ripeté il coniglio bianco. «Ora, se non ti dispiace…» Indicò con la zampa in alto.

«Oh, certo» si affrettò a dire Alice. «Scusi ancora per il disturbo. Ah, cadendo ho trovato questo barattolo di marmellata d’arance. Vuoto».

«Lo so». Era sempre più irritato. «Rimettilo a posto».

«Come vuole, signor coniglio». Alice si sentì un po’ stupida, e senza fiatare risalì su per il pozzo, arrampicandosi su degli scaffali.

Il coniglio bianco la guardò per un po’, poi scosse la testa e corse alla porta. Era tardissimo, ora.

   
 
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