Erano in attesa.
Kimball Cho, Wayne Rigsby, Grace Van Pelt e Patrick Jane stavano aspettando.
Fermi, tesi, gli occhi e le orecchie pronti a cogliere il minimo indizio.
Tutto intorno il caos, ma loro no.
Erano immobili, nervosi; quel nervosismo che si prova prima di un momento cruciale.
Potevano sentire i battiti dei loro cuori; potevano vedere i muscoli tendersi sotto la pelle, pronti a scattare.
Dietro quella porta di decideva del loro destino.
In quei minuti ripensarono alle proprie speranze, frugando nel proprio passato alla ricerca di rimorsi; qualcosa che avrebbero dovuto fare prima di quel momento.
“Avrei dovuto portare Elise a cena in quel ristorante francese” si rimproverò Cho.
Tutto si sarebbe risolto da lì a pochi minuti.
Ancora poco e poi avrebbero avuto la risposta alle loro domande: avrebbero dormito sereni nei loro letti, quella sera, oppure tutto sarebbe svanito come fumo tra le dita?
Il tempo sembrava non passare mai, ma tutti e quattro avrebbero potuto giurare di sentire il costante ticchettio della lancetta di un orologio immaginario scandire i secondi.
Aspettarono.
Poi accadde: ecco, la porta si stava aprendo.
Rapidi si scambiarono un’occhiata, per poi tornare a guardare avanti, allungando il collo, frementi.
Da quei pochi secondi sarebbe dipeso il realizzarsi delle loro speranze, o il totale fallimento.
Ancora pochi attimi e avrebbero saputo.
Ecco.
-È fatta, ragazzi!- annunciò Teresa Lisbon –Minelli ci ha concesso due settimane di vacanza-
Esultarono.
Non ricordo neppure come mi è venuta in mente =_=
Ah, scritta dopo aver visto la puntata 14 “Blood in, blood out”.
Nel caso non sappiate chi sia Elise, andate a vedervi i primi cinque minuti della puntata.
Cifri: prima o poi farò anche un disegno di Jane vestito da Dorothy u.u
Rigsby…si, posso divertirmi a fargli fare facce che non farebbe nessun altro…a parte Grace è quello più emotivo e spontaneo, penso…certe cose può farle solo lui.
Eeh, povero Cho (ih ih ih…no, ma io sono malefica) che vuoi che ti dica? Ci penserò io a consolarlo, poverino *_*
Le nostre menti folli devono necessariamente lavorare con il poco che trovano, perché nessuno sarà mai abbastanza folle da darci più materiale sul quale lavorare. U_U
Othello: si, Rigsby si stupisce delle sue stesse teorie…ma ci piace proprio perché è così.
Lo sai, scimmia, che per scrivere di lui io m’ispiro a te XD
Sasita: ehm…come dire, non sono molto brava a scriverne di romanticose, ma ci proverò ugualmente…non prometto nulla, però ^_^