Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Ricorda la storia  |      
Autore: annina94    28/03/2010    3 recensioni
Due ragazzi rimangono chiusi in un ascensore e tra loro non scorre buon sangue. Poi una domanda: Perché ti comporti così?
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Man in the mirror

Salve a tutti!

Mi è venuta in mente questa shot e l'ho scritta.

Ma non è l'unico motivo per il quale la pubblico: ho deciso di dedicarla a Sensation, l'autrice di Hello Beautiful e dell'incompleta When Everything Is Made To Be Broken.

Perché?

Per ringraziarla di queste due fiction che sono rimaste nella mente e nel cuore di chi le ha lette e recensite, di chi ha riso alle battute di Trix, di chi è rimasto colpito dalla dolcezza di Kevin e dall'incredibile storia di Arianna, di chi si è immedesimato in Nick e Kim.

Non le chiedo di continuare, non ci sono messaggi subliminali, solo la ringrazio di cuore per tutte le emozioni che mi ha fatto provare.

Grazie.

Anna





Man In The Mirror



- Ma chi glielo fa fare agli Americani di costruire grattacieli alti qualche centinaio di piani? - sbottò una ragazza sui diciotto anni, tentando di non cadere per terra a causa dei tacchi che la sua amica l'aveva costretta a mettere.

Inciampò in un gradino, ma il suo equilibrio la salvò da un volo certo.

Incazzata nera, agguantò la ringhiera e praticamente si issò su per le scale, facendo attenzione a non perdere per strada la borsa.

Perché Natalie non crede in un approccio persuasivo non coercitivo? Perché mi ha minacciata di farmi ascoltare quei tre fratellini da strapazzo per il resto dei miei giorni se non mi fossi vestita elegante? Perché? Perché? PERCHÉ?” pensò esasperata, arrancando fino in cima alle scale.

Dopo aver percorso questi cinque metri dalla porta d'ingresso alla hall vera e propria, Elisa si avvicinò all'ascensore, pregando che non ci impiegasse una vita per arrivare dato che era piuttosto avanti nei piani.

Una volta chiamato, si guardò intorno, notando impiegati di tutti i generi correre avanti e indietro, indaffarati nelle loro faccende.

Lei era lì per fare un colloquio di lavoro come segretaria.

Non che avesse mai studiato economia o qualsiasi cosa si studiasse per diventare segretaria, ma sapeva stare al mondo, era una tosta veronese e si sapeva adattare facilmente alle situazioni.

Certo, diventare la segretaria personale del direttore della Hollywood Records non era cosa da poco e Elisa sapeva che se avrebbe voluto essere assunta avrebbe dovuto fare una buona impressione già da subito.

Ecco perché aveva dato retta a Natalie e ora vestiva come una segretaria.

Ci farò l'abitudine, ai tacchi e alle gonne, ma preferisco comunque i pantaloni e le felpe” aveva pensato, prima di entrare nell'edificio anche se ora non ne era più di tanto convinta.

I piedi e facevano male e la camicia bianca era di uno scomodo improponibile.

Sbuffò seccata e aspettò che le porte dell'ascensore si aprissero, picchiettando il piede per terra e mettendo una mano sul fianco.

Finalmente le porte davanti a lei si aprirono e mosse quei passi che la portavano all'interno della cabina.

Qualche istante prima che premesse il pulsante del 98° piano, un ragazzo moro le fece segno di aspettarlo, agitando la mano per richiamare la sua attenzione.

Lei lo incenerì con lo sguardo, ma attese che entrasse, prima di poter finalmente pigiare quel benedetto pulsante.

Il problema era che il tizio in questione pareva non avere nessuna fretta, quindi se la prendeva con calma, facendo perdere tempo prezioso ad Elisa, che si stava stufando.

Vedendo che il ragazzo stava guardando le farfalle, assottigliò gli occhi e con voce acida lo richiamò – Ha intenzione di muoversi o preferisce pettinare bambole ancora un po'? Io avrei di meglio da fare che stare qui ad aspettare lei. -

Il ragazzo parve non aver sentito e continuò la sua lentissima marcia verso l'ascensore.

Ma lo fa apposta? No dico, se è così appendetegli un cartello – Sono pirla- in fronte così la gente capisce che ha a che fare con un menomato e lo compatisce. Ma guarda te se proprio oggi mi doveva capitare Mr. Lumacoidis.” pensò seccata la diciottenne, notando il sorrisino accennato sul viso del ragazzo.

Bastò quello per mandarla in bestia.

Non perse neanche tempo ad insultarlo, era troppo furiosa per non mandarlo all'ospedale mezzo morto, quindi schiacciò il pulsante del 98° piano con foga, sperando che quell'insulso parassita guardasse le farfalle ancora per un po', in modo che non si accorgesse che lei se ne era andata.

Sfortunatamente per lei, il tizio fece appena in tempo a vedere con la coda dell'occhio che la sua prossima vittima lo stava ignorando e riuscì a scivolare all'interno dell'ascensore con un movimento fluido.

Nel passarle accanto, le sfiorò il braccio con nonchalanche, facendolo sembrare quasi un gesto non pensato e studiato.

Si posizionò dietro di lei, appoggiando la schiena alla parete, in modo da metterla in agitazione.


Da qualche tempo godeva nel mettere a disagio le persone, specie se erano ragazze. La cosa lo divertiva, molto.

Non era mai stato il tipo, ma si era stufato di fare il bravo ragazzo e aveva deciso di sperimentare nuovi ambienti, mantenendo comunque fede all'anello che aveva al dito.

Così cominciò a muoversi di tanto in tanto, producendo solo dei lievi rumori, che di solito facevano saltare i nervi a chiunque.


Dopo qualche minuto, la ragazza era ancora ferma al suo posto e non pareva particolarmente indispettita dai rumori sempre più forti e frequenti del ragazzo.

Si stava chiedendo come mai quella ragazza, che vestiva in modo elegante, ma si vedeva che non era il tipo, non avesse ancora ceduto alle sue provocazioni.


Elisa sapeva perfettamente che quell'idiota tarato lo faceva apposta, ma non voleva dargli la soddisfazione di infastidirsi per nulla la mondo.

Quindi aspettò pazientemente che l'ascensore arrivasse al suo piano, stringendo i denti e i mentalmente anche i pugni, per evitare di prenderlo a cazzotti fino a staccargli tutti i denti.


Ma come molte di voi avranno capito, gli ascensori non sono molto affidabili, infatti, ecco che quello nel quale stavano i nostri due beniamini decise di bloccarsi.


Elisa sentì la battuta d'arresto e pregò tutti i santi noti e sconosciuti che non fosse successo quello che pensava.

Notiprego no, no, no.”supplicò, contraendo i muscoli della schiena e strizzando gli occhi.

L'ascensore sobbalzò e si fermò completamente, facendo quasi perdere l'equilibrio ai due ragazzi.

Elisa si ancorò alla ringhiera fino a che non fu sicura che fosse tutto fermo.

Una volta constatata la solidità delle sue gambe, alzò lo sguardo verso il soffitto, lo riabbassò e fregandosene delle buone maniere imprecò.

- Casso. -

Tipico dei Veronesi, sibilare la Z.

In quel momento la luce si spense, probabilmente a causa di un corto circuito.

- Casso. - Sibilò ancora, muovendo le mani nervosamente.


Il ragazzo non aveva capito cosa avesse detto, ma decise che quello era il momento migliore per divertirsi un po'. Il buio e la presunta paura della sua vittima erano dalla sua parte.

Sogghignò e si avvicinò alla ragazza, che, benché fosse immersa nell'ombra, non sarebbe potuta andare molto distante.

Le si avvicinò più che poté e le sussurrò maliziosamente in un orecchio – Pare che rimarremo così per almeno dieci minuti. - fece una breve pausa, aspettando che la sua voce inebriasse la ragazza, poi riprese – Non temere, andrà tutto bene. -

Elisa sentì il suo respiro sul collo e decise che prima di smontarlo psicologicamente come solo una veronese sa fare, lo avrebbe messo in guardia, giusto perché poi lui non le dicesse che non lo aveva avvertito.

- Ovvio che andrà tutto bene, solo che mi secca dover rimanere chiusa qui con te. E se tu non prendi le distanze di almeno cinquanta centimetri da me e li mantieni, mi sa che fra dieci minuti non sarai ancora tutto intero, seccante Tizio che Guardava le Farfalle e Pettinava Bambole. - lo minacciò, mantenendo un tono di voce duro.

Non ebbe bisogno di girarsi, tanto non lo avrebbe visto e, sinceramente non le importava proprio nulla.

Lui si allontanò di poco, ridacchiando piano, alzando le mani in segno di resa.

- Ok, Ok. Comunque io sono Nick Jonas, piacere. - continuò spavaldo, sorridendo sornione, consapevole che lei non lo potesse vedere.

- Levati quel sorriso dalla faccia, Nick Jonas. E comunque, io sono Elisa, piacere tutto tuo. - gracchiò in risposta lei, assottigliando gli occhi neri.

Nick ignorò il tono acido e continuò a parlare, tralasciando il dettaglio del sorriso che aveva indovinato.

- Elisa.. non è un nome americano. Di dove sei? - chiese interessato, appoggiandosi spavaldo alla parete di metallo.

- Cos'è, ti interessa? - lo stroncò lei, girando di scatto la testa.

Ora che le veniva in mente, quel tipo lo aveva già visto da qualche parte, solo che non si ricordava dove.

Cercò di fare mente locale, ma nulla.

Pensa Elisa, pensa, ha gli occhi marroni e i capelli ricci castani e una faccia da bocia spocchioso; perché mai dovresti averlo già visto? Forse è un cantante, dopotutto siamo alla Hollywood Records, non mi stupirei se fosse uno di quei tre fratelli dei miei calzari, quei così lì...i Jo..Jon..com'è che si chiamavano?”

Improvvisamente l'immagine di quel ragazzetto con la faccia da bello e impossibile le si affacciò alla mente.

L'aveva visto su una di quelle riviste per ragazzine tredicenni che Natalie si ostinava a comprare, benché di anni ne avesse diciotto compiuti.

In quel momento collegò le poche informazioni in suo possesso e capì.

Oh no.” pensò, congelandosi al suo posto. “Non può essere, eppure è così..” lentamente si girò verso il ragazzo che si era presentato come Nick Jonas e fissò il punto nel quale probabilmente si trovava.

Per quanto fosse una ragazza essenzialmente silenziosa, il rumore dei tacchi che si giravano sul pavimento furono udibili.

Lui è uno dei tre Cosi che cantano e suonano, i Jonas Brothers, quelli per i quali Natalie ucciderebbe.. quelli che io non sopporto.. E me ne trovo uno, il peggiore, per giunta, quello spocchioso e seccante in ascensore; senza contare che questo simpatico ascensore si è bloccato a due piani dal mio arrivo! Che sfiga!” Se prima era sconcertata, ora era solo arrabbiata e stupefatta.

Ma tutte a lei dovevano capitare?

Sbuffò e imprecò in Italiano.

- Stupido ascensore. - il suo tono era secco e soprattutto seccato.

Nick sorrise e si avvicinò ad Elisa, avendo capito la sua posizione poiché aveva parlato.

- In genere ci vogliono dieci-quindici minuti, prima che qualcuno riesca ad aprire le porte, quindi perché non ne approfittiamo e ci conosciamo un po' meglio? - chiese, ghignando maliziosamente, allungando le mani verso di lei.

- Primo: leva quelle mani, secondo: me lo hai già detto che ci vogliono dieci minuti e io ti ho gentilmente fatto capire che probabilmente non arrivi a vederne la fine, terzo: non me ne può fottere di meno di conoscerti più di quanto io, malauguratamente, non non ti conosca già. - lo segò, muovendo appena le labbra.

Era una persona fondamentalmente calma, ma assolutamente lunatica e permalosa e non sopportava i tipi spocchiosi come quel Jonas lì.

Nick rimase perplesso dal carattere di Elisa, che pareva anticipare ogni sua mossa, cominciando a credere che non fosse stata una grande idea andare in ascensore con lei.

Certo, non poteva prevedere che si sarebbe fermato, ma se inizialmente la cosa lo divertiva, ora cominciava a sentirsi vulnerabile alla mente saettante di quella strana ragazza.

Decise che l'avrebbe lasciata stare, intuendo che se avesse continuato a provocarla probabilmente non sarebbe uscito illeso.


I dieci minuti erano passati da un bel po', ma nessuno era ancora riuscito a tirarli fuori di lì.


Elisa cominciò a credere che lo stessero facendo apposta.

Era arrabbiata perché avrebbe dovuto essere nello studio del direttore da cinque minuti, ma confidava nel fatto che avrebbe capito l'intoppo.

Era una persona impulsiva, a volte, ma in questo caso si stava concentrando per ignorare al meglio Nicholas Jonas, evitando accuratamente di rivolgergli anche solo un pensiero.


- Perché ti comporti così? - la domanda rimase nell'aria, senza una risposta.

Nick era sorpreso. Chi l'avrebbe mai detto che quella ragazza avrebbe mai parlato e soprattutto, gli avrebbe posto una domanda che presupponeva una risposta?

E il tono che aveva usato non era di scherno o acido, solo profondo.

Il ragazzo si prese del tempo per capire cosa Elisa intendesse con quelle parole e scelse accuratamente la risposta da dare.

Perché lo faceva?

Non sapeva come, ma quella ragazza aveva capito che lui in realtà non era cambiato, faceva solo finta di essere il bello e impossibile, che trasgredisce le regole, ma non troppo.

- Nel mondo in cui vivo tutto è finto, programmato. Ormai tutte le persone che comprano una rivista per teen-agers, si aspettano di trovare uno scandalo o una nuova coppia fra le star. - sorrise – Dicono che non è giusto che io sia diventato uno stronzetto, mi giudicano per quello che vedono, ma in realtà è esattamente quello che vogliono e si aspettano di vedere e rimangono spiazzati se non succede nulla di “programmato”. - perché si stesse aprendo con lei, non ne aveva idea, sapeva solo che una volta finito di raccontare si sarebbe sentito meglio, indipendentemente da qualsiasi cosa avrebbe detto lei dopo. Forse l'avrebbe insultato, forse l'avrebbe consolato o magari sarebbe rimasta del tutto indifferente. - Sono entrato nel mondo della musica convinto che sarei riuscito a mantenere la mia identità, dicendomi che sarei stato il primo musicista della storia ad essere riuscito nell'impresa. - fece una piccola pausa per riprendere fiato – Ma non è stato così. Più andavo avanti, più mi accorgevo di come il mio nome e quello dei miei fratelli veniva strumentalizzato, di come l'immagine del mio viso veniva sbattuta sui giornali, di come qualsiasi mia azione, intenzionale o no che fosse, veniva ripresa e commentata. E ho capito che non ero abbastanza importante per impedirlo. Quindi -

- Quindi hai deciso di mettere in piedi questa sceneggiata per sentirti fico e accettato come le altre star, ossia spocchioso e strafottente. - concluse Elisa per lui.

Nicholas annuì, abbassando di poco la testa, sentendosi effettivamente più leggero.

La diciottenne sospirò, alzando gli occhi, mentre si appoggiava con la schiena alla parete di metallo.

Non aveva nessuna intenzione di occuparsi dei problemi del Jonas, ma c'era una questione che doveva chiarire.

- Non saresti stato il primo comunque. - disse, riferendosi al mantenimento della propria vita e immagine anche dopo il bum.

Nick la fissò sorpreso, aspettando che continuasse.

- C'è stata una persona che lo ha fatto e ne ha pagate care le conseguenze. Ha preso legnate da tutte le parti per almeno vent'anni, è stato assalito dai paparazzi, dai giornalisti scandalistici, dai tabloid, dalla critica, dalla chiesa, dalla politica.. eppure continuava la sua vita, soffrendo in silenzio, un po' come te in questo momento. Credeva nella bontà degli esseri umani e aveva fiducia in tutta la sua razza, nessuno escluso. Concedeva sempre una seconda opportunità, cercava disperatamente il lato positivo in qualsiasi cosa, voleva bene anche alle persone sbagliate, chiamandole amici e rimanendo quasi sempre vittima della loro cattiveria. Viveva come un bambino, esplorando ogni giorno posti nuovi e imparando cose sconosciute, perché era fatto così. E la gente se ne approfittava, abbandonandolo solo e triste. Tuttavia non ha mai smesso di sperare che un giorno la razza umana sarebbe stata libera dai pregiudizi e dalla corruzione. - si fermò a pensare e poi riprese – Ora so che questo sogno è morto per sempre con lui. -

Nick assimilò quelle parole, capendo a chi si stesse riferendo.

Ebbene sì, l'eterno bambino, il Peter Pan adulto era Michael Jackson.

Dopo qualche secondo di silenzio, rispose

- Non ho la presunzione di paragonarmi a Michael Jackson. Non solo Nicholas, ma anche Nick Jonas. -

Elisa non era particolarmente colpita, però ora ammirava quel ragazzino diciassettenne, che sopportava il peso della sua vita da cantante.

Rimasero qualche minuto in silenzio a riflettere.

Improvvisamente le luci si accesero e l'ascensore riprese a salire.

Era anche ora” pensò Elisa, incrociando le braccia.

Pochi attimi prima che le porte si aprissero, la ragazza parlò senza voltarsi verso di lui, che era rimasto dietro

- Se mi prenderanno come segretaria pare che ci vedremo spesso. -

Nicholas sorrise e le si avvicinò di poco.

- Non credo – bisbigliò – ho capito che non è quello che voglio. Lascio la carriera da cantante e appena posso me ne torno in Texas. -

Chissà come mai Elisa se l'aspettava.

Sorrise e mosse dei passi fuori dalla cabina.

- In bocca al lupo – le augurò Nicholas, rimanendo al suo posto.

- Crepi. - rispose lei senza voltarsi.



Con questo mio scritto non imito i caratteri dei Jonas Brothers, che non mi appartengono.

Mi appartiene invece Elisa, in quanto frutto della mia fantasia.

Non mi appartiene neanche Michael Jackson.

Questa fiction non è scritta a scopi di lucro.


  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: annina94