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Autore: Maril_Swan    28/03/2010    3 recensioni
Ecco a voi una one-shot Natalizia sulla Regina di Spade. è la prima volta che mi cimento con una traduzione quindi nonostante sia Pasqua ho scelto questa semplice ma graziosa storia di Maril_Swan. P.S. Non ho ancora capito bene come si usa l'html e non sono nemmeno una provetta traduttrice, per questo non ho lasciato note particolari, quindi se avete qualche suggerimento sappiate che sono bene accetti XD Eilinn
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Helm, Tessa Alvarado
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Ero in città Dr. Helm, e ho pensato di passare a lasciavi le erbe che avevate chiesto a Marta.” Tessa appoggiò la giara di terracotta su un tavolo, aggrottando lievemente le sopracciglia nel vedere il dottore preparare un alberello in vaso sul pavimento. “Perché avete un albero in ufficio?”

“Domani è Natale” rispose, girandosi a guardarla e trovando un’espressione confusa sul suo volto.

“Sì. E quindi….Cosa ha che fare l’albero con questo fatto?”

“È un albero di Natale.” Lui rise nel vederla guardare l’albero senza comprendere. “Non avete mai visto un albero di Natale?” Lui sorrise divertito quando il suo mento si alzò altezzosamente. Poteva notare che non le piacesse essere presa in giro.

“No, è una tradizione inglese?”

“Sì una specie. È più una tradizione pagana, ma è stata Cristianizzata, e ora è usanza avere un albero di Natale in casa durante il periodo natalizio.” Lui si girò verso l’albero, poi si inginocchiò presso una scatola in cui erano contenuti una varietà di piccoli oggetti. Il dottor Helm prese dalla scatola uno di quegli addobbi e lo appese all’albero. Tessa si avvicinò per osservare cosa stava facendo, per poi sorridere vedendo la piccola stella marina dipinta di giallo, che era stata scelta. Nella scatola c’erano altri ornamenti, tutti collezionati, assunse, dal dottore, e pitturate in colori vivaci.

“Cosa sono? Perché decorate l’albero con questi ornamenti?” Lei sollevò un riccio di mare, con la conchiglia dipinta di un verde brillante, e rise deliziata. Il dottor Helm sollevò un sopracciglio, sorpreso che non sapesse nulla sulle tradizioni natalizie. Ma poi, si ricordò, che lei aveva sempre vissuto in paesi caldi, con altri costumi.

“Quando ero un bambino, il giorno prima di Natale, mio padre e alcuni servi uscivano a tagliare un albero di cedro. Lo riportavano a casa e lo installavano nell’ingresso principale. Mia madre tirava fuori gli addobbi e l’intera famiglia decorava l’albero. Era splendente con quelle belle decorazioni e le candele. La famiglia e gli amici si fermavano per la vigilia di Natale quando organizzavamo una grande festa, con musica, balli e cibo. A mezzanotte, mia madre tirava fuori questa vecchia scatola, che è appartenuta alla mia famiglia per generazioni, e l’apriva. Dentro c’era un bellissimo ornamento, un angelo dorato: l’avvenimento della serata era quando lo passava a uno di noi e mio padre ci sollevava per piazzarlo sulla cima dell’albero. Quello era Natale…” Lui sospirò, sorridendo malinconicamente.

In qualche modo consapevole, si voltò a guardare Tessa, catturando un espressione di grande malinconia sul suo volto prima che si girasse. Passandole un ornamento le disse: “ Vi piacerebbe aiutarmi a decorare l’albero?” Il suo viso s’illuminò, e in silenzio addobbarono l’albero fino a dargli un aspetto allegro e festoso.

“Bello” Disse Tessa ammirata.” È bello. Questa è una stupenda tradizione, nessuna meraviglia che la ricordiate con tanto calore”

“E le vostre tradizioni? Cosa facevate per Natale?” Il dottor Helm fece una passo all’indietro per ammirare il loro manufatto, sorridendo quando Tessa prese il fiocco tra i suoi capelli e lo drappeggiò fra i rami.

“Non mi è mai piaciuto molto il Natale; ero sempre felice quando era finito” Lei arrossì, poi aggiunse “Così suonava blasfemo. Non intendevo in quel senso”

“Non vi piaceva il Natale” Le rispose incredulo. “Perché no? È uno dei migliori periodi dell’anno!”

“Non per me. Mi ricorda solo quello che non ho mai avuto” Tessa accarezzò le decorazioni, e sospirò tristemente. “La Viglia di Natale, quando io e Marta uscivamo dalla Messa di Mezzanotte, la città era rischiarata da lanterne e luminarie su tutte le case lungo il nostro percorso. Meravigliosa!” Sospirò e aggiunse “ Dopo la Messa vedevo tutte le famiglie riunirsi per andare a casa a festeggiare. Zie, zii, cugini, nonni, mamme e papà. I bambini erano così eccitati, correvano attorno, ridendo. Desideravo potermi unire a loro, avere un po’ di quella gioia per me. Ma mia madre morì quando avevo sette anni, e mio padre è stato assente per la maggior parte della mia vita. Marta è stata la mia sola famiglia.”

Tessa scosse la testa e rise improvvisamente, un sorriso malandrino sulle labbra. “ Ricordo il Natale migliore che ho mai avuto.” Lei si girò a guardarlo, arrossendo, mentre continuava: “ Avevo sedici anni, ero una ragazza molto arrabbiata e triste, e scappai di casa. Io e Marta avevamo avuto un terribile litigio, e io volevo solo andarmene, scappare, trovare qualcosa di meglio. Era stato un gesto crudele, lo sapevo anche allora” Lei lo guardò in faccia, temendo di trovare biasimo, ma vide solo compassione nei suoi occhi. “ Una volta sul mio cavallo e fuori da Madrid, non sapevo dove andare, ma poi pensai alla gente di Marta, i gitani, gli zingari, dei quali mi aveva parlato così tanto. Li trovai nel loro campo invernale. Marta in seguito si unì a me e passammo circa un anno con loro” Tessa stette zitta per parecchi secondi, e Helm pensò che avesse finito il suo racconto.

Si accigliò, incredulo, e disse “Avete vagabondato per la Spagna da sola mentre era in atto una guerra selvaggia? Siete fortunata ad essere viva!”

“Sì. È stata una pazzia. Mi nascondevo ogni volta che sentivo qualcuno arrivare” Tessa sorrise all’incredulità del dottore. “Quel Natale che io e Marta passammo con il suo popolo e la sua famiglia è il migliore che ricordi. Facemmo festa, danze e musica. La gente mi diede dei regali, e io e Marta ne facemmo a loro. Mi sentii parte di una grande e accogliente famiglia.” I suoi occhi si addolcirono al ricordo mentre continuava “Ogni volta che penso al Natale, ora, quella è il ricordo a cui tengo di più. È strano Dottor. Helm, ma mi sono sempre sentita parte più della gente di Marta che della mia.” Guardando incerta Helm, aggiunse, “Questo è sempre stato un segreto tra me e Marta. Non l’ho mai detto a nessuno.”

Lui le prese la mano e le diede un buffetto amichevole “Sono un dottore, So mantenere segreti” Sorrise rassicurante guardandola, commosso al pensiero di quella bambina sola, senza una vera famiglia, ma soprattutto dalla sua fiducia nel confidargli queste cose. Baciò lievemente il dorso della sua mano e la sentì tremare un poco, mentre la ritirava.

“Ditemi qualcosa di più del vostro Natale, dottor Helm” gli chiese, spostandosi.

“Dopo la messa, il giorno di Natale, ci scambiavamo i regali. Quando ero piccolo consistevano i soldatini, o un tamburo o un fischietto, a volte un gioco. E quando non eravamo in guerra con la Spagna, anche arance di Siviglia.” Fece una pausa e rise “Strano, essere qui come amici, quando solo qualche anno fa i nostri Paesi erano nemici” Si strinse nelle spalle e continuò, “Poi, se faceva abbastanza freddo, e il fiume era ghiacciato, pattinavamo…” S’interruppe, leggendo l’incomprensione nei suoi occhi. “ Pattinare, sapete, scivolare sul ghiaccio con le lame legate agli stivali…”

La vide scuotere la testa e realizzò che non aveva esperienza di freddo estremo, per poi ridere “Non avete mai pattinato, vero? Non sapete di cosa sto parlando”

“Certo che lo so! Ho già visto dei dipinti di pattinatori, di Brueughel, al museo” Lei gli rivolse uno sguardo altezzoso, quindi lui le rivolse un sorriso di scuse e continuò.

“Mia madre dirigeva la preparazione della cena di Natale. Che festa era – oca arrosto, prosciutto, ogni sorta di piatti speciali, e ovviamente, il pudding di prugne!” Poteva quasi annusare gli aromi saporiti che li accoglievano al ritorno a casa, dopo aver pattinato, con le guance rosse di freddo e la fame acuita dal movimento.” Sospirò di gusto. “Ma, in fin dei conti il Natale è per i bambini, non è vero? Non è più la stessa cosa. La magia è sparita” Disse, occhieggiando il suo patetico piccolo albero, decorato con conchiglie dipinte a mano.

“Ma almeno provate ancora a ricatturarla” disse Tessa, indicando l’albero con un sorriso per poi avviarsi verso la porta; prima di aprirla si girò verso di lui “ Se non avete altri inviti, Dottor Helm, vi piacerebbe unirvi a me e Marta per la cena di Natale?”

“Ne sarei onorato. Grazie” Perso nei suoi pensieri per un momento, riconsiderò quello che gli aveva appena raccontato, come gli aveva mostrato il lato nascosto della giovane donna che un tempo aveva creduto così superficiale, al punto da disprezzarla. Vedendola raggiungere la porta, disse improvvisamente: “Aspettate. Ho qualcosa per voi.” Si avviò verso un cassetto e frugò fino in fondo, tirando fuori infine un vecchio libro rivestito di cuoio. Passandoglielo, le spiegò “è un diario. Dopo averlo letto lo distrugga”

Lei provò a restituirglielo, dicendo “ Non credo che dobbiate…”

Ma Helm glielo chiuse fermamente tra le mani e aggiunse “ Fiducia per fiducia. Mi avete affidato alcuni segreti, ora vi offro in custodia alcuni dei miei” La pregò sorridendo, e lei annuì, prendendo il libro con sé nel lasciare il suo ufficio.



 

Il gioioso suono delle campane della chiesa svegliò Helm che aprì gli occhi a un’altra alba calda e brillante. “ Natale” disse ad alta voce, alzandosi dal letto. Andò nel suo ufficio, diede un’occhiata all’albero, per poi fermarsi, folgorato.

In cima all’albero c’era un angelo, una bellissima bambola di porcellana, legata con il fiocco che Tessa aveva lasciato il giorno prima. Ridacchiò fra sé e sé, pensando, come diavolo ha fatto a metterlo lassù senza farsi sentire? Il suo sguardo fu catturato da qualcosa che non c’era il giorno prima e che ora penzolava da un ramo. Sembrava una carta, la voltò e barcollò leggermente. La Regina di Spade!

Per un lungo momento, la sua mente rimase stordita dall’implicazione, ma non appena fece il collegamento, si ritrovò a faticare ogni respiro. Collassò su una sedia, tremante, e prese un respiro profondo per calmarsi. Stette seduto per molto, impossibilitato a muoversi, solo fissando l’angelo e la carta. Si è levata la maschera, pensò, frastornato dall’enormità del gesto, e mi ha dato la sua assoluta fiducia. Si ritrovò a sorridere follemente mentre scuoteva la sua testa meravigliato. Questo è il miglior regalo di Natale che abbia mai ricevuto

  
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