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Autore: cassiana    29/03/2010    1 recensioni
[Voy] Kathryn ripensa all'avventura vissuta nel Continuum e questo scatena in lei alcune amare considerazioni.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bittersweet faith

Nota:  missing moment dopo l’episodio Questione di Q-ore (3x11 The Q and the Grey)

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.



Bittersweet hope

 
          


           La sala tattica era l’unico luogo della Voyager dove Kathryn si sentiva davvero a suo agio: era seduta sul divano con la vista delle stelle di fronte e una tazza di caffè in mano. Si sentiva ancora scossa dall’avventura vissuta nel Continuum e se una parte di lei era esaltata per la parte avuta negli eventi: essere l’eroina della guerra civile dei Q e contribuire alla pace tra le due fazioni, dall’altra non poteva fare a meno di riflettere dolorosamente sulle parole che Q le aveva detto nel suo maldestro tentativo di seduzione. Kathryn sospirò e bevve un sorso di caffè: si sentiva ed era sola ad un livello tale che neanche l’affetto dell’equipaggio sembrava in grado di colmare; perché nel profondo Kathryn sapeva e temeva che non avrebbe mai avuto una famiglia tutta sua e Q le aveva rammentato in maniera fin troppo brutale questa verità. Le immagini del piccolo Q e di Naomi le fecero stringere il cuore e provocarono un altro sospiro, gli occhi le divennero lucidi e Kathryn si portò una mano al viso: doveva smettere di pensarci, doveva aggrapparsi alla speranza di tornare a casa…e allora non sarebbe stato troppo tardi, forse. Curiosamente le venne in mente Chakotay e le parole che si era lasciato scappare sulla sua gelosia quando era venuto a sapere delle intenzioni di Q: “So che non ho il diritto di sentirmi così, ma ciò provoca l’inferno in me”. Il ripensarci le provocò un inspiegabile sfarfallio interno e senza volerlo le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso compiaciuto. Ma anche quella era una linea di pensiero pericolosa, Kathryn se ne rendeva conto; soprattutto alla luce dei sentimenti che provavano l’una verso l’altro. Per quanto avesse provato, Kathryn a volte non riusciva a fare a meno di indugiare col ricordo ai giorni trascorsi su New Earth anche se ciò le provocava un infelice struggimento. Appoggiò la tazza sul tavolino con un gesto stizzito: perché doveva essere tutto così complicato e doloroso? Forse era il caso che smettesse di torturarsi e si concentrasse sul come riportare a casa la Voyager: non aveva tempo per rimuginare sulla sua vita privata, sui suoi bisogni e desideri. La responsabilità di cui era investita era un peso troppo gravoso da sopportare e lei non aveva il tempo né le forze di caricarsi anche di altre complicazioni.
            Il campanello della porta interruppe le sue riflessioni: Chakotay entrò con alcuni rapporti che voleva sottoporle, ma appena vide il volto tirato di Kathryn la preoccupazione velò il suo sguardo.
            - Kathryn, non ti senti bene?
Le chiese sollecito. Kathryn non poté fare a meno di sorridere lieve mentre rispondeva:
            - Sono solo stanca. Cosa hai lì?
            - Niente di cui tu non possa occuparti più tardi. Adesso cerca di riposare: ci vediamo domani.
Chakotay fece per allontanarsi ma il capitano lo richiamò in un moto impulsivo:
            - No, fammi un po’ di compagnia, vuoi?
Gli fece cenno di sedersi accanto a lei. Chakotay sorrise mostrando le sue irresistibili fossette e l’accontentò. Per un momento rimasero in un confortevole silenzio:
            - Deve essere stato duro per te – esordì Chakotay andando subito al punto.
Kathryn confessò di essere rimasta piuttosto scossa dall’avventura appena vissuta, ma non fece cenno ai suoi sentimenti verso una maternità.
            - Però puoi sentirti orgogliosa di te: essere corteggiata da un’entità come Q deve essere piuttosto lusinghiero, no?
            - A questo proposito, ciò che hai detto oggi…
            - Dimenticalo, non avevo il diritto di immischiarmi nei tuoi affari personali.
La risposta di Chakotay paralizzò Kathryn: sapeva che la questione era tutt’altro che chiusa ma preferì di nuovo rimandare un chiarimento che sapevano entrambi avrebbe dovuto esserci. Kathryn appoggiò la testa all’imbottitura del divano e chiuse gli occhi. Era quasi pentita di aver chiesto a Chakotay di rimanere, ma il calore che poteva darle la sua sola presenza era un conforto tale a cui non aveva saputo rinunciare. Chakotay osservò apertamente il capitano, sapeva che c’era dell’altro oltre la stanchezza e si era reso conto che la sua intempestiva confessione le aveva reso le cose più difficili. Ma al di là della loro relazione, se poteva chiamarla così, c’era altro che covava. Q aveva allettato Kathryn con la proposta di mettere al mondo un figlio e all’improvviso Chakotay comprese in maniera chiara l’intera situazione. Appoggiò una mano sulla spalla di Kathryn:
            - Forse sono in grado di capire come ti senti – Kathryn gli lanciò un’occhiata scettica – quando Seska mi annunciato di aspettare un figlio da me la cosa mi ha devastato. Non lo volevo un figlio da lei, ed ora che ho scoperto che non era mio, non posso fare a meno di pensare a quel bambino.
Kathryn si sollevò, attenta, gli occhi di Chakotay erano velati da un’espressione di dolore. Gli prese una mano e la strinse forte chiamano il suo nome. Chakotay le spiegò che aveva infine accettato quel bambino senza badare chi fosse la madre o come fosse stato concepito. Gli tremò la voce. Si guardarono negli occhi ed entrambi pensarono ai giorni di New Earth, quando era possibile immaginare una famiglia insieme. Quel pensiero fece stringere il cuore di Kathryn perché mai come in quel momento desiderò avere un futuro con l’uomo che amava, avere un figlio da Chakotay: il pensiero la fece tremare fin nel profondo dell’anima.
            - Chakotay…
Ma lui la zittì e la prese tra le braccia:
            - Ci sarà un tempo e un luogo anche per noi, Kathryn.
Mormorò contro i suoi capelli. Il combadge di Chakotay cinguettò: era Tuvok che richiedeva la sua presenza in plancia. Chakotay sbuffò mentre Kathryn ridacchiò. La magia era ormai interrotta, si divisero imbarazzati e Chakotay si avviò alla porta. Prima che uscisse Kathryn lo richiamò mormorandogli un ringraziamento e lui la gratificò con uno dei suoi devastanti sorrisi.



   
 
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