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Autore: SLAPPYplatypus    29/03/2010    1 recensioni
breve episodio della vita di Billie Joe Armstrong e Mike Dirnt, ispirato da Welcome To Paradise, per chi non l'avesse capito. e, ovviamente, scritto da me :)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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un ragazzo californiano stava varcando la soglia dell'appartamento in cui viveva con la famiglia, infilandosi velocemente una felpa sopra la camicia da benzinaio.
- mamma devo andare! - urlò da sopra la sua spalla. - esco un attimo con Mike, torno più tardi.
- va bene, Billie. torna per cena. - rispose debolmente la donna.
erano sempre stati una famiglia molto unita lui, la madre, i fratelli e .. il padre. fino a che.. beh, la formazione era cambiata. e la madre, che si era sempre preoccupata dei figli, si era buttata anima e corpo nel lavoro. cameriera. e, se i figli più grandi non l'avevano presa bene ma erano comunque riusciti a superarlo, non si poteva dire lo stesso del più piccolo. Billie Joe Armstrong. oh, beh. ce l'avrebbe fatta anche lui. in un modo o nell'altro.
aveva sceso le scale, e stava camminando per la strada che lo avrebbe condotto dove l'amico gli aveva dato appuntamento. dopo qualche minuto, raggiunse quella via e iniziò a intravedere Mike che lo aspettava, in piedi in mezzo alla strada. era sorpreso, e non capiva perchè si trovavano proprio lì. non erano al Gilman, e nemmeno vicini. lì non c'era un cazzo. solo una distesa infinita di case disabitate, o in rovina.
- hey. - lo salutò il bassista.
- hey. che cazzo facciamo qui?
- guarda. - e, con un gesto teatrale, aprì le braccia e fece un giro su sé stesso. - guardati attorno. come ti sembra?
- beh.. squallido? ma ho visto di peggio.
- molto bene, ragazzo ottimista. ci trasferiamo? - chiese Mike con noncuranza.
- stai scherzando?
- no, per niente.
- ok. beh, non penso sia un problema. perchè?
- perchè mi sono rotto di pagare l'affitto e non ho voglia di tornare da mia madre.
- ah, va bene. io a mia madre dovrei dirlo, però..
- mi sta bene, saggia creatura. ci vediamo domani? qui?
- ok ci vediamo domani. qui.
dopo anni che conosceva Mike, quello era stato il dialogo più strano che avessero mai avuto. e lo aveva lasciato scombussolato, decisamente. non capiva quella decisione.. così, di colpo.. gli era sempre andato bene l'appartamento dove viveva. non capiva la ragione del suo "volersi spostare".
arrivato a casa, non sapeva come chiederlo alla madre. che fu la prima persona che si trovò davanti, e che iniziò a fargli domande sull'uscita, cosa che non aveva mai fatto. mai.
- cosa hai fatto, Billie?
- niente.
- hai visto qualcuno, Billie?
- no.
- Billie.. noi non parliamo più. - disse Ollie, sospirando come se stesse confessando un omicidio. stava solo dichiarando l'ovvio.
- si. si, lo so.
quando pronunciò esitante quelle parole, la madre sollevò lo sguardo e lo posò su di lui. cazzo, era lo sguardo più triste che avesse mai visto. anche quando era morto il padre, e tutti si erano voltati a vedere come lui avesse preso la notizia, tutti erano tristi. ma.. quella tristezza.. era molto più triste. poteva contenere tutta la tristezza di prima e moltiplicarla per dieci, cento volte. BJ non ce la faceva più, doveva dirglielo. anche solo per distogliere l'attenzione da quegli occhi.
- mamma..
- si?
- ti voglio bene.. prima ho visto Mike.. mi ha chiesto.. se voglio trasferirmi con lui in una delle case abbandonate.
- oh. beh, se è quello che vuoi fare. sei abbastanza grande per decidere della tua vita, senza che lo faccia io per te o che ti obblighi a fare cose che non vuoi.
- mamma. grazie.
quando un sorriso si aprì sulle labbra della donna, Billie Joe comprese di avere fatto la cosa giusta.
tre settimane dopo, lui e Mike erano sistemati nel nuovo appartamento. pur mantenendo i contatti con casa Armstrong, è ovvio. più che altro con lettere, a dire il vero. nessuno aveva molto tempo libero, e, quando l'avevano, non combaciavano mai tra di loro. quindi le soluzioni non erano poi molte. le lettere di Ollie, o, occasionalmente, di Anna, non erano mai lunghe. quelle di Billie Joe, o occasionalmente di Mike lo erano decisamente di più. le buste - o, meglio, i fogli, non venivano spediti, ma infilati personalmente nella cassetta delle lettere del destinatario. e spesso lette poche ore dopo.
erano entrambi entusiasti della sistemazione. per i primi tempi, però, BJ non faceva altro che lamentarsi. Mike no, si adattava. ma BJ.. era quasi doloroso stargli vicino. a livello psicologico, naturalmente. forse, più che mancanza di spirito d'adattamento, era paura quella che lo sconvolgeva. paura di non farcela, paura di svegliarsi un giorno e accorgersi di essere da solo. ma entrambi apprezzavano l'unica bellezza del posto. bellezza. poche persone l'avrebbero definita così, quell'atmosfera. agli occhi dei più, non era certo bella. deprimente, sarebbe forse stata una parola più appropriata. bella, no. no di certo. ma per loro aveva un sapore speciale. di indipendenza, di libertà. le strade rotte, le porte delle case crepate nel centro, la desolazione che li circondava.. si divertivano come due bambini chiusi una notte a Disneyland. o che ci vivevano, a Disneyland.
e l'aria di quel posto iniziava davvero a sapere di casa. aveva quell'odore, che ti fa sospirare di sollievo quando riesci a sentirlo.
nessuno dei due capiva perchè si ostinassero a vivere lì, in mezzo al nulla nel senso letterale della parola, o nel più letterale che ci possa essere in una cittadina dell'estrema periferia californiana. ma quella era casa loro, adesso. loro e di nessun altro.

Dear mother,
Can you hear me laughing
It's been six whole months since
Since that I have left your home
It makes me wonder why I'm still here
For some strange reason it's now
Feeling like my home
And I'm never gonna go.

   
 
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