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Autore: Tynuccia    29/03/2010    3 recensioni
[Gundam SEED] Alla vista del pilota dello Strike decise che avrebbe fatto meglio a rivoluzionare le proprie decisioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce

 

*

 

Yzak non poteva credere che si era lasciato convincere. Non così facilmente. Eppure la guerra appena conclusa lo aveva talmente sconvolto che l’invito di Dearka di fermarsi un attimo sull’Archangel perché i meccanici, comandati da un certo Murdock – un uomo estremamente in gamba nel suo lavoro, a detta del mulatto traditore –, gli riparassero il Duel a pezzi non gli era più sembrato tanto sconsiderato.

 Aveva lasciato il suo Mobile Suit in mano a dei Natural ed era corso via dall’hangar. Hangar degli stessi Natural. E dire che lui era un Coordinator e sua madre una delle razziste più importanti della loro epoca. Sempre se il razzismo poteva essere considerato un qualcosa in grado di garantire fama ed importanza, di quei tempi.

 Aveva camminato senza meta, fermandosi solo quando si era trovato davanti ad una vetrata che mostrava lo spazio aperto. Scuro e stellato al contempo, uno spettacolo che aveva sempre apprezzato, sin dalla più tenera età. Ed ora, a bordo di quella fottuta nave che gli aveva procurato tante grane, si poteva accorgere che certe cose, viste dall’ottica dei Natural e dall’ottica dei Coordinator apparivano uguali.

 Alzò una mano e la posò sulla superficie liscia, sorridendo pigramente al pensiero che ultimamente gli era stato insegnato alla perfezione cosa fosse il romanticismo, cosa volesse dire combattere per qualcuno, oltre che per qualcosa, e che avere quel qualcuno da difendere e da aspettare sulla nave, dopo una battaglia, era una sensazione appagante.

 Quasi poteva vederla, riflessa nel vetro, ancora sdraiata sul suo letto con niente addosso se non una misera coperta. In più momenti, durante l’ultimo decisivo scontro di Jachin Due, aveva temuto di perderla, ma si era reso conto che lei era donna solo nelle fattezze e nel modo di pensare, mentre la sua determinazione era comparabile solo a quella di un uomo. Uomo come lui.

 “Yzak?” lo chiamò Dearka, avvicinandosi con una ragazza alle calcagna. “Pensavo fossi rimasto con Murdock per vedere in che stato era il Duel.”

L’albino guardò per un secondo la cicatrice che gli sfregiava il viso e si voltò per fronteggiare quell’idiota del suo migliore amico, indugiando qualche secondo sulla giovane al suo fianco. Aveva uno sguardo fiero e deciso, assomigliava a quello di lei in qualche modo, nonostante i suoi begli occhi cerulei fossero arrossati.

 “No,” si limitò a rispondere, slacciandosi il colletto della tuta da pilota. “Mi scocciava rimanere con degli sconosciuti,” si fermò prima di menzionare palesemente la razza a cui apparteneva la ragazza. “Bene, ora che sei rientrato posso anche tornare ad una delle navi di ZAFT.”

 “Aspetta,” Dearka allungò una mano davanti a lui ed afferrò il braccio dell’amico, impedendogli di procedere. “Sull’Archangel stanno rientrando anche Athrun e Kira Yamato.”

Yzak sentì un acuto dolore attraversargli la cicatrice e scacciò malamente l’ex-compagno, tornando davanti alla vetrata. Guardò ancora lo spazio, alla ricerca di quella luce che aveva trovato sulla Vessalius, ma senza successo. Per un attimo fu tutto buio, macchiato solo dal colore scuro della vendetta. Niente più stelle luminose ad allietargli il panorama.

 “Il pilota dello Strike…” sibilò a bassa voce. Strinse il pugno quando non sentì nessun tocco rassicurante sulla schiena, nessun paio di labbra sulla sua pelle, nessuna parola di conforto. Bastò il ricordo, comunque, a farlo desistere dal picchiare a sangue la coppia alle sue spalle ed andarsene per sempre da quel posto. “Perché dovrei incontrarlo? Sai che voglio ucciderlo.”

Miriallia soffocò un singhiozzo e Dearka le passò un braccio intorno alla vita, con fare rassicurante, mentre iniziava a ridere.

 “Non lo vuoi più fare, ti prego. Sai che lo capisco subito quando spari le tue cazzate.”

Yzak si lasciò scappare un ghigno sconfitto ed annuì. Ovvio, lei lo aveva fatto desistere dal continuare la sua insensata battaglia personale ed il palese tradimento del Comandante La Klueze gli aveva finalmente aperto gli occhi, ora saldamente chiusi alla ricerca di un equilibrio che riuscisse a portarlo fuori dall’Archangel in pieno possesso delle sue facoltà mentali.

 “Dearka? Murrue-san mi ha detto che volevi vedermi.”

Udì quella fastidiosa voce intrisa di gentilezza non richiesta e, nonostante tutto, sentì il sangue bollirgli nelle vene, i cocci appuntiti del suo orgoglio frantumato infilzargli la carne senza pietà, come nei sogni che negli ultimi mesi l’avevano tormentato ogni singola notte, anche dopo serate trascorse nella più seducente tranquillità. Kira Yamato.

 “Oh sì, Kira,” disse dopo un attimo Dearka con tono allegro, quasi come se stesse cercando un oggetto di scarsa importanza. “Athrun?”

 “Cagalli l’ha portato in infermeria. Era ancora piuttosto scosso e si è rifiutata categoricamente di fargli provare altre forti emozioni. Almeno per oggi,” spiegò il giovane con un alzata di spalle. Solo in quel momento si accorse del pilota vestito di rosso che dava loro le spalle. Indugiò sul suo caschetto argenteo, ricordandosi di quella volta, a Orb, in cui lui ed il suo migliore amico avevano condiviso qualche imbarazzante secondo a causa di Tori. C’era un meccanico molto simile a lui nella jeep parcheggiata dall’altra parte del marciapiede. E con la stessa cicatrice.

 “La nostra Principessa è una donna dal pugno di ferro,” rise Dearka, sinceramente diverito dai risoluti modi di fare della Athha. “Beh, non era Athrun il fulcro di questo incontro. Non lo nego.”

 “Bene, ma ti prego di fare in fretta. Sono stanco e Lacus mi aspetta sulla Eternal,” ammise Kira con una sfumatura rosea sulle guance pallide. “Non vorrei farla preoccupare.”

A quella rivelazione Yzak tornò a fissare il vetro e, finalmente, potè fissarlo indisturbato. Alla vista del pilota dello Strike decise che avrebbe fatto meglio a rivoluzionare le proprie decisioni.

 I suoi occhi erano viola come l’ametista ed i suoi capelli erano sì corti, ma castani, come il cioccolato, una tonalità calda e, se possibile, morbida. Si voltò scioccato, realizzando che la genetica gli avesse giocato il peggiore degli scherzi, appioppando a quello stronzetto gli stessi colori della sua bella.

 “Yzak, stai bene?” domandò Dearka, con un sopracciglio alzato e la preoccupazione che continuava a crescere dentro di lui. Forse quella non era stata la migliore delle idee. “Suvvia, non vorrai fargli del male! Ti ha pure risparmiato la vita, sulla Terra.”

L’albino ripercorse mentalmente quel momento che aveva immaginato tanto a lungo, in cui una lunga lama lucente sfregiava il viso del pilota dello Strike, per poi conficcarsi nel suo petto, colorando la sua tuta da volo di rosso, così come la sua pelle; ma, ora che conosceva le fattezze di Kira, si ritrovò a fissare un altro volto, femminile, immerso nel suo stesso sangue. Terrorizzato scosse violentemente il capo e sferrò un pugno al vetro dietro di lui.

 “Non più,” dichiarò fermamente. “Anzi. Grazie di tutto.”

Kira sorrise al soldato di ZAFT, ma prima che potesse aprire la bocca per rispondere a dovere, la porta alle sue spalle si aprì e nel riflesso del vetro potè ammirare una Coordinator con la medesima tuta scarlatta e lunghi capelli castani.

 “Capitano Joule,” chiamò rispettosamente, la mano tesa davanti alla fronte.

Dearka sgranò gli occhi e vide che Yzak aveva fatto lo stesso. Ci mise un po’ di secondi prima di riaversi e ricambiare il saluto.

 “Hahnenfuß… mi sbaglio o ti avevo ordinato di aspettarmi fuori dall’Archangel?”

Shiho sospirò ed annuì, senza muoversi di un centimetro, terribilmente cosciente del fatto di avere tre paia d’occhi puntati su di sé, che la fissavano come se fosse stata un’aliena bavosa, e di essere su una nave Natural.

 “Mi dispiace per aver disobbedito, signore, ma i meccanici hanno visto in che condizioni era ridotto il mio DEEP Arms ed hanno insistito perché scendessi e per ripararlo. Non ho avuto molta scelta e ho pensato di venire a cercarla. Ho visto il Duel nell’hangar.”

 “Shiho… è passato un secolo, ragazzaccio!” esclamò Dearka, battendole una pacca sulla schiena. “Sei in forma smagliante.”

 “Ti prego,” rispose Yzak per lei, roteando gli occhi cobalto. “Vorreste scusarci, ma desidererei parlare con il soldato Hahnenfuß in privato. Se volete vi raggiungeremo sul ponte non appena avremo finito.”

Il biondo gli rivolse uno sguardo malizioso, ma si risolse a spingere fuori dalla stanza una silenziosa Miriallia ed un confuso Kira, troppo concentrato dal canto suo sul momento in cui avrebbe potuto avere un colloquio a sua volta con Lacus.

Una volta rimasti soli, Yzak si permise di sorridere, gli occhi ancora chiusi, mentre le braccia di Shiho gli circondavano il torace dal dietro e sentiva la sua testa poggiarsi sulla sua schiena.

 “Quel ragazzo era il pilota dello Strike.”

La udì sussultare, ma non muoversi di un centimetro. Rimase in silenzio, muovendo piano le dita.

 “Vuoi uscire di qua e sgozzarlo?”

 “Non dopo tutte le tue chiacchiere,” borbottò l’albino, aprendo gli occhi e guardando lo spazio. “E non potrei uccidere una persona che mi ricorda te, seppur fisicamente. Mai,” sospirò e, finalmente, le stelle tornarono a brillare davanti a lui.

  
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