HELP!
(me): operazione
Gervis
Chi è Gervis?
***
-Nel
nome di Preverti figlia delle montagne, il cui nome è Terribile,
il cui nome è
Malvagia, il cui nome è Inaccessibile, il cui nome è
Madre nera, Madre delle
tenebre…-
-Madre
delle tenebre…-
-Rivolgiamo
i nostri cuori a Kalì, bevitrice di sangue, madre nera- Due
uomini portarono
un’anatra sul tavolo.
-Kalì…-
-Colei
che uccide i demoni si satolli di questa carne. Bevi!- L’uomo
alzò il coltello.
-FERMO!-
uno dei due uomini parò il braccio.
-Fermo?-
John si tolse l’elmo.
-Non
mi è mai piaciuta l’anatra…- Sbuffò George.
-Non
possiamo cucinare l’anatra se a George non piace…-
Osservò saggiamente Ringo.
–Dobbiamo trovare un altro animale.-
In
quel momento una delle quattro porte di casa, quella bianca per
intenderci,
scricchiolò e si aprì, facendo entrare Paul; bagnato di
pioggia e con un
batuffolino nero e bianco in mano.
-Ragazzi,
ci siete?- Chiamò.
I
tre lo raggiunsero. –Sì, Paulie…-
-Guardate
qui… non è un amore? Lo chiamerò Gervis!- Paul
mostrò a tutti il coniglietto
che teneva in mano.
John,
George e Ringo si scambiarono uno sguardo d’intesa…
Help, I need somebody,
Help, not just anybody,
Help, you know I need someone, help.
When I was younger, so much younger than
today,
I never needed anybody's help in any way.
But now these days are gone, I'm not so self
assured,
Now I find I've changed my mind and opened up
the doors.
Help me if you can, I'm feeling down
And I do appreciate you being round.
Help me, get my feet back on the ground,
Won't you please, please help me.
And now my life has changed in oh so many
ways,
My independence seems to vanish in the haze.
But every now and then I feel so insecure,
I know that I just need you like I've never
done before.
Help me if you can, I'm feeling down
And I do appreciate you being round.
Help me, get my feet back on the ground,
Won't you please, please help me.
When I was younger, so much younger than
today,
I never needed anybody's help in any way.
But now these daya are gone, I'm not so self
assured,
Now I find I've changed my mind and opened up
the doors.
Help me if you can, I'm feeling down
And I do appreciate you being round.
Help me, get my feet back on the ground,
Won't you please, please help me, help me,
help me, oh.
-Allora,
ragazzi? State pensando anche voi quello che penso io?- Domandò
John, entrando
in cucina.
-Sì!!
Altro che anatra… mangiamoci Gervis!- George si sfregò le
mani.
-Ma
come facciamo a rubarglielo? Paul si sta già
rimbambendo…guardatelo!-
I
tre guardarono Paul che stava cucendo un completo da Beatles per
Gervis, mentre
il coniglio lo guardava interessato.
-Agiremo
stanotte!- Decisero, poi tornarono da Paul; che aveva finito di cucire
il
completino a Gervis e stava suonando il pianoforte.
John
prese un libro dalla biblioteca e si gettò nel suo letto scavato
nel pavimento;
George si sedette sul suo letto verde e cominciò a leggere il
giornale, non
prima di aver ordinato al suo giardiniere personale di tosare il prato
con due dentiere;
e Ringo si mangiò un panino.
La
notte arrivò presto.
-Buonanotte,
Gervis…- Paul baciò il coniglio sulla testolina, e si
infilò nel letto,
stringendo l’animaletto come un peluche. Ringo e John, dai loro
letti,
sghignazzarono.
-Notte,
Paulie!-
Paul
si girò. –Ah, notte ragazzi. Vieni, Gervis…
dì “buona notte” agli zii John e Ringo…
su…avanti! Buonanotte zii John e Ringo! Oh,
avete sentito? Che coniglio intelligente!! È tutto il suo
papà…-
John
e Ringo si guardarono sconcertati. –Sì,
sì…è proprio scemo…- sussurrò Ringo.
John fece spallucce. –Notte Ringo!-
Notte
inoltrata, nella
casa dei Beatles.
Una
luce illuminò il letto di George, poi quello di John, di Ringo,
e infine quello
di Paul: il bassista dormiva saporitamente, e Gervis era appollaiato
tranquillamente
sulla sua testa.
Poi
la luce si fermò su una porticina nel muro, che si aprì;
mostrando una pinza di
metallo che puntò al letto di Paul. La pinza provò a
stringere le orecchie di
Gervis, ma il coniglio si diresse lentamente verso il fondo del letto,
costringendo colui che guidava la pinza ad uscire allo scoperto.
-Bastardo
di un coniglio…- Imprecò George a bassa voce, tentando di
riprenderlo.
Ma
Gervis saltò giù dai piedi di Paul e si arrampicò
sul letto di Ringo.
-Bravo
Gervis, bravo…- George avvicinò le pinze alle orecchie
dell’animale, e strinse;
poi chiuse gli occhi e tirò: solo all’ultimo si accorse di
aver strattonato il
braccio di Ringo.
Il
batterista, infatti, finì lungo disteso per terra.
-Maledetto
coniglio!- George ritirò la pinza metallica e chiuse la
porticina.
Ringo,
intanto, gattonò frastornato verso il letto di John.
-HEY!-
John fece un salto alto un metro.
-Sei
stato tu a farmi uno scherzo? Con una canna da pesca?-
-Non
ti toccherei nemmeno con una di plastica! Che ci fai sul pavimento?-
-Sono
stanco…-
John
e Ringo fissarono George che tornava a passi pesanti verso il suo
letto,
maledicendo Gervis.
-Stupido
coniglio, ti faccio alla fricassea appena ti prendo!!-
-Alla
fricassea? Ma non in salmì?- Domandò John, guardando
Ringo.
-Io
lo preferisco arrosto.- Obbiettò quest’ultimo, sempre sul
pavimento.
John
sbuffò, poi prese il telefono e compose il numero di casa,
facendo suonare i
telefoni di tutti e quattro i Beatles.
Paul
si alzò assonnato. –Pronto?-
John
per tutta risposta fece scattare la sveglia e la avvicinò alla
cornetta del
telefono.
Gervis,
che in quel preciso momento era sulla spalla di Paul, scappò via
indignato;
mentre i quattro Beatles si vestivano.
Paul
uscì dal palazzo, e chiuse il cancelletto.
Improvvisamente
gli si avvicinò un uomo alto, con un turbante viola in testa, e
una tunica nera
decorata in fondo. –Ehi, Bea-atle!- Lo chiamò con uno
strano accento nasale.
Paul
si girò e guardò l’uomo, che gli chiese: -Cosa ne
pensi di queste, Shufti?- Tirò fuori dei
biscotti per cani
da un sacchetto di pelle marrone.
-Carne!
Carne purissima.- Paul guardò i biscotti, poi il suo sguardo si
posò su quella
che sembrava una ragazza; vestita completamente di verde e con un velo
di tulle
color smeraldo brillante. Unica pecca? (a parte i vestiti)? Aveva un
naso
enorme.
-In
ossicini comodi da maneggiare e non contrassegnare.- Continuò
l’uomo. –Per il
suo coniglio.-
-Non
mi piacciono.- Disse Paul.
-No…-
Sussurrò la ragazza all’uomo. Paul si girò verso di
lei.
-I
conigli non mangiano biscotti per cani, mangiano carote!-
La
ragazza gli fece l’occhiolino, e Paul si girò stranito
dall’altra parte, e si
diresse alla macchina.
-Non
ha il coniglio!- Dietro di lui la ragazza riprese l’uomo indiano.
Paul
la senti, e si girò nuovamente.
-No?-
-No,
sfortunatamente…- e scoppiò a ridere.
Paul
la guardò come per dire “poveretta”, e andò
verso la macchina.
Intanto
l’uomo indiano si diresse verso John, che stava uscendo dalla
porta rossa.
-Hey,
Bea-atle. Ti piace, vero?-
John
divenne serio, mentre si metteva il cappello in testa.
-Non
fare l’idiota, George. Piuttosto, c’è cascato?-
George
sogghignò: -Oh, sì…non ci ha
riconosciuti…se non fosse che non aveva il
coniglio con sé.-
John
fece una smorfia di disappunto.
-E
comunque dovevi vedere Ringo…-Continuò George,
rosicchiando allegramente un
biscotto per cani.
-Perché,
cosa faceva?- John pescò un biscotto dal sacchetto di George lo
addentò:
-Bleah! Ma sono biscotti per cani!!-
George
alzò le spalle e cominciò a raccontare. –Faceva
continuamente l’occhiolino a Paul,
e poi è scoppiato a ridere in falsetto come un demente.-
John
guardò Ringo, che si stava cercando di levare il velo di tulle
con scarsi
risultati.
-Oh-oh,
Ringo! Non ti sarai mica innamorato?-
-Ero
entrato nella parte!- Si difese il batterista.
John
tornò serio: -Ora entrate in casa e cambiatevi. Io
distrarrò Paul. Alla bestiaccia
penseremo più tardi.-
It’s getting better!