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Autore: GFPentium    30/03/2010    2 recensioni
[VOY] Ho preso l'idea da un'episodio di TNG e l'ho riportata nel quadrante delta, spero che vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GiocoDiBimba001 Star Trek Voyager - Gioco di bimba. -

I personaggi non mi appartengono.

Capitolo 1

Il quadrante Delta si stava rilevando il quadrante noia, il Capitano Jenaway negli ultimi tempi stava passando molto tempo nel suo alloggio a leggere, si era riletta molti libri già letti e piaciuti, ma il resto delle giornate erano una monotonia mortale, inoltre la stessa nave sembrava passare dei momento idilliaci, nessuna anomalia, il nucleo di curvatura era pacificamente in funzione, i replicatori erano in piena efficienza e non sbagliavano un singolo atomo di ciò che creavano, gli smorzatori inerziali davano al viaggio un dolce andamento funzionando sia in piena efficienza che al minimo dei consumi. Il tenente Paris aveva creato delle simulazioni sui ponti ologrammi molto pacifiche, inoltre l’equipaggio non voleva cercare situazioni estreme, pure B’elanna sembrava aver messo in ibernazione la sua componente Klingon, forse la vicinanza di un certo timoniere la calmava, inoltre riceveva sempre i complimenti sia dal Capitano che dal Comandate Chakotay per il suo lavoro, la Voyager, a detta di loro, sembrava appena uscita dai cantieri di Utopia Planaria, e non che ne avesse vissute di tutti i colori sperduta nel quadrante delta. L’MOE aveva molto tempo a disposizione, infatti pure l’infermeria sembrava funzionare a mezzo servizio e ciò dava tempo al dottore di dedicarsi al canto, aveva trovato molte altre arie terrestri da eseguire, ma stavolta, preso forse da manie di grandezza, si era stampato gli spartiti e voleva eseguirle come un essere umano, leggere e cantare, provare, provare e provare, gli sembrava che scaricare le opere direttamente dal database era quasi un trucco, inoltre c’era poco da fare per cui poteva espandere il proprio io anche in questa direzione. Questo comportamento del MOE non era visto bene da Sette di Nove, infatti non capiva perché perdere tempo ad assimilare dati in un modo così inefficiente quando bastavano poche frazioni di secondo collegandosi al computer della nave, pure la Borg era in uno stato di distensione, senza saperlo voleva godersi quella calma piatta umana e non cercava di forzare la mano, uno dei pochi divertimenti che si concedeva era una partita a kadis-kot con la piccola Naomi Wildman ed a insegnare a Iceb. Il comandate Chakotay sembrava essere in pace con gli spiriti ed ogni tanto rifletteva se era il caso di superare qualche limite con Kathrine Janeway, ma alla fine desisteva, quella calma era troppo bella per rovinarla anche con faccende di cuore, inoltre i collegamenti mensili con il quadrante Alfa e la flotta stellare erano troppo rassicuranti, infine, ma non meno importante, sapeva che se sulla Voyager dispersa nel quadrante Delta ci fossero state dicerie su di un rapporto tra il Primo ufficiale ed il Capitano, la velocità super curvatura dei pettegolezzi, avrebbe creato tra i corridoi della Flotta stellare una fantasiosa storia sul Capitano Janeway che avrebbe sposato il Capo dei Maquis, si sarebbe fatta chiamare Araknia e che era pronta a conquistare il quadrante Alfa con i Borg, ecco un altro motivo per desistere, non voleva mettere in imbarazzo la sua Kathryn, allora meglio pensarci una volta messo piede sulla terra.
Janeway si stava veramente stufando, nulla da fare, avrebbe voluto cercare i Borg, oppure gli Hirogeni, ma dovette desistere, già faceva fatica a farsi passare i suoi sensi di colpa per quel viaggio fuori programma nel quadrante Delta e se si metteva in quel momento a cercare pericoli, durante quella calma, vedeva già l’equipaggio ammutinarsi, perfino i suoi collaboratori più stretti l’avrebbero legata ed imbavagliata, allora meglio starsene nel suo alloggio a leggere, ma era noioso.
Chissà come la mente andò indietro nel tempo, all’infanzia, quei campi nell’Indiana dove correva, dove iniziò a scoprire il mondo e dove capì quello che voleva fare, i giochi, gli amici, le sorelle, i parenti, la gioia del ritorno a casa del padre da una missione, era proprio nostalgia di casa. Qualche lacrima corse lungo le guance della donna, ma non erano segno di tristezza, anzi di commozione e qualche risolino provocato da ricordi piacevoli si faceva sentire, poi un lampo nella testa, ma si, quel gioco fatto col teletrasporto, apparire dietro le persone e vedere la loro sorpresa, ed in certi casi i loro spaventi, solo il padre era esente da ciò, lui, un alto ufficiale dalla flotta stellare, riconosceva benissimo anche i minimi suoni prodotti dal teletrasporto, per cui la piccola Kathryn non riusciva mai a prenderlo di sorpresa, anzi, non finiva di materializzarsi che già il padre la prendeva da sotto le ascelle e la sollevava in alto dicendo:

“Ecco qui la mia bambina come vola.”

Poi un altro pensiero in testa, detto con tono petulante:

>Non sono una bambina, non posso ora mettermi a fare scherzi del genere soprattutto su questa nave ed al mio equipaggio.<

La noia era mortale ed il comandate non riusciva più a sopportarla, non aveva voglia di leggere, la plancia era silenziosa, sentendo Sette di Nove in astrometria non avrebbero trovato anima via, sia in forma materiale che energetica per almeno un mese, solo pianeti deserti, le stive traboccavano di dilitio, l’orto era in piena produzione ed i repliatori erano in piena efficienza, non c’era niente che potesse mancare. Janeway camminava per i corridoi, tutti la salutavano, non poteva neppure fermarsi a redarguire un qualsiasi guardiamarina reo di non averla salutata, ma nulla, anzi tutti la salutavano con un ampio sorriso ed era un poco frustrante, senza accorgersi si ritrovò di fronte ad una sala teletrasporto e ci entrò. Era così elettrizzante la cosa, si sentiva come quando rubava la marmellata dal vasetto sopra la mensola in cucina, lei li era il Capitano e poteva fare quello che voleva, ma certe volte il bello è fare ciò che non si deve fare, allora salì in pedana e ordinò al Computer:

“Computer sala macchine, sezione superiore.”

Si materializzò sulla pedana superiore della sala macchine, aveva di fronte a se il Tenente Torres che dandole la schiena lavorava su una console, il Capitano si avvicinò lentamente e quando l’ingegnere capo si accorse di una presenza accanto a lei fece uno scatto indietro, stava per dire tutto il suo dizionario Klingon d’imprecazioni, ma si accorse che era il capitano e tirò il freno a mano della lingua balbettando:

“Bu…buongiorno Capitano, problemi?”

Molto pacatamente Janeway:

“No, nessuno, sono solo passata a controllare ed a complimentarmi con lei per l’ottimo lavoro che sta compiendo. E’ una vera fortuna averla a bordo, se non fosse per lei la Voyager non sarebbe altro che un rottame alla deriva, invece è il fiore all’occhiello della federazione, più che una astronave da caccia sembra un’astronave diplomatica per esprimere il meglio della nostra cultura e tecnologia.”

Ricoperta da tutti quei elogi la mezza Klingon continuò a farfugliare:

“Capitano, sto solo facendo il mio lavoro.”

“Allora la lascio continuare… Computer sala teletrasporto 2.”

Svanì così, lasciando B’elanna a riprendersi da quello spavento. Come fu di nuovo in pedana il Capitano si appoggiò ad una parete ridendo:

“Mamma mia, non mi ricordavo che era così divertente… ch’issa se pure gli ologrammi?… Computer… infermeria.”

L’MOE stava cantando di fronte a ad un leggio:

“… Riiiidi…. Pagliaaaaaccio… sul tuo cuore infranto…. Riiiidi Pagliaaaa….”

Una voce fuori campo:

“Dottore.”

“…cciiiioooooooiiiaaaeeee…. Come!?”

Il capitano annuì:

“Una bella stecca direi.”

Imbarazzato il medico:

“Capitano, cosa ci fa qui? Ci sono problemi?”

“No, nulla controllavo… Sa dopo ciò che mi ha detto Sette di Nove.”

Stupito ed incuriosito l’ologramma:

“Cosa le ha detto?”

“Nulla d’importante, non riusciva a capire come mai lei preferisce questo metodo arcaico d’apprendimento, sa dice che è poco efficiente.”

Seccato l’MOE:

“Si, lo so però volevo provare a fare le cose come un umano, mi sembra troppo facile scaricare dati dal Computer, Farinelli, Pavarotti, Boccelli non avevano Database a cui avere accesso.”

“Ha ragione, l’ammiro per questa sua scelta, come vede basta poco per sbagliare.”

“Ho notato.”

“Adesso devo lasciarla… Computer sala teletrasporto 2.”

Nuovamente in pedana:

“C’è rimasto troppo male… ne ho fatti due, in teoria me ne mancano altri 148, ma adesso lasciamo stare, per oggi mi sono divertita abbastanza.”

I giorni passavano e le vittime di Janeway aumentavano, Neelix rovesciò il caffè per il capitano, e quest’ultima non lo bevve quella giornata, ma fu realista, era un po’ la sua punizione per quegli scherzetti, poi Tom Paris ed Harry Kim sul ponte ologrammi, la scusa, vedere come procedevano le loro opere olografiche, qualche guardia-marina, ma con questi non era molto divertente, infatti passati tre secondi di sgomento questi salutavano il Capitano sorridendo, con Tuvok sarebbe stato un fallimento già di partenza, avrebbe solo inarcato il sopracciglio e detto:

“E’ illogico.”

Pure per Sette di Nove la cosa non sarebbe stata rallegrante, la visita a sorpresa del capitano non gli avrebbe fatto elettrizzare neanche una nano-sonda, per cui il Capitano desistette da questi due, però ad una persona non riusciva a fare lo scherzo, proprio a Chakotay, come voleva farglielo e si apprestava a dare ordini al computer per portarla dietro di lui, ma desisteva, non voleva farsi vedere così infantile proprio da lui. Senza accorgesi il capitano macinava vittime, dopo una decina di giorni gliene mancavano una trentina per finire l’opera, però era ignara che certe voci correvano. Infatti durante una cena informale in sala mensa tra Tom Paris, B’Elanna Torres, Harry Kim, i tre iniziarono a confabulare su questo strano comportamento inconsapevoli di essere ascoltati dal Comandante Chakotay che seduto al bancone assaporava una zuppa Talaxina, infatti Harry Kim si confessò:

“Mi trovavo seduto sulla sua poltrona in plancia durante il turno di notte e me la sono sentita dietro, ho preso uno spavento di quelli.”

B’elanna:

“Stessa cosa con me in sala macchine, poi mi ha ricoperto in modo imbarazzante di complimenti.”

Tom Paris:

“Con me sul ponte ologrammi in un paio d’occasioni, una c’eri pure tu Kim.”

Il guardiamarina:

“Si, me lo ricordo.”

La mezza Klingon:

“Pure altri membri dell’Equipaggio mi hanno riferito di cose analoghe, questi stupidi scherzi fatti dal capitano.”

Chakotay non ci vide più ed allora andò al tavolo dei tre e con voce perentoria:

“State programmando un ammutinamento?”

Subito B’elanna:

“Ma no, non siamo così stupidi, alla fine per cosa, per degli scherzetti del genere.”

L’indiano:

“Ne ho sentito parlare pure io, spero che la cosa non vada fuori controllo.”

Harry Kim:

“Dopotutto ci ha ravvivato la giornata, anche in un modo poco ortodosso.”

Il Timoniere:

“Non la biasimo.”

Chakotay:

“Cosa intende dire signor Paris?”

“Beh, è da più di sei anni che siamo a zonzo per il quadrante delta, ho sempre visto il capitano sempre tutta d’un pezzo, se ora ne approfitta per svagarsi un po’ non vedo che ci sia di male, dopotutto la promessa di riportarci a casa la sta mantenendo, e per me se il Capitano vuole divertirsi così è libera di farlo, prima di tutto perché è il capitano, secondariamente perché quelle povera donna sta veramente dando l’anima e la vita per la Voyager e soprattutto per il suo equipaggio.”

“La facevo più superficiale.”

“Dimentica che pure mio padre è ammiraglio e quando tornava da una missione si comportava come uno stupido, mia mamma diceva che era più bambino lui di me, inoltre, se me lo permette, io ho trovato B’elanna e siamo parigrado, mentre il Capitano ha l’obbligo di non legarsi con nessuno, da un certo punto mi dispiace per lei.”

Nella testa di Chakotay riapparvero i pensieri sul superare certi limiti con Kathryn, allora si decise a parlarle, almeno per farle smettere con questi scherzetti prima che il capitano incontri qualcuno dal Phaser facile allora disse ai commensali:

“Proverò a discuterne con lei, però certi ragionamenti teneteveli per voi.”

Il comandante uscì dalla mensa e si diresse all’alloggio del Capitano, ma come suonò non ebbe risposta, allora andò alla sala teletrasporto due, voleva essere lui stavolta a fare la sorpresa al capitano.
Si appoggiò al pulpito di comando attendendo la sua preda, non attese molto infatti il teletrasporto si mise in funzione, iniziò ad apparire la figura della donna, ma d’un tratto la Nave fu scossa da un fremito, subito il Comandante abbassò lo sguardo verso il comunicatore chiedendo informazioni :

“Chakotay a plancia, che succede?”

Rispose la voce calma di Tuvok:

“Nulla, una lieve onda energetica ci ha sfiorati.”

“Situazione?”

“Tutto nella norma.”

“Va bene, questo periodo di calma ci ha un po’ rammolliti.”

Sentì una voce infantile:

“Chakotay, cosa mi è successo?”

Il comandante alzò lo sguardo e sulla pedana vide una bambina dai capelli castani e gli occhi blu, era avvolta in una uniforme della federazione rossa, la prima cosa che riuscì a dire l’uomo fu:

“Tu chi sei?”

“Sono io, il capitano Janeway.”

L’indiano avrebbe voluto sgridare quella bambina per l’impudenza che aveva appena dimostrato, ma non riusciva ad alzare la voce, in fondo era una bambina, poi quei capelli castani, gli occhietti blu, l’enorme uniforme indossata e gradi da capitano… I gradi da Capitano!!!!
Nella mente di Chakotay passarono diversi pensieri:

>Possibile che sia lei… Vuoi vedere che mi sta facendo uno scherzo… non me ne ha ancora fatti, probabilmente per me ne ha preparato uno coi fiocchi… Sarà un ologramma, avrà usato l’emettitore autonomo del dottore… No, è grande per una bambina così piccola l’avrei notato subito, avrà degli emettitori olografici… no le sale teletrasporto ne sono sprovvisti.<

Gli occhi della bimba si riempirono di lacrime e scoppiò a piangere:

“Chakotay, mi porti in infermeria, è un ordine diretto del Capitano.”

L’uomo si stufò e appoggiando la mani sui fianchi sbottò seccatamene:

“Kathryn adesso basta con questi scherzi, non è divertente, se vuoi giocare fallo in un altro modo e non con me. Comprendo la solitudine del comando, ma adesso stai esagerando.”

La voce stridula della bimba:

“Voglio andare in infermeria… io mi stavo teletrasportando e mi sono ritrovata così.”

L’indiano sapeva dell’esistenza di strani effetti collaterali del teletrasporto, inoltre conosceva Jenaway, se fosse stata una burla sarebbe già uscita allo scoperto, non sa mentire a lungo durante gli scherzi. L’uomo si avvicinò alla bimba, gli fece molta tenerezza e pronunciò:

“Adesso andiamo dal medico e vediamo che dice.”

L’uomo stette per dire:

“Computer due da trasport….”

La un urlo del Capitano lo fermò:

“A piedi! Il dannato teletrasporto mi ha reso così, chissà cosa succederà adesso.”

Chakotay non ebbe scelta, prese in braccio quel corpicino avvolto in quell’enorme divisa e si diresse con passo accelerato in infermeria.
Quando entrò appoggiò il fagotto sul letto principale dicendo:

“Computer attivare l’MOE.”

Come solito apparve l’ologramma pronunciando la sua frase d’apertura:

“Specificare la natura dell’emergenza medica.”

Il comandante sbottò:

“Il Capitano è diventato una bambina.”

Un poco stizzito il medico:

“Io invece sono Enrico ottavo.”

“Non sto Scherzando.”

L’MOE prese il Trycorder ed esaminò quella creaturina, voleva leggere dai rilevamenti dello strumento che ciò che aveva davanti era un ologramma o qualcosa d’altro, ma di certo che non era il capitano, ma uno stupido scherzo, nonostante le sue previsioni il Trycorder dette il responso, quella bimba era il capitano Janeway.
Il medico non voleva dare ragione alla apparenze e irritato sbottò:

“Vi siete messi d’accordo tutti a prendermi in giro, so che le mie conferenze sulla olofotografia siano per voi barbose, ma questo mi sembra eccessivo, persino modificare un tricorder di uso medico.”

La bimba impaziente:

“Dottore, sono io ed adesso mi faccia le analisi e scopra cosa è successo, altrimenti non le permetterò più di cantare l’opera.”

Da ciò l’MOE capì con chi aveva a che fare ed iniziò le analisi, passò mezz’ora e dette la prognosi:

“Non so cosa sia successo, ma credo che c‘entri qualche disturbo spazio-temporale o mutazioni del DNA a livello cronologico, forse sugli ormoni della crescita, oppure una mappatura sbagliata del teletrasporto.”

Chakotay:

“Durante il teletrasporto siamo stati investi da una lieve onda energetica.”

“Ciò può avere destabilizzato il trasferimento.”

“Probabile.”

“E’ meglio sentire Sette, magari l’astronometria ha registrato qualcosa, inoltre i suoi impianti Borg sono sensibili alle variazioni temporali.”

Una vocina piagnucolò:

“No, Sette no.”

L’indiano sorpreso:

“Come scusi capitano?”

“No,non mi deve vedere così.”

“Capitano, ma Sette può aiutarla.”

“Non mi deve vedere così.”

“Su capitano, è per il suo bene.”

“No… Dottore, può avvicinarsi.”

Il medico si avvicinò alla bimba e come le fu vicino quest’ultima confabulò qualcosa all’orecchio, l’ologramma fece uno spostamento indietro sbuffano:

“No, mi dispiace.”

“Ma è un medico, inoltre è un ologramma, è stato creato per questo.”

“Io sono stato programmato per eseguire più di quattro milioni di operazioni mediche complesse sugli umanoidi, non per fare la balia.”

Piangendo il capitano:

“Mi tratta così perché sono piccola, se fossi in me eseguirebbe l’ordine senza problemi.”

Sbuffano ancora:

“E ve bene, Comandante , la pregherei di lasciare l’infermeria.”

L’indiano dubbioso chiese:

“Perché?”

“Segretezza sul rapporto medico paziente le dice nulla.”

“Ok, va bene, esco subito.”

L’uomo uscì col medico a borbottare:

“Ora sono la BOE, Balia Olografia d‘Emergenza.”

Chakotay andò in sala mensa, voleva bere qualcosa di energico per prendere coraggio e risistemare le idee, ordinò a Neelix un caffè non forte, ma fortissimo e lo degustò con calma, voleva prendersi tutto il tempo necessario per riordinare i pensieri in testa.
Il Talaxiano volle fare un po’ di conversazione, dopotutto era l’ufficiale addetto al morale ed in quel momento il morale del Comandate aveva bisogno di un supporto:

“Comandante, la vedo teso, non credo che il caffè le sia utile.”

“Non si preoccupi, devo solo prendere una pausa.”

“Se sapesse le mie ultime disavventure col caffè, ne avevo appena preparata una brocca piena, d’un tratto mi sento qualcuno dietro di me, mi giro, ho preso uno spavento di quelli, sa chi era?”

“Mi lasci indovinare, il Capitano.”

“Si, era proprio lei, mi è caduta la brocca ed il caffè se l’è bevuto la moquette, pensavo che mi avrebbe sbattuto fuori per aver sprecato quel buon caffè, invece ha borbottato: “Questa me la sono meritata.” Strano non trova?”

Pensando a ciò che aveva appena visto in infermeria la parola “strano” suonava diversa, ma restò muto, allora Neelix continuò:

“Ho saputo di questi scherzetti fatti dal capitano, crede che avrà in serbo altre sorprese?”

Guardando il vuoto di fronte a se il comandante bisbigliò:

“La prossima sarà eccezionale.”

“Come scusi?”

“Niente, è meglio che ritorni al mio lavoro.”

Chakotay andò in infermeria, come vi entrò trovò le luci basse, l’unico punto dove l’illuminazione era maggiore era nell’ufficio del dottore dove quest’ultimo stava visionando dati al monitor, dopo esservi entrato l’indiano riuscì solo a dire:

“Novità?”

“Si e no, l’ho lavata, l’ho cambiata, ho replicato per lei degli indumenti tutina della sua taglia e poi si è addormentata, il suo fisico da bambina di quattro anni ne ha risentito molto ed è crollata, ho abbassato le luci per renderle migliore il riposo.”

“Allora adesso ha quattro anni?”

“Secondo le prime analisi si.”

“Altre novità?”

“Sto esaminando i database della flotta, ho scoperto che è accaduto qualcosa di simile sull’Enterprise D, vittime il capitano Picard ed altri tre membri dell’equipaggio.”

“Ed hanno risolto qualcosa?”

“A quanto pare si, ma qui ho solo un accenno, col prossimo scambio di dati dal quadrante Alfa chiederò maggiori specifiche, vista la precarietà dei nostri collegamenti non hanno potuto inviarci tutte le specifiche.”

“Per il momento che facciamo?”

“Per ora aspetterei, inoltre attenderei pure il risveglio del capitano, è esausta ed è meglio che riposi.”

“Scusi una cosa, prima che avete combinato.”

“Altre analisi.”

“E tutto il suo lamentarsi sulla Balia?”

“Non posso dirglielo.”

L’indiano alzò la voce:

“Ascolti, il Capitano è attualmente fuori gioco ed al momento ho io la responsabilità della Voyager, del suo Equipaggio e pure del Capitano stesso, devo sapere.”

“Shhh, prima cosa abbassi la voce, sta dormendo, secondo, il capitano ha avuto un piccolo problema… di… incontinenza e mi ha fatto giurare che ciò non lo si debba sapere in giro.”

Il comandante tirò un sospiro di sollievo:

“Meno male, mi sono preoccupato per un po’ di pipì.”

“E fa bene, ciò deve rimanere qui, io volevo togliere questo particolare dalla mia banca dati, se si scopre in giro per il capitano la vergogna sarebbe enorme.”

“Capisco, adesso cosa propone di fare?”

“La porterei nel suo alloggio a dormire e le starei accanto, per il momento siamo in tre a sapere questa cosa, compresa l’interessata, lasciarla in infermeria è troppo pericoloso, se entra qualcuno e la scopre sarà dura tenere il segreto, inoltre meglio che si risvegli in un luogo famigliare.”

“Ma non possiamo nasconderla a lungo.”

“Lo so, ma aspettiamo che il capitano si sia ripresa un poco, poi le chiederemo cosa dobbiamo fare.”

“Questo è un nodo dolente, io pensavo di sollevarla dall’incarico ed in questo caso il suo parere è fondamentale.”

“Lo so benissimo, ma se siamo bravi a convincerla sarà lei ad auto-sospendersi, sarebbe meglio per tutti, soprattutto per lei, se gli comunichiamo di volergli togliergli il comando in questo stato credo che farà i capricci.”

“Capricci… Non è una bambina.”

“Per il momento lo è, l’ho esaminata più volte, le sue curve sinaptiche sono molto più vicine a quelle di un bambino che a quelle di un adulto, senza contare il fattore fisico, anche se nella testa ha residenti tutte le nozioni che ha appreso nel corso degli anni, il problema è come il cervello elabora le idee e le emozioni, senza contare lo sciok subito, da adulta si è trovata bambina in pochi istanti.”

“No, non ci credo, sarà cambiata di corpo, ma di spirito è ancora lei.”

“Si, una parte del Capitano Janeway adulta c’è, però doveva vederla prima quando si è accorta di essersi bagnata, appena lei è uscito è diventata una fontana singhiozzante, mi implorava di non dire nulla di ciò e ripeteva che avrebbe fatto la brava.”

Deluso l’uomo:

“Vedo che non ha eseguito alla lettera gli ordini del capitano.”

“Come potevo, inoltre è stato lei a voler sapere cosa era successo, infine era per informarla sullo stato del Capitano e sulla sua inadeguatezza nel comando.”

“Va bene, adesso ho chiara la situazione, allora la porto nel suo alloggio e la veglierò.”

“Se c’è bisogno io resterò attivo.”

I due si diressero al lettino dove Janeway dormiva, per Chakotay la cosa fu molto emozionante, aveva visto molte volte il volto del capitano restare impassibile di fronte ai nemici, la regina Borg, gli Hirogeni, i Kazon, ma mai una ruga di nervosismo aveva solcato quel volto, pure ora quel visetto piccolo e paffuto era così sereno e gli dispiaceva rovinare quel sonno, ma dovette farlo. Come il dottore tolse la copertina si presentò davanti ai due quel corpicino avvolto in una tutina rosa, i piedini scalzi e le manine che tentavano di chiudersi a pugno. Il comandante prese il Capitano sotto le braccia e se la tirò in braccio, quest’ultima mugugnò un poco, ma continuò a dormire quando appoggiò la testa contro la spalla dell’uomo. In quei momenti Chakotay pensava ai suoi rapporti con Kathryn, aveva avuto pochi contatti fisici e tutte le volte si stupiva di come quel corpo femminile così leggiadro e fragile potesse contenere il carattere forte e determinato del Capitano Janeway, per lui quello era un vero mistero. Si incamminò, durante il tragitto ordinò al computer di abbassare le luci durante il percorso, inoltre abbassò la velocità del turbolift per evitare scossoni, tutto era fatto per non svegliare la bimba che avvinghiata al comandante  dormiva tranquilla.
Le porte dell’alloggio del capitano si aprirono, Chakotay si diresse verso il letto e trovandolo disfatto commentò:

“Non hai rifatto il letto pur di andare in giro a fare scherzi, dovevi essere una monella da piccola.”

Poi parlò al comunicatore:

“Dottore, venga nella cabina del capitano, ho bisogno d’aiuto.”

La risposta del medico non si fece attendere:

“Tempo di scaricarmi nell’emettitore autonomo ed arrivo.”

Durante l’attesa Chakotay si mise ad osservare l’universo dalle finestre ed ogni tanto guardava la testolina del capitano Janeway che dormiva tranquillamente, l’uomo, vedendo quelle due serenità sussurrò:

“Mai siamo stati così vicini come adesso, come sono strani i viaggi nello spazio, non passa giorno che non succeda qualcosa di incredibile.”

La porta suonò e l’indiano diede l’avanti, entrò l’MOE con la valigetta di pronto soccorso chiedendo delucidazioni:

“Cosa è successo? Il Capitano non riesce a dormire.”

Il comandante tenendo in braccio una Janeway profondamente addormentata si spiegò:

“No, lei sta dormendo fin troppo bene, però il suo letto è disfatto e mi serve una mano a rifarlo.”

La smorfia di disappunto dell’ologramma:

“Bene, adesso sono la Cameriera Olografica d’Emergenza.”

“Allora si decida, tiene in braccio il capitano o rifà il letto, altrimenti provvederò a trasformarla nel POE, Prigioniero Olografico d’Emergenza, un po’ di cella le farebbe bene.”

“Va bene, me la dia, io il letto non lo so fare, io dormo in un Buffer di memoria.”

I due si passarono la bimba, quest’ultima non si accorse di quei movimenti e dormiva di sasso, mentre Chakotay rifaceva il letto, l’MOE gironzolava per quell’alloggio cullando un po’ il capitano, e ciò fu notato dal comandante che domandò preoccupato:

“Dottore, problemi? Si sta svegliando?”

“No, è una mia Subroutine, si avvia autonomamente quando tengo in braccio un bambino.”

“Il dottor Zimmerman ha pensato a tutto, l’ha creata scorbutico con gli adulti, ma coi bambini deve essere un coccolone.”

“Beh, di bambini ne abbiamo pochissimi qui per cui questo lato l’ho usato pochissimo.”

“Io ho fatto, se vuole metterla dentro.”

“Certo.”

Il medico adagiò lentamente Janeway sopra il materasso e subito dopo il comandante le rimboccò le coperte. I due si allontanarono e prima che il medico usci dalla stanza l’indiano chiese consiglio:

“Credo che fino a domani non avremmo nulla da fare, io dormo sulla poltrona, altro da consigliarmi?”

“Per il momento nulla, stia attento che non inizi a succhiarsi il pollice però.”

“Non credo che lo faccia.”

“Pure io non credevo che sarebbe ritornata una bambina, eppure… Ascolti, se capita usi un succhiotto, ho già inviato informazioni al replicatore.”

“Grazie, domani mattina indirò una riunione con gli ufficiali da alto grado, naturalmente lei dovrà esserci.”

“Non si preoccupi.”

Il medico se ne andò seguito dal chiudersi delle porte, Chakotay restato solo si mise un po’ in libertà, si levò la giacca e prima di accomodarsi in poltrona volle dare un’ultima occhiata al capitano e come vide che aveva già il pollice in bocca ordinò al replicatore:

“Computer, un succhiotto sterilizzato.”

Una volta ottenuto l’oggetto lo scambiò velocemente col pollice in bocca e successivamente si sedette in poltrona borbottando:

“Sapevo che di solito i primi ufficiali si occupano dei propri capitani anche ben oltre le loro mansioni, ma stavolta credo di avere superato ogni limite.”
  
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