La mia prima fic
su Yugioh è un piccolo mix di generi: all’inizio è descrittiva, poi diventa
azione, quindi romantica, mentre alla fine…beh, non posso
dirvelo, o ve la rovino!XD
Scrivere questa fic era una cosa del tutto fuori
programma, e non so neanche come sia venuta…^^’ perciò mi farebbe
piacere sapere la vostra opinione.
La storia è ambientata quando
Joey combatte per la seconda volta contro Mai e Rebecca e gli altri cercano di
rintracciarlo usando i satelliti della Kaiba Corporation.
Premetto che non ho mai scritto una storia
completamente romantica, non mi sono mai piaciute le narrazioni in prima
persona, né sono una fan particolare della coppia protagonista della fic...però
ho avuto quest’idea e così…
Buona lettura!*^^*;;
JunJun
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I.
Era difficile dare un nome al posto in cui mi trovavo: non
era il salone di un sontuoso palazzo, né il sotterraneo di una piramide
misteriosa, eppure aveva qualcosa di entrambi, la maestosità di uno, la
sacralità dell’altra. Un tempio. Si, doveva essere un tempio antico. Il soffitto
era alto, tanto che le lampade che bruciavano appese alle pareti non riuscivano
a rivelarne la profondità. Non riuscivo a vedere altro di quella sala, perché le
centinaia di persone che mi circondavano me lo impedivano con la loro presenza
soffocante. Le fiammelle tremolanti le nascondevano e poi le mostravano di nuovo
ai miei occhi: erano ragazzi, ragazze, uomini, donne, anziani, di tutte le età;
erano confusi, nervosi, spavaldi, assonnati, sarcastici.
Non mi è mai piaciuta la folla. Forse non è una cosa normale,
ma quando mi trovo in mezzo ad un mucchio di gente chiacchierina che non
conosco, soffro di solitudine.
C’era un mormorio costante, e un caldo insopportabile,
angoscioso, lì dentro. Mi chiesi perché mi trovavo lì, e dove fossero i miei
amici. Non sapevo cosa fare, guardavo solo quella marea di volti sconosciuti
sfilarmi davanti agli occhi, scomparire quando le fiammelle tremavano e poi
ricomparirne altri, in un movimento continuo e angosciante. Mi sentivo in
soggezione, si. Un peso al cuore mi costringeva in quello stato di nervosismo e
tristezza. Le tenebre avviluppavano la mia anima. Che cosa mi stava succedendo?
“Miei cari duellanti” esordì improvvisamente una voce
profonda dal fondo della sala. Il ronzio che la riempiva scomparve di colpo,
come se qualcuno avesse spento l’audio. Ora udivo solo quella voce bassa,
convincente, ironica, ma crudele, come se ogni parola fosse una goccia di veleno
che intossicava il cuore. “Il mio nome è Dartz” continuò la voce “e vi ho
convocati qui perché ho bisogno della vostra anima: se accettate di donarmela,
vi prometto che verrete ricompensati grandemente. Che cosa ne dite?”.
L’eco di quelle parole risuonò brevemente nell’aria. Un nuovo
mormorio la coprì prima che svanisse. Non riuscivo a capire nessuna delle
migliaia di esclamazioni che uscirono dalle bocche dei duellanti in questione,
ma non mi ci volle molto per capire che a nessuno l’idea di dover rinunciare
alla propria anima andava proprio a genio.
Cercai il fantomatico Dartz con lo sguardo. Non riuscivo a
vederlo, lontana com’ero da lui e in mezzo a quella folla, ma qualche secondo
dopo sentii di nuovo la sua voce tuonare spazientita: “Ebbene, poiché non vi
consegnate volontariamente, vuol dire che la vostra anima la prenderò con la
forza!”.
Un incantesimo, una maledizione, un’altra diavolerie di
quelle carte da gioco, non so cosa successe poi. Io vidi solo il principio di
una luce verdastra esplodere nel soffitto del tempio e precipitarsi addosso ai
duellanti. Ci furono urla, spinte, fughe disperate. Qualcuno mi spinse a terra.
Caddi di schiena, sotto quella persona che mi stringeva così forte da togliermi
il respiro; ma la cosa che mi fece più male fu quell’oggetto appuntito che aveva
addosso. Nella caduta, mi forò lo stomaco, o almeno ci andò vicino, credo. Quel
puzzle del millennio è davvero un oggetto pericoloso, lo dicevo io…
Quando la luce si dissolse, Yami allentò la presa, ed io ne
approfittai per respirare a pieni polmoni l’aria che per troppi secondi era
mancata nei miei polmoni. Lui si era accasciato di fianco a me. Notai che aveva
uno strano profumo. Forte e misterioso, come lui. Sapeva di muschio, di alberi.
Mi tornò in mente il viale che percorrevo ogni mattina per andare a scuola: un
profumo simile me lo portava il vento. Un giorno d’autunno, spirò così forte che
tutte le foglie morte, ancora appese sugli alberi, vennero spazzate via di
colpo. Le poche che rimasero sul ramo, quelle più forti e testarde che ancora
combattevano per evitare una fine inevitabile, erano simili ai pochi duellanti
che avevano resistito all’incantesimo di Dartz: erano meno di una decina, e fra
loro c’erano Joey, Seto e Yami, che era ancora accanto a me. E altri che
conoscevo vagamente o non conoscevo affatto.
Yami si girò verso di me e mi disse: “Scappa!”; ma la voce di
Dartz si era di nuovo insinuata in me.
“Poveri sciocchi, osate opporvi all’Oricalkos? Non valete la
metà di quello che credete”.
“Ehi! Razza di borioso pallone gonfiato, chi ti credi di
essere? Scommetto che ti batterei bendato e con una mano sola” protestò Joey.
Dartz lo fulminò con un’occhiata. “Se ne sei convinto,
insolente, allora vi propongo una sfida. Tutti voi contro me solo. Ma se
perderete, la vostra anima sarà mia” disse dopo un breve silenzio. Intercettò
l’occhiata di Seto. “Se invece vincerete, scomparirò per sempre e tutto tornerà
come prima”.
I duellanti che non conoscevo si guardarono negli occhi…e
fuggirono spaventati. Dartz gongolò, e lanciò ai folli che osavano sfidarlo un
sorriso come compassionevole: Seto e Joey, e Yami. Lui mi ripeté: “Scappa! Va’
via, presto!”, stavolta come un ordine, ma io fui colpita dal suo tono
preoccupato e rimasi a fissarlo come una sciocca. Era così protettivo…
Mi piaceva, mi piaceva davvero tanto, Yami. Lui mi guardava
come se volesse lanciarmi tante maledizioni tremende; credevo quasi che stesse
per picchiarmi. Io invece ero lì impalata e persa nei miei sogni da adolescente
stupida, a cercare di capire se mi diceva quelle cose perché era preoccupato per
me o perché pensava fossi solo un impiccio per il duello. Mi dissi che doveva
essere così: lui era il re dei duelli, io invece ero solo una ragazzina che un
altro po’ e non sapeva neanche giocare a Duel Monsters. Però non volevo
lasciarlo solo. Pensai che se lui doveva seguire il suo destino di salvare il
mondo o perire nel tentativo, io avei seguito lui, nel bene o nel male…
Dartz era sceso dall’altare dietro cui si trovava. “Si dia
inizio al duello, dunque!” disse con un'aria da attore drammatico consumato, e i
Dyulin (?) Disks che tutti portavamo al braccio si mossero da soli. Le carte
erano state mescolate. La partita poteva avere inizio, ma io non credevo di
essere inclusa fra i duellanti in gioco!!