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Autore: cassiana    31/03/2010    2 recensioni
[voy] Mancano solo trenta ore prima che la Voyager torni a riprendere Chakotay e il Capitano Janeway da New Earth.
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Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Love Me Like There's No Tomorrow Note: missing moment dell’episodio Quarantena (Resolution 2x25)
scritta per la BDT @ fanfic100_ita  col prompt 006. ore
partecipa al contest Summer of Love!

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.



Love Me Like There's No Tomorrow

Love me like there's no tomorrow
Hold me in your arms, tell me you mean it
This is our last goodbye and very soon it will be over
But today just love me like there's no tomorrow

(Freddie Mercury - Love Me Like There's No Tomorrow)
 
          


            Era stata una mattina piacevole: Kathryn l’aveva trascorsa interrando e seminando i pomodori talassiani nel suo piccolo orto. Sdraiata lì, tra la terra, col sole che le scaldava la schiena, per la prima volta in tanti giorni si sentì soddisfatta e quasi contenta. Poi Chakotay era venuto a chiamarla per chiederle la sua opinione sul progetto di costruire una barca: avrebbero potuto navigare lungo il fiume e campeggiare sulle rive. Chakotay scherzò sul fatto che forse non sarebbe riuscito a portare la vasca da bagno sulla barca e Kathryn ridacchiò:
            - Non importa. Tanto c’è il fiume!
Stavano ancora ridendo e scherzando quando i comunicatori si attivarono: attraverso le scariche statiche sentirono la voce di Tuvok che li stava chiamando. Per un momento Kathryn e Chakotay si guardarono come inebetiti, poi Kathryn si decise a rispondere:
            - Qui Janeway.
            - Capitano, sono lieto di sentirla. Ci sono novità.
Il vulcaniano spiegò loro brevemente che grazie ai vidiani avevano una medicina in grado di curare la loro malattia.
            - Entreremo in orbita fra circa trenta ore.
Concluse Tuvok col suo solito tono efficiente. Per un lungo momento nessuno dei due riuscì a proferire una sola parola: l’enormità di quello che stava per accadere li aveva lasciati attoniti. Kathryn fu la prima a riprendersi:
            - Sarà meglio cominciare a prepararci per il nostro rientro.
Esclamò alzandosi con energia, Chakotay non poté fare altro che annuire.
            Per diverso tempo furono occupati ad imballare le attrezzature e i loro effetti personali, senza parlare molto, ma man mano che le ore passavano l’atteggiamento di Chakotay si faceva sempre più impaziente e stizzito. Fu quando depositò in malo modo nelle loro custodie alcuni strumenti di analisi spettrochimica che Kathryn si decise a chiedergli cosa gli fosse preso.
            - Sono ore che sei iperattiva e non fai altro che imballare questa roba: sembra quasi che tu sia impaziente di andartene da qui!
Esplose Chakotay allontanandosi dal loro piccolo alloggio a grandi passi e lasciando Kathryn sbigottita. Non passò molto tempo prima che fosse presa dall’ira: non avrebbe permesso a nessuno di trattarla così e uscì a sua volta in cerca dell’uomo per dirgli il fatto suo. Lo trovò appoggiato ad un albero che scagliava sassi contro il fogliame e in quel momento la rabbia di Kathryn si ridusse ad un piccolo nodo dolente proprio al centro del petto.
            Chakotay sapeva che si stava comportando da idiota ma non riusciva a non biasimasi per la propria negligenza: se fosse stato più audace, se non si fosse così stupidamente rassegnato a quella vita immaginando di avere chissà quanto tempo di fronte a lui, forse adesso avrebbe avuto Kathryn tra le braccia. Chiuse gli occhi nauseato ripensando a quella patetica storia che le aveva raccontato: Spiriti, il feroce guerriero doveva essere diventato davvero un vigliacco se non riusciva neanche a trovare il coraggio di confessare a Kathryn di essersi innamorato di lei! E adesso lei non sarebbe stata così impaziente di tornare indietro.
            Kathryn notò la tensione delle spalle di Chakotay, percepì come un eco della propria sofferenza e comprese come stavano le cose. Gli si avvicinò e lo chiamò sommessa, Chakotay si voltò e l’espressione sul suo volto era di puro tormento: colpì Kathryn come un maglio allo stomaco.
            - Chakotay non voglio passare le ultime ore qui in lite con te.
Mormorò posandogli una mano sul torace, al di sotto sentì il cuore di lui che batteva furiosamente. Chakotay sospirò e sollevò gli angoli della bocca in una pallida imitazione del suo splendido sorriso:
            - Scusami Kathryn: non sono arrabbiato con te, me la devo prendere solo con me stesso.
L’espressione di curiosità negli occhi di Kathryn non riuscì però ad indurlo a dire di più.
            - Hai pensato che forse anche io sto provando gli stessi sentimenti che stai provando tu?
Gli chiese lei con un filo di voce, la stessa disperazione che le velava gli occhi chiari.
            - Oh, Kathryn… - sospirò Chakotay attirandosela tra le braccia.
            - Sono le nostre ultime ore insieme: non voglio rovinarle.
Ripeté Kathryn contro il suo petto, Chakotay le accarezzò i capelli con dolcezza e le chiese di nuovo scusa. Decisero che avrebbero finito di fare i bagagli e poi si sarebbero concessi una passeggiata lungo il fiume.
            L’acqua brillava come una distesa di gemme alla luce radente del tramonto; Chakotay e Kathryn erano fermi sulle rive del fiume e guardavano il sole inabissarsi dietro l’orizzonte. Kathryn sentì gli occhi farsi umidi: non voleva andarsene. Si chiese  come sarebbe stato se lei e Chakotay fossero davvero dovuti rimanere per sempre isolati su quel pianeta e in quel momento quasi desiderò che la Voyager non fosse mai tornata indietro. Chakotay le prese una mano senza parlare e la strinse tra le sue, entrambi avevano le gole chiuse  per l’angoscia. Fu mentre osservava il viso di Kathryn teso nello sforzo di non piangere che Chakotay comprese che non voleva aver rimpianti, che se anche fosse stata l’unica notte insieme se la sarebbe fatta bastare. Con un gesto fluido attirò contro di sé Kathryn che cominciò a piangere dentro la sua maglia. La tenne stretta, le baciò la fronte con tenerezza.
            - Oh, Chakotay…cosa stiamo facendo?
Mormorò Kathryn consapevole che stavano spingendosi oltre una china da cui non sarebbero potuti tornare indietro e conscia che in realtà non le importava niente. Sollevò il viso ad incontrare gli occhi di Chakotay e vi lesse lo stesso amore e desiderio che le riempivano l’anima. Si baciarono con calma, assaporandosi languidi, lasciando che fossero i sensi a guidarli. Il sole aveva lasciato il cielo alle stelle che brillavano ignare sulla coppia, una leggera brezza soffiava dal fiume e Kathryn non seppe mai se i brividi che si rincorrevano lungo la sua schiena fossero dati dalle carezze ardite di Chakotay o dal freddo, ma non le importava perché non si era mai sentita meglio tra le braccia di un uomo. Chakotay, però, si accorse del suo tremore e sollecito la convinse a tornare indietro.
            Nessuno dei due sapeva come avrebbe dovuto comportasi e fu Kathryn con la sua solita pragmaticità a chiedere cosa avrebbero fatto adesso. Chakotay le sorrise malizioso:
            - Voglio passare la notte con te.
Kathryn fece per obbiettare, si erano già spinti fin troppo in là: l’indomani avrebbero dovuto negare i loro sentimenti e…ed era proprio questo il punto. Sarebbe stato meno doloroso convivere col rimpianto di non avere assecondato le proprie emozioni? Avrebbero convissuto col ricordo di quella notte: le ultime, le sole ore insieme come un uomo ed una donna che si amavano.
            Kathryn era terrorizzata di compiere quel passo, le conseguenze la atterrivano: come avrebbe potuto rinunciare all’amore di Chakotay dopo che lo aveva conosciuto e come avrebbe potuto rinunciarvi ora? Prima che potesse prendere una decisione fu di nuovo Chakotay che la sollevò da quella responsabilità, si sarebbe caricato del biasimo per avere contravvenuto alle regole se fosse stato necessario, tutto pur di avere quell’unica possibilità. Si avvicinò alla donna che amava, le sciolse i capelli e ne aspirò l’odore fruttato riempiendosene le narici, le sfiorò la tempia con le labbra, le baciò la punta del naso, appoggiò una mano alla sua nuca e l’attirò ancora contro le sue labbra. Kathryn era ammaliata, incapace di reagire se non per assecondare i movimenti di Chakotay: lo abbracciò stretto e lasciò che la sollevasse e la depositasse sul letto. Fecero l’amore con dolcezza, senza fretta, scambiandosi sospiri e carezze, baci e fremiti fino a farsi consumare dal fuoco della passione.
            Kathryn riposava contro la sua spalla, Chakotay osservava i suoi occhi chiusi, la bocca rosea leggermente aperta, la pelle pallida e serica della schiena che s’intravedeva appena tra la massa disordinata dei lunghi capelli e sospirò: quanto l’amava! Kathryn, già quasi addormentata, percepì il sospiro del compagno, socchiuse gli occhi e gli chiese cosa non andasse:
            - Vorrei avere di nuovo vent’anni per poter fare l’amore con te tutta la notte.
Kathryn si sollevò su un avambraccio ad osservare in viso l’uomo e gli posò un bacio su una guancia. Sorrise e gli assicurò che lei era del tutto soddisfatta e che si era comportato più che onorevolmente:
            - E per ben due volte, non credo che avresti potuto fare di meglio!
            - Scherzi? Ero un vero animale a letto! Spiriti, ero così furioso…
concluse scuotendo lieve il capo. Kathryn aggrottò le sopraciglia, curiosa di sapere il passato di Chakotay, di capire quell’uomo straordinario:
            - Con chi eri tanto arrabbiato?
Chakotay cominciò a contare sulle dita di una mano:
            - Con mio padre, naturalmente. Con la mia gente. E poi con i cardassiani e la Flotta. Con me stesso in definitiva. Anche se devo ancora capire perché.
Rispose amaro. Kathryn lo guardò negli occhi ricordando lei stessa la sua giovinezza, quanto aveva sofferto per la morte del padre e del suo primo amore.
            - Non credo mi sarebbe piaciuto conoscerti ai quei tempi. Ma sono felice di averlo fatto adesso.  
Concluse con un sorriso dolce, lasciando che Chakotay l’abbracciasse e la baciasse ancora e ancora. Poi si riadagiò sul suo torace e fu lei a sospirare:
            - Non voglio dormire.
Mormorò con voce debole. Quando Chakotay gliene chiese il motivo lei ripose:
            - Non voglio sprecare le ultime ore con te dormendo.
Chakotay sogghignò e le sussurrò:
            - E chi ti ha detto che dormiremo? Riposati adesso, amore mio.
Kathryn sospirò contenta e si addormentò. 
            Come annunciato la Voyager era in orbita e aspettava che gli ufficiali in comando tornassero a bordo. Prima di infilarsi di nuovo nelle divise e nei rispettivi ruoli Chakotay e Kathryn avevano fatto di nuovo l’amore e dopo lei non era riuscita a contenere le lacrime. Chakotay aveva provato a consolarla come poteva ma anch’egli sentiva l’amarezza stringergli il cuore.
            - Sei pronta?
Le chiese sommessamente finendo di sistemare parte dell’attrezzatura. In quel momento il piccolo primate che più volte era comparso incuriosito dalla loro presenza, tornò a mostrarsi. Kathryn fece un piccolo sorriso ed allungando la mano si avvicinò alla scimmietta:
            - Perlomeno riesco a salutarti.
La scimmia emise un piccolo grido ma rimase ferma dov’era, ancora impaurita. Kathryn sospirò e si voltò verso Chakotay incontrando i suoi occhi scuri: si scambiarono un lungo, triste sguardo d’amore e nostalgia. Avrebbero per sempre serbato nei loro cuori la memoria di quei giorni come qualcosa di prezioso,  senza rimorsi né pentimenti, ma con la speranza di poter un giorno amarsi liberi.
            - Qui Janeway. Due da portare su.
Con uno sfarfallio le loro sagome scomparvero lasciando per sempre quel pianeta dove erano stati felici, semplicemente se stessi. 

   
 
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