DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga Detective Conan sono di Gosho Aoyama.
Dediche: nell'ultimo capitolo ringrazierò uno per uno tutti i lettori
che si sono fatti vivi, grazie di cuore anche agli altri.
Note: E finalmente scopriamo chi ha ucciso il
professor Ricci, come e perché. E poi… perché Conan stava quasi per mettersi a piangere? O_o
_________
GIORNO 9
Roma, Commissariato di polizia - ore 7:45
Il violento temporale, che durante tutta la notte aveva bagnato la città di
Roma, questa mattina sembrava essersi calmato, ma la pioggia pareva non voler
smettere mai più di cadere.
Le gocce, che fini e regolari scendevano dalle nubi scure, si aprivano in
piccolissimi cerchi concentrici che si confondevano gli uni con gli altri
sull'asfalto nero, e la gente che per abitudine andava al lavoro con i mezzi, camminava tranquilla al riparo degli ombrelli, stando
attenta a non inzupparsi troppo le scarpe e l'orlo dei pantaloni.
Anche lui era una di queste persone.
Stamane, quando la suoneria del cellulare programmata
alle ore 6:30 lo aveva svegliato, si era dato una
rapida lavata al viso, gli occhi ancora mezzi chiusi…; si era poi affacciato
alla finestra, constatando che la pioggia sembrava non volerne sapere di
smettere.
In giornate come queste avrebbe di gran lunga
preferito starsene a casa, a dormire fino a tardi.
Ma oggi non poteva; giù in commissariato infatti,
erano appena arrivate la sera prima delle pratiche lunghe e importanti da
sbrigare, e lui, il commissario Delzeri, non poteva
lasciare questo compito a qualcuno dei ragazzi inesperti che erano lì; o almeno
non all'inizio.
Li avrebbe indirizzati verso una pista, un "modus operandi"
che lui credeva fosse quello più giusto da adoperare,
e avrebbe iniziato il lavoro che poi quelli che riteneva "i suoi
ragazzi" avrebbero portato a termine.
Lanciò un'occhiata al suo cane, che dormiva come un angioletto sotto la
copertina di ciniglia che gli aveva messo la sera prima, e provò un pizzico
d'invidia.
Quest'oggi, avrebbe voluto veramente rimanere a letto.
Dopo essersi vestito, mangiò un pezzo di pizza avanzato dalla sera prima, ed uscì.
"Buongiorno commissario, buongiorno!" lo salutarono.
"Dove sono gli agenti Maldera e Sculli?" [da chi li ho presi i nomi secondo voi? ^_^]
chiese con una certa autorità, ma col sorriso sulle labbra al ragazzo che era
al centralino.
"Buongiorno commissà! So annati
a pija quelle pratiche che so arivate
ieri! Mo tornano! Volete un caffè commissà?"
"Vorrei che iniziassi a parlare italiano…" gli disse scherzandolo un
poco "…ma dato che mi sa che è impossibile, accetto il caffè!" e si
recarono verso il distributore.
"Commissà, ammazza che occhi che c'avete! Co chi sete stato ieri sera eh?"
"Con una polacca…" rispose Delzeri
guardando in alto…;
" 'na polacca?? Anvedi
er commissario, prima le aresta e poi se le fa!"
esclamò il giovane agente divertito!
"Rossetti… ieri sera sono stato fino alle 2 qui con altri 3 agenti per
quel noto fatto di spaccio di cocaina…; se non sbaglio ci sarebbe
dovuto essere pure lei a rispondere alle chiamate assieme a Recchia!
Ma vi sarete addormentati come al solito vero?!"
"Eh… c'ha fatto tana commissà!" sorrise
imbarazzato, chinando poi la testa…
"Forza Rossè… pija er
caffè, che è pronto!" lo scherzò il commissario tentando di imitare la
parlata romana del sottoposto. Lui infatti non era di
Roma, ma era stato trasferito nella capitale da Bologna. Il suo accento
emiliano era decisamente forte.
"Drrrrriiiiin!!! Drrrrriiiiin!!!"
Il telefono squillò una, due volte…
Il commissario guardò Rossetti, che intanto girava lo zucchero nel caffè, col
cucchiaino di plastica trasparente…
"Che fai, non vai a rispondere? Sbrigati!!"
"Eh? Ah sì, ecco!" ingurgitò in un unico sorso il caffè, che gli
bruciò la lingua e la gola, facendolo diventare il viso improvvisamente rosso
come il fuoco, e con le lacrime agli occhi si gettò sulla cornetta, ormai al
suo sesto squillo, e rispose…
"PRONNTOOOOOOOO!!!!!!! COMMIFFARIATO XYZ, COFA
DEFIDEAAAAA!!!!!" urlò in preda al dolore e con
la lingua mezza ustionata…
"Cosa desidera? Ma che siamo, un bar?" borbottò Delzeri
sconsolato.
"…ehm… vorrei parlare con il commissario. Sono un detective privato, e
credo di aver fatto luce sul caso del professor Ricci."
"Ah…sì, er commissario sta qua… n'attimo e je lo passo subito!" si passò la cornetta sull'altra mano
e con una la coprì in modo che il detective dalla parte opposta del filo non
potesse sentire.
"Commissà qua c'è un detective che vuole parlà co' lei! Dice che ha
risolto er caso der cane Killer!"
"i soliti mitomani…" sospirò il commissario "sentiamo
cosa si è inventato…può essere divertente."
Si fece passare la cornetta, e rispose.
"Sì, qui è il commissario Delzeri."
"Buongiorno, sono il detective privato Kogoro
Mori. Volev…"
"Come scusi? Non ho capito il nome…"
"Mori. Kogoro Mori, sono giapponese!"
"Aaaahh… giapponese. Un
detective giapponese." Gli occhi evidentemente diffidenti di Delzeri incrociarono quelli di Rossetti, che per tutta
risposta si portò il dito indice all'altezza della tempia, formando continui cerchi
nell'aria, per dire che quell' 'aspirante detective' era uno dei soliti fuori di testa che chiamavano
ogni tanto…
"Sì. La volevo informare che oggi pomeriggio, alle 17:30,
convocherò nella hall dell' Hotel Plaza alcune
persone tra cui il colpevole, che smaschererò sul posto."
"Bene, buona fortuna!" cercò di liquidarlo il commissario.
"Lei non mi crede, me l'aspettavo. Provi a telefonare alla polizia di
Tokyo, in Giappone, e faccia il mio nome. Sicuramente
sapranno dirle quanto valgo."
"… ma …guardi, neanche voglio perderci tempo, e poi il professore è
stato ucciso dal suo cane! E guardi che nell'Hotel Plaza
i cani non ce li fanno entrare!"
Rossetti, che aveva messo il vivavoce alla
telefonata, assieme ad altri 2 colleghi che si erano radunati lì attorno rise
di gusto!
"La prego di farlo…" continuò sicuro il detective.
"Ma lasci perd…"
"Commissario, io ho degli zii a Tokyo! Se vuole
li chiamo! E' pure tanto che non li sento!" fece uno dei ragazzi giunti in
seguito, interrompendo Delzeri.
"E va bene, chiama i tuoi zii e poi fatti dare il numero della polizia di
Tokyo…; che mattinata stramba…"
Il detective rimase in attesa, mentre al commissariato, da un'altra linea, il
giovane chiamò la zia in Giappone.
"P…pronto!!" una voce quasi terrorizzata, rispose in Giapponese
all'altro capo del filo!
"Zia Ruriko!! Ciao, sono io, Daniele!!"
alcuni attimi di silenzio…
gli agenti e il commissario si guardarono tra loro, smarriti…
"Zia Ruriko…?"
"TI SEMBRA QUESTA L'ORA DI CHIAMARE LA TUA VECCHIA ZIAAAA????"
L'urlo della donna, questa volta in un perfetto italiano, meglio di quello di
Rossetti, fu così forte che il telefono sobbalzò sulla scrivania, così come
saltarono dalle loro sedie gli altri agenti!
"Scusa zia^^'' Non ci pensavo al fuso orario… che ora è lì?"
"E' quasi l'una di notte, BAKA SARU!" [ora… se non ho sbagliato i
calcoli, se sono quasi le 8 di mattina qui, in Jappo
dovrebbe essere quasi l'una di notte… se ho sbagliato perdonatemi. Baka saru
vuol dire stupida scimmia.]
"Aoh, l'auguri ve li
scambiate dopo, mo dije der
nummero dei piedipiatti, così se levamo
de mezzo sto esaltato de detective!" fece il solito Rossetti, ma il suo
"piedipiatti" aveva lasciato sbigottiti tutti quanti, compreso il
commissario Delzeri, che si era buttato le mani sul
volto.
"Ah sì zia, senti…ti ho chiamato perché qui in centrale ha chiamato un
certo detective giapponese che dice di essere molto noto lì alla polizia di
Tokyo, e volevamo il numero della polizia della tua città ecco…; volevamo
sapere se fosse davvero chi dice, o fosse solamente un pazzo che non ha meglio
da fare"
"Ah capisco…; e come si chiama questo detective?"
"Aspetta… commissario, come si chiamerebbe il detective?"
Il commissario, che non si ricordava, si fece ridire il nome sull'altra linea.
"Kogoro Mori è il nome."
"Zia, si chiama Kogoro Mori!"
"…cosa?? Kogoro Mori???"
"Sì perché?"
"Caro nipotastro degenere… non c'è bisogno di
chiamare la polizia per sapere chi è… il detective Kogoro
Mori è famoso in tutto il Giappone!"
Gli agenti e il commissario, dopo aver messo in contatto il detective e la
signora in modo che lei ne riconoscesse la voce, e dopo aver ascoltato i
resoconti di alcuni dei casi risolti dal giapponese, si prodigarono in scuse
verso di lui, e accettarono l'appuntamento fissato all'Hotel Plaza per le 17:30.
Conan scese dallo scatolone che aveva messo nella
cabina telefonica e sistemò il modulatore di voce. Più tardi, usando lo stesso
sistema, avrebbe chiamato tutti i sospetti,
radunandoli nella hall per quel pomeriggio.
* * * * * *
Una stanza di solito adibita a ospitare riunioni e convegni all'interno
dell'Hotel, fu concessa al professor Agasa.
L'ambiente era lussuoso, ma piuttosto spoglio. Sulle
pareti color vaniglia campeggiavano le tele di artisti
minori, mentre dal centro della piccola sala sino alla parete in fondo, v'erano
una decina di file di poltroncine blu dal sedile reclinabile, come quelle che
si trovano nei cinema.
All'arrivo ella volante della polizia, dalla quale
scesero il Commissario Delzeri, e gli agenti Maldera e Ciarravano (quello con
la zia in Giappone), numerosi curiosi si radunarono intorno all'ingresso
dell'Hotel, e fu compito dei due agenti riportare un attimo la calma.
Il professor Agasa, come Conan
si era preoccupato di aggiungere in una telefonata seguente alla polizia con la
voce di Kogoro, avrebbe avuto il compito di
intrattenere il commissario fino a che Kogoro in
persona non fosse sceso ad illustrare le sue conclusioni;
"Ecco, qui è il posto che l'Hotel in via del tutto straordinaria ci ha
riservato" disse il professore conducendo Delzeri
e i due agenti nella piccola sala.
"Chi è quella persona?" lo interrogò il commissario non appena vide
che, seduta in una poltroncina della prima fila, stava il signor Manara, quasi piegato su sé stesso, che con la testa
reclinata sul petto agitava nervosamente una gamba…
"Quello era un amico del signor Ricci…; frequentavano la stessa
confraternita religiosa…"
"Una confraternita religiosa?" replicò sorpreso il commissario
"A quanto pare avete archiviato il caso ancor prima di iniziare a
studiarlo…"
"Mi pare tutto assurdo…" rispose sbigottito.
Uno per volta, fatti accomodare dal piccolo Conan, arrivarono tutti i "chiamati in causa".
Forse era esagerato chiamare tutte queste persone, ma Conan
pensò che fosse necessario per non far calare subito la tensione attorno alla
domanda "chi è l'assassino?" e uccidere così 10 capitoli di
fanfiction.
Dopo il signor Manara, il primo ad arrivare fu il
professor Waylon Rooney,
che prima di andare nella sala si intrattenne un po'
col professor Agasa, informandolo sui grandi
progressi che il suo ritrovato aveva raggiunto.
Era stato avvisato per telefono come gli altri da Kogoro-Conan,
ma non capiva bene cosa sarebbe dovuto succedere quel pomeriggio.
"Ho sempre creduto all'ipotesi, seppur strana, del cane…" rivelò con
tono curioso di sapere quale altra ipotesi fosse stata avanzata, al professor Agasa, che però non seppe dargli risposta, anche perché Conan non gli aveva detto nulla, nemmeno chi fosse
l'assassino.
Dopo Rooney fu la volta della moglie del professore
scomparso, che venne accompagnata dalla figlia
Sabrina.
La donna non aveva mai parlato con Agasa, anche se lo
aveva intravisto al funerale del marito, e così non instaurò un vero e proprio
colloquio confidenziale con lui.
Si limitò a riferirgli, in tono sommesso "spero proprio
che questo detective riesca a far luce su ciò che è accaduto quella
notte", e assieme a Sabrina, si sedette accanto agli altri due
uomini già in sala.
Nonostante fossero vicini, e fossero lì tutti per lo
stesso motivo, nessuno parlava all'altro.
C'era dentro ognuno di loro il timore di potersi
confidare o scambiare pareri o solo qualche parola con quello che poi si
sarebbe rivelato l'assassino del professore!
Solo ogni tanto le due parenti strette del prof Ricci iniziavano a parlare
fitto fitto e sottovoce, come due civette.
L'atmosfera tuttavia era così era tesa, che sarebbe stato veramente possibile
tagliarla con un coltello, e né Conan che aspettava i
"convocati" all'ingresso, né Agasa che
invece li intratteneva un po' e li accompagnava nella stanzetta, potevano fare
nulla per distenderla.
Giunse infine il signor Marini, meglio conosciuto come
Mahatma che, in quanto ultima persona rimasta delle chiamate da Conan, fu accompagnato nella sala dal piccolo detective
stesso.
Si dichiarò un po' infastidito dall'essere coinvolto in una faccenda del
genere, perché ne avrebbe potuto andare della sua
immagine e avrebbe potuto perdere il rispetto dei suoi 'adepti' , ma si piegò
al senso di giustizia che era in lui e che tanto decantava.
"Allora? E' più di mezz'ora che siamo qui, dov'è questo famoso
detective?"
"Deve stare ancora a prepararsi!" rispose Conan
al commissario Delzeri, aggiungendo che sarebbe
andato subito a chiamarlo.
Kogoro intanto, era nella sua stanza a impomatarsi i capelli e a scegliere la camicia più adatta
da indossare. Era stato infatti informato da Conan che oggi avrebbe dovuto parlare in qualità di ospite
d'onore ad una conferenza dal titolo "I detective del giorno d'oggi",
e ne era particolarmente felice.
Il sapere di essere proprio lui l'ospite d'onore poi,
lo inorgogliva troppo!
Conan trovò la porta della sua camera accostata, ed
entrò senza troppi convenevoli.
"Allora Kogoro, sei pronto? Giù aspettano solo
te!"
"Ahahah! Lasciali aspettare un
po', in fondo le grandi star si fanno sempre attendere!"
"Sbrigati, sennò van via tutti! -__- E guarda
che c'è anche Sabrina, la figlia del professore!"
Una veloce spruzzata di profumo, e il detective fu subito pronto a scendere per
la sua "conferenza"!
Quando scesero trovarono il commissario e i due agenti seduti su delle
sedie prese dalla sala ristorante, col volto rivolto verso gli
"imputati", che tutti seduti nella prima fila di poltroncine,
aspettavano con ansia l'arrivo di Kogoro.
Nelle ultime poltrone invece, sedevano i curiosioni
vari, che nulla c'entravano col caso, ma che lo stesso erano attirati dalla
presenza della polizia, e volevano vedere cosa sarebbe successo di lì a poco…;
questi ultimi erano anche piuttosto rumorosi.
"E' lei il famoso detective Kogoro Mori?"
disse amichevolmente e porgendogli la mano, il commissario Delzeri
"Eh? S…sì, sono io!" rispose un Kogoro
leggermente imbarazzato
"La stavamo aspettando. Siamo veramente tutti curiosi di sapere ciò
che ha da dirci!"
"Da…davvero? ^^;; Beh, ma io veramente… non avrei
preparato niente di particolare!! Ahahah! Il moccioso
qui me l'ha detto solo ieri sera di questa conf…"
"Ma di che sta parlando?" lo interruppe Delzeri
sgomento
"Eheh! Ha sempre voglia di scherzare, lo perdoni!
Ora forza Kogoro, mettiti seduto e finiamola al più
presto!" intervenne in soccorso Conan!
"Eh? Ah…sì, sì!"
"Spero non ci abbia fatti venir qua per nulla, caro detective!"
intervenne duramente il professor Rooney
"Ma veramente io nemmeno vi ho chiamati…" ormai il detective
non capiva più assolutamente nulla, e Conan, cercando
di non farsi vedere, pensò bene che fosse arrivato il momento di addormentare
il "collega"
ZIIIIN!
Kogoro sobbalzò per un attimo, dopodiché ebbe
giramenti di testa per qualche secondo, finché non cadde addormentato sul
banchetto, con le braccia incrociate sulle quali si appoggiava la fronte.
"Detective, cos'ha, si sente bene?!!" fece il commissario Delzeri alzandosi di scatto dalla sua sedia per andare in
soccorso dell'uomo
"Sì, non si preoccupi, e rimanga lì!" rassicurò tutti Conan che, nascosto dietro una tenda, aveva iniziato a
parlare con la voce di Kogoro.
Intanto Ran, che credeva anch'essa di dover assistere
ad una conferenza del padre, era scesa e si era seduta appena dietro gli
imputati.
"Ho chiamato tutti voi qui, perché volevo far luce su un argomento che
riguarda la maggior parte dei presenti. L'uccisione del professor Adelmo Ricci.
La morte del signor Ricci è stato un colpo forte per tutti qui… e fa ancora più
male sapere che Zeus, il cane che il professore trattava come un figlio sin da
quando era cucciolo, sia stato proprio colui che lo ha ucciso!
Già, perché a questo abbiamo pensato tutti, una volta appuratene le
circostanze… bene signori… io vi posso garantire che le cose, anche se
all'inizio convalidavo anche io l'ipotesi del cane killer, non sono andate
così. Il signor Ricci è stato ucciso!"
Tutti i presenti spalancarono gli occhi sbalorditi. Solamente gli agenti
sapevano che erano lì perché il detective Giapponese avrebbe dovuto chiarire la
vicenda del professore. Gli altri sapevano solamente che si sarebbero dovuti
sottoporre a una sorta di interrogatorio.
A quelle parole, persino i curiosi delle ultime file si zittirono, per seguire Kogoro.
Agente Ciarravano: "Ma se anche la scientifica
ha stabilito che è stato il cane a sbranare il professore!!"
"Io non ho mai affermato il contrario." - asserì con calma il
detective, che poi continuò - "Seguitemi. Prendiamo la
signora Ricci..."
La signora accigliò non poco e divenne rossa come un peperone
"Come si permette solamente di prendermi come esempio! Come potrei aver
ucciso mio marito!!"
"Calmati, per favore…" la tranquillizzò Sabrina.
"All'inizio pensavo a lei, perché i rapporti con suo marito erano
diventati tesissimi ultimamente e in passato fu per molti anni addestratrice di
cani…; i delitti tra moglie e marito sono molto
frequenti, perciò non ci sarebbe stato tanto da stupirsi, e poi avremmo anche
trovato la spiegazione per lo strano comportamento del cane!
"Me pare che nun fa 'na
grinza…" aggiunse naturalmente Rossetti.
"Non esattamente. La signora era stata sì un'addestratrice di cani, ed
anche colei che aveva addestrato personalmente Zeus! Ma non avrebbe potuto mai
convincere un cane feroce, ma fedele come il cane lupo
a rivoltarsi contro il suo padrone solo con l'addestramento! Ed inoltre, se il
movente fosse stato quello dei litigi continui, non ne avrebbe
neppure avuto materialmente il tempo, visto che i rapporti tra il signore e la
signora erano tesi solo da qualche settimana.
Un cane di quell'età poi, difficilmente perde gli insegnamenti ricevuti in
infanzia per riceverne di diversi, addirittura contrari!"
"Visto mamma? Il detective ti ha scagionato…"
La signora, che non aveva fatto altro che sventolarsi nervosamente col suo
ventaglio bianco e rosso, si sciolse in un profondo sospiro.
"Anche il signor Marini qui presente, aveva delle questioni in sospeso con
il povero professore… ma lui non è nemmeno un addestratore, né tantomeno un ipnotizzatore! Non avrebbe potuto fa rivoltare
il cane contro il suo padrone…"
"Allora, si decide a dirci chi sarebbe stato??"
- intervenne Manara insolitamente agitato -
"Nessuno di noi qui è un addestratore o sa usare l'ipnosi sui cani!"
"Con calma… adesso ci rimangono queste persone… un certo William Cavenaghi, il prof. Rooney e
Guido Manara, amico…diciamo "particolare"
del professore… il colpevole è tra questi tre miei cari amici…
Di nuovo lo stupore e la curiosità presero possesso di quella stanzetta.
Conan chinò il capo, tirò un sospiro profondo
scuotendo il capo e si apprestò a concludere…
"Il colpevole è…
il professor Waylon Rooney!
I presenti non fecero nemmeno in tempo a esprimere la loro incredulità che il
professore balzò in piedi fuori della sua poltroncina e ringhiò rosso di rabbia
contro il detective!
"Che sciocchezze sta dicendo Kogoro??? Come si
permette!!? Lo dimostri se ne ha le prove!" Il signor Manara lo prese cautamente
per un braccio, invitandolo a risedersi, e così fece il professore,
riacquistando un po' della calma persa.
"Tsk…ho anche perso gran parte della mia giornata che invece potevo
dedicare ai miei studi!"
"Sono proprio i suoi studi il movente, carissimo professor Rooney."
"C…come?"
"Il movente è questo. Lei aveva urgentemente bisogno di vincere quel
concorso soprattutto per il premio in denaro, che doveva essere destinato
interamente a nuove ricerche, ma lei lo avrebbe utilizzato per pagare i vari
debiti di gioco che aveva fatto in giro per l'Europa ed ora i creditori le sono
venuti a bussare alla porta tutti assieme e lei aveva
paura per la sua incolumità… ed eliminare il candidato numero uno al premio
finale le era sembrato il sistema migliore!"
Rooney: Come si permette di fare simili affermazioni?
Io sono un onorato scienziato, non ho debiti con nessuno!!
"Posso dirlo perché fortunatamente sono riuscito a scoprire l'identità di
William Cavenaghi. Quando ho
iniziato a pensare seriamente che il colpevole potesse essere lei, mi sono
ricordato delle parole del professor Agasa, quando mi
aveva detto che per questo tipo di ricerche uno scienziato non lavora mai da
solo. Così è bastato rintracciare gli albi di qualche anno fa per vedere quale fosse lo staff che era assieme a lei nell'ultimo concorso
internazionale della scienza, contattare alcuni dei suoi colleghi che meglio la
conoscevano per sapere se ne avesse nel tempo cambiato qualche membro, e a quel
punto, ottenuta risposta negativa, ci fu semplice individuare dove cercare
quest'uomo."
"E allora? William era un mio assistente, che male c'è?"
"Hn… c'è che, messo alle strette, ci ha
consentito di fare un piccolo sopralluogo nel vostro studio dove abbiamo
trovato i numeri di telefono di alcuni dei suoi creditori che ci hanno
confermato tutto ciò. Abbiamo inoltre scoperto che tra loro ci sono molto
strozzini, gente spietata che non accetta ritardi nei pagamenti."
Kogoro iniziò ad elencare alcuni nomi, ma il
professore lo interruppe ben presto.
"Ebbene sì…è vero." Confermò Rooney cedendo
all'evidenza. "Ma volevo che non si sapesse perché avrebbe macchiato la
mia professionalità di uomo di scienza! Vi giuro che
con la morte di Ricci non c'entro nulla!"
"Mi dica…perché Cavenaghi è andato a casa di
Ricci e si è informato sulle abitudini del cane…?"
"Penso che già lo sappia detective…"
"Sì, in effetti il suo assistente mi ha detto che
è stato mandato da lei per proporre una ricerca con altri suoi due colleghi per
la quale vi serviva il prof. Ricci, ed anche di documentarsi un po' sui suoi
cani… ma lo stesso Cavenaghi non ne capiva il
motivo…prego, ce lo dica lei…"
"Forse lei non lo sa, ma io sono allergico ai cani… dato che Ricci aveva
un bellissimo studio in casa sua pensavamo di condurre le ricerche lì, ma prima
volevo un po' documentarmi sul tipo di cani che c'erano senza andarci
direttamente! Fossero stati di quelli dal pelo corto non ci sarebbero
stati problemi!"
"E non poteva chiederlo al professore direttamente?"
"No, lui mi avrebbe senz'altro detto di non temere nulla, perché adora i
cani! Mi avrebbe anche mentito, era un tipo strano, lo sanno
tutti! Visto che comunque dovevo mandare il mio
assistente a proporre il gruppo di lavoro ho colto la palla al balzo per
informarmi riguardo i suoi animali."
"Papà per favore… basta, il prof. Rooney è
innocente!" intervenne Ran cercando di fermare
le accuse del padre, che a lei parevano ingiuste
"Innocente dici Ran? Ecco come sono andate le
cose…"
"Il prof. Rooney ha
pronta una scoperta sensazionale che gli potrebbe permettere di vincere il
premio della scienza. Non può assolutamente non vincerlo,
come detto ha problemi economici.
Suo grande rivale per questo premio è il povero Ricci,
che può soffiargli via l'unica speranza di sfuggire ai creditori che quasi
sicuramente lo avrebbero ucciso, e se non avesse fatto proprio questa fine, si
sarebbero presentati al suo cospetto con vendette trasversali tipiche di chi è
in questi giri…;
Ora il problema era: uccidere Ricci senza essere scoperti, far sembrare tutto
una fatalità…già, ma come?"
Tutti lo guardavano attenti, nella sua strana posa dormiente. Anche il Mahatma,
per la prima volta, si trovava ad essere lui lo spettatore di un uomo che sapeva
tenere incollata l'attenzione dei presenti.
"Ricci va in vacanza all'Elba e qui viene aggredito da quattro tizi. Dopo
la rissa accusa la puntura di un ago, ma dalle analisi non risulta
nulla. Ci vuol dire lei cosa c'era in quell'ago signor Rooney?"
"Assolutamente non lo so." Rispose duro l'uomo
"Non credo che non lo sappia, forse non lo ricorda… le rinfresco la
memoria. 5 anni fa lei arrivò quarto al concorso con un esperimento su un
liquido che poteva alterare il PH degli animali. Grande scoperta, che però non
le garantì la vittoria perché il prodotto era piuttosto grezzo ancora, aveva
una percentuale di successo di poco sotto il 60%… Dopo quel giorno lei non ne
parlò più, e tutti pensarono avesse abbandonato quel suo progetto…; In realtà,
come dimostra questo foglio sul quale lei stesso ha scritto un indirizzo per il
piccolo Conan, le sue ricerche in quella direzione
non sono terminate!
Dietro il foglio infatti, che lei ha strappato
inavvertitamente dal suo blocco degli appunti di studio del 2003, ci sono i
risultati delle ultime verifiche che davano una riuscita del cambiamento del PH
a livelli altissimi, quasi dell' 80% anche sugli umani!
"E cosa c'entra questo scusi! E' forse vietato proseguire le proprie
ricerche?" si alterò il professore;
"Mi ascolti. Il professor Ricci torna nella sua
casa, col suo bel PH della pelle cambiato… nessuno se ne accorge naturalmente,
come sarebbe possibile? Ma quella stessa sera Ricci è
morto, e io sto accusando lei, perché?"
Ran: Già papà, perché?
Proseguì Kogoro…
"Il professore non aveva aria condizionata in casa, perché diceva che gli
faceva male. Inevitabilmente la notte sudava molto…l'estate romana è
caldissima, molto umida… così Ricci esce fuori a
prendere un po' di fresco… esce… tutto sudato…; mi risponda. Se
il ph della pelle cambia, cambia anche l'odore di una
persona? Mi risponda signor Rooney…
"No…non saprei…"
"E' molto strano che non lo sappia…lei professor Agasa,
cosa ne dice, cambia l'odore del sudore?"
"Sì detective Kogoro. Certo
che cambia."
"Già… il farmaco che per mezzo di quattro uomini, assoldati probabilmente
in cambio di quel poco di denaro che aveva da parte, era piuttosto subdolo.
Assolutamente innocuo. Ma aveva cambiato l'odore del
professore. Gli dava un odore completamente nuovo.
Ovviamente, nessun cane lupo avrebbe sopportato una cosa del
genere."
Tutti rimasero di stucco, gli occhi sbarrati. La
signora Ricci, che durante il racconto aveva seguito quasi
imperturbabile, scoppiò a piangere tra le braccia della figlia, anch'essa
visibilmente scossa.
Ran si accostò loro per incoraggiarle.
Rooney intanto, rimase al suo posto senza fare una
piega, con gli occhi accusatori di tutta la sala poggiati su di lui.
"Detective Kogoro…" ruppe i brusii il
commissario Delzeri "La sua ipotesi è molto
plausibile, davvero, anzi sono ormai convinto che sia andata come dice lei…ma
mancano le cosiddette prove "eclatanti".
"Lo so… ma in un omicidio come questo è
impossibile avere una prova eclatante…a meno che…"
"A meno che la prova eclatante non la fornisca l'assassino stesso…"
proseguì Rooney, alzandosi in piedi.
"ebbene sì… sono stato io. Se
fossi stato zitto avrei potuto quasi sicuramente fuggire alle accuse portatemi
dal detective Kogoro ma… ma quello che è successo non
mi avrebbe sicuramente più permesso di vincere il concorso, e perciò non avrei
potuto fuggire ancora a lungo dai creditori. Era vero che volevano fargli la
pelle, e lui gli aveva promesso che dopo questo concorso che avrebbe
sicuramente vinto, sarebbero stati tutti pagati!
E poi uno scienziato ha questo difetto. È estremamente
affascinato dall'intelligenza umana, così come è disgustato dalla stupidità.
Pensavo di essere stato geniale nel progettare un omicidio del genere, pensavo
all'omicidio perfetto, quello di cui nessuno ne avrebbe
potuto carpire nemmeno una piccola trama, nemmeno quelli che, a loro insaputa,
ne erano direttamente coinvolti, come Cavenaghi per
esempio, o i quattro aggressori… tutti erano all'oscuro di tutto, o conoscevano
solo una piccola parte che però gli sarebbe stata impossibile da ricollegare a
tutto il mosaico…
Ma di fronte all'astuzia e l'intelligenza di questo Detective… il mio delitto
perfetto è stato svelato in tutte le sue trame e i suoi connotati più
nascosti…di fronte a un uomo come questo io mi devo arrendere."
I due agenti si avvicinarono a Rooney e lo
ammanettarono, mentre Kogoro stava riprendendo
conoscenza.
Conan uscì da fuori la tenda e incrociò gli occhi del
professor Rooney, che, chiedendo il permesso agli
agenti, si chinò per parlargli un pochino…
"E' stato davvero bravo il tuo amico detective…" gli disse
bonariamente, con un sorriso amaro il professore
"Sì, maledettamente bravo." Rispose Conan un po' sconsolato
"Non farò parola a nessuno della tua "trasformazione". Anche perché poi credo che ormai, nessuno creda più a ciò
che dico…"
"Grazie professore…"
"Purtroppo non ci sono altri in grado di proseguire i miei studi sulla
crescita… ero giunto a buon punto sai? Anche se in
realtà non ero così sicuro dell'efficacia dei risultati…"
"Immaginavo. Mi toccherà comprare i vestiti nei negozi per bimbi ancora
per un bel po'…"
"Se mi danno poco, magari quando esco ci possiamo
risentire."
"Si tratta di omicidio. Spero che quando lei esca io abbia
già risolto questo spiacevole problema."
Il professore sorrise, e poi fu quasi strattonato dai due agenti che lo
avrebbero dovuto portare in commissariato.
Conan lo guardò andare via.
Con lui, sparivano anche i suoi sogni.
Si voltò a guardare Ran, che nella sala spiegava ad
un incredulo Kogoro di come fosse stato bravo a
risolvere l'ennesimo caso! Era così felice e sorridente… si morse le labbra al
pensiero che, ben presto, avrebbe dovuto darle un'altra delusione.
__________
GIORNO 10
Il giorno seguente, il decimo, riprese a piovere forte, ma i nostri lo
passarono girando come trottole tra Roma e Milano per i vari studi televisivi; Kogoro ed il suo incredibile fiuto avevano conquistato
l'Italia ed il detective, ridente e splendente come non mai, non si sottraeva
certo alle numerose interviste ed ai ripetuti flash dei fotografi.
Convinto che la sua fama avesse oramai conquistato mezzo mondo, progettava già
un viaggio in Oceania, per svelare magari il mistero di qualche "Kangaroo Killer", oppure in America, immaginando poi
di veder ben presto nei cinema qualche produzione
Hollywoodiana narrante le sue gesta!
"Ahahah! Mi piacerebbe essere interpretato da Denzel Washington!!!"
"Ma…Denzel Washington…è…è nero…"
tentò di spiegargli l'incredulo giornalista de "Il Messaggero", ma fu
vano, perché Kogoro non la smetteva di ridere
sguaiatamente, come un esaltato.
Ma se lui era felice, gli altri tre della compagnia, chi per
un motivo chi per l'altro, nascondevano sotto una maschera sorridente, un
profondo dispiacere.
Conan, come pure Agasa, era
dispiaciuto, affranto completamente.
La notte prima non aveva dormito, crogiolandosi riguardo al fatto se avesse fatto bene o meno a svelare l'identità
dell'assassino. Quel suo forte senso di giustizia, che gli aveva dato la forza
di portare avanti le indagini anche quando pareva chiaro che non esistesse
nessun killer, gli si era rivoltato contro come un coltello a doppia lama, ed
ora la ferita che gli aveva aperto bruciava da morire.
Si ripeteva, cercando di convincersi, che un uomo che uccide così
diabolicamente un collega, con la chiara intenzione di non lasciare traccia per
farla franca, e in base ad un movente, quello dei debiti ingenti, che non era stato certo il professor Ricci a creare, non meritasse
di restare impunito per l'egoismo di un ragazzo che, incredibilmente regredito
all'età di 7 anni, aveva nel professore-killer quell'unica, dannata, maledetta
possibilità di tornare normale!
Al suo dolore poi, si aggiungeva la tristezza e la rassegnazione di Ran.
Poco prima di addormentarsi, parlando confidenzialmente con Conan…
"Domani partiamo piccolo Conan… e probabilmente
lui, ancora una volta, non verrà…" parlava piano, non tanto per non
disturbare, quanto per non far trasparire troppo la sua tristezza.
"Parli di Shinichi?" chiese Conan fingendo
di non sapere, e mascherando la tristezza che gli stringeva il cuore.
"Sì… di quello stupido…!" aggiunse un po' arrabbiata, poi si girò nel
letto dando le spalle a Conan, che sospirò affranto.
Il piccolo chiuse gli occhi tentando di dormire, ma Ran
ne catturò di nuovo l'attenzione; sembrava stesse piangendo.
"R..Ran…"
"Quello stupido…stupido, dolce Shinichi!" mormorò tra i singhiozzi, e
asciugatasi gli occhi, tentando di fuggire i pensieri da quel ragazzo, si
addormentò.
__________
GIORNO 11
La sveglia suonò verso le 8:00 di mattina. Alle 13:00
si sarebbero dovuti presentare all'aeroporto, per il check-in dopodiché
sarebbero partiti per far ritorno in patria.
Ran bloccò il suono fastidioso della sveglia e aprì
pigramente gli occhi.
Le tende, blu come l'oceano profondo, erano chiuse; tuttavia nella semioscurità
riuscì a scorgere il letto di Conan.
Lui non c'era, doveva essersi svegliato prima, e magari ora era in bagno.
Scese stancamente dal letto, infilò le pantofole e aprì le tende.
Il sole, lucente e brillante come nei primi giorni di vacanza, entrò
prepotentemente nella stanza, cacciando via l'oscurità e delineando
nettamente i colori e le forme degli oggetti, che nella penombra parevano
mescolarsi tra loro.
Spalancò così le finestre, e accolse con piacere l'aria fresca mattutina che le
soffiava lievemente sul volto, facendole ondeggiare i lunghi capelli castani.
Era il suo ultimo giorno in Europa.
Affacciata alla finestra che dava su una via del Corso quasi deserta a
quest'ora, guardava come il sole sembrava magicamente ridare nuova vita a un
paesaggio che nelle ultime giornate le era apparso così triste.
Chissà se il sole sarebbe tornato anche dentro di lei, per spazzare via le sue
ombre…;
Il suo sguardo si perse in lontananza, mentre i pensieri, leggeri come piume
d'angelo, le sfioravano la mente… pensava ai suoi giorni passati in Italia.
Solo una decina di giorni, ma quante cose erano successe! [già,
davvero parecchie… ndShinta]
La partenza improvvisa, inaspettata…; l'aver visto una cultura così differente
dalla loro, una città così bella, storica, affascinante…; e poi le giornate di
shopping tra i vari negozi, le cene a tavola assieme alle persone che aveva più
a cuore, l'incontro con Valentino, l'appuntamento a Piazza di Spagna…e poi…
Bruscamente interruppe i suoi pensieri, e lasciò la finestra per andare in
bagno.
Conan non era nemmeno lì, probabilmente era già sceso
per la colazione, quindi Ran pensò che si sarebbe
dovuta dare una mossa.
Entrò in bagno, chiuse la porta e si sfilò…
Ran: "Hey…non vorrai
per caso seguirmi anche qui vero???"
Shinta: Ehm…^^;;;
Con un perfetto colpo di karate stese il povero
scrittore, che fu costretto a proseguire la narrazione dal momento in cui Ran scese per far colazione con gli altri.
* * * *
Si ritrovarono per l'ultima volta tutti attorno allo stesso tavolo, e
sembravano tutti quanti un po' nostalgici.
La musica di sottofondo che riempiva la stanza, a basso volume, non riusciva ad
allietare la malinconia dei partenti…
Persino Kogoro, che era stato per tutta la giornata
precedente la star nazionale, era triste perché non aveva potuto sfruttare come
avrebbe voluto tutta la sua fama!
Ogni qual volta la mattina si ritrovavano attorno a quel tavolo, parlavano
spensieratamente dei progetti per la giornata che era appena iniziata, e
questo, senza saperlo, li riempiva di grande gioia,
dava a ognuno la carica giusta per cominciare bene.
Oggi che invece non potevano parlare di altro se non del
lungo viaggio in aereo, la mancanza di quelle chiacchiere fresche e leggere, si
faceva sentire terribilmente.
Ran, che era scesa per ultima, lì trovò tutti già
seduti, anche se per rispetto ancora nessuno aveva toccato nulla del proprio
piatto.
Si recò al buffet per prendere qualcosa, ma mentre stava per sedersi si bloccò;
fu poco più di un attimo, ma se ne accorsero tutti,
tuttavia solo Conan capì…
"Che cos'hai Ran…?" chiese Kogoro incuriosito dallo strano comportamento della figlia.
"N…nulla papà, non è niente" le rispose sorridendo, e si sedette.
Conan la guardò… con lo sguardo perso verso un punto
indefinito della stanza, Ran era immersa nei suoi
ricordi, e quasi si dimenticava di mangiare la sua colazione.
"Scusate…" una ragazza si avvicinò loro. La riconobbero subito, era
la ragazza dell'Hotel che sta alla reception.
"Sì, cosa c'è?" le sorrise bonariamente Agasa
"Siete voi i signori Mori vero?"
"Sì, siamo noi!" intervenne Kogoro con la
bocca piena! [che maleducato -.- ndShin]
"Allora la signorina Ran deve essere lei, mi può
seguire per favore?" disse sorridendo con gentilezza la ragazza guardando
la bella giapponese, che le rispose un po' sorpresa.
"Io? Ma perché scusi…?"
"Qualcuno ha lasciato una lettera per lei."
"Per me? Chi è stato?" il cuore prese a
batterle forte, fortissimo…
"Non lo so… ad un tratto me la sono ritrovata sul bancone… ma sulla busta
c'è il mittente, solo che non me ne ricordo il nome…"
"Va bene, vengo…" e scusandosi con gli altri si alzò per seguire la
ragazza.
"Non sarà quel Valentino…?" mormorò Agasa a
Conan, che per tutta risposta inarcò le sopracciglia,
stringendosi nelle spalle.
* * * *
Nella hall la musica si sentiva ancora più distintamente, e Ran
notò che c'era ancora la stessa canzone di quando era entrata al ristorante…;
stette qualche secondo ad aspettare che la ragazza trovasse la lettera, tra una
colonna di carte bianche…
"Eccola!" fece soddisfatta e la porse a Ran.
La busta era completamente bianca, nessun colore, nessuno
disegno, niente di particolare, escluso un piccolo "bozzetto" sulla
busta, come se dovesse contenere qualcosa.
Dietro, scritte con una calligrafia che conosceva bene, poche parole.
"Per la piccola Ran Mori.
Da Shinichi."
Le ultime note della canzone che aveva accompagnato Ran
durante la colazione, si stavano ormai spegnendo…
"And I will always
love you.
I will always love you.
I will always love you.
I will always love you.
I will always love you."
Fine del capitolo 10
Il prossimo capitolo sarà praticamente il contenuto
della lettera di Shinichi a Ran.
Adesso tutti sapete chi è l'assassino e perché Conan
abbia reagito in quel modo, abbandonando così la possibilità di tornare grande.
Io probabilmente avrei scelto di tornare grande, ma il senso di giustizia di
Shinichi, la passione che da sempre ha per l'investigazione non credo
l'avrebbero portato a percorrere quella strada. Probabilmente avrebbe confidato
di trovare gli uomini in nero il prima possibile.
Spero che ciò non vi abbia deluso, ma davvero non me
la sentivo di farlo tornare grande e farla finire "disneyianamente"
bene.
Voglio dire… non l'ha ancora fatto l'autore, figuratevi se posso farlo io!^^
A presto per l'ultimo capitolo