Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: bimbic    02/04/2010    2 recensioni
Appena riprese una parvenza di lucidità mentale, rantolò verso la camera decisa a cambiarsi per andare a gridare al mondo la sua gioia, quando si accorse di una piccola scatola sopra al suo comodino, cercò di ricordare cosa potesse essere ma era ancora troppo rincretinita dalle parole di Alessandro per pensare lucidamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo extra

Capitolo extra

 

Era un sabato mattina di primavera il sole era già alto in cielo e stava cercando di scaldare la giornata. Stella aprì con slancio la finestra della camera pronta a respirare a pieni polmoni quell’aria frizzantina. Era felice quel giorno, di lì a qualche ora sarebbe tornato Alessandro, aveva una gran voglia di vederlo ma, soprattutto un bisogno fisico di un contatto, di sentirlo ancora suo. Non sapeva quanto sarebbe rimasto questa volta, aveva avuto paura e non glielo aveva domandato al telefono, era solo contenta di poter passare qualche giorno ma, soprattutto qualche notte con lui.

Lui le aveva chiesto di non andarla a prendere all’aeroporto perché sennò non si sarebbe più staccato da lei e non sarebbe andato mai a salutare i genitori.

 

Dopo essere uscita dalla camera, si rifugiò in cucina per fare colazione e cercare qualsiasi cosa per occupare il tempo, così pensava sarebbe passato più velocemente e forse avrebbe per un po’ smesso di pensare a lui.

Mentre stava armeggiando con le pentole all’interno di un pensile, arrivò Seba

-pulizie di primavera o ansia da rientro?- le chiese sorridendo ancora mezza addormentata in pigiama facendo capolino sulla porta

-entrambe! Non vedi che caos che c’è in questi scaffali?- chiese quasi urlando

-ho capito, meglio che vada a chiedere asilo politico nel Brunei- asserì convinta decisamente spaventata da quello che l’amica potesse combinare

-perché proprio là?- domandò invece curiosa come se avesse sentito nominare per la prima volta il posto

-sia mai che un principe mi voglia in moglie…-rise mettendosi a sedere in sala da pranzo notando che Stella si era calmata

-ce l’hai già il tuo principe! Sei solo così idiota da non volerlo sposare!- dichiarò convinta e, in effetti, Seba il suo principe lo aveva già trovato da molto, il fatto era che non voleva sentir parlare di nozze e se per questo neanche Simone sembrava dell’idea, non capiva perché invece tutte le sue amiche volessero a tutti i costi mandarla all’altare -dovrebbe essere il sogno di ogni donna…- aggiunse assumendo un tono romantico quasi troppo per lei

-non il mio, non vedo perché vogliate costringermi a fare una cosa che proprio non mi va…non mi ci vedo a camminare con un pomposo abito in mezzo ad una navata piena di gente…scapperei come la miglior Julia Roberts, non perché non ami Simone, ma dall’imbarazzo…mi ci vedi al centro della scena…ah mi mette l’ansia solo il pensarci- cercò di spiegare il suo terrore

-guarda che potete anche andare solo voi due in comune, non sei obbligata a fare una cerimonia modello beautiful!!- la prese in giro Stella, si divertiva tantissimo, sapeva che Seba non avrebbe mai cambiato idea

-la mia religione me lo proibisce!- rispose solamente

-ma tu sei atea- constatò Stella

-appunto!-

-ci rinuncio, piuttosto, che intenzioni hai per stasera?- cambiò argomento

-non so, pensavo di uscire con Michela e Paolo, perché vuoi unirti a noi?- domandò sapendo di avere detto una bestialità

-neanche se mi paghi! È che non ti voglio in giro per casa! Non è che dormiresti fuori?- chiese pregando che accettasse l’idea

-sento da Simone se ha la casa in campagna libera, sennò farò pianissimo…- spiegò andando ad aiutare l’amica che nel mentre aveva smontato le mensole dei mobili di cucina

-fai il possibile! Piuttosto sai per quanto rimane?- chiese improvvisamente

-a dire il vero no! Vuoi che m’informi?- chiese preoccupata per il fatto di non averla mai vista così turbata

-no! È che ho una strana sensazione qui alla bocca dello stomaco…- cercò di spiegare toccandosi il ventre

-i peperoni di ieri sera non c’entrano niente?- s’informò facendola alterare

-sei sempre idiota…però mi fai ridere e mi distrai…non so cosa pensare… e se viene qui e mi dice che si è innamorato di una americana?- domandò per cercare di esorcizzare le sue paure -e se questa fosse pure gravida?- aggiunse con timore -e…-

-e se fossero già sposati, per rimanere in tema, e ti venisse a portare la bomboniera?- la prese in giro Seba ma vide il terrore nei suoi occhi e cercò di rimediare immediatamente -e se venisse qui solamente perché gli manchi in maniera incredibile e avesse voglia di fare l’amore con te tutto il giorno…-

-non sarebbe un’idea malvagia…ed è per questo che tu, esattamente tra due ore e venticinque minuti, ti togli dalle balle e cortesemente le riporti qui tra una settimana…- spiegò sorridendo maliziosamente

-avevi detto solo per stanotte…posso micca andare in albergo!!- le urlò mentre stava dirigendosi in camera per preparare una sacca per la notte, aveva già capito che sarebbe dovuta stare fuori, in caso di necessità avrebbe chiesto asilo a Michela

 

 

Dopo aver rassettato come una colf in preda ad un raptus la cucina, Stella decise che era giunto il momento di sistemare se stessa per l’incontro, aprì l’acqua calda della vasca da bagno ci versò mezza boccetta di bagnoschiuma al muschio bianco e ci si tuffò cercando di pensare il meno possibile a quella strana sensazione che si portava addosso. Riemerse in tempo per incremarsi da capo a piedi neanche dovesse andare a prendere il sole ai Caraibi e si diresse in camera per cercare l’abbigliamento adatto. Aveva da poco sistemato il letto che non voleva gettarci sopra l’intero guardaroba, quindi dopo essersi messa l’intimo, si fermò cogitabonda davanti alle ante aperte dell’armadio provando mentalmente vari abbinamenti senza trovare niente di soddisfacente. Per non prendersi un raffreddore, poiché non poteva permettersi di stare male in quei pochi giorni in cui il fidanzato era presente, oddio, non sapeva neanche se poteva ancora definirlo tale, aveva troppa confusione in testa, e poca voglia di mettere ordine, forse perché significava prendere decisioni per le quali non era ancora pronta. S’infilò una vestaglia di seta rosa che le avevano regalato le amiche per il compleanno e continuò a fissare l’armadio impalata come se le avessero bullonato i piedi al pavimento

Fu risvegliata da questo torpore mistico dal suono del campanello, imprecando contro ignoti si diresse al citofono, constatando che l’amica nel suo momento di apnea doveva averla salutata, quando risentì la sua voce che le diceva di aver dimenticato qualcosa di cui aveva assoluto bisogno.

Le aprì e si diresse nuovamente in camera senza nuove idee. Appena sentì chiudere la porta, gridò all’amica la sua richiesta di aiuto

-ti prego Seba ho un grosso problema con l’armadio!-

Non ricevendo risposta si diresse come una furia verso camera dell’altra urlando che non sapeva cosa mettersi. Si bloccò a bocca aperta nell’ingresso quando vide una figura di spalle che certamente non poteva essere Seba e sicuramente non era Simone.

-così sei stupenda!- le disse invece Alessandro sorridendole come se la vedesse per la prima volta

-e tu cosa ci fai qui?- riuscì a fatica ad articolare gesticolando come un vigile in mezzo ad un ingorgo

-mi sei mancata anche tu!- sorrise avvicinandosi alla ragazza che ripresasi dal colpo si lasciò andare tra le sue braccia immergendosi nel suo profumo che tanto le era mancato

Quando si riprese del tutto, cominciò a baciarlo con una tale foga che sembrava avesse bisogno della sua bocca per respirare, lui si lasciò fare e lentamente la diresse verso la sua camera

-cosa vuoi fare oggi?- gli chiese Stella sempre attaccata alla sua bocca sperando che non avesse voglia di una partita a tennis col fratello

-a dire il vero mi hanno chiesto di andare a giocare a calcetto…ma, credo che passerò per sta volta!- disse sorridendo -però ad una certa ora devo andare a fare compere, mi accompagni?- chiese dolcemente

-dove vuoi- rispose mentre ormai erano vicini al letto e Ale le stava lentamente togliendo la vestaglia di seta che cadde a terra velocemente

-mi sei mancata tantissimo- disse appoggiandola delicatamente sul letto continuando a baciarla -sei ancora più bella, se è possibile!- aggiunse mentre lei sdraiata sotto di lui cominciava a slacciargli uno ad uno i bottoni della camicia

-cheffai vai in palestra per rimorchiare nella city?- chiese sorridendo Stella dopo avergli fatto volare via l’indumento notando il fisico perfetto dell’amante

-sì, ma non ho mai trovato una che potesse in qualche modo sostituirti…- spiegò baciandole una spalla fino a raggiungere il seno opportunamente liberato

-lo prenderò come un complimento- ansimò Stella che non aveva la minima voglia di discutere delle eventuali amanti d’oltre oceano, voleva solo stare con lui, sentirlo suo anche se per poco, e pensando ciò gli tolse i pantaloni.

Fecero l’amore per tutto il pomeriggio, poi si ritrovarono mezzi addormentati abbracciati, Stella si beava di quella sensazione e cercava di imprimersi nella mente ogni dettaglio di Ale ogni profumo, ogni sapore. Si girò per guardarlo negli occhi e dopo averlo fissato per un tempo imprecisato, si decise a chiedergli quello che voleva sapere da un pezzo

-fino a quando rimarrai?- sussurrò distogliendo lo sguardo per  proteggersi

-ho l’aereo venerdì mattina!- rispose semplicemente vedendola irrigidirsi e nascondere il viso nel suo petto

-possiamo stare così fino a quel giorno?- domandò Stella che non voleva perdere nemmeno un secondo di lui

-per certi versi scomodo…ma, possiamo organizzarci!- rise cercando di tirarle su il viso per guardarla negli occhi

 

 

Passarono le restanti giornate come una coppia di fidanzati, sempre insieme, sempre mano nella mano, e sempre nello stesso letto la sera. Stella non era ancora riuscita a chiedergli quando sarebbe ritornato e non sapeva neanche se sarebbe mai riuscita a fargli quella domanda. Non voleva rovinarsi quelle ultime ore con il suo Alessandro pensando a quando avrebbe potuto rivederlo.

Il giovedì sera si ritrovarono tutti alla pizzeria sotto casa delle ragazze per cenare in compagnia, anche se Stella nel suo intimo sperava che la cosa durasse il meno possibile per passare le ultime ore a fare l’amore col ragazzo, l’unico motivo d’interesse era la speranza che qualcuno facesse ad Ale quella maledetta domanda che lei non riusciva a pronunciare.

Durante la cena parlarono del suo lavoro a New York, del suo appartamento di come avrebbero voluto andarlo a trovare, ma nessuno osava chiedere. Arrivati al dolce, Stella era frustrata, prese per mano Ale e lo rapì, portandolo in casa. Lui rimase d’accordo con Giacomo che sarebbe passato l’indomani mattina per portarlo all’aeroporto.

 

Salirono rapidamente le scale, appena entrati, i giubbotti finirono per terra, avevano cominciato a baciarsi con passione e sbattendo lungo le pareti del corridoio arrivarono in camera della ragazza

Si tolsero velocemente i vestiti ed altrettanto velocemente s’infilarono sotto le coperte.

La foga che avevano avuto fino a quel momento si attenuò, trasformandosi in estrema dolcezza, lui le accarezzava ogni angolo del corpo e lei fremeva sotto quelle mani che ben la conoscevano e che amava.

Continuarono a baciarsi e stuzzicarsi ancora per un po’, fino a quando l’eccitazione di entrambi era sul punto di esplodere, appena entrò in lei Alessandro si fermò, le era sopra, aveva le mani appoggiate vicino al suo viso, rimase a guardarla per un po’ senza muovere un muscolo.

Anche lei rimase immobile a guardare il ragazzo, era bellissimo, i capelli castani erano un po’ più lunghi del solito e gli ricadevano vicino al viso, non erano ricci come quelli dei gemelli, erano solo mossi. Gli occhi verdi brillavano guardandola, e quella bocca leggermente arrossata e in avanti era da mordere, sarebbe rimasta in quella posizione in eterno. Si ritrovò anche a sperare che il tempo si fermasse e li lasciasse così il più a lungo possibile. Lo amava, questo lo sapeva benissimo, ma si rese conto il quel preciso momento che non avrebbe mai trovato nessun altro che le avrebbe fatto provare le stesse sensazioni. Il migliore dei suoi amici di letto non era assolutamente paragonabile a quel meraviglioso ragazzo che aveva davanti, questa consapevolezza la rattristò e per un attimo il suo sguardo si spense

-ti amo- le disse Ale che si era accorto che qualcosa era cambiato, rimanendo sempre immobile dentro lei

-non dirlo- riuscì a pronunciare prima che una lacrima le rigasse il volto, cercando di spostarsi per non farla vedere

Lui, prima baciò la lacrima poi lei

-perché non dovrei dirlo, è vero!- aggiunse ritrovando i suoi occhi

-perché è difficile!- rispose semplicemente sperando che lui non le facesse domande, come, in effetti, accadde

Fecero l’amore, tristemente, come se fosse l’ultima volta, quando si addormentarono abbracciati, Stella aveva il viso rigato di lacrime. Non voleva lasciarlo andare via, non un’altra volta, col passare del tempo era sempre più difficile vederlo partire, ormai erano tre anni che faceva quella vita e non ne poteva più.

Si svegliarono insieme, mancava un’ora all’arrivo di Giacomo e quindi ai saluti

-perché non vuoi che ti accompagni io all’aeroporto?- chiese Stella sperando di aver esaurito le lacrime la sera precedente

-sarebbe troppo triste, preferisco salutarti qui- disse baciandola con affetto

Passarono quegli ultimi momenti con finta allegria, cercando argomenti neutri, lei non sapeva ancora se e quando sarebbe tornato, e con il cuore ai tremila decise che non voleva saperlo.

Quando sentirono il campanello suonare il cuore di Stella si bloccò di colpo, cercando di non piangere si avviarono verso la porta, a lei sembrava di andare al patibolo, e forse l’avrebbe preferito, porre fine alle sofferenze in un solo colpo, stava rivalutando l’utilizzo della ghigliottina quando Alessandro l’abbracciò talmente forte da rischiare di soffocarla

-perché non me lo chiedi?- le sussurrò all’orecchio

-non voglio saperlo!- rispose sapendo benissimo di cosa stesse parlando

-invece dovresti!- continuò dolcemente -tra due settimane ritorno e rimango!- disse baciandole il collo sentendo che si era irrigidita peggio che un pezzo di marmo

 -in che senso- riuscì in malo modo ad articolare lasciandosi baciare sul collo

-nel senso che hanno accettato la mia domanda di trasferiment…- non riuscì a finire la frase che Stella si era nuovamente sciolta e gli si era attaccata alla bocca per baciarlo con passione mentre lui cercava di aprire la porta

-e sappi anche che quando torno ti sposo!- la baciò nuovamente e sparì giù per le scale lasciandola imbaccalita come non mai con un sorriso ebete stampato in faccia, incapace di muoversi come se l’avessero appena iniettato una dose di anestetico da elefante

Appena riprese una parvenza di lucidità mentale, rantolò verso la camera decisa a cambiarsi per andare a gridare al mondo la sua gioia, quando si accorse di una piccola scatola sopra al suo comodino, cercò di ricordare cosa potesse essere ma era ancora troppo rincretinita dalle parole di Alessandro per pensare lucidamente.

Si avvicinò e cominciò ad aprirla, conteneva un solitario, bellissimo, elegante, proprio come piaceva a lei, e incastrato nella confezione un biglietto “ti amo, sposami!”

Si rese conto che non aveva sognato tutto, che aveva sentito bene le parole di Alessandro, e adesso non era in preda ad allucinazioni, aveva un anello e un biglietto in mano, appena finì di realizzare tutto ciò, cominciò a piangere come una bambina, tanto che non si rese conto che qualcuno era entrato in camera

-cos’è sta valle di lacrime?- chiese sorridendo Seba

-lo amo- disse tra i singhiozzi immaginando che l’amica sapesse già tutto

-allora cosa fai ancora qui! Va da lui e diglielo!- disse in tono convincente

-hai ragione!-

Prese la scatolina con l’anello, che per l’emozione non si era ancora provato, recuperò una giacca e sulla porta di casa urlò all’amica che le avrebbe rubato il motorino

Il viaggio verso l’aeroporto fu lunghissimo e pieno d’imprevisti ma, quando arrivò e lo vide, il cuore le cominciò a battere come una batteria di un gruppo heavy, gli si lanciò al collo e cominciò a baciarlo ovunque.

-ce ne hai messo di tempo!- la prese in giro

-dovevo assolutamente dirti una cosa!- disse respirando a fatica -ci sto!-

-a far che ?- le chiese interrogativo

-a sposarti! Accetto! Ed ora tocca a te…- disse porgendogli la scatolina -vorrai micca che me lo metta da sola!!!-

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: bimbic