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Autore: Himechan84    03/04/2010    4 recensioni
"Non sono riuscito a smettere di amarti neanche per Tamaki che è, dopo di te, la cosa più preziosa che mi sia mai capitata. Di sicuro non smetterò per lui. Questo non è un addio ma un a più tardi. Mettitelo bene in testa.”Buonasera fanciulle/i eccomi qui con la mia prima fanfic su Host club. Si tratta di una what if che si colloca dopo il capitolo del manga dove Hikaru chiede esplicitamente ad Haruhi di uscire (sto impazzendo per trovare il capitolo giusto, appena riesco aggiorno). Non accenno molto a situazioni particolari, ma per sicurezza metto il tag di spoiler. Sebbene io sia una assolutamente pro Haruhi_Hikaru questa fanfic è inaspettatamente Haruhi_Kyouya. (mi spiace ma il povero Tamaki non voglio ù_ù). In particolare vedremo quale sarà la reazione di Kyouya quando saprà che Haruhi si vede con Hikaru. Ho cercato di essere più fedele possibile al carattere dei personaggi, anche se scrivendo mi sono fatta un po’ prendere la mano. Temo che Kyouya mi sia uscito un po’ troppo emotivo ed impulsivo di quello che realmente sia, però sono lo stesso soddisfatta del risultato finale ^^. Spero vi piaccia. Solo un ultimo appunto, sono in pari con il manga fino alla 79, so bene che la piega presa è ben diversa…proprio per questo si chiamano What if ^^ prima che qualcuno me lo faccia notare. Buon divertimento

Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Kaoru Hitachiin, Kyoya Ohtori
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Se ne stava in piedi di fianco alla finestra. Mi dava le spalle e non potevo vederlo in viso,  eppure immaginavo perfettamente il suo sguardo lievemente corrucciato, ugualmente freddo e impassibile. Rimase così per alcuni istanti senza dire nulla. Erano successe così tante cose in quei giorni. Il litigio fra i gemelli, Hikaru che mi aveva chiesto di uscire. Tamaki che fingeva di essere a Parigi, quando in realtà era nascosto in casa. Erano successe tante cose. E io finalmente avevo preso le mie decisioni, per quanto difficili.
“Quindi hai deciso Haruhi? Vuoi farlo davvero?”
“Ho deciso Kyouya-senpai. Ne ho già parlato con Tamaki senpai e lui ha capito, se sei d’accordo anche tu non ci saranno altre obiezioni. Continuerò a ripagare  il mio debito facendo da manager al club fino alla fine degli studi e se non sarà sufficiente lo farò anche dopo, dandoti parte del mio stipendio.”
“Perciò non vuoi più essere un host da adesso in poi.”
“Io sono una donna Kyouya senpai, non un uomo. Sei stato proprio tu il primo ad insegnarmelo ricordi? È arrivato il momento di fare i conti con i miei sentimenti e con quello che sono. Per troppo tempo ho fatto finta di non esserlo e ho ferito troppe persone.”
Restava li immobile, sempre senza guardarmi, fissando il vuoto al di la della finestra.
“Cosa c’è che non va senpai? Sembri contrariato.”
“Ancora una volta ti sbagli. Non lo sono affatto.”
“Neanche questa volta mi sbaglio. Lo sei eccome.”
Dopo qualche minuto che mi sembrò essere un’eternità finalmente si girò a guardarmi e venne verso di me. Si fermò a pochi centimetri di distanza, ricordandomi quando fosse alto, molto più alto di me e soprattutto quanto potessero essere belli i suoi occhi, anche se freddi come il ghiaccio.
“Vuoi sapere cosa c’è che non va Haruhi? Io sono sempre stato costretto a perdere. Sono il terzo figlio, quello a cui non spetta niente e che deve dare il massimo, più di tutti, per non sfigurare. Fin dall’inizio mi è stato imposto di essere amico di Tamaki, ma di non superarlo mai, di non contrariarlo mai. Perché lui è un Souh, lui è l’erede di un impero e il mio compito per la mia famiglia è quello di stargli accanto senza mai metterlo in ombra, facendo solo da comprimario.”

Improvvisamente mi prese il viso con forza, tirandomi a se, obbligandomi a mettermi in punta di piedi per poterlo seguire.

“Ecco perché ho giurato a me stesso che non avrei perso mai al di fuori della mia famiglia. Io non perdo mai Haruhi se non sono costretto a farlo. Con il tempo ho imparato ad accettare di essere secondo a  Tamaki, quasi fosse un mio dovere. Ma tu dio solo sa perché non hai scelto lui. Non ti perderò per un altro, per nessun altro. Io ottengo sempre quello che voglio.”
Così dicendo mi attirò con forza a se fermandosi a pochi millimetri dalle sue labbra:
“Sei tu ora quello che voglio Haruhi”

“Tu non mi vuoi Kyouya senpai. Così come non mi vuole Tamaki senpai. Io sono solo l’imprevisto. Sono solo il giocattolo. Una persona così diversa da voi, così lontana da voi, che non vi guarda con ammirazione o con disprezzo dall’alto in basso, così come potrebbe fare chi vi è inferiore di rango o viceversa chi vi è superiore. Io vi guardo allo stesso livello. Come persone, non come investimenti, come amici. Questo ti confonde Kyouya senpai. Ma questa confusione non durerà in eterno. Presto ti accorgerai che non hai perso niente perché in realtà non hai mai voluto niente, niente di più di un piccolo capriccio.”
Restammo immobili in quella posizione, in quella sorta di bacio incompiuto, guardandoci senza aver più niente da dire. Alla fine mi lascio andare e si allontanò di nuovo dalla finestra, di nuovo voltandomi le spalle. Credevo che la conversazione fosse finita, quando invece parlò di nuovo.

“Un capriccio eh? Un giocattolo? Proprio tu fai questo discorso. Proprio ora. Credi che per quella persona sia davvero diverso? Credi di essere qualcosa di più di simpatico pupazzetto per lui.?”

“Non lo so. Spero di no. Non posso far altro che fidarmi di lui.”

“Quindi questo è quanto. Non vuoi essere una barbie, lo sfizio di qualcuno o il capriccio di qualcun altro. Per evitare questo quindi Hikaru Hitachiin è la tua scelta? È assurdo!”

“Scelta??? È così che la chiami? Non ho scelto io di entrare nell’host club. Non ho scelto io di fingermi uomo per quasi un anno e finire travolta dalle vostre vite. E non dirmi che è stato colpa mia per via del vaso, perché è un’idiozia, 8 milioni di yen per te sono solo briciole, potevi passarci sopra, poteva farlo Tamaki, potevate lasciar correre oppure potevate denunciarmi. Invece avete scelto. Di trascinarmi qui dentro. Sono entrata nell’accademia Ouran pensando di incontrare solo ricchi viziati ed egocentrici, pensando di passare tre anni studiando e basta, senza legami, senza affetti. Invece voi avete scelto per me. Mi sono improvvisamente trovata circondata da sei persone, quanto di più stupido e vanesio il mondo possa offrire. E mi sono innamorata. Mi sono innamorata di un baka che crede di essere un principe e di essere il dio della bellezza,  che sa però essere la persona più buona, dolce e altruista che abbia mai incontrato. Mi sono innamorata di due gemelli perversi, con la passione per gli scherzi e tanta rabbia e solitudine nascosti dentro, di un adulto bambino con un’attrazione malsana per le torte e di un gigante buono, dalle poche parole, ma dal cuore grande.”

Rimasi un attimo in silenzio, con le guance in fiamme e il fiato corto per lo sforzo e la rabbia che mi ribolliva dentro.

“E mi sono innamorata di te Kyouya senpai. Sei la persona più cinica e avida che esista al mondo. Ma hai così tanta rabbia dentro, così tanto dolore che è un miracolo che tu non sia ancora esploso. Ce la metti tutta per essere un gran bastardo, quando in realtà non lo sei. Sei un bravo ragazzo, quello che aiuta una signora in balia di un truffatore per poi fingere di averlo fatto per guadagno, quello che si finge opportunista verso Tamaki senpai, quando in realtà gli stia accanto solo per autentica devozione. Non mi sono mai sentita così per nessuno al mondo. Eccetto forse che per i miei genitori. Siete entrati nella mia vita, tutti quanti, in un’esplosione di colori, io che ero abituata solo al bianco e al nero. Io che vivevo solo per me stessa, per mio padre e per rendere fiera mia madre. Per anni ho praticamente ignorato il fatto di essere una donna, non ho permesso a me stessa di amare niente e nessuno se non Ranka, puntando verso un’unica direzione. Vorrei un’altra me. Un’altra che non sia perdutamente innamorata di Hikaru. Vorrei che ci fossero tante me, vorrei poter essere la donna che potrà coccolare e consolare Tamaki senpai, la donna che curerà le sue ferite. Vorrei essere la donna che farà sentire Kaoru-kun una persona reale e non solo un’appendice di suo fratello, vorrei essere la persona che mostrerà a Mori-senpai che anche lui ha diritto di vivere e di essere felice per se stesso, senza doversi per forza annullare per piacere a Mitsukuni-senpai, vorrei essere la donna che….che…oddio, vorrei essere la donna che cucinerà a Honey senpai più torte di tutte, perché pensare di farci qualsiasi altra cosa sarebbe delittuoso.”

Mi fermai un secondo a prendere fiato. Non potevo credere di aver davvero detto tutto questo,  di impeto, senza pensare. Avevo un tremendo bisogno di sfogarmi, di essere ascoltata. Il senpai da lato suo continuava a fissare la finestra, come se non avessi detto nulla, come se non mi stesse ascoltando.

“E vorrei essere la persona che scioglierà il ghiaccio che hai dentro Kyouya senpai. Che riuscirà a farti sentire vivo, a farti sentire speciale. Perché lo sei. Tu non sei il terzogenito degli Ootori, non sei la ruota di scorta di Tamaki senpai e non sei il bastardo che credi di essere. Tu sei solo tu.
Però purtroppo io sono sola. Sono sola e non posso amarvi tutti nello stesso modo. Non posso più negare a me stessa che la donna che c’è dentro di me ama Hikaru, in modo diverso da tutti voi. E non posso neanche continuare a punirmi per questo. Per me resterete sempre le persone più importanti della mia vita, indipendentemente da come prenderete la mia decisione di lasciare i panni dell’host e di stare con Hikaru. Fammi sapere che cosa avrai deciso in proposito”

Così dicendo mi voltai per andarmene. Proprio mentre stavo per aprire la porta finalmente si voltò verso di me
“Considera il tuo debito cancellato. Puoi restare con noi a fare da manager se ti andrà, non sarà più un obbligo. Sei libera Haruhi, fa come credi. Prima però devi dirmi una cosa.”

“Dimmi”

“Come ha preso Tamaki tutto questo?”

“Beh ci ha rifletto su un po’….e poi ha detto qualcosa del tipo – Allora non siamo davvero una famiglia….se fratello e sorella stanno assieme non possiamo esserlo….quindi ho deciso che Hikaru non è più mio figlio, solo tu lo sarai!- da li in poi è stato un susseguirsi di muggiti tipo- non fare dispiacere il tuo otosan- e -siete ancora troppo piccoli per queste cose- ma non ti so bene dire perché ho iniziato ad ignorarlo”

Fece il solito sorrisetto malizioso che voleva dire tutto e niente e proprio mentre stavo per andare via mi chiamò.

“Haruhi?”
“Dimmi.”
“No….no niente, vai pure.”



Era uscita lasciandomi solo. Di nuovo solo. Quel discorso assurdo che aveva fatto era proprio da lei, uno sproloquio senza ne capo ne coda. In quei momenti era identica a Tamaki. E non lo diceva per farle un complimento. Sempre pronta a vedere del buon in tutto, sempre pronta a vedere qualcosa dietro al marcio che la circondava. Si sbagliava, lui non fingeva di essere un bastardo, lui era un bastardo. Il migliore sulla piazza. Era sempre stato abituato a farlo, ad esserlo. Fin dalla nascita aveva dovuto lottare per ottenere il rispetto, o quanto meno un briciolo di considerazione. Per non essere costantemente l’ombra dei suoi fratelli. Lui non voleva essere l’ombra di nessuno. Sapeva di essere il migliore, il più forte, ma non poteva esserlo. Costantemente divorato dal desiderio di non disubbidire agli ordini di suo padre e allo stesso tempo dal desiderio dirompente di emergere, di far vedere quanto valesse. In tutto questo non c’erano spazio per le emozioni. Non doveva essere distratto da niente, da nessuno. E adesso eccola li la distrazione. Avrebbe dovuto vedere quei due tutto il giorno, sapendo che Hikaru avevo quello che lui voleva. Il suo giocattolo. Diceva che non ci sarebbe stato alcun profitto nello stare con lei. Aveva ragione dopotutto. E poi era di Hikaru Hitachiin che stavamo parlando. Sicuramente si sarebbe scocciato presto della novità. E allora lui sarebbe di nuovo stato in gioco. Si sarebbe preso quello che voleva. Sicuramente.


“Haruhi?”
“Dimmi”
“Haruhi….tu non sei un capriccio. Io ti amo. Dal momento in cui mi hai guardato dentro, dal momento in cui hai preso tutte le mie maschere e le hai spezzate, una a una, lentamente, crudelmente. Dal momento in cui hai visto il marcio di me e sei riuscita lo stesso a guardarci attraverso, a vedere quello che c’era sotto. E non è vero quando dici che non avrei nessun guadagno dallo stare con te perché stare con te sarebbe il guadagno.  E il ghiaccio di cui parlavi dentro non c’è più da un pezzo. Te lo sei portato via il giorno in cui siamo stati insieme al supermercato e per la prima volta in vita mia mi sono sentito me stesso e non un Ootori. Non sono riuscito a smettere di amarti neanche per Tamaki che è, dopo di te, la cosa più preziosa che mi sia mai capitata. Di sicuro non smetterò per lui. Questo non è un addio ma un a più tardi. Mettitelo bene in testa.”

Questo era il discorso che per poco non era sfuggito di bocca a Kyouya pochi minuti fa. Ma era stata solo la debolezza di un istante e si sarebbe sempre guardato bene dal farlo davanti a lei o a chiunque altro.

Soprattutto mai e poi mai avrebbe detto a Tamaki che era la cosa più preziosa che gli fosse mai capitata. Neanche sotto tortura.

  
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