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Autore: blackpearl_    03/04/2010    6 recensioni
[Lightning♥Hope | Final Fantasy XIII]
E tu non ce la fai più, devi cedere all'impulso di stringerlo a te, di sentirti debole ai sentimenti per una volta dopo tanto tempo. Il suo corpo è freddo contro il tuo, ma a te non interessa. Basta sentirlo, percepirlo, il resto è nulla.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I just wanna be happy*



Sei finalmente lì, ragazza, dopo mesi e mesi a pianificare tutto, a studiare i turni delle guardie, a stendere un modellino dell’edificio. Mesi.

Quattro mesi non sapendo come liberarli e dieci mesi progettandolo. Ti ci è voluto davvero tanto, vi c’è voluto davvero tanto. Ma adesso siete qui, a correre indisturbati per i vari piani e a cercare di ricordare i vostri doveri alla perfezione. D’altronde, non avete fatto che pensare a questo per più di un anno.

-Li hanno presi- è la voce di Sazh, rotta dalla disperazione, ad annunciartelo

Stringi l’erba fra le dita, conficcandoti le unghie nella pelle e costringendo il dolore a risvegliarti. Li avevi mandati tu fuori, urlando loro di farsi gli affari loro, di ritornare al loro mondo dorato di bambini. Eri arrabbiata, si, stavi litigando nuovamente con quell’imbecille di Snow, e in quel frangente nessuna parola ti sembrava abbastanza dura. Loro così erano usciti e non erano più tornati.

-Dobbiamo liberarli- senti la voce di Snow come da un tunnel, ma riesci a sorridere lo stesso con amara ironia

Le solite promesse di Snow, che tanto riempiono la mente ma che alla fine non riesce a mantenere. Perchè nonostante abbia promesso di salvare tua sorella, nonostante abbia promesso di rimettere a posto i casini del governo, nonostante abbia promesso di distruggere i Fal’Cie e liberare tutti i l’Cie dallo stigma, non lo ha fatto. Semplicemente. Allora sai che tocca a te, come al solito.

Vi dirigete ai piani inferiori, dove sapete che sono situate le celle di detenzione. Supponete siano lì, ma in realtà non lo sapete veramente. Tutto il vostro piano si basa su informazioni vaghe e senza sostanza, prelevate da voci di città o da soldati sbronzi in pausa serale.
Vedi il braccio di Sazh serrarsi intorno al collo di una guardia, uccidendola silenziosamente, mentre il pungo di Snow si fa strada verso il viso del compagno. Quando entrambi sono a terra, rubate loro chiave e munizioni, pronti ad aprire la porta che da’ sulla prigione.

-Lightning?-

Ti giri. Snow ti guarda come non ha mai fatto, con uno sguardo colmo di sofferenza mista a paura. Tu lo fissi di rimando senza battere ciglio, contraccambiando la sua vulnerabilità con la tua solita freddezza. E’ così che sei fatta dopotutto.

-Li salveremo vero?- ti chiede, con voce insicura –Vanille e Hope, intendo-

Il tuo sguardo si perde in un angolo della stanza, pronto a immergersi nei ricordi. Eppure tu non glielo permetti, serrandoti alla realtà con gelida presa, non permettendo alle dolci dita della memoria di afferrarti. Ti limiti ad annuire e torni a lavoro.

Entrate. Davanti a voi si stende un corridoio sporco che affaccia su una ventina di celle per lato, alcune delle quali vuote. La puzza nauseabonda ti fa arricciare il naso, ma non ti trattiene dal camminare e dallo sporgerti per controllare ogni cella. Sazh vi dice che rimarrà alla porta a fare da guardia, ma tu sei ormai concentrata su ciò che stai aspettando da tanto tempo e non hai voglia di starlo a sentire. Una gelida insicurezza di impadronisce di te. E se fossero morti? E se fossero tanto cambiati, durante la prigionia, da essere ormai irriconoscibili?

-Non permettere mai che qualcosa ti distolga dalla tua missione.
Se permetti al dubbio di afferrarti sarai ormai preda della disperazione-
-D’accordo-

Era ciò che avevi detto a Hope, quella volta nella foresta di Gapra. E allora non sarai da meno. Con determinazione le esamini tutte, sulla destra, mentre Snow controlla a sinistra. Nelle celle? Di tutto. Mostri, uomini, sottospecie di esseri umani ridotti talmente male da esser scambiati per ammassi di materia priva di vita. Con una smorfia termini il tuo giro e rimani lì, a fissare il muro. Non ci sono.

-Light?-

Snow invece è fermo alla penultima cella della sua fila e fissa dentro con espressione indecifrabile. Con un lieve sussulto al cuore lo raggiungi velocemente e sbirci fra le sbarre. Due ombre sono rannicchiate ai lati opposti dell’angusta stanza, in posizione fetale. Una, quella vicino al letto, alza la testa verso di voi. Non riuscite a vederla bene, è troppo buio, allora quella si alza e si avvicina come se non aspettasse altro. La fioca luce gialla dei lampioni illumina un volto magro e pallido, incorniciato da capelli secchi e sfibrati di un rosso che, nonostante tutto, rimane lucente. Vanille sgrana gli occhi verdissimi luccicanti di lacrime.

-Lightning? Snow?- vi chiama con voce tanto bassa da essere a malapena udita

E mentre Snow stringe la mano di una riconoscente Vanille attraverso le sbarre, la seconda figura si alza molto lentamente, fissandovi. Tu la guardi, tremante di aspettativa. Allora l’ombra, più alta di Vanille, si avvicina alle sbarre e di conseguenza alla luce. Incroci due occhi di un azzurro spettacolare, disseminato da spruzzi di un verde chiarissimo. Anche lui è messo male, alla pari dell’amica, con i capelli che gli ricadono flosci sulla fronte e le guance incavate. Eppure tu lo vedi come lo hai sempre visto, anzi meglio, perchè è decisamente cresciuto. I tratti infantili hanno lasciato posto ai lineamenti di un giovane adulto, impreziositi dall’espressione matura che domina il viso di Hope. Lui ti guarda e tu fai altrettanto.
Non vi dite niente per un bel po’, mentre Snow armeggia con le chiavi per tirarli fuori di lì. Una volta aperto il cancelletto, Vanille si aggrappa al collo del vostro amico, scoppiando finalmente a piangere. Tu invece non permetti che sia lui ad uscire, entrando.

Sbatti il pugno sul tavolo, rovesciano un paio di bicchieri. Come poche volte in vita tua, ti abbandoni alla disperazione, crogiolandoti nel tuo stesso dolore. Eppure sotto di questo, qualcosa emerge. I ricordi.
L’espressione di Hope quando gli hai regalato il coltello, dono di Sarah al tuo compleanno, il suo sorriso radioso quando gli hai permesso di guidare il gruppo, i suoi occhi quando vi siete fissati, muti, dopo quell’abbraccio troppo confidenziale che aveva lasciato in voi uno strascico di parole non dette. Allora ti tiri su, ammonendoti e rimproverandoti. Senza di te, Hope e Vanille saranno perduti.

-Sei venuta..- mormora lui

Tu annuisci, mentre un lieve sorriso ti piega gli angoli della bocca –Certo. Cos’è, non te lo aspettavi?-

Ti eri immaginata tanto volte quella scena, di giorno e di notte, nel sonno, eppure in nessuna occasione avevate cominciato così. Hope abbassa lo sguardo.

-No- dice, semplicemente

E tu non ce la fai più, devi cedere all’impulso di stringerlo a te, di sentirti debole ai sentimenti per una volta dopo tanto tempo. Il suo corpo è freddo contro il tuo, ma a te non interessa. Basta sentirlo, percepirlo, il resto è nulla. Dopo secondi che sembrano un’eternità, anche lui ricambia l’abbraccio, accarezzandoti la schiena con le mani. Scosti un po’ il viso e lo baci dolcemente su una guancia, godendoti il benessere che ti da’ il gesto. Ma a lui sembra non bastare perchè, dopo neanche un attimo, ecco che la morbida consistenza della sua guancia svanisce sotto le tue labbra, subito sostituita dalle sue. Rimani immobile, sorpresa, mentre lui ti bacia con delicatezza, quasi temesse di farti male. E tu, nonostante tutto ciò che potresti pensare o dire dopo quel folle gesto, ricambi, sentendoti assurdamente felice. E chi te lo può negare?



   
 
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