Vi presento una
nuova song-fic. L’idea mi è venuta all’improvviso, ma mi ha subito colpito.
Questa one-shot è tratta da “Tre metri sopra il cielo”: a parlare è un
personaggio che ha un ruolo di una certa importanza nelle vicende, ma purtroppo
verso la fine viene cancellato dalla storia, nel vero senso della parola.
Cos’altro c’è da dire su questa fic? Solo che l’amicizia, quella vera, non ha
confini, e sopravvive anche se c’è un mondo di distanza… Perché tra questi due
mondi si genera un ponte… Un ponte infinito e colorato come…
L’arcobaleno
Ehi, Step.
Ti vedo, sai? Da quassù
ho una vista strepitosa, perfetta, altro che l’Everest!
Ti vedo benissimo e,
francamente, mi deludi. Cos’è questa fiacca, amico? Perché, in nome del cielo
che mi sta intorno, da un po’ di tempo sei sempre così giù? Lo so che le cose
ti vanno male, che la tua bionda ti ha mollato e che ti mancano i vecchi tempi;
ma devi reagire un po’, accidenti a te…
Eh, già, ti risulta
difficile tirarti su, ora che non ci sono più io accanto a te a fare l’idiota,
eh?
Lo so, lo so. Anche tu
mi manchi da pazzi.
È per questo che ora
sono qui, entrato nei tuoi sogni, per parlarti ancora una volta.
Io son partito poi così
d’improvviso
Che non ho avuto il tempo di salutare
Mi ricordo che quella notte tu non c’eri. Eri a una
festa, insieme alla tua bionda dei quartieri alti.
Cavolo, che ridere, eh? Tu a divertirti e io ad
ammazzarmi!
No, non fare quella faccia. Lo sai che io sono
fatto così. Riesco sempre a sdrammatizzare! O forse hai quello sguardo cupo perché
quella sera non ti sei divertito proprio per niente?
Sì, immagino che sia stato un vero schifo. Ma che
ci vuoi fare, amico? Le feste dei quartieri alti sono fatte così. Una
monumentale rottura di scatole, per gente come te e me.
Però, resta il fatto che tu non c’eri.
Non ho potuto salutarti, prima di andar via.
È anche vero che è stato un attimo. Che all’improvviso,
da un momento all’altro, non ero più lì.
Ma forse, se ci fossi stato tu, se avessi potuto
vederti, se avessi potuto dirti un’ultima fesseria prima di andarmene, ora non
mi sentirei come se avessi lasciato qualcosa in sospeso, e neanche tu saresti
così giù per me.
Vero?
L’istante è breve, ancora più breve
Se c’è una luce che trafigge il tuo cuore
Vuoi sapere com’è stato?
D’accordo, te lo dico. È stato… È stato…
Cavolo, Step, non me lo ricordo più!
No, va bene, dai, ora torno serio. Come se lo fossi
mai stato…
È stato un istante velocissimo, un attimo di luce
prima del buio. Ma poi anche il buio si è diradato e ho rivisto la luce, una
luce fortissima, roba che voi laggiù ve la sognate.
E insomma, poi mi sono ritrovato lontano da te, da
tutti quegli altri scemi dei nostri amici, dalla mia ragazza. Già, la mia
ragazza… L’unica che contasse davvero per me…
Non sai quanto mi mancate, tutti quanti. Però sono
contento lo stesso, Step. Perché vi vedo. Vedo tutto quello che vi succede e
sono contento per voi, davvero.
Quindi, perché voi dovete essere così tristi?
Perché tu sei diventato così moscio, ragazzo?
Ehi, guarda avanti. Lo so che ti manco, va bene? Lo
so che ti senti uno schifo per aver perso il tuo migliore amico oltre che la
tua donna, chiaro?
Ma non puoi deprimerti, Step. Non è da te.
Pensa che il mondo è pieno di altre belle bionde, e
se guardi bene troverai anche un altro stupido pazzo come me!
L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
Può darsi un giorno ti riesca a toccare
Con i colori si può cancellare
Il più avvilente e desolante squallore
Ehi, senti questa. Mi sono trovato un simbolo.
Sappi che, da oggi in poi, quando vedrai
l’arcobaleno in cielo… ecco, quello sarà il mio messaggio per te.
Eh, va bene, lo so che non sei tanto il tipo da
romanticherie del genere… Ma un giorno, vedrai, ti ritroverai a pensare a me
ogni volta che vedrai un arcobaleno. Perché lo sai anche tu com’erano colorate
le nostre giornate insieme. Te lo ricordi, no?
Davvero, la vita era piena di colori, quando noi
due eravamo insieme a fare baccano. Il verde della speranza di combinarne
qualcuna delle nostre. Il blu dell’oceano di guai che facevamo. Il rosso del
pericolo pubblico che noi costituivamo per gli altri… Ah, che commozione…
E così, mio caro Step, quando tutto ti sembrerà
squallido, desolato, avvilente, triste, tu pensa all’arcobaleno, ai colori dei
nostri giorni, della nostra vita. Pensa che questo arco variopinto e senza fine
è un enorme ponte per avvicinarci l’uno all’altro attraverso il cielo.
Fidati, ti rasserenerà. Proprio come adesso sono
sereno io.
Son diventato, sai, tramonto di sera
E parlo come le foglie d’aprile
E vibro dentro ad ogni voce sincera
E con gli uccelli vivo il canto sottile
E il mio discorso più bello e più denso
Esprime con il silenzio il suo senso
Ora è tutto così diverso, Step. Il mondo è diverso.
Io sono diverso.
Il fatto è che ora sono una specie di roba
immateriale. Che la mia essenza è quella della natura, del sole, del silenzio.
Però sta’ sicuro che non sei solo, amico. Non ti ho
lasciato.
Quando guardi il tramonto, io sono lì. Quando in
primavera gli alberi rifioriscono, io sono lì. Quando un amico ti parla, io
sono lì. Quando senti il canto degli uccellini del mattino, io sono lì. Ma
anche quando ascolti il silenzio, in realtà stai ascoltando la mia voce che non
ha più un suono.
In altre parole, è tutto come prima: io sono sempre
lì a romperti le scatole!
Io quante cose non avevo capito
Che sono chiare come stelle cadenti
Voi laggiù parlate spesso dell’altro mondo. Vi
sento. Roba che riguarda angeli, nuvole, luce, cose del genere. Tutte balle.
Sai, Step, ho capito che l’aldilà è come uno se lo
immagina. Cioè, io sono sempre stato dell’idea che si trattasse di un posto
come un altro, dove al massimo puoi fare casino senza che nessuno ti dica
niente. Beh, è così che sto adesso: faccio e penso come mi pare.
Ehi, mi è venuta adesso: io qui sto da Dio! L’hai
capita? L’hai capita? Buffa, vero?
Invece ci sono delle cose che io non avevo capito.
Cose che capisco solo ora, e che mi colpiscono per quanto sono chiare e
semplici.
L’importanza degli amici, per esempio.
È proprio vero: quando non puoi avere una cosa,
capisci quanto te ne importi in realtà. Adesso lo capisco.
E devo dirti che è un piacere infinito
Portare queste mie valigie pesanti
Devo ammettere che è brutto capirlo solo adesso.
Perché ora spesso rimpiango di non aver saputo cogliere prima il significato
delle cose apparentemente terrene. È diventata un peso, questa mia improvvisa
conoscenza che ha preso il posto dell’ignoranza.
Ma è un peso piacevole, perché già il fatto di
capire queste cose è per me un ottimo risultato.
Forse ti sembrerò un po’ filosofico, eh, Step? Non
mi sono mai perso in queste considerazioni cosmiche, prima. Ma credo che per
tutti, quando si passa ad un’altra vita, cambi qualcosa.
Mi manchi tanto, amico caro, davvero
E tante cose son rimaste da dire
Cavolo, però… Quanto mi manchi, Step.
Mi mancano le nostre scorrazzate sulle moto, gli
strilli che si sentivano per tutta Roma, le mattinate a casa tua, con me che
terrorizzavo la cameriera, quella poveraccia di Maria.
Bei tempi, sì.
Ehi, amico. Cos’è quel muso lungo? E adesso perché
hai gli occhi pieni di lacrime, per la miseria?
Se piangi tu, va a finire che piango anch’io. E non
me lo posso permettere, sai? Ci sono ancora tante cose che vorrei dirti. Mica
posso farlo in modo decente, se piango.
Accidenti, e poi in quei film drammatici la gente
che piange diventa ancora più avvenente. Io e te diventiamo solo degli zombie,
quando ci rattristiamo.
Non vorrai mica stravolgerti i lineamenti, Step…
Smettila immediatamente!
Ascolta sempre e solo musica vera
E cerca sempre, se puoi, di capire
Lo vedi cosa sei? Adesso mi hai fatto dimenticare
cosa volevo dirti, brutto scemo. Mi ero preparato il discorso, e la vista delle
tue lacrime me lo blocca. Idiota, imbecille, cretino!
Non devi piangere, Step. Smettila. Non è da te, ti
ripeto.
Oh, questo me lo ricordo. C’è solo un consiglio che
voglio darti. Qualsiasi cosa succeda, tu cerca sempre la verità.
Lo so che non capisci. Adesso cerco di spiegartelo.
La gente vuole farti credere un sacco di
stupidaggini. Proprio come quelle sul cosiddetto regno dei cieli. Un mucchio di
balle di cui ti ho già parlato. Ma tu devi pensare con la tua testa, Step. In
questo modo raggiungerai la verità.
Lo so che è difficile da capire. Non ci sei ancora
passato, probabilmente.
Ma mettila così: cerca di ascoltare solo un genere
di musica. Quella vera. Sempre.
Son diventato, sai, tramonto di sera
E parlo come le foglie d’aprile
E vibro dentro ad ogni voce sincera
E con gli uccelli vivo il canto sottile
E il mio discorso più bello e più denso
Esprime con il silenzio il suo senso
Devo andare, Step.
Al tuo risveglio conserverai il ricordo di questo
sogno. Un normalissimo colloquio tra due vecchi amici. Non dovrai pensare a me
come ad uno spirito tornato sulla terra in cerca di chissà cosa.
Non pensare a me come ad un morto, va bene? Non mi
piace essere considerato un corpo senza vita.
Perché forse non ho corpo, ma vivo, vivo ancora.
Vivo principalmente dentro di voi, laggiù.
Ehi, cavolo, continuo a dire ‘laggiù’ quando invece
sono sceso ‘quaggiù’ per venire da te… Sai, sono abituato a guardarvi
dall’alto, ormai. Da lontano, direste voi.
Ma non è così. Non sono lontano. Sono ancora vicino
a voi. Vicino a te, Step.
Perciò piantala di essere triste.
Te l’ho detto, io sono nella natura, nel sole, nel
silenzio, eccetera. Sono sempre lì a romperti le scatole.
Perciò sorridi, chiaro? Pensa che non smetterò mai
di perseguitarti con le mie solite idiozie, mai.
Mai.
Mi manchi tanto, amico caro, davvero
E tante cose son rimaste da dire
Ascolta sempre e solo musica vera
E cerca sempre, se puoi, di capire
Allora io vado, Step.
Ah, così mi piaci. Bravo. Sorridimi.
E tirati su, mi raccomando. Non solo riguardo me.
Anche riguardo la tua Babi. Lo sai, di ragazze ce ne sono tante… Anche se io
non avrei mai potuto cambiare Pallina; ma la nostra era un’altra situazione.
E… E ricordami, soprattutto. Ricordati del vecchio
Pollo.
Sì, lo so che lo farai.
Non te l’ho mai detto prima, Step, per non rovinare
la nostra immagine da duri… Ma adesso te lo dico.
Ti voglio bene.
Sarai sempre il mio migliore amico.
Non cambiare mai.
Ciao, Step.
FINE
Spero di non
avervi annoiato.
La canzone
“L’arcobaleno” è interpretata da Adriano Celentano, ed è contenuta nell’album
“Io non so parlar d’amore”. Secondo le mie fonti, il testo è stato scritto da
Mogol, l’artista che scriveva canzoni per il celebre Lucio Battisti. Alcuni
pensano che questa canzone gli sia stata dettata proprio dal suo amico perduto.
La morte di Pollo
in “Tre metri sopra il cielo” mi ha rattristato profondamente, ho trovato
ingiusto far morire un personaggio così positivo. Perciò ho voluto mostrarlo
ancora pieno di voglia di ridere e di vivere, anche se questo non gli è più
permesso.
Spero tanto che
questa mia nuova one-shot sia stata di vostro gradimento. Vi prego, fatemi sapere.
Bacioni,
J FataFaby89
J