C'era una volta un vecchio,in una piccola Città, che per guadagnarsi da vivere fabbricava bambole.
Non era certo l'unico fabbricante di bambole della città,nè quello con il negozio più grande,ma era il migliore,questo lo sapevano tutti.
In una fredda notte invernale creò una bambola che superava in bellezza tutte le altre.
Era così bella e perfetta,curata e particolareggiata in ogni minimo dettaglio,dalle trecce lucide e nere come i suoi grandi occhi vuoti di bambola,ai lineamenti armoniosi e cesellati in delicata porcellana,ai minuscoli vestiti di raso e velluto bianco,che qualcuno leggermente distratto,se solo fosse stata appena un pò più grande,guardando di sfuggita quel corpicino proporzionato e armonico e quelle guance rosate ed infantili,l'avrebbe scambiata per una bambina vera.
A Lei,la sua opera migliore,diede il nome di Narcisa.
Per mesi e mesi la tenne in vetrina,riluttante a separarsene nonostante le offerte che gli arrivavano,ed ogni giorno per mesi e mesi sciami di bambinette chiassose schiacciarono i loro nasi contro la vetrina,disputando a gran voce quale dei rispettivi padri si sarebbe aggiudicato Narcisa,che dal canto suo di tutte queste attenzioni si beava,gonfiando il petto fiera e per niente stupita-erano attenzioni dovute...no?
Un giorno,il vecchio decise di regalare Narcisa alla persona che più amava al mondo,dopo la morte della sua povera figlia minore,ovvero la sua nipotina Cristina.
I primi tempi,la bambina trascorse ore ed ore ad ammirare la bambola.
La pettinava spesso,ed altrettanto spesso le cambiava gli abiti e la mostrava,orgogliosa,alle amichette,gli amichetti e qualunque adulto disposto a darle retta.
E mai che la toccasse con le mani sporche o con gesti bruschi,come spesso faceva con l'Orsacchiotto di Pezza Senz'Occhi che dormiva nel suo stesso letto o come faceva con il Cane,o addirittura con la donna Umana che la piccola chiamava Mamma!
No,la bambina, Lei la maneggiava con cura,quasi con riverenza!
Eppure,nonostante questo trattamento privilegiato,Narcisa covava,senza voler ammeterlo coscientemente nemmeno a se stessa, la strisciante sensazione di non essere la preferita,di non essere speciale agli occhi di Cristina.
C'era Qualcosa negli occhi verdi ed umani della bambina quando,durante le notti temporalesche,stringeva al petto L'Orsetto Senz'Occhi,c'era Qualcosa quando giocava con Cane,quando abbracciava la Mamma,c'era Qualcosa nei suoi occhi di misterioso,che Narcisa non riusciva a comprendere nè a nominare e di cui -forsemoltoforsemoltomoltomoltoforse- era...gelosa?
Ma no,di certo,doveva trattarsi solo della sua immaginazione: Lei era perfetta,Lei era pura Lei e solo Lei.
Non c'era storia,fra di loro: Lei vinceva.
Così diceva,e si ripeteva,rassicurandosi.
Col passare dei giorni,però,dopo che tutti i bambini del vicinato l'ebberò vista,dopo averle acconciato i capelli in ogni maniera possibile ed averle fatto indossare ogni vestito del suo mini guarda-roba di bambola,la bambina cominciò a dimenticarsi gradualmente di lei,a toccarla con rudezza,sbattendola di qua e di là,lasciandola marcire dimenticata in un angolo della mensola senza cambiarle gli abiti,senza pettinarla,senza ammirarla.
Narcisa era incredula,sconcertata da questo mutamento comportamentale incomprensibile.
Come poteva quella mocciosa sporca mancarle di rispetto,a Lei,Lei che era perfetta?