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Autore: The Illusionist    05/04/2010    6 recensioni
"Oh nostalgico Eolo! Da oggi, alitaki, ti chiamerò vento, e il suo brusio sarà la tua sola musica.” Questa storia è nata per caso, è una sperimentazione. Può essere letta sia come una lettera d'addio, che come la promessa di un nuovo inizio, perchè sarà il lettore stesso ad attribuirle il proprio significato. Mi piacerebbe sapere come vi sembra, se vi è piaciuta oppure no.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Athos,
perdona il mio solito egoismo, ma questa lettera è per me, più che per te, anche se è a te che spetterà il compito di conservarla.
Ricordi la nostra prima conversazione?
Ti dissi che necessitavo di un attimo di felicità.
Una goccia di entusiasmo.
Un barlume di spontaneità.
Qualcosa per cui ridere.
Qualcosa per cui piangere.
Qualcuno da possedere, chiunque egli fosse, che mi facesse sentire vivo.
Che mi facesse sentire libero.
Qualcuno da amare, visto che non ne ero mai stato capace. Anche se, come capii più avanti, li avevo amati tutti, a mio modo.
Proprio come ho amato te.
Proprio come ti amo ancora.
A mio modo, semplicemente così.
Anche se non te l’ho mai detto.
Anche se tu non lo hai mai detto a me.
Perché le parole, tra noi, erano fondamentali quando si parlava di ciò che era esterno a noi, inutili quando rincorrevamo ciò che era dentro di noi.
Non erano necessarie.
Tranne una volta, una volta soltanto, in cui tu, ubriaco, mi dicesti:
“Banalmente parlando, sono follemente innamorato di te”.
Ed io ti risposi soltanto:
“Lo so”.
In realtà, sono certo che comprendesti subito che dietro quelle mie due singole parole c’era molto di più, lo vidi nei tuoi occhi, ma capisti che non avrebbe avuto alcun senso specificarlo.
Quello che contava per entrambi, era svegliarsi al mattino e sapere di trovare l’altro accanto.
Nulla più, nulla meno.
Mi rendo conto di quanto possa farti male vedermi ripercorrere la nostra storia.
Ogni parola che scrivo è per te una stilettata al cuore.
Ma te l’ho già detto, questa lettera è più per me, che per te.
Sono un egoista.
Per via di questa lettera.
Per via di quello che sto per fare.
Non ti dirò che dopo la mia morte sarò sempre lì con te, perché sono i ricordi a muovere il mondo.
Finirei solo col farti più male, perché sarebbe una mera scusa per giustificarmi davanti ai tuoi occhi.
Sei l’unico giudice che io abbia mai temuto.
La verità è che ti sto abbandonando, ti sto miseramente abbandonando, senza neanche darti la possibilità di salvarmi.
La verità è che non posso essere salvato.
La verità è che non voglio essere salvato.
Né da te, né da nessun altro: non ne sareste stati capaci.
La depressione mi ha risucchiato, mi ha reso suo schiavo, mi ha cullato negli ultimi 10 anni come fa la madre amorevole col figlio appena nato.
La amo, questa mia opprimente carceriera, proprio come tu ami me.
La odio, questa mia dolce aguzzina, proprio come tu odierai me.
Sono un egoista.

“Oh egoista Eolo!

Oh crudele Eolo!
Oh sfuggevole Eolo!
Oh giocoso Eolo!
Oh triste Eolo!
Tu, vento, che volteggi libero,
abbracciando tutto senza poter fermare niente,
riesci mai a fermarti?
Oh nostalgico Eolo!
Da oggi, alitaki, ti chiamerò vento,
e il suo brusio sarà la tua sola musica.”

Fosti tu stesso a dedicarmi queste righe, dopo aver fatto l’amore.

Ed io, adesso, come il vento, fuggo via, fregandomene delle disgrazie umane.
Fregandomene soprattutto di te, mia ragion d’essere.
Come scrisse Verlaine “Amami, perché, senza te, niente posso, niente sono.”
Non avrei potuto trovare frase più appropriata per te, sfogliando il mio moleskine.
Io e te, non abbiamo mai creduto nell’amore eterno, né lo abbiamo mai ricercato.
Ora, però, sono destinato inevitabilmente e rendere il nostro amore immortale, interrompendo così bruscamente il suo lento fluire.
Questo mi piace, perché significa che non sarà per sempre ma soltanto immortale.
Sembra una contraddizione, vero?
Sono certo che tu abbia già capito le mie vacue parole.
Quanto le disprezzo in questo momento, le parole.
Credo che eliminerò questa lettera appena sarà conclusa, perché non credo tu abbia bisogno di spiegazioni per comprendere il mio gesto.
O forse non la distruggerò, perché questo mio monologo non è stato scritto per darti alcuna risposta, né alcun conforto.
Ricorda: è prima per me, poi per te.
Sono un egoista.
Non ti concedo il diritto di perdonarmi.
Gli egoisti non lo meritano.
Io non ti perdonerei.
O forse sì.
Ma il mio giudizio non vale, sono un egoista.

 “S'agapò tora ke tha s'agapò pantote.”

Semplicemente Io, Eolo

Ps: posso essere vento al punto da cambiare idea anche ora?
Ho sempre pensato di dover essere io a decidere delle mia morte, come della mia vita.
Ci sto finalmente riuscendo.
Brucerò questa lettera.
  
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