La
piccola Cappuccetto Rosso passeggiava nel
bosco, diretta dall’anziana nonna, fischiettando una sinfonia
lugubre e lenta
come una nenia.
Nessuno
lo sapeva, ma qualche giorno prima era
riuscita a sottrarre al suo vicino di casa, il taglialegna,
l’accetta affilata
affilata e scintillante che lui usava per lavorare. Non aveva trovato
il modo
di infilarla nel cestino per le focacce, che aveva con sé,
perciò se l’era
dovuta nascondere sotto la mantella di velluto rosso cremisi.
Ad
ogni passo sentiva l’odio e la rabbia crescerle
nel cuore, la lama dell’accetta ondeggiante sulle spalle.
Giunta
alla Radura dei Fiorellini – dove spesso si
era fermata quando era bambina, per intrecciare ghirlande –
estrasse una minuta
lente d’ingrandimento dal cestino( dove, si disse, non ci
sarebbe più stato
posto per le focacce) e, puntandola verso l’erba, attese, che
il sole rovente,
alto nel cielo, vi riflettesse i suoi raggi; quindi rimase ad ammirare
i
boccioli ardere, tra fiammelle crepitanti, con una gioia sadica nel
sorriso.
D’un
tratto, con la coda dell’occhio scorse un
ciuffo bruno tra gli alberi: due grandi pupille, giallastre e dilatate,
la
stavano osservando.
-
vieni,
bel lupacchiotto…non avere paura, non ti farò del
male…- sussurrò la ragazzina,
con voce melliflua, mentre estraeva l’ascia e la stringeva
saldamente tra le
mani.
Il
lupo non si mosse.
Cappuccetto
Rosso, spazientita, gliela scagliò
contro: quello aveva visto troppo,
avrebbe potuto intuire il suo piano!
Il
lupo, svelto evitò l’arma; ma solo per un
soffio! Avvertì addirittura lo spostamento d’aria
vicino all’orecchio!
-
che
cosa vuoi fare? Che ne è stato della dolce bambina che
più di una volta ho
provato a mangiare?- chiese, con voce gutturale, dopo essersi fermato a
guardarla
qualche attimo.
Cappuccetto,
gli occhi fissi su di lui, si
avvicinò con falsa noncuranza alla mannaia, e la estrasse,
decisa, dal tronco
d’albero in cui si era conficcata.
-
sono
cresciuta. Sono cambiata, e voglio uccidere la cara
nonnina per rubarle
Il
lupo drizzò le orecchie, spaventato.
Cappuccetto voleva fare del male alla delicata donnina che gli faceva
la
permanente alla pelliccia tutte le settimane, e che gli aveva mostrato
quanto
fosse salutare una dieta vegetariana.
Senza
preavviso, spiccò una corsa, nella speranza
di arrivare presto a casa della nonna e poterla avvisare in merito alle
pazze
intenzioni della nipote.
Sentiva
una fatica insostenibile addosso, tanto
che fu costretto a tirare fuori la lingua; l’aria gli
sferzava crudelmente il
pelo.
Gli
ci volle qualche minuto per capire, non senza
una certa sorpresa, che Cappuccetto Rosso lo stava seguendo:
-
non
posso permetterti di dirglielo!- strillò lei.
Il
lupo intravide solo allora un lampo vermiglio
che brandiva l’accetta con fare bellicoso, e
realizzò che la ragazza gli stava
alle calcagna.
La
morsa gelida della paura gli aggrovigliò lo
stomaco; cercò di accelerare,
ma prima
che avesse il tempo per una qualsiasi reazione, sentì di
nuovo uno spostamento
d’aria, stavolta violentissimo, e riconobbe uno scintillio
d’argento.
Solo
nel momento in cui si avvicinò all’albero che
aveva davanti, dove era incastrata l’arma di Cappuccetto, il
lupo, vedendo un
grumo di pelle sanguinante sulla punta della lama, si rese conto che un
dolore
lancinante gli stava straziando la bocca.
Si
ricordò che aveva lasciato penzolare la lingua
nella foga della corsa, e, quando fece per toccarsela,
l’orribile presentimento
che sentiva vibrargli sotto la pelle, trovò riscontro:
quella sulla lama
dell’accetta di Cappuccetto, era la sua
lingua!
Cappuccetto
Rosso gliel’aveva recisa di netto!
Un’emozione
potentissima, forse adrenalina, o
magari istinto di sopravvivenza, spinse il lupo a non voltarsi, e
invece, a
continuare a correre; stavolta più veloce di prima,
perché sapeva cos’avrebbe
fatto Cappuccetto Rosso: si sarebbe ripresa la sua arma, per poi
continuare a
seguirlo.
Quell’animale
dal folto pelo bruno, sentiva sotto
le zampe il terreno scosceso della foresta: era spaventatissimo, ma non
più
stanco, il sangue gli scorreva a mille nelle vene; ormai la casetta
della nonna
era in vista, ma…come avrebbe fatto ad avvisarla, se non
aveva più parte della
lingua?
Trovò
un’unica soluzione, così su due piedi,
annebbiato dall’ansia che gli provocava il respiro affannoso
di Cappuccetto,
che sapeva essergli molto vicino: urlare .
I
suoi ululati disperati riempirono in un attimo
l’aria, e fortunatamente, nonostante la dolce nonnina fosse
sorda, dopo
pochissimo tempo il lupo riconobbe la sua cuffietta rosa per capelli,
affacciarsi ad una delle finestre.
Senza
pensarci troppo, l’animale le fece segno di
togliersi, e saltando attraverso la finestra, entrò in casa.
La
nonna di Cappuccetto Rosso, un’80enne sorda
come una campana, lo guardò sbalordita attraverso i suoi
occhiali da vista,
spessi come fondi di bottiglia, mentre con le mani ricoperte di pelle
grinzosa
si sistemava la lunga camicia da notte ricamate.
-
sscussa
sse ti ho ssveggiata, doddina…Cappusscetto Rosso ssta
veneddo ad
uccidevti…vuole la tua Vicetta pev Crovsstate…-
spiegò il lupo, ma gli era
difficilissimo parlare.
La
nonna tese l’orecchio:
-
eh?-
urlò.
Non
aveva sentito nulla.
Esasperato,
lui la fece voltare verso la finestra:
nel momento in cui lei vide la nipote che correva con
un’accetta tra le mani,
si voltò verso il lupo, che prontamente le mostrò
la lingua tagliata, e
comprese tutto.
Corse,
per quanto le gambette rachitiche glielo
permettessero, a prendere qualcosa.
Il
lupo si nascose sotto un tavolo, in attesa.
Cos’altro avrebbe potuto fare?
Dopo
un po’, vide che la nonna tornava da lui;
aveva qualcosa in mano, qualcosa che lo lasciò spiazzato:
-
il
cacciatore che ogni tanto perlustra il bosco, non voleva comprare le
mie torte…così
l’ho ucciso e ho preso questo…al momento mi sembra
l’unica cosa utile.- si
giustificò, poi caricò il fucile con forza ed
aprì la porta di scatto.
Cappuccetto
Rosso era lì davanti, a qualche metro
di distanza dall’uscio, con l’ascia levata in aria.
Il
lupo si coprì le orecchie, e serrò gli occhi,
in attesa del peggio: tutto ciò che sentì fu un
boato.
Infine
vide Cappuccetto Rosso cadere a terra, gli
occhi persi nel vuoto, mentre un fiore cremisi le sbocciava in petto,
dove la
nonna le aveva sparato.
SPAZIO
AUTRICE
Ciao
a tutti! Spero che questa one shot non vi
abbia spaventato, a dire il vero impressiona un po’ persino
me, sono stupita di
me stessa, non pensavo di poter scrivere qualcosa di simile. Mi
è venuta, però,
in mente dopo che ho visto per l’ennesima volta
“come d’incanto” e le parole di
Giselle quando racconta la storia di cappuccetto Rosso alla bambina,
accennando
al fatto che rincorreva il lupo con un’accetta mi ci hanno
fatto pensare,
mettendomi voglia di scriverla.
Fatemi
sapere cosa ne pensate
Un
baciotto
Marty23