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Autore: Shichan    05/04/2010    5 recensioni
Ma era come in un film: il peggio doveva ancora venire.
Il pavimento ospitava dei palloncini.
Dei palloncini che non erano quelli delle feste di compleanno manco per niente.
[Tsuna e i marmocchi; HibariTsuna che dire accennato esagera già troppo la cosa XD]
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lambo, Reborn, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi sono copyright della sensei Amano (la cosa davvero illegale sono le boiate per cui li sfrutto)

Disclaimer: i personaggi sono copyright della sensei Amano (la cosa davvero illegale sono le boiate per cui li sfrutto).

Prompt: Condom dell’iniziativa della community fiumidiparole WWF (Warning Week Fest).

Note: tutto questo non ha senso, lo giuro. *muore definitivamente*

Credo che sia semplicemente la dimostrazione di quando un’autrice vuole scrivere qualcosa, ma cade nella disperazione di non sapere come attenersi ad un prompt senza sconfinare tragicamente nel porno. X°°° Altrimenti, davvero non so come spiegare tutto ciò *si eclissa per il bene comune*

 

Tenere fuori dalla portata dei bambini

 

 

Lambo non era proprio la massima preoccupazione di Tsuna di solito: non perché non tenesse a lui come agli altri membri della Famiglia – non solo quella dei Vongola, ma anche quella più “normale”, che una volta era stata formata semplicemente da lui, sua madre e suo padre che però non c’era quasi mai.

Quella che adesso sembrava veder spuntare parenti aggiunti o presunti tali come funghi, e che aveva portato Tsuna a ritrovarsi con una schiera di fratelli minori capeggiati da Fuuta e Lambo che aveva il terrore non avrebbe mai smesso di aumentare di numero – e una sorellina, cioè I-Pin.

Eppure non poteva rimanere impassibile quando persino sua madre si diceva impensierita dal piccolo dei Bovino: era vivace, perciò si erano abituati al fatto che fosse perfettamente in grado di uscire sano come un pesce e tornare come un’ammaccatura vivente.

Nella classifica di Fuuta Lambo era il primo tra “i mafiosi capaci di cadere più di cinquanta volte in un solo giorno” e questo la diceva molto lunga – specialmente perché le classifiche di Fuuta, salvo giorni di pioggia, non sbagliavano mai.

Per questo si erano abituati un po’ a tutto quando si trattava di lui.

Piangeva spesso e per le sciocchezze, e ogni minimo colpo che riceveva – inciampando, giocando, addirittura sparandosi addosso da solo, perché Lambo era capacissimo anche di questo.

Ma c’era una cosa di cui bisognava sempre preoccuparsi quando si trattava di lui: era tanto vero che Lambo era capriccioso quanto era vero che amava i dolci, e la frutta e il cibo in generale.

E considerando quante volte temessero per una sua indigestione, non c’era altro da aggiungere in proposito.

Per questo, quando sua madre gli aveva detto: «Lambo-chan ultimamente mangia meno snack del solito.» Sawada Tsunayoshi si era sentito assolutamente in diritto di farsi prendere dal panico.

In sequenza si era assicurato in primis che non ci fosse lo zampino di Reborn – che all’Arcobaleno non dispiacesse fare terrorismo psicologico su Lambo non era un mistero – e poi che non fosse arrivata l’Apocalisse secondo qualche calendario stellare più o meno conosciuto.

E solo quando il paranormale era stato totalmente escluso dalle possibili cause di quella stranezza Tsuna aveva dovuto rivolgersi proprio a Reborn, che con sorriso enigmatico se ne era completamente lavato le mani sostenendo che fosse compito dello stesso Tsuna in quanto Boss occuparsi di ciò che poteva mettere a repentaglio la salute dei suoi sottoposti.

E allora Tsuna si era armato di determinazione, perché anche se quella cosa del boss rimaneva ancora da definire secondo lui – era indubbio che l’avrebbe avuta vinta Reborn alla fine, ma la speranza di una vita normale era sempre l’ultima a morire – restava il fatto che dopotutto Lambo era solo un bambino.

Considerando poi che Sawada Tsunayoshi aveva pietà persino dei suoi presunti nemici, figurarsi con un innocente di appena cinque anni verso il quale sentiva in qualche modo di avere delle responsabilità.

E decise che avrebbe scoperto quale fosse il problema: magari per una volta la super intuizione made in Vongola sarebbe tornata utile.

 

 

Giorni e giorni passati a cercare di capire.

Lo aveva seguito ovunque, tanto che si era seriamente chiesto quando il primo adulto per la strada lo avrebbe notato e additato come un pazzo che inseguiva quel povero bambino vestito da mucca.

Fortuna che non era successo. Non ancora almeno.

Ma indagare era stato difficile, tanto che alla fine aveva chiesto consiglio ai compagni, decidendosi poi a rivolgersi specialmente a Kyoko ed Haru: loro dopotutto erano ragazze, con una sensibilità sicuramente maggiore – non che ci volesse molto impegno ad avere nei confronti di Lambo più sensibilità di Gokudera, ma quello era un altro discorso.

E l’illuminazione era giunta come un fulmine a ciel sereno, rivelandosi come spesso succedeva nelle scene comiche della televisione la cosa più ovvia che puntualmente proprio per questo ti sfuggiva, passava lì sotto il tuo naso e zampettava via – testuali spiegazioni di sua madre, e non si sarebbe soffermato a ricordare il terrore con cui da bambino cercava queste fantomatiche soluzioni con gambe grassocce come se dovessero apparire da chissà dove e portarselo via.

«Forse» aveva detto Haru, trovando Kyoko dello stesso parere: «Lambo-chan ha un amico, o qualcosa del genere, e mangia fuori pasto quando è giocare lontano da casa.»

E allora via, a chiedere ad I-Pin se era capitato che negli ultimi giorni si fosse allontanata da Lambo quando uscivano a giocare; un continuo pomeriggio di “vai qui” e “gira di là” per seguire passo passo le tappe che quei due facevano – ma quanto camminavano? Ecco perché poi a cena erano insaziabili!

Quando erano finalmente tornati a casa, senza aver trovato nessuno che confermasse di aver mai nutrito Lambo con cadenza giornaliera – ogni tanto gli do qualcosa, ma sono giorni che quel bambino non passa più, è successo qualcosa? – Tsuna era letteralmente sfinito.

A quel punto era parso chiaro che non ci fosse nient’altro da fare: sarebbe stato difficile, ma l’unica speranza ormai era chiedere al diretto interessato.

 

 

Già quando Lambo alla sua domanda più chiara possibile aveva ridacchiato com’era solito fare nel momento in cui era convinto di aver scoperto una grande verità della vita, Tsuna avrebbe dovuto capire che c’era decisamente qualcosa di poco rassicurante.

Qualcosa che, non importava cosa fosse esattamente, avrebbe dovuto preoccuparlo seriamente e ancora di più quando Lambo era corso via nascondendo qualcosa alla sua vista canticchiando con voce insopportabile – o forse i suoi nervi non ne potevano più di tentativi di ricerca, semplicemente – qualcosa fin troppo simile a: «Questa è roba di Lambo-san! Lambo-san non la darà a nessuno, nemmeno se ImbranaTsuna prega Lambo-san!»

E Reborn doveva aver avuto pietà di lui – no, si era detto poi Tsuna quando lo aveva visto sparare proiettili che sperava seriamente non fossero veri contro Lambo, più che pietà per il suo allievo doveva aver esaurito la sopportazione delle urla del giovane Bovino – perché aveva bloccato il ragazzino nella stanza di Tsuna.

…Dove non doveva essere.

Dove il castano gli aveva esplicitamente vietato di entrare in sua assenza.

Dove il castano pregò stesse entrando per la prima volta quando notò il cassetto del suo comodino rovinosamente rovesciato per terra, vuoto del contenuto di vecchi quaderni e qualche penna, insieme a qualche risparmio probabilmente risalente all’ultimo regalo di compleanno dei nonni, e quel qualcosa che un maschio adolescente gradirebbe non fosse scoperta mai nonostante sia cosciente del pessimo nascondiglio che gli ha trovato.

Ma era come in un film: il peggio doveva ancora venire.

Il pavimento ospitava dei palloncini.

Dei palloncini che non erano quelli delle feste di compleanno manco per niente.

Piccoli, non eccessivamente gonfiati, di non più di cinque colori diversi – e perché diamine Fuuta e I-Pin ci stavano giocando ridendo come se fosse il passatempo più divertente del mondo?!

Sentì Lambo ridere sguaiatamente, liberatosi della minaccia di Reborn al quale il castano lanciò uno sguardo allucinato e quasi indignato mentre il ragazzino andava saltellando a far chiasso fra i palloncini, gettandoli all’aria: «Perché lo hai lasciato andare, Reborn?!»

«Ne, Fuuta» furono le parole di Lambo che segnarono la sua fine, alle quali si voltò in tempo per vederlo portare uno dei palloncini ancora sgonfi alla bocca nemmeno fosse il pessimo sostituto di un lecca lecca: «Quello di Lambo-san sa di fragola!» esultò e Tsuna non ebbe la forza né di controllare cosa stesse facendo Fuuta per rispondergli con aria pensosa “questo sa di menta”, né di guardare oltre, né di togliergli quella roba di mano mentre arrossiva furiosamente e si schiaffava una mano in faccia.

Con Reborn che ovviamente dimostrava la sua massima comprensione con un: «Sai che per questo Hibari ti ucciderà, ne DameTsuna?»

   
 
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