Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |      
Autore: __Evelyn__    07/04/2010    3 recensioni
Allen e Lavi sono amici da tempo, ma da un po' tra i due è cominciato a nascere qualcosa. Entrambi non riescono a dichiararsi all'altro, che continua a pensare di non essere ricambiato
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LAVI

Accidenti quel ragazzo è davvero ingenuo!

Come può non capire certe cose? Sono ormai delle settimane che tento di fargli capire quello che provo e ormai mi ha compreso più il vecchio panda che lui. Sbuffo al solo pensiero. È difficile per me, soprattutto perché non solo sono un uomo innamorato di un altro uomo, ma essendo un aspirante Bookman, non posso certo permettermi di provare certe cose, non con un elemento così importante nella storia.

Tutte le sere, al buio nella stanza che condivido con Bookman, tra il suo rassicurante russare e gli insopportabili rumori della sezione scientifica, faccio fatica a prendere sonno. Purtroppo se non dormo non faccio altro che pensare a lui. Ragazzino maledetto di fatto e per il mio amore.

Come mi fa soffrire non essere compreso! Jerry mi ha perfino aiutato nel mio intento, facendomi portare il suo pranzo, cosa a lui molto gradita. Passo intere giornate con Allen, ma lui non sembra nemmeno accorgersi dei miei tentativi miseramente falliti di attaccar bottone.

 ALLEN

Ultimamente non capisco cosa sia preso a Lavi. Sembra un’altra persona! Mi porta il pranzo, mi ascolta mentre mi lamento del maestro, oppure di Kanda. Ogni tanto mi dice cose strane, che non sono sicuro di intendere perfettamente, così concludo con una imbarazzata risata.

L’altro giorno mi fa: “Allen, mi piaci proprio, sai?”

Io gli ho risposto: “Beh, anche tu mi piaci. Penso che tu sia il mio migliore amico.”

Lui aveva uno sguardo un po’, come dire, insoddisfatto. Non riesco proprio a capirlo, quel ragazzo.

Se mi dice quelle cose, io cosa devo pensare, non posso certo accrescere le mie false speranze desiderando che le sue frasi abbiano volutamente un doppio senso.

LAVI

Anche oggi un fiasco totale. Vorrei non avere questo peso! Insomma, amare è proprio doloroso. Non capisco cosa ci sia di così bello, tanto che tutte le ragazze non fanno altro che cercare questa sensazione.

Così stasera ho deciso, devo agire, altrimenti finirò col consumarmi nell’infelicità. Mi alzo piano dal letto per non far svegliare Bookman che dorme nel letto sopra il mio. Per una volta non posso lamentarmi del fatto che a me tocca il letto in basso. Faccio lo slalom tra i libri, i giornali e i documenti sparsi disordinatamente e ordinatamente allo stesso tempo sul pavimento.

Apro la porta cigolante, esco e me la richiudo alle spalle. Sospiro.

Il peggio l’ho passato. Percorro il corridoio dei dormitori e mi dirigo alla stanza di Allen. Ci sono stato talmente tante volte che la riconosco anche se le porte sono tutte uguali.

Giunto lì, inizio a dubitare, insomma non è proprio il caso bussare a quell’ora di notte.

Avvicino una mano al legno spesso della porta, ma concludo il gesto solo lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. Cosa faccio? Ormai sono lì, non posso rinunciare adesso. Una volta che mi avrà aperto non sono sicuro di riuscire a trattenermi.

Alla fine mi arrendo e busso timidamente.

Nessuna risposta.

Provo ancora, un po’ più forte, stavolta. Silenzio.

Lo sgomento mi assale. Perché non risponde? Ho un bisogno incontrollabile di vederlo, ascoltarlo, toccarlo.

Dei leggeri passi mi distraggono. Mi volto appena in tempo per notare un’ombra coperta da una montagna di cibo.

“Che sci fai ui?” (Che ci fai qui?) Mi chiede Allen con la bocca piena.

“Semmai, cosa stai facendo tu?”

Manda giù il boccone. “Beh, la cucina è sempre aperta, quindi ne approfitto.” Mi porge una ciambellina. “Vuoi?”

Rifiuto con un cenno della mano. Non ero andato da lui per uno spuntino di mezzanotte, non per quel genere di spuntino, almeno.

Lui apre la porta della camera e io lo seguo, afferrando al volo un panino che stava per ruzzolare a terra. Gli sorrido quando lo riprende e mi ringrazia cercando di non strozzarsi con un morso di mela.

Gli prendo il frutto dalle mani e me lo porto alle labbra, sotto il suo sguardo corrucciato. Appoggia tutto sul letto e torna a riprendersi la mela, che ho già morso diverse volte.

ALLEN

Appena l’ha morsa un brivido mi ha attraversato la schiena. Non per rabbia, anzi, tutta un’altra cosa. Stasera ho chiacchierato con Jerry. Mi ha detto che è stufo di vedere Lavi così giù di morale. Io non me n’ero nemmeno accorto, ma quando il cuoco dice una cosa, di solito è quella. Ora, trovarmelo d’innanzi alla stanza, in mutande, dopo quel discorso… mi fa un effetto strano.

La mela è quasi ridotta ad un torsolo ed io vorrei riavere quei morsi a costo di riprendermeli dalla sua bocca.

Rimango stupito, anzi, sconvolto da quel pensiero. Mi gratto il capo con fare innocente. Cosa cavolo mi sta passando per la testa? Cos’è quella voglia di assaggiarlo? E non parlo certo del frutto! Non è la prima volta che vorrei toccare le sue labbra rosee e sottili.

Mi avvicino a lui, la riprendo e la finisco, sotto il suo sguardo attento. Ancora non so perché sia venuto da me. Oppure fingo di non saperlo, sperando in qualcosa di più del solito colloquio tra amici.

 “Dunque, qual buon vento ti porta in questo stanzino tenebroso e consumato?”

Lui rimane in silenzio e continua a guardarmi in viso. Sono molto a disagio. Mi pare ogni secondo più vicino. Entra poca luce dalla finestra, anche perché fuori piove e la luna è nascosta. I suoi capelli, comunque sembrano avere un chiarore tutto loro.

“Lavi...?”

Oddio, quando si è avvicinato tanto? Arretro e sbatto la schiena contro il muro. Lui mi è subito addosso, non mi permette nessun movimento. Per spostarmi dovrei spingerlo via, ma non voglio né toccarlo, né farlo allontanare.

“Che ti prende?” “Allen, Allen, Allen, sei proprio un moccioso.” Inizia a sghignazzare, le mani appoggiate al muro dietro le mie spalle. “Immagino che Jerry ti abbia detto qualcosa. Dillo anche a me.”

Mi sento avvampare. Con lui sono sempre riuscito a dire tutto, ma stavolta sono come paralizzato. Il suo alito in pieno volto, il petto a pochi centimetri dal mio. L’occhio smeraldo puntato nei miei. Abbasso lo sguardo, ma una mano scivola dalla mia spalla fino al mento e me lo alza.

“Ecco… Jerry… detto… mi…” Le sue labbra coprono la mia bocca interrompendo il mio discorso disconnesso. Si allontana subito.

“Ehi, respira!” Sta ancora ridendo. Non so come faccia a sorridere sempre, anche in una situazione simile. Con mio stupore, scopro di aver afferrato la maglietta di Lavi e di averlo attirato a me perché adesso i nostri toraci si toccano.

“Tutto a posto, piccolo?” Anche lui sembra piuttosto imbarazzato. “Scusa… insomma, io non… so proprio cosa mi sia…”

Nemmeno io so cosa mi stia succedendo, so solo che ho bisogno di quelle morbide labbra sulle mie.

Lavi è sorpreso quanto me, ma non riesce a liberarsi dalla morsa delle mie mani che hanno afferrato i suoi capelli rossi. Apro appena la bocca per scusarmi e lui ne approfitta per approfondire il bacio. Riesce a snodare la mia lingua dall’imbarazzo. Inizia così una battaglia tra noi due. Sembra quasi una discussione dove io cerco di cacciarlo via, mentre lui insiste a rimanere.

Ci stacchiamo solo per riprendere fiato, poi comincia ad alternare piccoli baci e morsetti lungo il mio collo. Appena apre il primo bottone della mia camicia però lo spingo via e corro al letto afferrando un panino. Fingo che fino ad adesso abbiamo avuto solo una semplice chiacchierata tra amici.

LAVI

Ma che fa? Mi ignora? Dopo questo? Ridacchio.

 “Allen…” “Accipicchia, ho proprio una fame!”

Lo agguanto da dietro e gli afferro i polsi. Cerca di divincolarsi e portare la pietanza alla bocca, ma non è molto convinto, se no non farebbe fatica a liberarsi.

“Anch’io ho fame. Da parecchio tempo.” Detto ciò inizio a torturare il lobo del suo orecchio.

I piccoli gemiti di disapprovazione mi stanno facendo eccitare sempre di più. Quasi non riuscivo a credere che quello che avevo desiderato fino ad allora, adesso era mio.

Tutto magnificamente e unicamente mio. “Lavi… Lavi… aspetta! No!”

Avevo preso a giocherellare con un suo capezzolo e lui stava quasi ansimando.

“Piccolo, è così tanto tempo che volevo…” Finalmente tira fuori la sua vera forza e si libera dalla mia presa. “Smettila! Non ci capisco niente! Perché mi fai questo, Jerry mi aveva detto che…”

“Che…?”

“Sì, insomma, che tu… Argh, al diavolo quello che m’ha detto!”

Come una furia mi si scaraventa addosso, mi afferra e mi spinge verso il letto. Il bordo del materasso mi preme contro i polpacci. Con un ceffone mi fa cadere sul letto.

Rimango disordinato da quel gesto. Ed io che pensavo che stesse al gioco. Che idiota! Non lo guardo, ma prima ho visto il suo viso arrossato per quel turbine di emozioni.

“Ma come, adesso non mi guardi nemmeno?!”

Per un attimo aspetto un secondo schiaffo, ma non arriva.

Ho il coraggio di dare una sbirciatina verso l’alto, ma la vista della sua camicia aperta a lasciar trasparire il suo petto candido, mi fa venire l’acquolina in bocca. Non poterlo toccare è una sofferenza insostenibile.

“Quanto tempo pensi abbia desiderato questo momento?”

Cosa ha detto? Mi sta accarezzando la guancia che ha colpito con la mano sinistra?

“Bel manrovescio.”

Mi pizzica appena sotto l’occhio, facendomi scendere una lacrimuccia che scorre sulla pelle arrossata.

“Ti conviene chiudere il becco, Bookman Junior. Nessuno ti ha interpellato.”

Non importa se non vuole parlare, io non sono lì per quello. Rimango a godermi quel contatto, per tutto il tempo, finché non mi rendo conto che la sua mano sta scorrendo giù per il mio collo, poi per la spalla, fino a raggiungere il mio polso. Mi solleva la mano e la porta di peso sul suo petto.

All’inizio non mi sembra di capire, poi afferra anche l’altra e la porta alla base della schiena. A quel punto lo attiro a me e respiro contro la sua pelle.

È morbida. È calda.

Mi afferra la testa e la preme contro il proprio petto. Ho voglia di morderlo. Lo stringo a me e lo trascino giù sul materasso.

ALLEN

Wow. Non posso dire altro senza avvampare.

Accanto a me, sento il leggero respirare di Lavi. Non posso credere che abbiamo fatto… beh quello che abbiamo fatto.

Mi sembra di sentire ancora le sue mani addosso. Quella sensazione fantastica ed eccitante.

Un po’ mi vergogno, però. Aver ripetuto il suo nome, mentre si muoveva piano sorreggendomi e spingendo il mio bacino contro il suo. Ascoltare il suo fiato corto e il battito del cuore che pompava sangue bollente contro la mia schiena. Ed ora, nudi nel mio letto a una piazza e mezzo.

Oddio, oddio, solo a pensarci mi veniva voglia di stringerlo a me e baciarlo.

Il rosso si gira appena. Sta dormendo beatamente. La sua stanza è rumorosa, ma la mia, a parte stanotte, è molto isolata e quieta. Anche la finestra è piccolina e lascia entrare poca luce e qualsiasi altra cosa provenga da fuori.

Non vorrei nemmeno più aprirla, per paura di perdere il suo profumo diffuso per tutta la stanza.

Mi stringo contro di lui, adesso inizio ad avere un po’ freddo. Lui mi avvolge incoscientemente tra le sue braccia. Il letto è abbastanza basso da poter allungare un braccio e afferrare un indumento a caso a terra. Trovo i boxer di Lavi, ma non ho nessuna voglia di rivederglieli addosso. Afferro qualcos’altro e finalmente trovo le coperte disfatte e sbattute a terra. Le scuoto dagli alimenti ormai sparsi ovunque dalla nostra foga, poi le tiro sopra i nostri corpi esausti e cerco di prendere sonno.

Quando riapro gli occhi sento il vuoto dietro di me. È come se mi mancasse una parte di me.

“Ehi, ti sei svegliato?”

C’è una fievole luce che penetra dalla finestra, segno che fuori il tempo è ancora pessimo. Vedo dall’orologio che sono già le dieci del mattino.

“Allen?” “Sì, sono sveglio. Cosa stai…?”

Incontro subito le sue labbra umide. Stamattina sanno di… caffè? “Sei andato a fare colazione?”

“Prima sono passato da Jerry, per ringraziarlo. Sai, ci ha fatto le congratulazioni, ma quando gli ho chiesto come facesse a sapere quello che è successo, si è congedato dicendo che doveva prepararti la colazione. Dopo aver usato tutta quell’energia avrai sicuramente fame!”

Solo adesso mi rendo conto del brontolio del mio stomaco senza fondo. Arrossisco per quella frase poi mi metto a sedere. Per la camera non c’è più disordine. Il cibo, con mia grande delusione, è sparito. I vestiti sono piegati in un angolo del letto, le cui coperte sono state rinfilate alla perfezione attorno al mio corpo. Ancora non so come abbia fatto, ma la maggior parte del mio amante mi è ancora del tutto sconosciuta. Psicologicamente parlando.

“Sei sicuro di voler andare subito a mangiare?” Lavi appoggia le mani accanto ai miei fianchi, impedendomi di alzarmi. Dove l’ha trovata tutta quell’energia? Come fa, poi, ad avere quel sorrisetto idiota in continuazione?

Avvicino le labbra al suo collo e comincio a morderlo.

“Se non faccio colazione, probabilmente finisco per mangiare te. Però, se ti fa piacere…”

Lo sento ghignare contro la mia spalla mentre mi spinge indietro, pronto a disfare nuovamente il letto quasi immacolato.

“Non speravo altro!”

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: __Evelyn__