L'amore
tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni
cosa. L'amore non ha mai fine.
-1 Corinzi,
13:7-8
Silhouette
al tramonto di un’era
[16:5:27]
Con il suo
aroma esotico per una volta la brezza era capace di ingentilire i
contorni lucidi e metallici di quel mostro sempre acceso che era la
metropoli, se una tale impresa era mai possibile.
Le luci dei
grattacieli erano come lucciole vere o stelle sparse da un pittore. Le
stelle lì non si erano mai viste, perché la
città si rifiutava di dormire e col suo bagliore offuscava
tutte le stelle. Su quel pianeta non c’era spazio per la
natura né sulla terra né sul cielo, e ora andava
avanti, brulicava avanti. Il suo nutrimento, come un dio malvagio,
erano i fumi di un tempio profumato e di una repubblica uccisa.
Una donna
incinta aspettava nelle ombre della veranda del suo attico, osservando
il traffico che scorreva davanti ai suoi occhi. Indossava una vestaglia
leggera, nella brezza i lembi azzurri svolazzavano ai suoi piedi.
Aspettava il
ritorno di suo marito, e pregava di non essere diventata, nel giro di
una notte, vedova – di aver perso per sempre suo marito tra
le fiamme e i lapilli di un pianeta bruciante. Pensava a lui, e sognava
che lui stesse facendo la stessa cosa, mentre attraversava i sistemi,
le vie iperspaziali e le nebulose fino a casa.
Ed era vivo.
Se lo sentiva nelle ossa come le vecchie. Il legame non era stato
spezzato, continuava ininterrotto lo scambio e ciò che
c’era prima c’era anche allora; viaggiava tra le
stelle e i pianeti e li univa al di là dello spazio,
attraverso gli eoni e gli anni luci e le dimensioni e i confini delle
loro vite intrecciate.
Se qualcosa
gli era successo davvero – e non era successo, lo avrebbe
sentito e lei non ha sentito nulla – allora il bambino
sarebbe stato tutto quello che le era rimasto di lui, di se stessa e
del loro futuro. Se tutto aveva perso un senso, allora quel bambino
sarebbe stato il suo senso.
Più
tardi avrebbe pensato che era stata la brezza a portarglielo sano e
salvo tra le braccia. S’alzò una folata appena
più forte della precedente, e, come evocato dal mistico
etere dell’universo, lui apparve sulla sua veranda. Era alto
e marziale, e il vento gli scompigliava i capelli. Sembrava un eroe
tornato dalla guerra, e, anche se non sapeva più se fosse
vero, per quella notte decise che non le importava.
Lo strinse
tra le braccia così forte che poteva quasi sentire il suo
cuore battere forsennato contro la sua guancia. Il bambino tra di loro
diede un delicato calcetto in saluto al padre, senza dubbio risvegliato
dal cuore improvvisamente frenetico della madre.
Mentre lo
baciava, la donna sapeva di aver preso la giusta decisione. Le
possibilità orrende, le immagini strane, che ora affioravano
a galla nel mare fosco della sua mente erano fantasmi evocati dalla
nebbia della sua ansia.
‹‹Hai
aspettato. Sei stata brava.››
Il guerriero
sapeva che c’erano molte cose da dire, molte da spiegare.
All’inizio lei non avrebbe capito, e sarebbe stata testarda,
ostinata: come lui la conosceva, come lui la amava. Ma era sicuro che
avrebbe compreso – prima o poi – e che,
sì!, lo avrebbe ringraziato per quello che aveva fatto per
lei. Col tempo, avrebbe smesso di adorare la repubblica, e avrebbe
imparato ad amare il nuovo ordinamento.
Avrebbe
capito che ogni azione che aveva mai fatto era stata fatta pensando
soltanto a lei, sempre a lei, e ora al loro bambino; che la sua unica
motivazione nella vita fosca che gli è toccata in sorte
è lei: che sono i suoi baci e i suoi sorrisi a rendere la
sua permanenza nella dimensione materiale un senso.
Col tempo
avrebbe capito; col tempo lui le avrebbe dato anche l’impero;
col tempo avrebbero dimenticato tutti e due.
Anakin era
tornato a casa. Sulle sue mani le macchie erano un po’
più grandi, la brezza non riusciva a lenire il bruciore.
~*~
N/A: Una
what-if che mi chiedeva di essere scritta da tempo. In questo caso,
quello che cambia è la scelta cruciale di Padmé,
seguire o non seguire il marito su Mustafar. E se Padmé non
si reca su Mustafar, allora Anakin riesce a tornare a casa tutto
intero: ma è davvero Anakin? O meglio, è ancora
Anakin?
Tutto quello
che scrivo si rifà al G-Canon e ignora l’EU. Le
fonti sono i film, i libri, le sceneggiature, informazioni venuteci
dalla mano di G.L. e alcuni libri di corredo (specialmente i Visual
Dictionaries, espunte le parti chiaramente EU).
Il titolo
è decisamente provvisorio. Essendo questa pianificata come
una storia molto lunga, non mi pare realistico assegnarle un titolo fin
dall’inizio, ma il definitivo verrà scelto a fine
di questo primo episodio. Mi scuso fin d’ora per eventuali
inconsistenze ed errori, e per eventuali esperimenti di tipo narrativo.
In sede di editing, spero di rendere tutto coeso e compatto.
Spero vi
piaccia, cari lettori :)
E: 10/05