Premessa: questa one shot non è mia, ma di Othello. L’idea l’ha avuta lei, l’ha scritta e io l’ho corretta. Enjoy it!

“Maledizione...ma chi accidenti l'ha inventato il dopo sbornia?”

Cominciò così la mattina di Teresa Lisbon.

 La sera precedente a cena, senza rendersene conto, aveva alzato un po’ il gomito, ripensando a tutte quelle volte che, quel fattucchiere da quattro soldi che si ritrovava come consulente, la metteva in casini burocratici o le rinfacciava di non fidarsi di lui.

Lisbon non era una persona dal carattere nervoso o diffidente, giusto quel che bastava per il suo lavoro.

Ma era lui! Lui e i suoi stramaledetti modi di fare a renderla così!

Cioè, quasi non prestava più importanza ai criminali: era lui il vero pericolo in quella città.

O meglio: era pericoloso per lei, e questo non le piaceva…la rendeva ipersensibile.

“Bando alle ciance” pensò “il lavoro mi attende”

Si avviò verso il CBI per affrontare l’ennesima battaglia persa con Patrick Jane.

O forse no…forse la sbronza presa il giorno prima le aveva fatto bene…non sapeva bene come definirlo, ma c'era qualcosa in lei quella mattina che stonava dal suo comportamento abituale; era qualcosa che si sentiva dentro le viscere.

Ma era in ritardo, doveva sbrigarsi, e non ci fece caso.

Varcò la soglia dell’ufficio, e la prima cosa che vide fu la faccia d'angelo che possedeva quel demonio biondo che le procurava così tante grane.

Jane la salutò con quella sua voce fatta di miele e il solito sorriso che andava da un orecchio all'altro.

-Buongiorno, Lisbon-

-Buongiorno, Jane-

Lui si sbilanciò un po’ all'indietro, per guardarla andare verso il suo ufficio, e le sparò la domanda del mattino.

-Mi hai pensato ieri sera?- chiese, con quel suo sguardo malizioso.

A quella domanda Lisbon ripensò a tutti gli accidenti che gli aveva mandato la notte della sbronza.

Non stette un secondo di più a pensare alla risposta da dargli; le venne chiara e cristallina come l'acqua.

-Sì! Legato e imbavagliato!-  rispose, senza fermarsi.

A quel punto sentì un tonfo micidiale alle sue spalle, ma non vide la posizione da contorsionista che aveva assunto il biondo caduto dal divano.

Non vide neppure le facce del resto della squadra: Rigsby aveva dipinto sul volto quello che era l'inizio di un attacco di panico.

-Oddioddioddio…oddioddioddio…oddioddioddio…- ripeteva all’infinito.

Van Pelt, arrossita di botto, non sapeva più dove guardare e lasciava vagare lo sguardo ovunque, farfugliando mezze parole sconclusionate.

-Ma...cos…che…ma…no…cioè…una…ba…e...cosa…eh?...Patrick!- concluse con un isterico urletto finale rivolto al biondino capovolto a testa in giù ai piedi del divano.

Jane stava per raddrizzarsi, quando avvertì una presenza inquietante.

Cho, fino a quel momento rivolto verso la porta dell'ufficio del suo capo, si girò lentamente verso di lui.

E Patrick le sentì; improvvise come un lampo a ciel sereno, nella sua mente si fecero strada le inquietanti note di "Oh Fortuna" a preannunciare la sua fine.

-Jane!- tuonò, un imperioso, minaccioso e anche alquanto incazzato Cho -Che. Cosa. Le. Hai. Fatto?!- 

Patrick Jane lo guardò atterrito.

-V-vorrei saperlo anch’io-.

Nel frattempo Teresa Lisbon, le veneziane del suo ufficio rigorosamente abbassate, stava ridendo come mai aveva fatto in vita sua, all'idea del casino in cui aveva cacciato il suo consulente preferito.

Mi sono divertita un casino a riscriverla!

Le inquietanti note sono di “Oh Fortuna” dei Carmina Burana.

Bene! Fatemi e fatele sapere che ne pensate, mi raccomando.

Saluti da Othello

Alla prossima

Soarez