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Autore: GiulyMad94    08/04/2010    6 recensioni
Ranma Saotome è un uomo che non teme niente e nessuno, lo sanno tutti a Nerima. Eppure basta un piccolo segreto tra sua moglie e suo figlio a mandarlo in crisi... Il grande Ranma deve forse temere qualcosa di terribile?
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ebbene sì, sono tornata con un'altra Fan Fiction su Ranma! Ammetto che mi piace moltissimo tormentare quel poveretto... (Bastarda! è_é nd Ranma)

Coooomuunqueee! Ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno commentato la mia precedente pazzia (Coraggio, Ranma... Baciala!) e a congratularmi con questi matti (senza offesa) per essere riusciti ad arrivare fino in fondo... Davvero bravi! Vi ammiro molto... XD

Anche questa, inizialmente, doveva essere una one-shot, però scrivendola mi è venuta fuori lunghetta, così ho pensato di spezzarla a metà per renderla un po' più leggera... (Che genio eh? U_U)

Ma ora basta blaterare su cose inutili! Vi lascio alla prima parte di questa mia follia primaverile! XD

[P.S. Tutto quello che vedete scritto all'interno di questi simboli *Blabla* è un omaggio da parte della "Effetti Sonori s.p.a."di cui faccio orgogliosamente parte! Grazie dell'attenzione! ^^]

.

 

 ...La Domanda...

Ovvero: Paure di un artista marziale

[Prima parte]

 

Quella era una bella giornata. Lo diceva il leggero venticello, il cielo terso, il sole splendente e persino Ranma Saotome. Già, quella era una bella giornata anche per lui. Quella mattina sua moglie si era svegliata di buon umore e, chissà per quale oscuro motivo, aveva deciso di comprare delle paste per colazione provocando la gioia immensa di Ranma e del piccolo Aki che non avrebbero dovuto rischiare l'ospedale a causa di qualcosa preparato da lei. In effetti, ora che ci faceva caso, Akane era diventata un po' strana negli ultimi giorni. Era fin troppo gentile.

Ranma stava passeggiando diretto al dojo. Suo figlio lo aveva letteralmente sbattuto fuori di casa per mandarlo a comprare del pesce. Chissà perché poi. L'uomo scrollò le spalle. Non aveva voglia di capire cosa passasse per la testa di quel monello e nemmeno di quell'isterica di sua moglie. Si fermò improvvisamente, circospetto. Pensandoci meglio, era da un po' di tempo che Akane e Aki sembravano confabulare qualcosa a sua insaputa. Aggrottò la fronte perplesso. Ogni volta che entrava in una stanza, loro due si zittivano improvvisamente e cambiavano argomento. Ehi, come aveva fatto a non accorgersene prima?!

Indignato cominciò a correre verso il dojo Tendo-Saotome. A pochi passi dall'ingresso decise di scavalcare il muretto con un salto ed entrare dalla porta della cucina per cogliere di sorpresa i due traditori. Magari avrebbe potuto scoprire qualcosa su ciò che gli nascondevano. Imprecò mentalmente di non aver mai messo l'olio sulle giunture della porta ma il cigolio che provocò non sembrò essere notato. Sbirciò dalle tende della cucina e trovò via libera. Si incamminò dunque, in punta di piedi e con il pesce e le scarpe in mano, verso la sala da pranzo. Facendo sbucare solo la testa, vide che Akane e Aki erano vicino al laghetto, lei accucciata per guardare lui negli occhi. Ranma si scoprì a pensare che in effetti suo figlio gli somigliava molto. Aveva gli stessi occhi grigio-blu e la stessa espressione testarda. I capelli neri erano raccolti in un piccolo codino sciolto, decisione di Akane quando il piccolo aveva compiuto tre anni.

«Se devo avere un altro Ranma in casa, voglio almeno che sia il più somigliante possibile a quello originale!» aveva detto quando lui le aveva chiesto spiegazioni. In quel momento, Ranma, era stato molto indeciso se sentirsi offeso o lusingato.

Comunque Akane e Aki sembravano discutere su qualcosa. Dalla sua postazione dietro alla porta riusciva a sentire e vedere tutto perfettamente senza essere notato.

«Dai, mamma! Perché non puoi rispondermi tu?» si lagnava il bambino.

«Perché ti ho già detto che solo tuo padre può farlo. So bene che potrà essere difficile, ma devi chiederlo a lui. Io non posso farci niente, tesoro... Come vedi sto provando ad ammorbidirlo cercando di evitare i nostri soliti battibecchi, però tutto dipende da te...» rispose Akane con dolcezza.

«Ma... Uffa... Papà non mi risponderà mai!» protestò Aki.

Akane sorrise non molto convinta.

«M-ma che dici? N-non darlo per scontato! Magari papà ti sorprenderà...» disse.

«Mamma, ma non ci credi neanche tu!» le fece notare il piccolo, impettito.

«Oh, basta, Aki!» sbottò Akane alzandosi in piedi e mettendo le mani sui fianchi, «E' una cosa tra te e papà! Io non posso intromettermi! Punto»

«Ma, mamma... Non è che potresti almeno introdurgli l'argomento? Magari se provassi a convincerlo tu... Papà ti ascolta sempre, lo sai... Basta che gli fai un sorriso e si scioglie! E lo sai perché?»

Akane inarcò un sopracciglio in attesa della risposta con un mezzo sorrisetto ironico sulle labbra.

«Perché il tuo sorriso è bellissimo, mamma...» cinguettò Aki sbattendo le palpebre innocentemente.

Ma guarda te, questo ruffianello...” si ritrovò a pensare Ranma leggermente arrossito. “E poi non è vero che la ascolto sempre! La maggior parte delle volte la faccio solo contenta...”

Akane sospirò rassegnata.

«Sarà... Complicato... Ma ci proverò...» disse infine.

«Oh, grazie, mammina!» esultò Aki saltellandole attorno.

«Sì, sì... Ora vai a lavarti le mani che il pranzo è pronto!» gli intimò Akane.

«Va bene!» esclamò lui correndo in casa.

E così c'era qualcosa che avevano paura di dirgli. Ranma corse all'ingresso per non farsi vedere dal bambino.

«Sono tornato!» annunciò appoggiando le scarpe a terra.

«Ciao, papà! Hai preso il pesce vero??» gli domandò Aki materializzandosi davanti a lui.

«Certo! Tieni...» rispose dandogli il sacchetto.

«Bene, bene...» commentò lui mentre scrutava il contenuto soddisfatto.

“Che strano figlio mi è nato...” pensò Ranma stranito.

«Ben tornato, Ranma» lo accolse Akane con un sorriso.

Però era proprio vero. Il sorriso di sua moglie era davvero bellissimo.

«Aki, vai a lavare le mani, ho detto!» aggiunse poi con cipiglio severo.

Il bambino sbuffò e corse in bagno.

«Ma a cosa gli serviva il pesce?» domandò Ranma.

Akane sussultò e poi sorrise agitata.

«E-ehm... B-buh! E' un bambino creativo, lo sai!» rispose.

«Sì, ma questo cosa c'entra?» chiese perplesso lui.

«Ahah! Avanti vieni, Ranma! E' pronto il pranzo, non hai fame?»

«S-sì, però...»

«Perfetto! Apparecchia la tavola!» lo interruppe Akane.

«Akane, ma...»

«Apparecchia la tavola, ho detto!!!» ringhiò lei.

«O-okay...» acconsentì Ranma un po' spaventato da quella reazione isterica.

Akane sorrise dolcemente e lui restò ancora più confuso.

«Bene! Si mangia ramen istantaneo!» annunciò saltellando via.

Ranma la guardò andare via ancora evidentemente scosso. Non si sarebbe mai abituato ai frequenti sbalzi d'umore di Akane. Per fortuna, quella mattina, si era svegliata con il piede giusto!

“A quanto pare, oggi non ha molta voglia di cucinare... Che strano...”

 

“Questi due non me la raccontano giusta...” pensò Ranma sospettoso appoggiando le bacchette sul tavolo. Akane e Aki si erano scambiando sguardi complici per tutta la durata del pranzo.

«Ehi, voi due... Non è che mi state nascondendo qualcosa?» provò a chiedere.

«N-noi? Non dire sciocchezze, Ranma!» rispose Akane con sorriso tirato.

«Già, papà... Eheh!! B-beh... I-io ho finito! Vado a giocare di sopra! Ciao!»

«A-Aki! Per favore, stai attento!» lo ammonì Akane.

Aki annuì e Ranma lo guardò correre via. Si voltò verso sua moglie.

«Veniamo a noi... Mi vuoi spiegare cosa state combinando? Non sopporto non sapere cosa succede in casa mia, Akane! Cosa state tramando alle mie spalle?» le domandò circospetto.

«R-Ranma...»

«No, Akane! Voglio sapere!» insisté cocciuto alzando la voce.

Akane lo guardò con stizza e poi incrociò le braccia al petto.

«Se me lo chiedi così, non ti dirò un bel niente!» esclamò arrabbiata.

Ranma sobbalzò indignato ed abbassò lo sguardo un po' rosso. Il modo in cui Akane riusciva a rimetterlo al suo posto era davvero incredibile.

«Uhm... Hai ragione... Scusa... Ma mi dà enormemente fastidio che voi vi stiate coalizzando contro di me!» rivelò guardando corrucciato la sua scatola di ramen istantaneo vuota.

Akane sorrise intenerita e gli prese la mano. Lui la strinse ed alzò lo sguardo da cucciolo bastonato.

«Ranma... Non ci stiamo coalizzando contro di te! Stai tranquillo...» gli disse dolcemente.

«Ma mi sento escluso!» borbottò lui.

“Fantastico... Sto facendo venire i complessi a mio marito...” pensò esasperata Akane.

«Aki deve solo chiederti una cosa... E mi ha promesso che lo farà entro questa sera...»

«E cosa deve chiedermi?» domandò Ranma.

«Ehm... E' meglio che te lo dica lui...» rispose lei.

«Ecco, vedi?! Perché non me lo puoi dire tu?» sbottò lui scettico lasciandole la mano.

«Perché ti conosco, stupido! Se te lo dicessi tu cominceresti a scappare da lui e non lo faresti nemmeno avvicinare a te per paura di ciò che ti deve chiedere e... Oh no!» imprecò Akane sbattendosi il palmo della mano in fronte mentre suo marito strabuzzava gli occhi e lentamente il suo codino si rizzava.

«Ranma... Per favore... Dimentica ciò che ho detto...» tentò Akane nervosa.

«E come diamine faccio?! Oh, Kami! Cosa mi vuole chiedere!?» chiese mettendosi le mani tra i capelli ed entrando nel panico.

«No... No, ascolta! Devi farlo parlare! E' importante per lui... Non farti condizionare da quello che ho detto io... Per favore, Ranma! No, aspetta! Ranma, non fuggire!!!»

Ma al posto suo c'era ormai solo il vuoto.

«Grr... Stupidooo!!!» strillò Akane rompendo il tavolo con un pugno.

 

Ranma era seduto rigidamente sul tetto di casa sua a gambe incrociate. Il suo cervello non produceva alcun pensiero mentre i suoi occhi fissavano spalancati la grondaia. Per tanto tempo l'uomo restò immobile in quella posizione senza sbattere nemmeno le palpebre. Sapeva che se avesse permesso al suo cervello di pensare questo avrebbe cominciato a farsi delle paranoie mentali di dimensioni epiche e non era proprio il caso. Ranma chiuse gli occhi e partorì la prima riflessione utile della giornata.

“Andrò ad allenarmi un po'... Ho bisogno di distrarmi...”

Indossato il suo kimono d'allenamento, cominciò a praticare i suoi soliti kata.

«Papà?»

Ranma perse l'equilibrio mentre dava un calcio al vuoto, ma riuscì a riacquistarlo miracolosamente poco prima di cadere. Sudando freddo si girò con movimenti robotici verso suo figlio.

«S-sì?» domandò tentando di sorridere.

«Volevo chiederti una cosuccia...» cominciò Aki intrecciando dietro la schiena le dita e cominciando a fare dei cerchietti con il piede.

Ranma cadde nel panico ed iniziò a guardarsi disperatamente intorno alla ricerca di una via di fuga. L'unica era la porta, bloccata però dal piccolo Aki. Beh, che problema c'era? Poteva sempre distruggere una delle pareti del dojo ed evadere da lì.

“No, no! Cosa vado a pensare?! Akane mi caccerebbe di casa! Calma, Ranma! C'è sempre una soluzione a tutto... Ti sei trovato in situazioni peggiori nella tua entusiasmante e pericolosa vita da adolescente! Potrei fingere uno svenimento... No, che assurdità! Ranma Saotome non sviene! Aha, ci sono! Magari posso fingere dei dolori allo stomaco causati da qualcosa che mi ha dato da mangiare Akane! Sarebbe normale, insomma... Di certo Aki non sospetterebbe mai! Però prima abbiamo mangiato ramen istantaneo quindi non ha cucinato lei e...”

La vocina di Aki risvegliò Ranma dalle sue subdole congetture.

«Papà... Va tutto bene?» domandò perplesso.

«Uh? Eh? Ehm... Sì, sì!» si affrettò a rispondere lui nervoso.

Ma perché non era rimasto sul tetto? Perché aveva avuto la pessima idea di andare ad allenarsi? Allenarsi... Ma certo!

«Senti, Aki... Ti va di allenarti un po' con me?» chiese apparentemente calmo.

Il bambino lo guardò stranito.

«Eh?»

«Perché fai quella faccia? Non dirmi che hai paura di non essere all'altezza...» bofonchiò Ranma con un sorrisetto di sfida.

Aki assottigliò gli occhi scrutando suo padre.

«Io non ho paura di niente!» replicò stringendo i pugni.

«Dimostramelo allora!» lo incitò Ranma.

Il bambino sorrise spavaldo e cominciò a correre verso di lui.

 

Akane imboccò il corridoio che portava al dojo canticchiando allegramente un motivetto che aveva appena sentito alla televisione e portando un vassoio con due tazze di tè e dei biscotti. Giunta alla porta decise di origliare per avere un anticipo all'esito che poteva aver avuto la domanda di Aki. Considerando questa e il carattere di suo marito, Akane si era aspettata di vederlo correre da lei disperatamente e in cerca di aiuto all'incirca mezz'ora prima, ma, dato che ciò non era successo, le possibilità a cui aveva pensato erano due: o Ranma era riuscito miracolosamente a mantenere la calma davanti ad una richiesta simile ed era stato capace di parlare con suo figlio senza rischiare una crisi, oppure era riuscito a scappare inventandosi una scusa. Akane e più propensa a credere alla seconda, infatti era già pronta a consolare Aki con dei buoni biscotti e a distruggere suo marito con la mannaia che nascondeva sotto il grembiule.

Dall'interno del dojo provenivano rumori piuttosto strani. Tonfi, strilli, risate, ringhi e altre cose poco distinguibili. Sospettosa come poche, Akane fece scorrere la porta e si ritrovò davanti una scena che le fece dimenticare tutti i suoi propositi. Sorrise intenerita appoggiandosi allo stipite della porta.

«Stendi di più il braccio... Ecco bravo, così!» diceva Ranma inginocchiato accanto ad Aki che protendeva il pugno destro in avanti.

«Ma se lo stendo troppo perdo l'equilibrio, papà!» protestava corrucciato il bambino sul punto di cadere a facciata. Ranma lo spinse in po' indietro mettendogli una mano sulla pancia.

«Perché devi piegare di più la gamba sinistra!» spiegò lasciandolo andare. «Vedi?»

Aki restò immobile per alcuni secondi senza cadere.

«Ehi, è vero!» esclamò sorpreso.

Ranma scoppiò a ridere e Aki assieme a lui.

«Cosa state facendo, voi due?» domandò Akane avvicinandosi a loro sorridente.

«Papà mi insegna la postura giusta!» rispose Aki mettendosi sull'attenti.

Akane ridacchiò.

«E dimmi... Papà ha anche risposto a quello che dovevi chiedergli?» chiese inarcando un sopracciglio.

Ranma cominciò a sudare freddo e la sua mente riprese ad analizzare le possibili vie di fuga.

«Ah... No... A dire il vero, papà ha voluto che mi allenassi con lui e così mi sono dimenticato, mamma...» rivelò il bambino arrossendo colpevole.

Lo sapevo... E' riuscito a tergiversare come al solito, quello stupido!” pensò furiosa Akane.

Prendendo un bel respiro, appoggiò il vassoio a terra e poi guardò suo marito con espressione a dir poco tetra. Ranma deglutì e suo figlio assieme a lui.

«P-papà... L-la mamma m-mi fa pa-paura...» confessò Aki sussurrando.

«N-non t-ti preoccupare, t-tesoro... L-la mamma n-non f-fa sul se-serio...» gli assicurò Ranma. “O almeno spero...”

Akane cominciò ad avvicinarsi a loro minacciosamente.

«E così... Vi siete allenati, eh?» domandò sarcastica mettendo una mano sotto il grembiule.

Aki si aggrappò al collo di suo padre terrorizzato e Ranma lo strinse a sé sudando freddo. Ormai la donna li sovrastava con la sua ombra e sorrideva maligna mentre la mano che cercava qualcosa nelle tasche interne del grembiule si fermò. La tensione che aleggiava nella palestra era palpabile.

Improvvisamente, Akane chiuse gli occhi e tirò fuori la mano da sotto il grembiule mentre con l'altra si tappava un'orecchia.

*BEEEP*

Ranma e Aki caddero a pancia all'aria storditi dal rumore assordante della trombetta da stadio che la signora Saotome aveva appena fatto suonare.

«Mamma!!! Non è stato divertente!» esclamò il bambino indignato riprendendosi per primo.

«E invece sì! Avreste dovuto vedere le vostre facce! Ma cosa pensavate?» rise Akane tenendosi la pancia.

Ranma non accennava a muoversi. Era sotto shock. Aveva seriamente temuto per la propria vita pochi secondi prima e doveva ancora rendersi conto di non essere ferito mortalmente. La risata cristallina di sua moglie lo riportò alla realtà e dalle sue orecchie cominciò ad uscire del fumo.

«Akane... Non. Farlo. Mai. Più.» sibilò furioso come non mai.

Akane si asciugò le lacrime e si ricompose.

«Stai zitto, che è meglio...» lo freddò fulminandolo con lo sguardo e sedendosi a terra sui talloni stizzita.

Ranma sbuffò e Aki si avvicinò a lei giulivo mentre afferrava il vassoio che aveva portato prima.

«Li vuoi i biscotti, Aki?» domandò Akane dolcemente.

Il bambino stava per rispondere di sì quando gli venne un dubbio.

«Li... Li hai fatti tu?» chiese titubante.

Un grosso gocciolone d'indignazione scivolò sulla fronte di Akane.

«No! Mangiali pure!» sbottò incrociando le braccia al petto.

«Fantastico!» esclamò Aki divorando un biscotto allegro.

Akane mise il broncio e decise che, se suo figlio aveva un atteggiamento simile nei confronti della sua cucina, la colpa era solamente di Ranma. Guardò suo marito con risentimento mentre questo allungava la mano verso i biscotti.

«C-che c'è? Non li hai fatti tu... Significa che sono commestibili!» disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Akane scattò in piedi ed Aki pensò bene di allontanarsi con i biscotti. Quando i suoi genitori bisticciavano era meglio non intromettersi e togliere qualsiasi cosa dalla loro portata perché erano capaci di lanciarsi di tutto.

«Ranma!» gridò Akane furiosa.

«S-sì?» balbettò Ranma non molto convinto.

«Sei uno stupido!!!»

*SSHH...TUNK*

Akane attraversò il dojo a grandi falcate sotto gli occhi attoniti di suo figlio.

«E tu fai quella maledetta domanda a tuo padre, Aki!!!» strillò prima di sbattere la porta dietro di sé facendo tremare le pareti.

Aki deglutì e guardò suo padre che sembrava sul punto di un infarto.

“E ci credo, poverino... La mamma gli ha lanciato una mannaia addosso...”

Ranma si lasciò cadere supino a braccia spalancate ancora sconvolto. Se non fosse stato per i suoi riflessi da artista marziale iper-sviluppati, in quel momento si sarebbe ritrovato senza i genitali. La mannaia brillò minacciosa conficcata nei palchetti in mezzo alle sue gambe divaricate.

«Papà... Ora posso farti la mia domanda?»

Non sapeva quante volte il suo cuore si fosse fermato negli ultimi cinque minuti ma quella era almeno la seconda, ne era certo. Si alzò in piedi con un salto e lanciò uno sguardo intimorito all'oggetto che sua moglie gli aveva lanciato pochi secondi prima rabbrividendo.

«Oh, che stanco che sono! Io vado a farmi un bel bagno, Aki! T-tu fai pure c-ciò che vuoi... Ma un consiglio: lascia che la mamma stia un po' da sola... Eheh! In questo momento probabilmente starà... Preparando la cena per vendicarsi e... Beh, è meglio non infierire...» disse incamminandosi verso la porta.

Aki lo guardò sospettoso. Poteva essere tutto tranne che stupido. Nelle sue vene scorreva anche il sangue di Nabiki Tendo, dopotutto. Si era accorto che suo padre stava evitando la sua domanda ma se pensava di farla franca in quel modo era solo un illuso.

«Papà?» lo chiamò raggiungendolo a due passi dalla porta.

«E-eh?» si fermò Ranma nervoso.

«Posso fare il bagno con te?» chiese il bambino sbattendo le palpebre dolcemente.

“Cazz... E adesso?!” pensò disperato Ranma irrigidendosi.

Aki sorrise sotto i baffi. Lo aveva in pugno. Una volta immersi nella vasca da bagno, suo padre non avrebbe avuto scampo e avrebbe dovuto rispondere alla sua domanda, che gli fosse piaciuto o...

«No!» esclamò d'un tratto Ranma.

«Eh? Perché no?!» protestò il bambino indignato.

«P-perché? Tsk, e me lo chiedi pure! Devi mettere in ordine la tua camera, signorino! Poi potrai pensare di rilassarti!» spiegò saccente Ranma.

«Ma... Non è giusto! La posso mettere in ordine dopo!» replicò Aki impuntandosi.

«Prima il dovere e poi il piacere, Aki... E' meglio che impari questo detto perché, quando andrai a scuola, i compiti verranno prima di tutto!»

Ranma si disgustò di se stesso. Non era da lui fare la predica a suo figlio, quella la lasciava sempre ad Akane, ma era disposto a tutto pur di scampare alla terrificante domanda che Aki voleva porgergli.

«Oh, uffa!» sbottò il bambino uscendo dal dojo pestando i piedi.

Ranma sospirò sollevato. L'aveva scampata di nuovo per un pelo. Ma per quanto sarebbe riuscito ad andare avanti?

[Continua nella seconda parte...]

(che, per l'appunto, non so ancora quando pubblicherò... ^^')

  
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