Un bacio a chi legge e commenta <3
“Scordata? Non l’ho scordata, ce
l’ho qui in mano, non vedi? L’ho portata come aveva richiesto il
produttore.”
Rispose lo spagnolo, mentre si accingeva a mettersi la chitarra a
tracolla,
pronto per fare il suo ingresso in sala. “Non mi auguri buona fortuna?”
“Ma non rompere il cazzo.”
La porta si chiuse, mentre
Lovino, braccia conserte e sguardo imbronciato, rimaneva in sala
d’attesa,
aspettando che il compagno stabilisse col produttore le direttive
riguardo la
sua Marukaite.
“Si accomodi, Signor Antonio.”
“Non c’è proprio modo per poter
far entrare Lovino qui dentro? Vorrei che in un momento importante come
questo…”
“Le informazioni che sta per
ricevere sono strettamente confidenziali. L’ho voluta qui anche per
discutere
riguardo questo…”
Il produttore lasciò cadere sul
tavolo un foglio dove, con una scrittura sgangherata, sopra alcuni
righi di
pentagramma stava scritto in sillabe il testo di quella che - Antonio
intuì
- doveva essere la sua canzone.
“Voglio essere sicuro che sia di
tuo gradimento. E’ solo la prima strofa. La useremo per fare
l’anteprima.”
“E’ molto bella, ma…”
“Cosa?”
“Qui dentro non è menzionata una
delle cose che amo di più.”
“Ovvero?”
“Lovino.”
Il produttore ebbe un sussulto.
Sbiancò in volto, mentre si risistemava il nodo alla cravatta, tentando
di
prendersi del tempo. Temeva che il suo cliente si potesse ribellare e
rescindere un contratto che gli avrebbe fruttato non pochi soldi.
“Non ho potuto fare a meno di
notare che nel ritornello mi definite il paese della passione. Ebbene,
se è
questo che pensate di me, mettiamogliela,
questa passione nella mia canzone.”
“Cosa intendi?” Urlò il
produttore, alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo in un
raptus di
agitazione.
“Scriverò io la variazione dopo
il secondo ritornello. Inserendoci ciò che amo di più!” Rispose lo
spagnolo,
strizzando il suo bell’occhio sinistro verde smeraldo, con un sorriso
che
esprimeva tutta la sua determinazione.
Quel giorno l’anteprima fu
registrata in maniera eccellente. Antonio aveva un talento naturale nel
cantare
e nel suonare la chitarra con passione, ma nonostante l’ottima
performance non
era riuscito a togliersi dalla testa il compito che avrebbe dovuto
affrontare
nel prossimo mese: trovare un testo che potesse esprimere quello che
provava per
il suo amato.
I giorni passarono lenti in
quella sontuosa villa. Antonio era così preso dall’esprimere i suoi
sentimenti
per Lovino che quasi lo trascurò: la matita era diventata la sua
migliore
amica, la sua compagna, gli stava più incollato di quanto potesse mai
stare
attaccato a Lovi. Finì per dimenticarsi pure dei suoi amati pomodori,
sui quali
prese a sfogarsi Lovino per la scarsa attenzione che gli degnava lo
spagnolo.
“E se mettessi: Ehi ehi, guarda, quello è ChibiLovi, è
troppo carino quando mi prende a calci, lo voglio accudire e vederlo
sviluppare, con lui il resto dei miei giorni poter passare… ?”
Antonio si mise le mani tra i
capelli, mordicchiando la matita nervosamente, indeciso sul da farsi.
Alla fine
decise di tenere da parte quei versi pensando che qualsiasi parola
uscita di
getto dal suo cuore potesse essere ben accetta.
Sera dopo sera, spremette ancora
le sue meningi, finché non riuscì a creare un testo per la variazione
che lo
convincesse.
Ehi ehi, guarda, quello è ChibiLovi, è troppo carino quando
mi prende a
calci, lo voglio accudire e vederlo sviluppare, con lui il resto dei
miei
giorni poter passare.
Senza Lovino non sarei più
“… Non sarà troppo stucchevole e
infantile? Oh, diamine, se è questo quello che mi ha suggerito il mio
cuore,
bene, lo canterò a gran voce!”
Antonio si alzò di scatto,
scaraventando la sedia per terra e distruggendo l’amata matita che
finora
l’aveva sostenuto in questa battaglia.
Adesso che aveva il testo, doveva
solo trovare la giusta concentrazione per mettergli la corretta
passione nel
cantarlo. Avrebbe aspettato con ansia quella giornata in cui il
produttore
l’avrebbe richiamato, per poter dedicare quei versi al suo Lovi.
Quella mattina si ripresentò la
stessa scena già avvenuta in passato: Antonio, chitarra a tracolla,
entrò
fiducioso nello studio di registrazione, per cantare la versione
completa,
mentre Lovino, dimostrando apparentemente scarso interesse, lo guardava
a
braccia conserte dalla vetrata nella stanza accanto.
Antonio chiuse i suoi bellissimi
occhi verdi, appoggiando il plettro sulle corde della chitarra pronte a
vibrare, con le cuffie alle orecchie, pronto ad iniziare al primo
segnale del
fonico.
Guardò un ultimo attimo Lovino,
prima di chiudere gli occhi, per focalizzare nella sua mente la sagoma
della
persona che ama, che avrebbe richiamato alla mente durante i versi che
avrebbe
proferito a breve.
Cantò a gran voce e con tutto se
stesso, badando solo alla sua voce e nient’altro in quei momenti. Solo
il buio
assoluto e la figura di Lovino nella sua mente. Era come se vari
spezzoni della
loro vita passata gli passassero davanti mentre pronunciava quel ChibiLovi, a cui ne seguivano altri più
recenti.
La chitarra vibrava con le
proprie corde.
Il suo cuore vibrava coi suoi
battiti battiti.
Il suo cuore era come una
chitarra. Il suo amore era come musica.
E avrebbe continuato ancora a
pizzicare le corde del suo cuore, per produrre altre frasi d’amore,
quando
finalmente lui e Lovi sarebbero stati in un momento d’intimità.
Quando anche l’ultima nota fu
prodotta, e incominciò a sentire gli applausi del produttore, Antonio
sfilò le
cuffie dalle orecchie, riaprendo gli occhi mentre i bei capelli castani
erano
smossi come foglie al vento, a causa del movimento della sua testa.
Il primo sguardo che cercò di
incontrare fu ovviamente quello di Lovino. Peccato che il romano,
sebbene
avesse la faccia imporporata, aveva girato lo sguardo da tutt’altra
parte,
mantenendo sempre la sua posizione a braccia conserte.
Una veloce stretta di mano ed
Antonio era già fuori, pronto ad abbracciare quel Lovino imbronciato.
Contrariamente
a quanto pensava, però, trovò una certa opposizione da parte
dell’italiano.
Nonostante le braccia di Antonio
gli avevano ormai cinto il corpo, attanagliandolo, quelle di Lovino non
si
erano mosse, arroccate nella loro posizione.
“Insomma, Lovi, cosa c’è? Non ti
è piaciuta? Eppure era parole che…”
“Certo che mi è piaciuta, idiota.
Solo che…”
“Cosa c’è?” Gli rispose l’altro,
sorridendo, sentendo una sensazione di piacevole calore all’interno,
soddisfatto del suo lavoro.
“… Io non ho ancora una mia
Marukaite.” Rispose l’italiano sbuffando.
“Eh, era questo il tuo problema?
Possiamo crearla adesso insieme! Ormai ho una certa familiarità con i
testi!”
“… Mpf.”
“Ehi ehi spagna, dammi il tomato, ehi ehi Spagna, ehi ehi
Spagna, io non
posso più scordare il sapor dell’arancino che ho mangiato primaaaaa!
Marukaite
chikyuu, Marukaite chikyuu…”
“… Fa’ silenzio, almeno mantieni
un po’ di dignità.”
“Lo sai che c’è un solo modo per
farmi stare zitto.”
E prepotentemente, affondò le sue
labbra in quelle di Lovino. Il romano, ovviamente, non riuscì più a
resistere,
smuovendo le sue braccia fino a portarle sulla schiena del partner. Il
suo
corpo in quel momento fu come pervaso da calde vibrazioni. Che fossero
parole
d’amore o semplicemente battiti di cuore, ciò che importa è che
arrivarono a
destinazione, dritte nel cuore dello tsundere.
Come solo la musica sa fare.
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