Questa storia è frutto dell’immaginazione dell’autrice. I
personaggi non sono di mia invenzione e con questa fanfiction non intendo
mancare di rispetto a nessuno.
Chiedo scusa in anticipo al
grandissimo Tolkien, che ha inventato la più bella trilogia mai
esistita.
Grazie a chi leggerà e soprattutto a chi recensirà.
TI AMERÒ PER SEMPRE
L’ora della partenza era
giunta.
Arathorn, Elrohir ed Elladan si
preparavano a partire, per combattere gli orchetti.
Gilraen assisteva alla scena,
tenendo per mano il piccolo Aragorn, e aspettava con ansia il momento dei
saluti.
Arathorn la guardò per un istante
negli occhi, poi tornò ad occuparsi del cavallo.
Poco dopo, Elladan ed Elrohir la
salutarono e le promisero di tornare al più presto.
Arathorn si avvicinò lentamente,
come se volesse assaporare ogni istante, come se non volesse
andarsene.
- Non sei costretto a partire-. Disse
subito Gilraen.
- È per garantire la nostra sicurezza, lo
sai. Anche tu saresti più tranquilla sapendo che Aragorn non corre pericoli
giocando nel prato-.
- E non ricordi nemmeno cosa disse mio
padre?-.
- Certo che lo
ricordo-.
- E allora perché mi fai
questo?-.
- Perché devo-.
Arathorn l’abbracciò e la baciò
dolcemente.
- Papà...-.
Il Capitano dei Dunedain prese in
braccio Aragorn e lo strinse forte.
- Fai il bravo e non fare arrabbiare la
mamma, va bene?-. Il piccolo annuì.
Posò a terra il figlio e guardò
Gilraen. Gli occhi erano molto tristi, ma era sempre meravigliosa e l’epiteto di
“Bella” era perfetto per lei.
- Arathorn...-. Lo chiamò
Elladan.
- Ora devo andare. Non sai quanto mi
mancherai-.
- Neanche tu lo
sai-.
Baciò la moglie sulla fronte e si
voltò, cercando di nascondere le lacrime che minacciavano di scendere da un
momento all’altro. Salì sul cavallo e partì immediatamente. Poco prima di
scomparire alla vista di Gilraen, si voltò in un ultimo rassicurante
sorriso.
*****
Dopo quasi due settimane, Elladan,
Elrohir e i loro uomini tornarono.
Gilraen, appresa la notizia del
loro arrivo, si precipitò ad accoglierli.
Arathorn non era con
loro.
Gilraen guardò i figli di
Elrond.
C’era molta tristezza nei loro
occhi, la tristezza di chi ha perso un amico.
- Dov’è Arathorn?-. Chiese non appena si
furono avvicinati.
- Gilraen...-.
- Ti ho fatto una
domanda!-.
- Ti prego, Gilraen,
calmati-.
- Io non mi calmo finché non mi dici
dov’è mio marito!-.
- Forse sarebbe meglio andar
dentro-.
- Non vado da nessuna parte! Voglio una
risposta, ora!-. La voce tremava e gli occhi erano colmi di
disperazione.
Non furono più necessarie
parole.
In pochi istanti, Gilraen scoppiò
in un pianto disperato. Elrohir tentò di abbracciarla, ma lei lo
respinse.
- Non provare a toccarmi! È tutta colpa
tua! È colpa vostra! Voi avete spinto Arathorn a seguirvi, voi l’avete condotto
alla morte, voi l’avete ucciso!-.
I due fratelli non tentarono
nemmeno di difendersi, tanta era la disperazione che leggevano negl’occhi della
donna.
Gilraen rientrò in casa e si
rifugiò nella sua camera. Aragorn dormiva nel lettino accanto a quello dei
genitori. La madre lo osservò mentre dormiva. Assomigliava tremendamente ad
Arathorn: i capelli, la bocca, i lineamenti del viso. Solo gli occhi erano di
Gilraen. Vedendo il piccolo che dormiva così tranquillo, iniziò a ricordare
padre e figlio che giocavano insieme, senza preoccupazioni. La donna sorrise
ricordando il loro divertimento e la loro gioia.
Due piccoli colpi alla porta la
fecero tornare al mondo reale, quel mondo dove Arathorn era morto. Il sorriso
scomparve mentre andava ad aprire.
Sulla soglia,
Elladan.
Gilraen lo fece entrare e gli
disse di sedersi.
- Dov’è il corpo?-.
- Siamo riusciti a portarlo fino a qui,
non preoccuparti-.
- Voglio che sia
cremato-.
- Cremato?-.
- Non voglio che una tomba lo tenga
rinchiuso. Amava la natura. E soprattutto amava la
libertà-.
- D’accordo... sarà
cremato-.
- E ora portami da
lui-.
- Non è il caso-.
- Credi che fra due giorni mi sentirò
meglio e sarò pronta a vedere il suo cadavere? Non sarò mai abbastanza pronta
per questo... quindi portami da lui-.
- Aspetta almeno che il corpo venga
pulito-.
- No, voglio vederlo. Ti
prego-.
- Gilraen, forse dovresti sapere com’è
morto, prima-.
- Perché? Com’è
morto?-.
- Una freccia... gli ha trafitto un
occhio-.
Gilraen si portò la mano alla
bocca, sconvolta. Le lacrime ricominciarono a scendere
copiose.
- Portami da lui-.
Elladan
l’abbracciò.
- Non preferiresti ricordarlo com’era un
tempo? Aspetta, ti prego-.
Per alcuni istanti rimasero in
silenzio.
- Mi dispiace per prima... non volevo
dire quello che ho detto-.
- Non devi
scusarti-.
- Chiamami quando il corpo sarà
pronto-.
- Va bene. Quando sarà
cremato?-.
- Questa sera, al
tramonto-.
- Al tramonto?-.
- Si. Adorava guardare il sole scendere
fra gli alberi-.
Aragorn si stava
svegliando.
- Mamma-.
- Arrivo piccolo
mio-.
- Io vi lascio
soli-.
- Grazie, Elladan-.
L’elfo le
sorrise.
Aragorn, sceso dal letto, si
avvicinò alla madre.
- Dov’è papà?-.
- Tuo padre non tornerà, questa volta.
Vieni con me-. Lo prese in braccio e lo portò alla finestra. – Vedi? Lui è lassù
e ti proteggerà sempre. Se vuoi parlargli lui ti ascolterà, sarà sempre accanto
a te, anche se non potrai vederlo-.
- Perché non
posso?-.
- Perché è andato in un posto dove
nessuno può vederlo-.
- E allora perché c’è
andato?-.
- Non lo so, figlio mio. Non lo
so-.
- Ma non lo vedrò mai
più?-.
- Un giorno, si, lo
rivedrai-.
- E quando sarà quel
giorno?-.
- Spero il più lontano
possibile-.
- Non vuoi rivedere
papà?-.
- Certo che lo voglio rivedere... ma ora
si trova in un luogo da dove non si può ritornare-.
- E perché non si può
ritornare?-.
- Non so neanche
questo...-.
- Non posso
salutarlo?-.
- Dopo si, potrai-.
*****
Elladan, alcune ore dopo, bussò
alla porta di Gilraen, ma non ricevette risposta. Aprì la porta e vide la donna
sul letto che dormiva abbracciata ad Aragorn. L’elfo li coprì e si voltò per
uscire dalla stanza.
- Elladan...-.
Si voltò verso Gilraen, che si era
appena svegliata.
- Ben svegliata-.
- Il corpo è...-.
- Pronto? Si, ero venuto qui per dirtelo.
È nella stanza qui accanto-.
- Grazie. Ora...
io...-.
- Se vuoi controllo io
Aragorn-.
- Ancora grazie.
Elrohir?-.
- Con Arathorn-.
Gilraen annuì e si alzò, facendo
attenzione a non svegliare Aragorn. Uscì dalla stanza ed entrò in quella
accanto.
Il corpo esanime di Arathorn era
disteso su un letto, le mani giunte sul ventre, il volto bianco e severo. Chi si
era occupato del cadavere aveva fatto davvero un buon lavoro: la ferita si
vedeva, certo, ma neanche troppo.
Elrohir era in piedi accanto al
letto: l’aveva guardata per un istante quando era entrata e poi aveva riportato
lo sguardo sull’amico.
Gilraen si avvicinò al letto ed
Elrohir le portò una sedia.
- Vuoi rimanere da
sola?-.
- Si... grazie-.
Quando sentì la porta richiudersi,
Gilraen prese la mano gelida del marito e la strinse nella
sua.
- Prendi un po’ del mio calore... ti
prego... torna a vivere... per me... per tuo figlio... ti prego, Arathorn, ti
prego. So che mi stai ascoltando. E so che è inutile chiederti di tornare. Ti
amo, ti ho amato fin dal primo momento in cui ti ho visto e ti amerò per sempre.
E avrei preferito averti accanto a me per sempre, non fin che morte non ci
separi, come recita quella stupida formula. Non vedo l’ora di rivederti, amore
mio...-.
Gilraen posò la mano del marito,
appoggiò la testa sul suo petto immobile e iniziò a
piangere.
Qualche tempo dopo Elladan
entrò.
- Va tutto bene?-.
- Cosa potrebbe andar bene, in questo
momento?-.
- Non lo so-.
- Dov’è Aragorn?-.
- Con Elrohir, si è svegliato. La legna è
pronta, il sole sta calando-.
- Per quanto tempo sono stata
qui?-.
- Alcune ore. Andiamo?-. Gilraen annuì. –
Alcuni uomini stanno venendo qui per portare il corpo al rogo-.
- D’accordo. Non smetterò mai di
ringraziarti per quello che stai facendo-.
- Non preoccuparti.
Aragorn?-.
- Verrà anche lui-.
*****
Una piccola processione seguiva il
corpo del Capitano dei Dunedain.
Arathorn, unto d’olio, venne
deposto sopra la pira.
Ad un cenno di Gilraen, gli uomini
che avevano portato il corpo diedero fuoco alla legna.
Il fumo iniziò a levarsi denso nel
cielo, mentre il sole tramontava dietro agl’alberi che Arathorn aveva tanto
amato...