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Autore: ElderClaud    10/04/2010    2 recensioni
Cirucci faceva paura quando si arrabbiava, ma ora in mezzo a quel buio opprimente, era Luppi a suscitare maggiore inquietudine. Non era un soggetto da prendere sotto gamba, e la donna questo lo sapeva alla perfezione.
{Luppi-Cirucci}
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arrancar, Espada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Torno a pubblicare qualcosa dopo un bel po' direi (non che sia stata ferma, ma ho scritto delle oneshot da portare a dei contest), e torno con una “coppia” che onestamente non è che mi faccia impazzire.
Proprio come da titolo, Luppi e Cirucci si somigliano molto a mio parere. Dal nome altisonante, alla loro arroganza, fino al modo eccentrico di vestire. Ad ogni modo, col fatto che mi sto rileggendo il manga con calma, sto rivalutando molti personaggi. Non ne odio nessuno sia ben chiaro, ma è ovvio che io abbia le mie preferenze. Per di più, dato che sono una persona obiettiva, parlo anche di personaggi che non mi fanno particolarmente impazzire.
Detto questo,dedico questa piccola oneshot ad una amica che per ben un anno è rimasta senza internet, e spero possa piacerle.
A tutti voi auguro buona lettura, e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie!

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Il buio è ingente e senza fine in quella reggia grande vuota.

Senza alcun pudore e rimorso, inghiotte le sue bianche pareti di marmo come un mostro malvagio e affamato da secoli. Creatura paziente che attende nel buio la vittima sventurata, con i suoi neri tentacoli non lascia neppure passare l'aria.
Tutto è nero così come il silenzio che – molto paradossalmente – rimbomba per quelle pareti riempiendolo del suo freddo nulla.
Freddo come parole cariche di risentimento.
Buh!”
Una voce melliflua e vanitosa si perse in un piccolo eco in quelle camere senza fine, e due occhi ametista si voltarono offesi verso chi aveva parlato.
Uno sguardo assassino che accompagnò due labbra color porpora ad arricciarsi in un ghigno disgustato, nel vedere alle proprie spalle chi l'aveva interrotta dal potare le sue rose scarlatte.
Luppi era decisamente un elemento irritante e arrogante di sua natura, ma da quando era divenuto un Espada, lo era anche più del solito. Ed amava in particolar modo sfottere colui che Espada non era più da molto tempo, come ad esempio la cara Cirucci.
“Ma che donnina coraggiosa che abbiamo qui, eh?”
Al seguito di quelle parole, una sonora risata isterica e compiaciuta si propagò per tutto quel buio silenzioso, irritando la bella Privaròn più del dovuto. Che irritata da quella insidiosa presenza, poggiò con rabbia le forbici da potatura sul tavolo di marmo, e si accinse a raccogliere tutte le rose presenti per metterle su di un vaso colmo d'acqua cristallina.
“Pensi che non abbia il coraggio di mandarti a 'fanculo, Luppi?”
Le parole le uscirono velenose e sciolte dalla sua bocca che, in fatto di arroganza, non aveva nulla da invidiare dallo scocciatore che la insidiava.
Il diretto interessato a quella piccola sfida, smise di ridere compiaciuto limitandosi a sghignazzare piano. Portandosi il dorso della mano sulle labbra, come a voler smorzare l'ilarità incontrollabile.
“Penso che sia la cosa che più desideri al momento, peccato però che ti manchino le palle per farlo...”
Una offesa così grande lei decisamente non se lo meritava, e nell'atto di ricevere quell'offesa – che tanto sapeva di sfida – i suoi occhi ametista si sgranarono di rabbia incredibile. Voltandosi di scatto verso l'interlocutore sfacciato, che ancora se la rideva vedendola così offesa nel ventre di quell'oscurità senza fine, lo fulminò con lo sguardo senza però ottenere nulla.
Luppi poteva chiaramente sentire la rabbia in lei ribollire di risentimento represso, e di un non poco velato sentimento di impotenza che le faceva ancor più male.
Cirucci faceva paura quando si arrabbiava, ma ora in mezzo a quel buio opprimente, era Luppi a suscitare maggiore inquietudine. Non era un soggetto da prendere sotto gamba, e la donna questo lo sapeva alla perfezione.
Un omino in miniatura addirittura più basso di lei, così simile a lei, che in fatto di sadismo gratuito non lo batteva nessuno. La giovane Arrancar sapeva quanto lui amasse l'idea di smembrarla pezzo dopo pezzo, esattamente come se fosse stata una graziosa bambolina di ceramica, per questo il più delle volte teneva ad evitarlo come se avesse la lebbra.
Un pensiero cupo e reale, fece deglutire la femmina in modo impercettibile stemperando così la rabbia cieca e inutile.
Tu mi piaci, sai Cirucci?”
Altre parole si dilagarono nel gelido silenzio della sala, portando ancora nuovo disgusto nella giovane guerriera. Aveva il cuore in gola dal nervoso – e dalla sottile paura – tanto che la rosa ben stretta tra le mani, le perforò le carni attraversando il tessuto dei guanti con le sue spine acuminate.
Una sensazione così viscida che la portò a voltare i tacchi in direzione della porta, abbandonando così una composizione appena iniziata su di un tavolo in disordine.
Tirandosi dietro altre sottili risate, che solo quelle facevano male più di una pugnalata alle spalle.
Forse Cirucci non aveva le palle per affrontarlo a spada tratta in un reale combattimento, ma aveva comunque il fegato di schernirlo a voce alta.
Una volta arrivata all'uscio della grande porta di bronzo, volle concedersi di guardarlo di scorcio – no, non volle dargli la soddisfazione di voltarsi del tutto – per lanciargli quello che era un ammonimento stampato su di n sorriso tornato beffardo e arrogante quanto quello di Luppi.
“Sei davvero divertente Luppi-kun... Sarà una vera tragedia quando morirai”
Parole sottili e velate, si indirizzarono veloci al giovane con sfregio divertito. Un sensuale sorriso malvagio, che si stampò sul volto della giovane Arrancar e che fece arricciare verso il basso quello dell'arrogante Espada.

Il numero sei finalmente smise di ridere in modo volgare, e si lasciò scappare una espressione contrita dalla disapprovazione verso quelle inutili parole.
“Che strega senza umorismo...” borbottò lui.
Una volta che la donna se ne fu finalmente andata, Luppi si portò le mani ai fianchi in una posa indispettita quanto arrogante. Gli ci volle un po' per scacciare via quel nervoso in corpo, e una volta che si fu calmato decise anche lui di lasciare quel luogo che ben puzzava di adrenalina mista alla clorofilla dei fiori recisi. Un insolito dettaglio da mondo dei vivi, in mezzo ad un mondo di morti.
Ma c'era decisamente poco da fare, avrebbe potuto benissimo rompere le scatole a chiunque altro in quel palazzo grande e buio, se non fosse stato che Cirucci gli assomigliava così tanto che era un piacere tormentarla spesso e volentieri.
Si, decisamente Cirucci gli piaceva molto, ed ora che era un Espada c'era ancor più gusto nel disprezzare il prossimo.

Tanto ce ne sarebbe voluto prima che morisse per davvero...

   
 
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