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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    10/04/2010    1 recensioni
"La testolina di Tsuki fece capolino dalla porta del salotto, i suoi vispi occhietti verdi, eredità del papà, saettarono in ogni direzione, incontrando solo sagome adulte e non trovando chi cercava. “Ehi, piccolo, dove eri finito?” Una famigliola felice si trova a dover affrontare un'improvvisa sparizione... Che sparizione in realtà non è!! Uno zio e un nipote, e una passeggiata. Dopo una lunga e travagliata riflessione, eccomi con una nuova one-shot sui Saint. Premetto fin da ora che Sei, Tsuki e Heather non sono miei, bensì del mio Boss, PERSEOEANDROMEDA, da cui ho ricevuto licenza di utilizzarli! Perciò non infrango alcun copyright nè compio alcun plagio. Questa fic è infatti un regalo per lei, con i miei più affettuosi abbracci^^ Ti voglio bene Boss^^ Ah, sia chiaro. Se pesco qualche plagio di questi chara in giro, come già in precedenza è successo per un' altra creazione dei Boss, potrei diventare molto cattiva. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Per il resto, che dire, divertitevi! Attenzione, presenza di yaoi fluffoso verso la fine della fic^^ SHUN
Genere: Sentimentale, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SANPO

La testolina di Tsuki fece capolino dalla porta del salotto, i suoi vispi occhietti verdi, eredità del papà, saettarono in ogni direzione, incontrando solo sagome adulte e non trovando chi cercava.

“Ehi, piccolo, dove eri finito?”

La voce profonda dello zio fece trasalire lo scricciolo, che uscì goffamente dal suo nascondiglio dietro la porta, leggermente in imbarazzo; le teste degli altri zii e dei genitori si voltarono in simultanea verso di lui, che stava sulla soglia, tutto rintuzzato nel suo maglioncino rosso: “Cercavo Sei****, qualcuno l’ha visto per caso?” pigolò, muovendo nervosamente i piedini ravvolti nei calzini.

Shun si guardò attorno dubbioso: “In effetti prima è passato di qua per sgraffignare un pezzo di torta.” notò il papà, “sicuro che non sia in bagno?” domandò; il piccolo scosse la testa, “ho controllato ovunque ma non c’è da nessuna parte.” ammise.

Heather poggiò il vassoio con le tazze da thè sul tavolino, leggermente inquieta: “magari è uscito per giocare…” azzardò la giovane donna, senza però eccessiva sicurezza nella voce; “senza avvertire? La vedo dura…” disse con tono preoccupato Shiryu, alzandosi e affacciandosi alla finestra, il cortile era deserto, malgrado la bellissima giornata.

Anche Ikki e Shun si alzarono, il primo prese in braccio il nipotino, e si diressero all’esterno, il prato era baciato dal sole, e tutto splendeva di smeraldo, come il mondo fatato di Oz, il piccolo boschetto vicino casa invogliava a prendere sonno sotto i grandi rami pieni di foglie odorose; Ikki fece segno al fratellino di restare lì, mentre lui esaminava attorno casa.

Nel frattempo, a lui si erano uniti gli altri fratelli.

Ma del piccolo Sei nessuna traccia.

Tsuki aveva le lacrime agli occhi, il musetto rincantucciato contro il petto dello zio.

Ikki gli diede un buffetto gentile sul naso: “Vedrai che lo scricciolo sarà andato a giocare da qualche parte, adesso lo troviamo… Ma dove diavolo è Seiya quando serve…?” sbuffò, notando la mancanza del fratello minore; Shiryu doveva aver pensato la stessa cosa, perché si avvicinò a Hyoga, mormorandogli qualcosa all’orecchio, per poi fargli cenno di rientrare.

Si riunirono a Shun e a Heather, guardandoli in viso: “Seiya dov’è?” chiese glaciale il Cigno.

In effetti, anche il più piccolo dei Kido mancava all’appello.

Tsuki si avvinghiò alle spalle dello zio, guardandosi attorno con aria triste: “non è più qui…” sussurrò, “non lo sento più.” disse a voce bassa, “mio fratello è lontano da qui.”.

L’espressione di Shun si fece ansiosa e quasi impaurita, Ikki fu rapido a circondargli le spalle con un braccio: “Heather, prova a chiamarlo al cellulare.” disse Shiryu, cercando di consolare il nipotino, che si tormentava le manine sporche di pennarello; la donna annuì, pallida in volto, e corse in casa.

Un attimo dopo, si udì distintamente il suono del telefonino del Pegaso provenire da dentro casa, abbandonato sul tavolo della cucina.

§§§§§§§

“Ehi, rallenta piccolo! Non riesco a starti dietro!”

La voce allegra del guerriero della Dea risuonò dolce sotto le fronde degli alberi millenari, mentre sfrecciava alle calcagna del nipotino, in sella a una piccola bicicletta a poca distanza da lui: “ZIO!*** È MERAVIGLIOSO!” gridò il piccolo felice, percepiva il vento sfiorargli il viso con delicatezza, provava una gioia immensa; attorno a loro, il paesaggio scivolava dolcemente, avvolgendoli di odori e profumi d’estate.

Seiya sorrise, vedendo l’espressione piena di vita della peste, sentì il cuore gonfiarsi e librarsi lassù nel cielo più blu; una leggera fitta al petto lo fece trasalire, imprecò a mezza voce, massaggiandosi il punto dove sapeva esserci la cicatrice della spada di Hades: “Non adesso…” soffiò, tossendo appena, artigliando con la mano destra la maglietta, "Non adesso... Per favore.".

Il dolore scemò un poco, lasciandolo profondamente prostrato, quegli attacchi si facevano sempre più frequenti, anche se cercava di dissimularli, non ci riusciva mai del tutto; una lacrima scivolò dagli occhi color cioccolato, per un attimo gli mancò l’aria.

La bicicletta sbandò e lui si ritrovò a terra tra i cespugli, il viso dolorante per la botta.

“OJICHAN!!” la vocina preoccupata di Sei lo fece trasalire, si mise seduto, massaggiandosi il naso dolorante un attimo prima che una saetta rossiccia lo assalisse con un moto affettuoso: “Ti sei fatto male?” chiese con ansia il bambino, balzandogli in braccio, “niente di niente!” assicurò con un gran sorriso il ragazzo, “c’era una pietra sulla strada e mi ha fatto cadere… ma sono tutto intero!” esclamò Seiya.

Il bimbo sfregò il nasino sul suo petto, abbracciandolo: “Sicuro sicuro?” chiese con aria indagatrice, “Mamma dice che un bacino fa passare la bua!” esclamò con aria convinta, “con me funziona!”.

Pegasus scoppiò a ridere, scompigliandogli i capelli color rame: “non fare come papà, sto benissimo, non vedi? Andiamo, prima di pranzo voglio farti fare ancora un giro.” disse il guerriero, rialzandosi con lo scricciolo in braccio e recuperando lo zainetto, “Zia Seika ci ha fatto dei bento deliziosi, non vuoi assaggiarli?” lo tentò.

Sei annuì e cercò di sollevare la bicicletta del maggiore, ma era troppo grande per lui, troppo pesante per quelle braccine così sottili; ridacchiando, il ventenne la tirò su senza sforzo alcuno, uscendo dall’intrico di rami: “Forza,” disse, scuotendosi di dosso la terra e le foglie, “Andiamo.” disse con un gran sorriso.

Il bambino s’imbronciò: “Sono un pasticcione…” sbuffò, saltando in sella alla sua, “non dire così, sei ancora piccino, dai tempo al tempo.” lo rassicurò, inginocchiandosi per raggiungere la sua altezza, “ti racconto una cosa… Quando avevo la tua età, zio Jabu e io ci picchiavamo dalla mattina alla sera, e sistematicamente vinceva lui, mentre papà cercava sempre di separarci, eppure non ci riusciva mai. E io perdevo sistematicamente. Ma poi, crescendo, non c’è più riuscito a vincere. Vedrai che crescerai, cuccioletto!” lo rimbeccò Pegaso.

Ma il piccolo restò triste.

Allora lo zio prese lo zaino e tirò fuori un sacchetto pieno di dolci: “Guarda qui..” disse con espressione sorniona, “se non ti muovi, me li mangio tutti io!” sogghignò; Sei sgranò gli occhi, digrignando i dentini, “Cattivo!! Li voglio anche io!!” gridò, cercando di prendere il pacco, ma era troppo in alto, “Allora andiamo!” replicò semplicemente Pegaso, inforcando la bicicletta e sfrecciando via.

I due percorsero per circa un’ora i sentieri deserti sino a giungere nei pressi di un meraviglioso prato delimitato da una staccionata, con una graziosa casa che si ergeva vicino a un boschetto di lecci; Seiya gli fece cenno di poggiare il ciclo contro la struttura lignea e di seguirlo.

“Ma, zio… non possiamo stare qui.” bisbigliò il bimbetto con aria inquieta, “chissà di chi è..” sospirò, guardandosi attorno e tendendo l’orecchio per sentire se ci fosse qualche cane; “Tu forse non te ne ricordi, ma qui ci sei già stato.” lo rassicurò, “e mi hai fatto impazzire col tuo gemello, sempre a zonzo.” sorrise divertito, “tu e Tsuki, o gattonavate, oppure vi arrampicavate sulle mie povere spalle.” si lamentò platealmente, “per fortuna ci pensava Saori a ripescarvi ogni tanto, eravate così teneri in braccio a lei.” lo abbracciò con aria dolce, “vi siete anche addormentati! Ci stavate così bene.” lo prese in giro.

Dallo zaino levò una tovaglia a quadri rossi, e cominciò a disporre con ordine le vivande, i due bento colorati, uno per ciascuno, stavano al centro, i dolci erano stati presi in custodia dal bimbo, che li cullava come se fossero stati un tesoro: “Ecco a te!” annunciò Seiya, passandogli il suo con tanto di bacchettine, “Zia Seika ti ha fatto gli okonomiyaki e le carote in tempura. E poi ci sono anche gli onigiri, quelli buoni che fa lei.”, gli occhi del bimbo di riempirono di luce, “Con gli spinaci?” chiese speranzoso, “Naturale, Seika-neesan fa tutto molto attentamente!” giurò il ragazzo.

Senza aggiungere altro, il piccolo attaccò felice il pranzo preparatogli, in breve ebbe le labbra cosparse di chicchi di riso.

Restarono a lungo lì, godendosi la pace e la tranquillità del luogo e fu solo verso metà pomeriggio che ripresero il cammino.

Giunsero infine presso un grazioso villaggio, decorato di fiori di ciliegio, ogni casa aveva almeno una decina ghirlande delicatamente intrecciate sul portico, la lunga e sinuosa strada maestra era piena di persone che lavoravano alacremente, giovani uomini e donne si prodigavano ad aiutarsi nel trasportare colli alla vista molto pesanti; incuriositi, zio e nipote si fermarono presso una villetta, una ragazza dell’età di Seiya stava annaffiando i fiori: “ehi, cosa sta succedendo?” chiese il maggiore, smontando con un leggero inchino; lei smise di lavorare e ricambiò il saluto, “è solo un ballo, una festa.” disse con un accento strano, “io sono qui da poco, ma so che lo fanno ogni anno.” spiegò con aria sognante.

Nella piazza principale del paesello, un gruppo di bambini di tutte le età, dalle vesti semplici e scolorite dalla luce del Sole giocava a pallone, sotto lo sguardo attento degli adulti che addobbavano con festoni colorati gli alberi e gli edifici.

“ZIO! GUARDA!!” esclamò tutto contento e agitato Sei, “Posso giocare con loro?” chiese, puntando i suoi occhioni sulla figura alta e snella del bruno, che si grattò incerto la testa: “non so…” disse vago, guardandosi nervosamente attorno, “se poi ti fai male, mamma chi la sente…” rifletté il giovane uomo, quando un grido giunse al suo orecchio. Voltosi di scatto, i sensi tesi come una corda di violino, il Cosmo crepitante, scattò in avanti: “ATTENZIONE!” gridò, spingendo via uno dei bambini.

Il piccolo si ritrovò a terra senza una ragione apparente, dolorante.

Un clangore metallico, seguito dall’urlo terrorizzato di Sei ruppe la calma che regnava nella piazza: gli adulti si radunarono attorno al punto dove il ragazzo era scomparso, travolto da un cumulo di lamiere arrugginite; il bimbo mollò la bicicletta, che cadde a terra con un tonfo, e con tutta l’agilità che le sue gambette permettevano, cercò di farsi strada in mezzo a quei giganti spaventosi, le lacrimucce agli occhi.

Una grossa mano lo afferrò per le braccia, cercando di allontanarlo: “Piccolo, non puoi stare qui, è pericoloso!” gli disse con tono burbero, ma il brunetto si divincolò, riuscendo a districarsi dalla calca, davanti ai suoi occhi comparve un gruppo di persone che cercava di sollevare una trave di ferro, ma senza successo, una donna si era incaricata di tenere lontano i ragazzini, con la coda dell’occhio il fanciullino vide un coetaneo con le lacrime agli occhi, un ginocchio sbucciato, e capì che si trattava del bimbo che lo zio aveva salvato.

“SEIYA-OJIICHAN!” Sei si gettò sul mucchio di piastre metalliche, le mani tremanti.

Imponendosi di calmarsi, socchiuse gli occhi, concentrandosi per percepire il Cosmo del Pegaso, cercò disperatamente di richiamare alla mente gli insegnamenti del papà, Tsuki era sempre stato più bravo di lui, in quel momento avrebbe voluto avere il fratello lì con lui, sicuramente sarebbe riuscito a mantenere la calma senza problemi.

Nel suo cuore sentiva paura, ma provò in ogni modo di tenerla lontano, “in fondo,” si disse, “lo zio è fortissimo.” ricordò, “non gli fa niente nessuno. È il migliore, come papà.” si ripeté, il respiro si tranquillizzò, regolarizzandosi col battito del cuore

Finalmente, il bambino percepì il familiare calore delle stelle pulsargli sotto le dita, la montagnola di pezzi di ferro ebbe un tremito, una mano piena di graffi riemerse faticosamente da sotto, e poi anche il resto del corpo del guerriero, la maglietta era leggermente strappata in più punti, un graffio piuttosto profondo gli cingeva la fronte: “Ahia…” si lamentò, massaggiandosi la spalla dolorante, “grazie Sei,” disse, mentre il piccolo lo aiutava a uscirne, “sono tutto intero, non mi guardare così...” ridacchiò, scompigliandogli i capelli, “ho ancora un sacco di cose da fare, non è così facile farmi fuori.” sorrise, mentre il nipote gli gettava le braccine al collo.

Con facilità, si alzò e si lasciò scivolare giù dal cumulo, tutti gli si strinsero attorno, preoccupati, c’era una gran confusione, voci e strattoni, che impaurì il piccolo, strettosi al petto del ragazzo più grande: “Ok, ora basta.” disse tranquillo Seiya, accarezzando la testolina del nipote, “lo state spaventando.” dichiarò severo, dando un bacio sulla fronte del bambino.

Tutti si allontanarono un poco, i due passarono attraverso due ali di folla silenziosa: “Su, va tutto bene.” sussurrò all’orecchio del piccino, che si aggrappò ancora più intensamente al suo collo; protettivo, Seiya lo portò sino a una vicina panchina, proprio accanto alle loro biciclette: “Va meglio?” gli chiese, asciugandogli con il fazzoletto da tasca i lacrimoni; Sei annuì, tormentandosi le manine leggermente macchiate di pennarello verde, “Tu? pigolò.

Pegasus lo guardò sorpreso: “Io? Io sto benissimo!” scoppiò a ridere allegro, battendosi una mano sul petto, “non mi sono fatto nulla!” lo rassicurò, prendendolo per le ascelle e facendolo volteggiare come un bambolotto; in breve, l’espressione triste e spaventata del fanciullino lasciò posto a una allegra e ridanciana, i grandi occhi si riempirono di luce mentre aveva la sensazione di sfiorare con le dita le nuvole nel cielo, di volare come gli uccelli.

Torawo torunara torawo toru yori toriwo tore…?”** disse tra le risate il piccolo, agitando le corte braccia come se stesse veramente volando: “toriwa otorini torawo tore!"** concluse Seiya, prendendolo al volo in braccio, “Sei un bambino cattivo, gli scioglilingua non sono il mio forte!” replicò il guerriero, mettendoselo a cavalcioni sulle spalle, “lo sai, lo fai per mettermi in difficoltà!”.

Sei batté le mani allegro, poggiandosi coi gomiti sulla testa.

Un’altra fitta improvvisa mozzò il respiro a Seiya, ma strinse i denti, il bambino sembrava non essersene accorto; con cura, lo zio lo prese per i fianchi, poggiandolo a terra: “Se fai il bravo e fai attenzione, ti lascio andare a giocare con quei bimbi. Ma tieni conto che tra qualche ora dovremmo prendere il treno.” si raccomandò con piglio paterno, “non allontanarti troppo!” gridò, quando ormai il piccolo si stava allontanando.

“Sicuro di stare bene, ragazzo?”

La voce burbera di uno degli uomini impegnati nei lavori lo fece sorridere, un gruppo di persone gli si era stretto attorno, guardandolo con un misto di curiosità e preoccupazione: “Certo, solo qualche graffio.” dichiarò con baldanza, “piuttosto, avete bisogno di una mano?” chiese, notando la presenza del cumulo di lamiere ancora al centro della piazza, “Se volete posso darvi una mano io!” si offrì, dondolandosi sui talloni, le mani intrecciate dietro la schiena.

Quello che sembrava il più anziano tra tutti scoppiò a ridere: “Cosa mai potresti fare, mingherlino come sei? Certo non ci saresti di grande aiuto, con quelle braccia corte che ti ritrovi.” lo schernì, scompigliandogli i capelli, “Quanti anni hai, quindici, sedici?”; Pegaso lo fissò senza dire nulla, con passo lento e tranquillo si avviò verso il mucchio di rottami e cominciò con estrema facilità a spostarli, sollevò i pezzi più pesanti con assoluta tranquillità, quasi stesse trasportando piume, un moto di stupore serpeggiò tra gli operai con la velocità di una freccia e, in pochi minuti di lavoro, lo spiazzo fu sgombrato, permettendo al gruppo di bambini impegnati col pallone di circondarli con le loro risate e il loro impeto fanciullesco.

Seiya sogghignò, sfregandosi le mani per ripulirle dalla polvere: “Diceva?”.

§§§

Calava la sera su Tokyo, il Sole sfiorava dolcemente la superficie del mare, andando a rifugiarsi oltre l’orizzonte, il cielo azzurro si dipinse di tenui sfumature viola, come se le ali dei gabbiani fossero state energici pennelli nelle mani di un pittore.

L’odore di salsedine avvolse i polmoni di Seiya con affettuoso slancio, strappandogli uno starnuto di troppo; il bimbo sulle spalle mugugnò disturbato, per poi rigirarsi tranquillamente e riprendere il sonno da dove era stato quasi bruscamente interrotto: “Marmotta…” lo apostrofò scherzosamente, sistemandoselo meglio sulla schiena.

La strada era deserta, le ombre della notte si allungavano sull’asfalto, ma ormai erano quasi arrivati.

il pomeriggio era passato in allegria, gli era rimasta nel cuore la gioia dei bambini quando Sei si era unito a loro, la tristezza quando erano dovuti partire, la sua marmotta preferita era crollata addormentata non appena toccato il sedile del treno, stanca per la giornata trascorsa.

Con un sospiro stanco, il ragazzo più grande salì agilmente le scale che l’avrebbero portato a casa.

Fuori sul pianerottolo ingombro di cose, vecchie ceste, palle mordicchiate dagli innumerevoli cani a cui stava dietro, perfino un sonaglino che era senza dubbio appartenuto ai due gemelli e finito lì chissà da quanto tempo, c’erano un paio di lucidi sandali color ocra sul tappeto d’ingresso.

Sorridendo, si levò le proprie consunte scarpe da ginnastica e le levò anche al nipotino, suonando poi il campanello: “Neesan!” gridò, “aprimi!” esclamò allegramente.

Si udì un tramestio aldilà della lucida porta dipinta di verde, poi questa si aprì, mostrando un paio di dolcissimi occhi color cioccolato, uguali a quelli del ragazzo, e una folta chioma di riccioli rossicci come le fiamme, intorno alla vita aveva un grembiule sporco di macchie variopinte e dalla natura in certi casi ormai indefinibile; Seika guardò con aria stupita il fratello, in mano aveva ancora un mestolo sporco di sugo: “Seiya-chan, ma dove eri finito?” chiese sorpresa, facendolo entrare, “ti stanno cercando tutti!” poi notò il frugoletto placidamente addormentato sulle spalle del minore, i pugnetti stretti attorno a un lembo della maglietta del Pegaso.

Intenerita, la rossa lo prese tra le braccia, depositandolo sul divano, alla luce del sole ormai morente che filtrava dalla finestra i ciuffi color rame sembrarono plasmati nell’oro liquido, gli cingevano la fronte come una coroncina angelica; gli diede un affettuoso buffetto sulla spalle, spingendo poi il fratello verso la cucina: “cosa diavolo hai combinato? Heather-chan è matta di rabbia e preoccupazione.” chiese la donna, armeggiando con le pentole per preparare qualcosa anche per il piccino; Seiya si sedette sulla sedia a capotavola, incrociando le braccia al petto, “Tsuki-kun e Ikki-niisan sono dei despoti, non me lo lasciano mai, sembra una loro esclusiva. Avrò pur diritto a stare un pochino con Sei, no?”.

Seika sospirò rassegnata, spignattando rapidamente e attentamente le vivande per la cena: “fratellino, sai che domani potresti seriamente incorrere in una vendetta da parte del gemellino del nostro cucciolotto di là? Oltre che di tuo fratello, naturale.” disse seraficamente, assaggiando il sugo, “Mmm, manca di sale…” mormorò, allungandosi per prendere il barattolo colmo della polverina cristallina, “Dai, neesan… non gettarmi in pasto alla tigre.” implorò con gli occhioni lucidi, “Per stasera lasciamo dormire qui Sei-kun, per favore! Domani cercherò di fuggire da qualche parte, promesso!” la pregò infantile, intrecciando le dita e portandosele dinanzi al volto.

La sorella lo guardò con aria divertita, poi si levò il grembiule, cominciando ad apparecchiare: “Vai a prendere la peste, si mangia.” ridacchiò lei, “E va a preparare il letto per lui, le lenzuola sono nell’armadio nella mia camera, dovrebbe esserci anche un futon. Ah, naturalmente, ci dormirai te.” sorrise sorniona la ragazza.

§§§§§§

Seiya s’abbandonò esausto sul divano, sospirando e sbadigliando.

La sorella gli si sedette accanto, accarezzandogli il viso pallido e stanco: “Stai bene?” gli domandò preoccupata, “hai una faccia…” sussurrò la ragazza; il fratellino scosse la testa, “Ha ripreso a fare male.” decretò il guerriero, “più forte del solito… e più volte nel corso della giornata.” ammise, portandosi una mano al petto.

Seika impallidì: “Ne hai parlato con Lady Saori? Potrebbe essere grave…” sostenne lei, sfiorandogli la fronte calda, “hai di nuovo la febbre, niichan.” affermò, alzandosi per andare a prendergli un bicchiere d’acqua, “Neesan, sono quasi dieci anni che mi porto dietro questa situazione, cosa mai potrebbe fare? È l’eredità di Hades, ormai me la devo tenere… Spero solo che Sei-chan non se ne sia accorto.” borbottò il ventenne, affossando la testa sotto il cuscino colorato.

Il dolore si fece più forte, tanto da strappargli il respiro.

“Se non gliene parli tu, lo farò io. Sei pur sempre un suo guerriero, sono certa che saprà darti un buon consiglio… Ma avresti dovuto andare da lei quando ha ripreso a fare male, subito, non aspettare dieci anni!” lo sgridò la maggiore, porgendogli il bicchiere pieno d’acqua; Seiya riemerse dai cuscini, accoccolandosi in grembo a lei, cercando affetto: “Se avessi voluto un gatto, ne avrei preso uno.” disse la fanciulla ridendo, stringendolo a sé con tenerezza, “Ora però dormi un po’… Resto io a sorvegliare Sei, d’accordo?” mormorò, accarezzandogli i ciuffi corti e sudati.

Il ragazzo annuì, abbandonandosi contro il morbido cuscino e cadendo addormentato.

Seika si alzò con attenzione e lo coprì con un vecchio e rattoppato plaid dalle allegre stampe di soli, lune e stelle; restò un po’ a contemplare il fratellino addormentato, con il braccio a fargli da guanciale, poi gli posò un delicato bacio sulla guancia, come a volerlo ulteriormente rassicurare.

“Zia…”

Il timido pigolare dell’altro piccolo di casa fece voltare la giovane donna, che notò subito la figuretta barcollante e appisolata del bambino sulla soglia, il coniglietto di peluche che aveva regalato tempo prima a Seiya saldamente stretto tra le sue manine piccine; la rossa lo prese in braccio: “hai fatto un brutto sogno?” gli chiese. Lo scricciolo annuì, affossando il musetto tra le orecchie del pupazzo, i grandi occhioni verdi si riempirono di lacrime: “Sai cosa facciamo? Ti canto una ninna-nanna, me la insegnò la mia mamma per far addormentare lo zio.” disse con tono allegro, riflettendo un momento per raccogliere le idee.

Un attimo dopo, la voce della donna si modulò in un delizioso gorgheggio, una delicata melodia vibrò fino alle stelle, fuori dalla finestra e in tutto il firmamento, una canzone più bella il bimbo non l’aveva mai udita, aveva il sapore del sogno: “Akirameru wake wo hanasu yori mo, dekirukoto wo kazoeru hou ga iiyone…”*.

Anche lui, scivolò dolcemente tra i flutti dell’oceano del sogno, lasciandosi cullare dal lento movimento delle onde e dal canto di quella sirena che, poteva quasi vederla, stava su uno scoglio, i lunghi capelli rossi mossi dalla brezza marina, il corpo cosparso di gocce d’argento luccicante sotto i raggi del Sole, come le sirene del libro illustrato che Hyoga-ojiichan gli aveva regalato per il suo compleanno.

E restò lì, col suono dell’acqua e del canto a carezzargli l’udito.

§§§§

Il porto era deserto a quell’ora del mattino, quando una macchina elegante e signorile si fermò dinanzi alla piccola darsena.

Ne scese una giovane donna dai lunghi capelli castani, vestita di un semplice tailleur color seppia, che alzò lo sguardo al cielo, sorridendo appena alla vista dei gabbiani che sfioravano leggeri le nuvole; poi, s’incamminò verso l’edificio dipinto di blu all’angolo della strada e salì lentamente le scale in metallo, fermandosi davanti alla porta in cima alle scale. Con un sorriso, notò tre paia di scarpe sullo zerbino, di cui un paio innegabilmente troppo piccine per appartenere a uno dei suoi protetti.

Trattenendo una risatina, bussò tre volte.

§§§§

Seika stava appena tentando di svegliare il fratello quando udì bussare alla porta.

Il nipote sedeva al tavolo della piccola cucina, su una pila di morbidi cuscini, intento a fare colazione, ma coi grandi occhioni verdi puntati sulla porta di casa: “Vado io, tu finisci di mangiare.” lo rassicurò, avvicinandosi all’uscio.

Armeggiò per qualche istante con le chiavi fino a identificare quella giusta, che fece scattare sordamente la vecchia serratura, un raggio di sole s’intrufolò nell’ingresso immerso nella penombra; la porta scivolò lentamente sui suoi cardini, mostrando la figura snella e alta della Dea: “Buongiorno Seika.” salutò lei con un dolce sorriso e un inchino, “Scusami per l’ora, ma cercavo…” disse lei. La ragazza le fece cenno di entrare, porgendogli le babbucce per gli ospiti: “Nessun disturbo, Saori-san, entri pure. So benissimo chi cercava.” ridacchiò lei, “mio fratello ne ha fatta un’altra delle sue, vero? Scommetto che stanno tutti cercando Sei-kun.”.

La giovane giunse infine in cucina, dove trovò il suo figlioccio**** intento a divorare una fetta di torta al cioccolato, le labbra sporche di crema e zucchero; sorpreso con le mani nel sacco, il bimbo cercò svelto un fazzoletto per pulirsi la bocca, ma il rotolo era troppo lontano per lui.

Poté solo abbozzare un saluto con la manina, coperta per metà dalla manica del pigiama.

Lady Saori trasse dalla tasca un fazzoletto di lino ricamato e si prodigò a levare le tracce di cacao, inginocchiandosi leggermente per arrivare alla sua altezza: “Tsuki, mamma e papà erano preoccupati per te. Che dici, svegliamo Seiya e torniamo a casa?” sorrise lei, vedendo l’espressione imbarazzata del bimbetto; in quel momento, con un gran sbadiglio, il Pegaso si svegliò, stiracchiandosi come un gatto e sfregandosi gli occhi.

Fu un attimo prima di accorgersi della presenza della Dea nella sua cucina.

“Ben svegliato, dormito bene?” chiese lei, prendendo in braccio il gemellino e guardandolo con aria materna, “sono venuta a prendervi. Shun e Heather erano preoccupati per Sei, ho l’impressione che ti aspetti una scenata arrivati a casa.” disse Athena; il guerriero schizzò in piedi, visibilmente nel panico più totale, quasi incespicò nella coperta caduta a terra.

Una decina di minuti dopo, la Dea e i suoi fedelissimi scesero dalle scale e raggiunsero la macchina, che partì subito non appena salirono a bordo.

§§§

Tsuki-chan scattò come un razzo fuori dalla sua stanza ancora prima che tutti si fossero svegliati.

Ancora col pigiama, salì su una sedia che stava accanto alla finestra lasciata aperta la sera precedente, scrutando attentamente fuori nel cortile; tutto era pace e silenzio, tranne che per la figura nobile e gentile di Saori che, seguita dagli zii dei piccoli, percorreva a passo svelto il vialetto che conduceva alla casa tra gli alberi.

“SEI!!” gridò il moro, balzando giù dalla sedia e correndo fuori.

A piedi nudi, percorse a balzelli la breve distanza che lo separava dal gruppo e si avventò con affetto sul fratellino, abbracciandolo e baciandolo sul nasino; scoccò un’occhiataccia allo zio, cingendo protettivo le spalle del gemellino. Seiya sbuffò: “parola mia, stai troppo a contatto con quell’orso di Ikki, mica l’ho rapito. Avrò diritto a stare col mio nipotino??” esclamò platealmente.

Il brunetto si godette quell’abbraccio da parte del fratello, ma notò qualcosa di strano: “Tsuki, non hai freddo ai piedi?” chiese ingenuamente, indicando le zampette nude del gemello. Questi scostò all’istante il viso, avvampando.

“SEIYA!!!!” la voce di Heather risuonò furibonda nel cortile mentre il Silver Saint di Perseus usciva di casa di corsa, seppur in camicia da notte, con un aria non propriamente cordiale nei confronti del ragazzo; Pegasus si nascose dietro la sorella, tremando di paura: “Non volevo fare nulla… davvero…” balbettò, facendosi il più piccolo possibile dietro la schiena della rossa.

Seika si allontanò improvvisamente, lasciandolo privo di protezione.

Fu difficile per il ragazzo sfuggire alla furia della madre del bimbo, mille volte meglio uno Specter che affrontare l’amica.

In quel momento, fu colto da un improvviso capogiro e un dolore intenso alla ferita gli strappò un mezzo grido a stento trattenuto; si rannicchiò su sé stesso, tenendosi la maglietta con forza, quasi strappandola, cadde in ginocchio e poi a terra.

“OJIICHAN!!” gridarono i bambini, lasciandosi e correndo accanto al ragazzo rannicchiato sul vialetto; i piccoli cercarono di scuoterlo, ma il giovane uomo non rispose. Con lo sguardo cercarono l’aiuto della mamma, che non tardò a raggiungerli: “Seiya-chan, cosa hai?” chiese Heather preoccupata; dal portico sentiva l’avvicinarsi del compagno e dei suoi fratelli ma non bastò a rassicurarla.

“Cosa è successo?” chiese Shun, inginocchiandosi accanto alla ragazza, si levò il maglione, mettendolo sotto la testa del fratello, “non lo so, all’improvviso è caduto a terra.” disse lei sconvolta, la voce gli tremava, sembrava sul punto di piangere, “si stava tenendo…” mormorò, una consapevolezza improvvisa la fulminò, facendole sgranare gli occhi; Saori fece sollevare in piedi i piccoli, tenendoli per mano, si strinsero a lei impauriti.

Shiryu passò le braccia sotto il corpo del fratellino, sollevandolo con cura, il Pegaso stringeva saldamente in pugno un lembo della maglietta, l’espressione sofferente: “Dannazione…” mormorò, sfiorandogli la fronte rovente, “ehi, cucciolo.. mi senti?” sussurrò, ma il compagno non dava segno di ripresa.

“è la ferita…” pigolò Seika, cadendo in ginocchio, “la ferita della spada…” singhiozzò lei, nascondendo il viso tra le mani, “dovete fare qualcosa… sta male…”.

Hyoga la abbracciò, cingendole le spalle con un braccio, ammutolito e senza parole, si limitò ad accompagnarla in casa.

Fuori, rimasero solo lady Saori e i bimbi, troppo sconvolti per muoversi: “Seiya-ojiichan… starà bene… vero? È stata tutta colpa mia… Sta male perché siamo andati in giro senza dire nulla a mamma e papà.” piagnucolò Sei, nascondendo il viso tra le pieghe della corta gonna della madrina; la donna scosse la testa, guardando cupa il cielo che s’era improvvisamente rannuvolato, “no, piccolo mio… non è stata colpa tua…” bisbigliò lei con aria triste, “non è colpa tua…”.

§§§

“SAORI-SAN!!!!”

Seiya si svegliò di soprassalto, sudato e febbricitante, aveva la gola in fiamme e il petto dolorante; per un attimo, restò senza fiato, costretto a puntellarsi su un gomito per stare dritto.

Non riconosceva il posto dove si trovava.

Un moto di paura lo assalì con violenza.

“Seiya-ojiichan… Stai bene, vero?”

La voce sottile e preoccupata di Tsuki, proveniente da qualche punto lontano dell’oscurità attorno a lui lo rincuorò un poco, il giovane riuscì a mettersi seduto, accorgendosi di trovarsi su un letto, avvolto da una coperta; sulla fronte poggiava una pezza ancora umida e tiepida.

Un peso considerevole gli atterrò in grembo, un peso che il guerriero riconobbe come i suoi due nipotini: “Ehi… che è successo?” chiese lui confusamente, sfregandosi la fronte dolorante, “Sei caduto.. mamma pensava di averti fatto male… non ti muovevi..” singhiozzarono i piccoli, abbracciandolo, “abbiamo avuto tanta paura…” pianse Sei.

Pegasus imprecò a mezza voce, stringendo i pugni, ormai il dolore era passato, ma il suo segreto era stato scoperto.

Come diavolo avrebbe potuto spiegare?

“Andiamo a chiamare mamma e papà.” propose Tsuki, “noi torniamo subito zio.” disse serio, “riposati.”, ma Seiya scosse la testa, alzandosi: “Adesso sto bene.” cercò di sorridere lui, “vengo con voi.”.

Quando i tre uscirono dalla stanza, gli occhi del maggiore venero feriti dalla luce del corridoio, dalle finestre si scorgeva ormai il buio della sera, ma quanto aveva dormito?

Dal salotto si udivano i bisbigli concitati dei fratelli e della Dea, la voce rotta della sorella e di Heather e un gradevole odore di caffè e biscotti; sentendo improvvisamente fame, si avvicinò alla porta, i due folletti che gli facevano da guardia del corpo lo presero per mano e lo accompagnarono all’interno del caldo ambiente: “ZIO SEIYA S’È SVEGLIATO!” annunciarono allegri i bambini, saltellandogli attorno. Senza troppe cerimonie, cacciarono dal divano Ikki e il papà, e fecero sedere il brunetto, ancora confuso e intontito dal lungo sonno.

“Niichan!! Come ti senti?” chiese subito Seika, inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli le mani, “Rintronato…” ammise lui, guardandosi attorno, “BAKA! BAKA! BAKA!” gridò Shun, i lucciconi agli occhi, “potevi dircelo! Da quanto stai così male?!” esclamò il giovanotto, stringendo i pugni, “Shun ha ragione.” disse severo Ikki, poggiando i gomiti sullo schienale del divano, “Seika-san ha detto che è dall’ultima Guerra che sei in queste condizioni… Ti rendi conto che avresti potuto peggiorare in ogni momento? E invece no, tu, testardo più di un mulo, non hai aperto bocca. Sino a quando alla fine sei collassato. Ti immagini quanto siamo stati male?!” lo sgridò, dandogli un pugno sulla spalla.

Un paio di braccia snelle lo abbracciarono da dietro, stringendolo fortissimo e con grande tenerezza: “Stupidotto… perché non ci hai detto nulla…? È stato tremendo… come se Hades fosse tornato e ti avesse colpito di nuovo…” mormorò Shiryu al suo orecchio, “siamo rimasti in ansia tutto il giorno, razza di idiota!” esclamò Hyoga, la sua voce gli giunse attutita attraverso la presa del Dragone.

La stretta al cuore si fece più forte, e il rimorso s’acuì quando comprese che ora erano le dita della sua Dea a serrare le sue, scaldandole: “Seiya-kun… sicuro di stare bene adesso?” si preoccupò la donna, sfregandole dolcemente; il Dragone si scostò improvvisamente e il ragazzo ci restò male per un secondo, prima di venire avvolto in una stretta erculea e piena d’affetto, “se solo ci riprovi, ti uso come scendiletto…” singhiozzò Perseus, sfregandogli le braccia per scaldarlo, il ragazzo tremava.

“Heather… mi stai soffocando..” tossicchiò Pegaso, cercando di divincolarsi; lei si scostò, poggiandogli le mani sulle spalle: “ti và una fetta di torta?” propose lei con un sorriso, qualunque cosa fosse successa prima ormai era dimenticata; Seiya annuì, sorridendo appena, “Allora è deciso, Seika-san, mi aiuteresti a preparare il thè?” disse lei, asciugandosi non vista una lacrima.

La rossa annuì e si diresse dietro l’amica, non prima di aver rivolto una carezza gentile sul viso smagrito del fratellino: “tu sta qui, buono e tranquillo.” gli disse, dandogli un bacio in fronte; elegantemente, anche Saori si alzò dalla poltrona in cui si era accomodata e si eclissò in cucina con le più giovani.

Il bruno si lasciò sprofondare ad occhi chiusi tra i cuscini del divano, lasciando ciondolare la testa sul morbido schienale; si sentiva così leggero ora che il suo segreto era stato scoperto. Era strano, provava una sensazione di calore e tranquillità che non aveva mai provato prima, le mani dolcemente abbandonate in grembo vennero delicatamente sollevate da qualcuno che si era seduto al suo fianco baciandogliele piano e con amore .

Seiya cercò di mettersi dritto, ma una mano gentile lo prevenne, sospingendolo nuovamente contro il soffice giaciglio, le palpebre si sollevarono leggermente, distinguendo la sagoma sfocata del Dragone che lo guardava severamente: “non osare alzarti.” gli intimò il ragazzo più grande, alzandosi per recuperare una coperta dalla pila ordinata in un angolo della stanza; un peso improvviso gravò sulle sue ginocchia e sul suo petto, un peso caldo e affettuoso: “Credo che il temibile duo abbia deciso di darti una mano.” la voce di Hyoga alle sue spalle suonava divertita, mentre Shun, dall’altra parte del salotto, ne distingueva la sagoma rannicchiata sulla poltrona, praticamente in braccio a Ikki, mormorava preoccupato qualcosa.

Le braccia di Pegasus andarono a stringersi attorno ai due gemelli che si erano arroccati sulle sue gambe, beatamente accoccolati con le testoline sulle sue spalle.

Sorridendo, si lasciò avvolgere da quel dolcissimo tepore che sapeva di casa e famiglia, abbandonandosi a un sonno privo di incubi.

§§§§

Shun e Ikki si alzarono dalla poltrona, avvicinandosi silenziosamente al tenero trio addormentato.

Il maggiore cinse con un braccio le spalle del fratellino, sorridendo sornione: “anche tu quando dormi sei così tenero e pacifico” disse, dandogli un buffetto sulla spalla, “deve essere di famiglia.” scherzò la Fenice, scostando la coperta per prendere in braccio uno dei gemellini; Shun arrossì violentemente, scostando lo sguardo imbarazzato, “non scherzare niisan…” mormorò intenerito, sfiorando con le labbra la fronte del più piccolo dei figli, che si era rannicchiato contro il suo petto, ravvolto nel maglione di lana, “io non sto scherzando, otooto.” affermò con aria seriosa la Fenice, scompigliandogli i capelli come quando erano ragazzi, “per quanti anni passino, non cambierete mai. Sarete sempre e comunque i piccoli di casa.” decretò, dirigendosi verso la camera dei bimbi con Tsuki sulle spalle.

§§§§

“OTOU-SAN!!! MUOVETEVI!!”

La voce acuta e allegra di Tsuki strappò un sorriso ai cinque fratelli che sfrecciavano sotto le fronde profumate dietro ai due gemelli: “Aspettate!” gridò Shun preoccupato, “Lasciali fare, si stanno divertendo!” lo rimbeccò Seiya, superandolo facilmente, “vacci piano!” gli intimò Shiryu dal fondo del gruppo, “e attento alla strada.”.

Il Pegaso gli fece una linguaccia impertinente, ma ridusse il ritmo, facendosi raggiungere da Hyoga: “non farlo infuriare, è parecchio nervoso…” gli disse, “credo non approvi molto questa uscita.”.

Il ragazzo fece per ribattere, ma un forte accesso di tosse gli troncò il respiro: “è passato..” sussurrò, vedendo il fratello incupirsi, “tutto a posto.” lo tranquillizzò con un sorriso, “ho solo preso freddo. Forza, raggiungiamo le pesti prima che a Shun saltino i nervi.” sogghignò, aumentando la velocità.

“Ehi! Aspettami!!” gridò il Cigno, andandogli dietro.

I due bambini li aspettavano al bivio, ridendo sotto i baffi: “Siete lenti, zietti!” esclamò Sei, battendo le manine, “anche Tsuki-niisan ha imparato in fretta!” sorrise allegro, “non è che ci voglia tanto.. e poi, tu vai talmente veloce che se non ti sto dietro io, ti perdi.” borbottò l’altro bimbo, stringendo il manubrio; Hyoga frenò dietro al fratello minore, smontando dalla bicicletta, “ormai siamo quasi a casa, aspettiamo gli altri qui.” decretò il russo, facendo cenno a Seiya di spostarsi leggermente, “Sicuro di stare bene?” gli chiese a mezza voce.

Seiya annuì: “Riuscirò a ritornare a casa senza finire fuori strada, te lo prometto Hyoga-niisan…” lo rassicurò, “ho intenzione di passare il pomeriggio a dormire sul prato, quindi è nel mio interesse evitare di spaccarmi qualche osso in qualche fosso.” rise lui, inforcando la bicicletta e andando dietro ai piccoli che, nel frattempo, si stavano allontanando alla chetichella verso casa.

§§§

Shiryu uscì nel giardino che ormai era tardo pomeriggio.

Tutti, dentro casa, riposavano o erano intenti al lavaggio dei piatti usati per pranzo, in un clima di totale rilassatezza perfino Saori-san si era concessa un riposino sulla sedia a dondolo sotto il portico e ora nuotava ancora nell’oceano dei sogni, un leggero plaid deposto sulle gambe.

Il Dragone scese i pochi scalini a piedi nudi, scrutando scrupolosamente attorno a sé.

La sua attenzione venne attirata da una chioma color cioccolata che risaltava maggiormente con lo smeraldo dell’erba; sorrise intenerito nel vedere il più giovane dei fratelli placidamente appisolato sulla soffice erba, l’espressione beata e tranquilla.

Il giovane uomo si inginocchiò accanto a lui, il vento faceva ondeggiare delicatamente i rami poco distanti da loro, era così tenero e indifeso, aveva le labbra semiaperte, da cui esalava un debole e regolare respiro, il colorito leggermente arrossato del viso per il sole che lo toccava, totalmente rilassato.

Gli accarezzò la fronte, imperlata di sudore, trovandolo troppo caldo; con aria severa, lo prese in braccio, portandolo all’ombra degli alberi, lo depose delicatamente con la schiena contro l’ampio e robusto tronco, il ragazzo non si era minimamente mosso, continuando a dormire saporitamente; Shiryu prese di tasca un fazzoletto candido, gli asciugò con cura il sudore dal viso, con la delicatezza di una farfalla.

Restò per qualche minuto in contemplazione, poi gli sfiorò la spalla: “Ehi, dormiglione…” disse, sorridendo appena; Seiya borbottò, sollevando leggermente le palpebre, cercando di proteggersi gli occhi dalla luce che lo infastidiva, “Ma cosa..?” balbettò. Un paio di labbra morbide e profumate si poggiarono piano sulle sue per qualche istante, il Dragone gli sollevò il busto, facendolo poggiare con la testa sulla spalla: “Non dovresti stare al sole..” lo rimproverò, “ti è salita la febbre.” notò preoccupato, vedendolo debole.

Lo sdraiò a terra, dandogli un ultimo bacio: “aspettami qui.” gli sussurrò, correndo verso il retro della casa.

Ne tornò poco dopo, portando un secchio pieno d’acqua: immerse parte del fazzoletto nel limpido e fresco liquido per poi passare il frammento di stoffa bagnata su tutto il viso e sulle labbra secche del compagno: “Va meglio?” gli chiese premuroso, rinfrescandogli i polsi; il più giovane annuì, sbadigliando, “i bambini mi hanno del tutto esaurito…” ammise, grattandosi la testa, “avevo veramente bisogno di riposo…”.

Il Dragone lo guardò severo, dandogli un buffetto sulla spalla: “Saori-san è in veranda, avresti potuto stare lì.” lo rimbeccò, inginocchiandosi dinanzi a lui, dandogli le spalle, “Forza, ti riporto dentro. Sali.” disse e senza troppe cerimonie lo aiutò a issarsi su; Seiya cinse con le braccia il collo del compagno più grande, poggiando la testa sull’ampia schiena: “Grazie…” sorrise, “come farei senza di voi?” sussurrò.

“Siamo una famiglia, stupidotto, e lo saremo sempre, non dimenticarlo mai. Ognuno c’è sempre per gli altri, e noi ci saremo sempre per te, piccolo. Sei sempre stato la nostra anima e anche se ti ho già fatto questo discorso tanti anni fa, te lo ripeto. Non esistono segreti in famiglia, le paure e i dolori, così come le gioie, sono di tutti, tienilo sempre a mente. Quindi, la prossima volta, parla anziché tenerti tutto dentro, d’accordo?” disse Shiryu serio, camminando lentamente verso il portico.

Il bruno annuì, lasciandosi condurre in casa.

 

NOTE:

*: Ho scelto di usare come ninnananna un brano tratto da "Chikyuugi", la opening del Chapter Hades-Sanctuary dei Saint per una ragione ben precisa. Spesso la uso anche io come ninnananna per addormentarmi^^

**: "Invece di catturare una tigre, cattura un uccello e usalo per catturare la tigre.". Questo è uno scioglilingua piuttosto famoso in Giappone, tutto giocato sui suoni tori (uccello) e tora (tigre) che sono foneticamente quasi uguali; è una cosa in più, che mi piaceva come suonava e ho voluto introdurla.

***: Seiya viene chiamato zio non a caso ma proprio perchè è lo zio delle piccole pesti^^ Essendo i gemelli figli di uno dei suoi fratelli, automaticamente lui e Seika, quest'ultima forse un po' alla lontana, sono zii. Quindi, tutti i fratelli Kido sono zii del duo di pesti (e si, anche Jabu, Ichi, Nachi, Geki e Ban).

****: E qui giungiamo al fanon. Sei e Tsuki sono stati creati come figli gemelli di Shun e del successore di Argor di Perseus, appunto Heather. Quando sono nati, Lady Saori è stata scelta come madrina dei piccini e lei prende molto sul serio questo suo ruolo, soprattutto perchè è molto legata a entrambi, anche per la sua componente divina che la porta a essere Dea e mamma allo stesso tempo.

Per ulteriori delucidazioni, rivolgetevi al Boss^^

 

ANGOLO DEL LEMURE:

Buonasera!

Dopo una lunga e travagliata riflessione, eccomi con una nuova one-shot sui Saint.

Premetto fin da ora che Sei, Tsuki e Heather non sono miei, bensì del mio Boss, PERSEOEANDROMEDA, da cui ho ricevuto licenza di utilizzarli! Perciò non infrango alcun copyright nè compio alcun plagio.

Questa fic è infatti un regalo per lei, con i miei più affettuosi abbracci^^

 

Ti voglio bene Boss^^

 

Ah, sia chiaro. Se pesco qualche plagio di questi chara in giro, come già in precedenza è successo per un' altra creazione dei Boss, potrei diventare molto cattiva.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Per il resto, che dire, divertitevi!

 

SHUN

   
 
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