Tempo, troppo tempo! Come sono lenta! Lentissima! Lentissima! Passo subito al capitolo, che è un po’ di transizione, e mi scuso immensamente per il ritardo!
-Gondwana-
Il
suo nome gli arrivò più
flebile del solito alle orecchie. Era strano…era difficile
ascoltare quella
voce ora così flebile.
-Gondwana…-
Gonwana
aprì gli occhi, con
uno sforzo e un sospiro, vedendo vicino al suo quel viso familiare,
anche se
più pallido del solito, che lo osservava.
Laurasia
sorrise, inclinando
il volto per guardarlo meglio, lasciando involontariamente che i lunghi
capelli
biondi scorressero giù dall’appoggio del suo
collo, sfiorandogli il viso e
sfiorando anche quello dell’altro supercontinente.
Il
moro vide le guance
dell’altro giovane colorarsi leggermente, mentre non
distoglieva gli occhi dai
suoi.
Senza
dire niente Gondwana
fece per alzarsi dal giaciglio di sabbia e Laurasia seguì il
suo gesto,
scostandosi da lui e distogliendo lo sguardo. A Gondwana
quell’atmosfera
cominciava a non piacere, così si mise rapidamente addosso
la veste, tolta
nella notte per il caldo di quella stagione, guardando in lontananza e
dirigendosi nella direzione delle rocce.
Piano
sentì i passi
dell’altro seguirlo.
-Bambiniiii!-
trillò
Laurasia, la chioma bionda che scintillava della sua corsa a piedi nudi
mentre
sembrava quasi volare incontro ai piccoli che l’aspettavano
nella comoda radura
che avevano trovato.
I
bambini si assediarono
all’istante attorno a Laurasia, e a Gondwana, che
sopraggiungeva in quel
momento con uno sguardo più cupo del solito che i
più piccoli avevano imparato
ad interpretare come un “Non disturbatemi adesso, non sono
dell’umore…”.
Solo
Atlantide non si mosse
per salutare i due grandi continenti. Si limitò a voltare la
testa, appena,
cancellando distrattamente con la mano le scritte, e i disegni, che
stava
imprimendo sulla terra soffice con un dito.
Atlantide
aveva notato il
colorito bianco che aveva fatto defluire, giorno dopo giorno, il bel
colore
rosato della pelle di Laurasia; aveva
notato i lievi accenni di ombra sotto gli occhi, e la stanchezza nel
muovere le
gambe rapidamente come faceva un tempo per correre da loro. Aveva
notato anche
la preoccupazione di Gondwana, il pallore anche sul suo viso,
nonostante la
pelle più scura di quella del compagno.
Stava
ricominciando a
incidere simboli quando un corpo umano rimbalzò come un
animaletto sferico sul
suo ripiano fatto di terra, cancellando il lavoro.
-Scusa-
mormorò con voce
incerta Heracles, ancora molto piccolo, rimettendosi seduto per bene.
-Sadiq mi
ha spinto…-
Atlantide
vide il piccolo
brunetto spettinato chinare il capino per vedere meglio i segni,
semi-cancellati, sul terreno.
-Questi
non mi hai ancora
insegnato a leggerli- mormorò indicandoli con il dito
paffuto, prima che quella
manina venisse strattonata via da un ragazzino evidentemente
più grande.
-Vieni
a giocare Heracles!-
lo tirò su Sadiq, ridacchiando, prendendolo in braccio.
-Dopo
torno…- disse Heracles
ad Atlantide, prima di riportare gli occhioni verdi
sull’altro ragazzo.
Se
ne erano giusto andati, ed
Atlantide stava giusto respirando un po’ di pace, quando le
sue orecchie
sensibili lo avvertirono di un lieve rumore che si avvicinava al suo
fianco.
Girò
lo sguardo, e vide
comparire da dietro un tronco d’albero quel
bambino.
-Ciao-
lo salutò il primo trovatello,
Ivan, scrutandolo con
due teneri occhi d’ametista e un sorriso.
-Ecco
dove eri scappato,
Ivan!- arrivò la voce di Laurasia, prima che Atlantide
avesse il tempo di
ricambiare il saluto, il biondo acchiappò il piccolo dai
capelli d’argento e lo
tirò su abbracciandolo e ridendo.
-Come
stai, Atlantide?-
chiese gentilmente anche a lui, sedendoglisi accanto.
-Bene-
replicò, cauto,
Atlantide -…tu…?-
Laurasia
sorrise, un sorriso
triste, mentre stringeva di più a se il bambino che prima di
tutti aveva avuto
con se, come se non volesse lasciarlo più andare.
-Bene,
Atlantide, sto bene.-
Anche
Ivan sorrise, lo
vedeva, inconsapevole della bugia, cullato dalla voce della
“Mamma”.
Ecco qua, di nuovo c’è un sacco di Atlantide…abbiamo avuto una breve comparsa del piccolo Grecia e di Turchia, immancabilmente anche Ivan, tutti i bambini inconsapevoli delle condizioni non ottimali dei loro “Genitori”.
Ma passiamo a rispondere alla recensione che ho ricevuto! ^__^
Nyah: Se avevi pensato che fosse Atlantide, beh, avevi proprio avuto l’intuizione giusta! Sono contenta che il personaggio ti piaccia, e riuscire a renderlo in poche righe era proprio il mio scopo! E, comunque, tu lasci dei commenti carinissimi che, riconfermo, mi entusiasmano! Mi entusiasta sapere che sei entusiasta! ^__^ Grazie delle recensione!
Nel prossimo capitolo ci sarà l’effettiva deriva dei contenenti, la sua fine, lo spezzarsi e allontanarsi lasciando soli quei bambini allevati con amore. Cosa succederà a loro? Recensite, e le risposte, nel prossimo capitolo!