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Autore: Yusaki    10/04/2010    3 recensioni
Dedicata alla nascita di tutte le nazioni, con una serie di Flashfic ci immergeremo nei dolci e antichi pensieri della terra che le riuniva tutte e vedremo l'infanzia...la loro infanzia...quella che i personaggi di Hetalia non ci hanno mai raccontato.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tempo, troppo tempo! Come sono lenta! Lentissima! Lentissima! Passo subito al capitolo, che è un po’ di transizione, e mi scuso immensamente per il ritardo!

 

 

 

 

 

 

 

 

-Gondwana-

Il suo nome gli arrivò più flebile del solito alle orecchie. Era strano…era difficile ascoltare quella voce ora così flebile.

-Gondwana…-

Gonwana aprì gli occhi, con uno sforzo e un sospiro, vedendo vicino al suo quel viso familiare, anche se più pallido del solito, che lo osservava.

Laurasia sorrise, inclinando il volto per guardarlo meglio, lasciando involontariamente che i lunghi capelli biondi scorressero giù dall’appoggio del suo collo, sfiorandogli il viso e sfiorando anche quello dell’altro supercontinente.

Il moro vide le guance dell’altro giovane colorarsi leggermente, mentre non distoglieva gli occhi dai suoi.

Senza dire niente Gondwana fece per alzarsi dal giaciglio di sabbia e Laurasia seguì il suo gesto, scostandosi da lui e distogliendo lo sguardo. A Gondwana quell’atmosfera cominciava a non piacere, così si mise rapidamente addosso la veste, tolta nella notte per il caldo di quella stagione, guardando in lontananza e dirigendosi nella direzione delle rocce.

Piano sentì i passi dell’altro seguirlo.

 

-Bambiniiii!- trillò Laurasia, la chioma bionda che scintillava della sua corsa a piedi nudi mentre sembrava quasi volare incontro ai piccoli che l’aspettavano nella comoda radura che avevano trovato.

I bambini si assediarono all’istante attorno a Laurasia, e a Gondwana, che sopraggiungeva in quel momento con uno sguardo più cupo del solito che i più piccoli avevano imparato ad interpretare come un “Non disturbatemi adesso, non sono dell’umore…”.

Solo Atlantide non si mosse per salutare i due grandi continenti. Si limitò a voltare la testa, appena, cancellando distrattamente con la mano le scritte, e i disegni, che stava imprimendo sulla terra soffice con un dito.

Atlantide aveva notato il colorito bianco che aveva fatto defluire, giorno dopo giorno, il bel colore rosato della pelle di Laurasia;  aveva notato i lievi accenni di ombra sotto gli occhi, e la stanchezza nel muovere le gambe rapidamente come faceva un tempo per correre da loro. Aveva notato anche la preoccupazione di Gondwana, il pallore anche sul suo viso, nonostante la pelle più scura di quella del compagno.

Stava ricominciando a incidere simboli quando un corpo umano rimbalzò come un animaletto sferico sul suo ripiano fatto di terra, cancellando il lavoro.

-Scusa- mormorò con voce incerta Heracles, ancora molto piccolo, rimettendosi seduto per bene. -Sadiq mi ha spinto…-

Atlantide vide il piccolo brunetto spettinato chinare il capino per vedere meglio i segni, semi-cancellati, sul terreno.

-Questi non mi hai ancora insegnato a leggerli- mormorò indicandoli con il dito paffuto, prima che quella manina venisse strattonata via da un ragazzino evidentemente più grande.

-Vieni a giocare Heracles!- lo tirò su Sadiq, ridacchiando, prendendolo in braccio.

-Dopo torno…- disse Heracles ad Atlantide, prima di riportare gli occhioni verdi sull’altro ragazzo.

Se ne erano giusto andati, ed Atlantide stava giusto respirando un po’ di pace, quando le sue orecchie sensibili lo avvertirono di un lieve rumore che si avvicinava al suo fianco.

Girò lo sguardo, e vide comparire da dietro un tronco d’albero quel bambino.

-Ciao- lo salutò il primo trovatello, Ivan, scrutandolo con due teneri occhi d’ametista e un sorriso.

-Ecco dove eri scappato, Ivan!- arrivò la voce di Laurasia, prima che Atlantide avesse il tempo di ricambiare il saluto, il biondo acchiappò il piccolo dai capelli d’argento e lo tirò su abbracciandolo e ridendo.

-Come stai, Atlantide?- chiese gentilmente anche a lui, sedendoglisi accanto.

-Bene- replicò, cauto, Atlantide -…tu…?-

Laurasia sorrise, un sorriso triste, mentre stringeva di più a se il bambino che prima di tutti aveva avuto con se, come se non volesse lasciarlo più andare.

-Bene, Atlantide, sto bene.-

Anche Ivan sorrise, lo vedeva, inconsapevole della bugia, cullato dalla voce della “Mamma”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qua, di nuovo c’è un sacco di Atlantide…abbiamo avuto una breve comparsa del piccolo Grecia e di Turchia, immancabilmente anche Ivan, tutti i bambini inconsapevoli delle condizioni non ottimali dei loro “Genitori”.

Ma passiamo a rispondere alla recensione che ho ricevuto! ^__^

 

Nyah: Se avevi pensato che fosse Atlantide, beh, avevi proprio avuto l’intuizione giusta! Sono contenta che il personaggio ti piaccia, e riuscire a renderlo in poche righe era proprio il mio scopo! E, comunque, tu lasci dei commenti carinissimi che, riconfermo, mi entusiasmano! Mi entusiasta sapere che sei entusiasta! ^__^ Grazie delle recensione!

 

 

 

Nel prossimo capitolo ci sarà l’effettiva deriva dei contenenti, la sua fine, lo spezzarsi e allontanarsi lasciando soli quei bambini allevati con amore. Cosa succederà a loro? Recensite, e le risposte, nel prossimo capitolo!

 

  
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