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Autore: missteacakes    12/04/2010    0 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«In All but Blood»

Dee
- Capitolo 2° -

Polimele si fece viva qualche giorno dopo Patroclo e Menezio. C'erano dei segni viola che stavano per scomparire sul suo braccio, ma oltre a quello sembrava davvero felice. Era entusiasta del suo nuovo fratellino, lo prendeva in braccio e sorrideva.

"Ha la stretta di un titano," disse, cercando di liberare una ciocca di capelli dalla sua presa.

Dopo la prima curiosità verso Achille, Patroclo aveva perso interesse. Non riusciva a capire il fascino che esercitavano i bimbi sulle donne. Anche a due anni, non faceva molto se non mangiare, dormire, prendere in mano qualsiasi cosa e ficcarsela in bocca. Anche se a volte poteva essere divertente giocare con lui, la maggior parte delle volte Patroclo lo trovava abbastanza noioso.

Passava un mucchio di tempo passeggiando sulla spiaggia o camminando attraverso le rocce e gli alberi della montagna. Non era così differente da Opunte, e nei giorni nitidi da in cima alle rocce poteva anche vedere Eubonea oltre il canale. Qualche giorno Polimele e suo padre venivano a cercarlo per vedere cosa stesse facendo, e qualche volta anche Peleo e Teti venivano a parlare con lui.

"Hai trovato degli amici?" chiese Polimele una volta.

"Non proprio," rispose, prendendo una pietra e buttandola nell'acqua. "Papà dice che non posso parlare con nessuno. Dice che li corromperei."

"Oh, capisco." disse Polimele. "Credo che lui avverta il perdono che gli dei offriranno alla nostra famiglia."

"Ehi," disse, improvvisamente. "Teti è davvero una dea? Ho sentito degli schiavi parlare di lei."

Polimele tacque per un momento e sistemò Achille, che stava tenendo sul fianco. Poi si sedette su una roccia e portò il fratellino in grembo.

"Sapevi che noi abbiamo lo stesso sangue?" Chiese.

"Cosa?"

"Quante cose sai riguardo tua nonna?"

"Egina?" disse Patroclo, aggrottando le ciglia. "Ho sentito dire che era una ninfa del mare, ma non sono sicuro di crederci o meno. Aveva due figli, Eaco, che era immortale, e mio padre."

"Menezio," disse Polimele, annuendo. "Anche Eaco ebbe un figlio. Il suo nome era Peleo. Sì," sorrise all'espressione sorpresa di Patroclo. "proprio mio padre. Per circostanza simili alle tue, è fuggito per venire qui."

Patroclo guardò verso l'acqua.

"Ti hanno mai detto cosa le è successo?" chiese Polimele.

"No."

"Un giorno era uscita per fare una passeggiata, e non è mai tornata indietro. Stava invecchiando, ma era ancora bellissima, e nessuno seppe cosa le accadde. Alcuni dissero che 'era andata a casa'. Le persone inventano storie per spiegare cose che non possono spiegare in nessun altro modo.

Teti è una dea? È una donna bellissima, che è sbucata fuori dal mare insieme a mio padre, già sposato. Nessuno sa chi è o da dove viene. Mi chiedo se a volte agli dei vengono assegnati premi che non meritano."

Patroclo ci pensò tutto il giorno. Guardava Teti, e il modo in cui i suoi capelli brillavano alla luce. A volte sembrava una donna normale, che cercava di vivere una vita normale. Ma ad altri sembrava quasi una dea. Riusciva a capire perchè le persone si confondevano.

Quella notte, Menezio entrò nella stanza del figlio che andasse a letto. Si sedette sul letto di fianco a Patroclo, che si stava stiracchiando le gambe.

"Come va?" chiese. Patroclo sapeva il vero significato di quelle parole.

"Bene, credo," rispose. "Fa ancora male."

Menezio sorrise, e all'improvviso Patroclo sentì una strana paura coglierlo. Lì al buio, non aveva mai visto suo padre sembrare così vecchio. La sua espressione era molto triste, e tutte le rughe del viso sembravano esagerate. Il lume della lampada evidenziò il grigio tra i suoi capelli castani. Per la prima volta, Patroclo vide quando era più vecchio di Peleo.

"Assomigli così tanto a tua madre," disse Menezio, spostando una ciocca di capelli dal volto del figlio. "Anche lei era bruna. I suoi capelli neri e la sua pelle d'oro sono ciò di cui mi sono innamorato per primi."

"Padre..." la voce di Patroclo tremava.

"Ma era la tua nonna che aveva quegli occhi verdi."

"Polimele mi ha detto cosa le è successo," disse Patroclo. "Riguardo al fatto che fosse andata a fare una passeggiata e non sia più ritornata. Perchè l'ha fatto?"

Menezio guardò il figlio, poi tutt'intorno alla stanza, pensieroso.

"Anche io mi sono domandato questo per molto tempo," disse finalmente. "Non conosco ancora la risposta. Posso solo immaginare. A volte le persone fanno delle cose per cui non c'è solo una risposta. Succede sempre con le grandi decisioni. Ma io penso che lo abbia fatto, soprattutto, per la fiducia che riponeva negli altri.

Vedi, Patroclo, noi viviamo in un'epoca di eroi – Eracle, Giasone, Teseo – ma quando moriamo, cosa c'è oltre alle storie? Racconti di dei e di magia sono ciò che i genitori dovranno spiegare ai loro figli. E se quell'incantesimo si rompe, cosa rimarrà da credere alle persone?

Io credo che lei se ne sia andata per proteggere quella magia, cosicchè le persone avrebbero avuto una grande storia da raccontare ai loro bambini. In questo modo i ragazzi avranno ancora i loro eroi, qualcuno a cui ispirarsi, e le ragazze continueranno ad essere affascinate dal coraggio delle donne che non si sono date per vinte nelle loro storie d'amore.

E chi lo sa? Magari, se tu diventassi un eroe, verrai ricordato dalla storia. E qualche ragazzino crescerà conoscendo le tue grandi gesta, e il racconto della tua storia. Un giorno sarà lì, che porge una corona sulla tua tomba in tuo onore."

"Davvero?" Patroclo alzò lo sguardo meravigliato.

"Mmhm." Menezio gli sorrise di nuovo, lo stesso sorriso triste. "Patroclo--" fece una pausa. "Io non posso restare qui. Sono un re, e non posso abbandonare la mia gente."

Patroclo guardò disperatamente suo padre. "Ma--"

Menezio portò un dito alle labbra di Patroclo.

"Starò qui finchè non sarai purificato," disse. "ma poi dovrò partire. Tu starai qui per un paio di anni ancora, e poi tu e Achille andrete via. È già stato deciso – voi andrete a vivere e ad allenarvi con Chirone."

Patroclo si tirò su improvvisamente. "Intendi dire...?"

"Sì, quel Chirone, che ha allenato lo stesso Giasone." Gli occhi di Patroclo brillavano, e Menezio scoppiò a ridere, arrufandogli i capelli. "E' tardi. Dovresti andare a dormire."

Si abbassò e baciò i capelli del figlio, poi si alzò e uscì dalla stanza. Passò molto tempo però, prima che Patroclo riuscisse ad addormentarsi.

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Nota della traduttrice
Ahimè, Troy aveva ragione, Achille e Patroclo erano sul serio cugini D: Infatti Egina è la nonna di Patroclo e la bisnonna di Achille. (Ma tutti sappiamo che è stato solo un caso se hanno azzeccato questa cosa, dato che è stato fatto coi piedi quel film o_ò figuriamoci se sapevano una cosa del genere >_>) E vi dirò di più: Polimele, figlia di Peleo (quindi sorella di Achille), qui è la matrigna di Patroclo, ma forse era la madre °_° quindi.. Achille è lo zio di Patroclo! X°D (Piccolo il mondo :D) Tutte questi belli intrighi li ho trovati QUI.
Ringrazio
sakura2480 per la recensione <3 Anche io ho avuto la tua stessa reazione quando ho visto questa FF *^* Quando partono dagli albori è sempre bello, perchè sai che manca ancora tanto tempo alla tragedia ç_ç' Poi vedere lo sviluppo di questo legame è meglio piuttosto che vedere Achille e Patroclo già in clima you&metogetherforever ._.   
 


   
 
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