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Autore: Kary91    13/04/2010    12 recensioni
"Papà non lasciarmi!”
Paris si lasciò sfuggire un singhiozzo.
La piccola mano candida sfiorò con tenerezza il volto pallido dell’uomo che l’aveva amata più di qualsiasi altra persona sulla faccia della terra.
I polpastrelli si adagiarono delicatamente sul quelle labbra tanto piene. Tanto belle.
Perché il suo papà era bello, lei lo sapeva. L’aveva sempre saputo.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katherine Jackson, Michael Jackson, Paris Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I love you more

Daddy’s little Girl.

Dedicata al mio papà che spero riuscirà a trovare la forza per tornare a casa da me.

 

E al mio angelo al quale ho chiesto di vegliare su di lui.

 

Michael, papà.

Per voi.

***

Please don't let him go, I'm beggin' You so
Let him open eyes, need a little more time
To tell him that I love him more
Than anything in the world, it's daddy little girl

Frankie J. - Daddy,s little Girl.

“Aprite la porta!”
Piccola,fragile.
Meravigliosa bambina la piccola Paris.
“Aprite la porta,voglio vederlo. Voglio vederlo!”
Fragile come quelle lacrime che scivolavano silenziose,tracciando un sottile filamento lungo le sue guance rosee.
Una bimba felice.
“Papà!”
“Paris”
Una mano si adagiò sulla sua spalla con sicurezza.
Una mano piccola,di dodicenne.
“Paris, papà è morto.”
Si spezzò.
La sua voce esile, di fanciullo prossimo al divenire uno splendido giovanotto.
Niente più giochi in cortile per Prince  Michael Jackson.
Niente più ridere fino alle lacrime.
Niente più infanzia.
Perché ormai era lui l’uomo di casa.
Buffo come a volte il destino sappia ripetere i suoi stessi passi.
“No!”
La bimba si scostò, il viso rigato di lacrime.
“No non è vero!”
Non è vero non è vero.
Non credergli Paris
Papà è qui vicino a te.
“Paris!”
La porta si aprì di scatto.
Paris non vide il volto dell’uomo che l’aveva aperta.
I suoi occhi non indugiarono, il suo sguardo aveva sete solo di lui.
Del padre.
Corse nella camera trattenendo a stento i singhiozzi.
Era tutto come al solito.
La piccola finestra illuminata dai primi raggi di luce mattutina.
Ma c’era disordine.
Tanto disordine.
“Papà.”
Un flebile sussurro.
Papà giaceva immobile, nel suo letto dalle lenzuola color oceano.
Lo stesso colore degli occhi della sua piccola.
“Papà svegliati sono io. La tua Paris. Papà!”
Tesoro sono qui.
Ascolta attentamente e mi sentirai.
Sono qui amore mio.
“Papà non lasciarmi!”
Paris si lasciò sfuggire un singhiozzo.
La piccola mano candida sfiorò con tenerezza il volto pallido dell’uomo che l’aveva amata più di qualsiasi altra persona sulla faccia della terra.
I polpastrelli si adagiarono delicatamente sul quelle labbra tanto piene. Tanto belle.
 Perché il suo papà era bello, lei lo sapeva. L’aveva sempre saputo.

Il suo papà era buono. Era speciale.
Il suo papà era un angelo.
E un angelo l’aveva portato via.

Non è vero Paris, io sono qui.
Con te.
Non ti lascerò mai.
Sorrise.
Stava dormendo, si disse.
Stava solo dormendo.
E sognava, Paris ne era certa.
Sognava di un mondo migliore.
Di un mondo pulito, guarito grazie all’amore.

L.O.V.E.

E laggiù i bambini si rincorrevano impregnati di entusiasmo.
Laggiù i fiori sbocciavano e le acque scorrevano al ritmo di una musica celestiale originata dai cieli e dalla Terra.
Paris conosceva molto bene quella musica, perché suo padre gliene aveva parlato spesso.

“C’è una musica Paris. Una melodia che si estende  per l’intero pianeta. Ed è Dio che ce la manda. Sai, penso che se tutti perdessero un po’ del loro tempo per ascoltare il fruscio del vento, allora percepirebbero questa musica. E avvertirebbero il messaggio di Dio. È nascosto lì . Nel vento Paris. Un messaggio d’amore.”

Sai che cosa c’è lassù? Una serie di toni più alti. Tutto è arrangiato dalla natura. Governato dalle leggi della fisica dell’intero universo. È un suono armonico, un’energia, una lunghezza d’onda e se non la cavalchi, non la sentirai mai.
Da August Rush.
“Tesoro.” 
Due mani si adagiarono con delicatezza sulle sue spalle, ma questa volta il tocco era tenero, gentile, aggraziato.
“Nonna…” Paris strinse con forza le due mani morbide di Katherine e mantenne lo sguardo puntato sugli occhi semi-aperti del padre.
Erano così particolari, così profondi.
“Papà sta sognando la sua Isola che non c’è nonna.”  Mormorò con una tenerezza e un’accortezza che andavano ben aldilà della tenera età della piccola.
Perché Paris ne era certa, Michael stava sognando.
Un singhiozzo.
Katherine si premette una mano su una bocca.
Il meraviglioso sguardo trapuntato di stelle si spense.
“Tesoro, il nostro angelo è volato via.”

La strinse forte. Forte.
Paris non aveva idea che sua nonna possedesse così tanta energia in quel corpo tanto delicato e morbido.
“è volato via, Paris. Noi, non abbiamo potuto trattenerlo. Lui era troppo buono,anche per noi. Era speciale, e Dio ha voluto riprenderselo con sé.”

“No!” la bambina si liberò dall’abbraccio  e voltò le spalle alla nonna.
“No, lui non è di Dio. Lui è il mio papà. Nessuno ha il diritto di riprenderselo!”
Il piccolo corpo fu pervaso dei tremiti ed un singhiozzare regolare la raggiunse, in linea con quello di Katherine.
“Nonna.” La bambina si voltò ed individuò nello sguardo della donna di fronte a lei un’espressione di puro dolore.
“Nonna perché? Perché cel’hanno preso? Papà era nostro solo nostro. Era un papà, solo un papà!”
Si gettò fra le braccia di Katherine che la strinse a sé con forza, adagiando il capo sul suo, avvolgendola stretta fra le sue braccia.
Per proteggerla.

“Lui non era un angelo. Lui non era un mostro e non era nemmeno un Re. Lui era solo un papà. Il mio papà. mio, di Prince e di Blanket. E io lo rivoglio nonna,lo rivoglio!”
“Shhh shhh lo so amore mio, lo so.”

Lottava Katherine.
Lottava per non crollare.
Lottava per resistere alla morsa del dolore.
Lottava per i suoi tre nipotini, perché il mondo non avrebbe mai potuto comprendere che cosa era successo quella mattina.
Perché tutti avrebbero pianto un mito, una leggenda. Un artista.
Ma Paris aveva ragione.
Perché lui non era nulla di tutto ciò.
O per lo meno, tutto ciò non era ciò per cui lui voleva essere ricordato.
Perché  Michael era un padre.
Il padre di tre meravigliosi bambini.
Ed era fratello.
Ed era figlio.
Era il suo meraviglioso, speciale dono.

Il nome Michael deriva dall’ebraico e significa “Chi è come Dio?”
Non è un’affermazione,ma è una domanda.
Per tutta la sua vita, Michael ha cercato di dare una risposta a questa domanda
prendendo esempio dagli insegnamenti del signore.
Michael non era un santo.
Non si definiva messia.
Lui era un umile e per tutto il tempo che ha potuto,
 ha tentato di trasmettere questa umiltà
sprigionando amore e purezza da ogni angolo del suo cuore.
Michael era speciale proprio perché così semplice.
Così ordinario.
Era figlio,come tutti noi.
E come molti di noi era padre.

“Adesso dobbiamo andare Paris.” Katherine prese per mano la nipote e concesse un ultimo sguardo colmo d’amore a quell’uomo che era e sarebbe sempre stato uno dei suoi regali più preziosi.

“Buon viaggio amore mio.” Mormorò sfiorando la fronte pallida del suo bambino con affetto.
“Ora sei libero di volare, Peter Pan.”

Si fece da parte, gli occhi gonfi di lacrime.
Sapeva che nei giorni a venire sarebbe esplosa.
Sapeva che non sarebbe stato facile.
Ma i suoi nipoti venivano prima di tutto.

Li amava sopra ogni altra cosa, perché così era stato per lui, per il suo Michael.

E avrebbe continuato a proteggerli e ad educarli in nome del rispetto e dell’amore, così come aveva fatto lui.

Sei una donna meravigliosa mamma.
La benedizione di un figlio
Ed io ti amo con tutto il cuore
“Papà.”
Le labbra della piccola Paris erano secche.
In aperto contrasto con gli splendidi occhi di cristallo, gonfi di lacrime di rugiada.

La manina candida sfiorò con tenerezza la fronte del padre e scivolò leggera sulle sue palpebre, serrando gli occhi di Michael con un unico aggraziato gesto.

Era freddo.

“Buonanotte papà.” Sussurrò sollevandosi sulle punte dei piedi per adagiare un ultimo dolce bacio intriso d’amore sulle labbra del papà.

“Sei il papà migliore del mondo. E lo sarai sempre.”

Le parole vennero perturbate da un singhiozzo.

“Ti voglio così bene.”

I love you more

Io ti amo di più piccola di Papà

E sarò sempre nel tuo cuore
Questa è una promessa

Proprio in quel momento un’equipe di personale fece ingresso nella camera sbattendo la porta e parlottando  a voce alta.

Nessun rispetto per il  suo papà addormentato.

“Salutami Neverland, papà.”

Paris sussurrò prima di lasciarsi allontanare dalle mani docili della nonna.

“Voglio restare qui.” Mormorò sul suo collo stringendosi a lei.

“Non voglio che pensi che l’abbia abbandonato. Avrà paura nonna.”

Non ho paura tesoro mio
So di avere tre angeli che mi proteggono da laggiù
Siete voi mia piccola Paris

I miei Principi
I miei tre Principi

“Lui lo sa amore.” Katherine si portò un fazzoletto sul viso ed asciugò le lacrime che scivolavano lente lungo il profilo delle sue guance.

“Papà sa che noi lo ameremo per sempre.”

Ed io amerò per sempre voi


“I just wanted to say, ever since I was born, Daddy has been the best father you could ever imagine. I just wanted to say I love him so much.”
Paris Jackson.
July 7th  2009,Staple Center , Los Angeles.

 

Nota dell'autrice.
Scritta di getto e non ho nemmeno il coraggio di ricontrollarl.

            E nemmeno di aggiungere altro.
            Grazie per la lettura.

 


Diclaimer:'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Paris, Katherine e Michael Jackson.
   
 
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