Lo fissi. E' tutto quello che puoi fare: ormai è tardi, Gintoki, lo sai.
Puoi solo pentirti, pentirti di non avergli mai detto nulla.
[Dedicata a Gintokina, perché sì]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
I keep fading
into you,
Drowning in your darkest blue,
The sorrow pulls me down,
I'm weightless without sound,
I still hear them calling.
There's no hope,
There's no hope for me,
Cause I can't silence the sound,
They keep calling me. (They keep calling me)
[Darkest blue - Lostprophets]
Lo fissi. È tutto quello che puoi
fare: ormai è tardi, Gintoki, lo sai.
Puoi solo pentirti, pentirti di non avergli mai detto nulla.
I suoi capelli neri sono macchiati del suo stesso sangue, gli occhi,
con quelle pupille sempre dilatate per cui l’hai preso in
giro la prima volta che l’hai incontrato, sono aperti ed il
petto non si solleva più.
Fissi il sangue che macchia quella divisa, di solito così
pulita.
Senti la voglia di urlare, di distruggere tutto ciò che
può essere distrutto. Una parte di te si domanda se
ciò durerà e finirà col portarti alla
follia, esattamente come è successo a Takasugi, o se
è una cosa momentanea, che cesserà presto e ti
lascerà riprendere la tua vita in maniera quasi ordinaria.
Non potrà mai tornare tutto come prima, lo sai, non senza
lui.
Con chi discuterai se è meglio l’Hijikata special
o il riso alla uji Gintoki? Con chi discuterai per ogni cosa senza che
la persona in questione abbia la voce lamentevole di Shinpachi? Con chi
combatterai e litigherai praticamente sempre, pur divertendoti? E,
soprattutto, chi ti causerà le sensazioni che ti causava lui?
Riesci a chinarti. Gli osservi con attenzione il volto, cercando di
fermare ogni singolo dettaglio nella tua mente.
Ma non ci riesci.
Non è la solita espressione di Hijikata quella: è
l’espressione di un uomo colpito a tradimento.
Senza accorgertene, stringi le mani a pugno. L’ aver ucciso
il responsabile, il cui cadavere non è molto lontano da te,
non ti è sufficiente: la rabbia è troppo forte.
Batti un pugno a terra. È il tuo modo di sfogarti,
perché non riesci a piangere. No, non vuoi piangere: sarebbe
troppo duro se l’ultimo ricordo che hai di lui fosse sfocato.
Può essere che la sua espressione non sia la
solita, quella del vice-comandante demoniaco, ma è
lui. Ti è sufficiente.
Fai passare le mani sui suoi capelli neri. Un po’ ti
stupisci: la sensazione al tatto è molto più
piacevole di quanto avessi mai immaginato. Mentre fai scivolare la mano
sugli zigomi, non riesci a fare nient’ altro che proseguire a
pentirti: la pelle che senti ora è fredda, non è
certo come quella che aveva fino a poco prima e che avevi sentito solo
tramite pugni e schiaffi.
Le dita arrivano lentamente anche sulle labbra, disegnandone prima il
contorno e poi accarezzandone la parte più interna.
Non resisti più. Gli occhi si offuscano e le lacrime
iniziano a scendere.
Una di loro, dopo essere scivolata sul tuo viso, gli cade proprio sulle
labbra. E allora desideri.
Desideri che, come in tanti manga che hai letto nel corso della sua
vita, lui apra gli occhi.
Che desiderio stupido.
Non c’è speranza che torni indietro, non
c’è speranza per chi ha raggiunto il momento in
cui può solo dormire e dovrà farlo per sempre.
Vorresti chinarti per baciarlo, ma vorresti anche scuotere quel
cadavere, chiedergli perché uno come lui si era fatto
colpire così facilmente. E vorresti anche una risposta. “Sei uno stupido, Sakata”
Ti rendi conto che è vero, che quella frase che ti
è stata ripetuta tante volte da lui è la pura e
semplice verità.
Però sei felice: ti ha ripetuto quella frase così
tante volte che ti rimarrà in testa per tutta la vita,
sarà un po’ come averlo sempre accanto.
Quella frase si ripete nella tua testa ad ogni pensiero che fai ma ne
sentì un’altra. E per la prima volta capisci il
tuo peggior nemico.
Una voce che urla di volere la morte, una voce che grida di uccidere.
Per quanto quella di Hijikata la supererà?
Sorridi tristemente. Stai impazzendo, Gintoki.
Shiroyasha urla, vuole il sangue ti tutti coloro che facevano parte del
gruppo a cui apparteneva quell’uomo e poco gli importa se
moriranno anche innocenti: vendicare Hijikata è la
priorità, no?
Senti delle voci chiamarti, chiederti cos’è
successo.
Gin, Gintoki, Sakata, Yorozuya, danna; tutti ti chiamano, tutti
vogliono sapere.
Sentì una mano avvicinarsi a te, per poi ritirarsi. Non ne
ha il coraggio Okita, non ce la fa a toccarti. Lui che voleva tanto la
morte di Hijikata, ora che ha davanti il suo cadavere soffre.
Kondo si mette accanto a te in silenzio, piangendo come una fontana.
Anche gli altri si avvicinano a Hijikata, ma nessuno ce la fa a dire
una parola.
Dopo un tempo indefinito, prendi il cadavere di Hijikata tra le braccia
e gli chiudi gli occhi, pensando “ora dormi”.
- Andiamo. – riesci a dire, ma la tua voce ha la stessa
espressività di quella di un automa.
Mi sento in colpa, mi
sento davvero in colpa. Volevo dedicartii una GinHiji triste, una volta
mi hai scritto in una recensione che adori le cose tristi, ma
è venuta fuori questa cosa con uno shonen-ai leggerissimo,
dove forse c'è OOC. Per favore, pensa che
quello che conta è il pensiero >.<