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Autore: Farrah Wade    14/04/2010    0 recensioni
Essere genitori non è mai una cosa facile. Spesso si devono prendere decisioni difficili riguardo ai figli. Quante volte per "fare del bene" si deve "fare del male", rischiando di essere fraintesi e addirittura odiati dai propri figli? Ne sa qualcosa il dottor Philip Price, che oltre a dirigere un ospedale, si troverà alle prese col non facile carattere dei suoi gemelli. La sofferta ma necessaria decisione di mandarli a studiare in un collegio adatto al rango della famiglia scatenerà una serie di terribili eventi che vedranno coinvolti i suoi figli e una strana "allucinazione" che lo porterà a dubitare della loro sanità mentale e rivangare alcuni segreti celati da tempo dal nonno dei gemelli, il primario ormai in pensione Preston Price. Genitore austero e brillante medico, Philip cercherà sempre di fare "la cosa giusta" finendo inevitabilmente col fare quella sbagliata.
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13


Dopo che Reynolds se ne fu andato, rimase solo con la sua collera e con le sue domande senza risposta. Si sentiva stanco e dolorante. Sapeva che presto suo padre sarebbe tornato per controllare la ferita, e non aveva nessuna voglia di vederlo. Un altro confronto non sarebbe riuscito davvero a tollerarlo.
Seppure di malavoglia, si era gettato sul letto arrendendosi al fatto - peraltro evidente - che nessuno gli avrebbe aperto la porta e che in quella stanza non c’erano distrazioni ma solo i suoi pensieri, insidiosi e pericolosi nemici. Almeno la voce per il momento se ne stava zitta.
Alla fine l’inedia lo vinse e si assopì, provato dagli ultimi sviluppi.




                                                    
Furono le voci a svegliarlo. Si mosse nel sonno, poi aprì gli occhi, trovandosi di fronte suo padre e la capoinfermiera. Quando si accorsero che era sveglio, si avvicinarono e Philip si sedette sul letto. Finse di non vedere lo sguardo rabbioso che il figlio gli rivolse, anche se ci rimase male quando Benji si ritrasse.

-Sono passato per vedere come stavi e per sapere se avevi cambiato idea - disse Philip con un tono di voce molto professionale – so che anche John ti ha parlato.

Benji non rispose. Li stava osservando cautamente, attento a ogni loro piccolo movimento. Il padre se ne accorse e cercò di farlo sentire a proprio agio, parlando con calma e cercando di non innervosirlo ulteriormente.

-Ho bisogno che tu mi dica cosa è successo, Benji, cerca di capirlo altrimenti non posso aiutarti.

-Come te lo devo dire che non lo so?- proruppe stizzito il figlio - continui a farmi la stessa domanda, cosa vuoi sentirmi rispondere?!

-Voglio solo che tu mi dica la verità su quanto è successo, non è difficile, provaci almeno.

-La verità … - fece Benji amareggiato – la verità è che tutti quanti voi avete già preso le vostre decisioni! Che te ne importa quindi di sentirmi dire quello che già sai?

-Di che stai parlando? Quali decisioni?

Benji lo guardò con odio, convinto che lo stesse beffando – Il fatto di trovarmi qui, per esempio. So benissimo che pensate che sia impazzito, ma non è così.

-Benji … - iniziò a dire Phil – chi ti ha detto certe cose?

-Nessuno! Mi trovo qui e basta! Contro la mia volontà, ma a te non importa.

-Perché dici questo?

-Perché è vero!

-Cerca di essere ragionevole, Benji. Nessuno pensa questo di te.

-Ah, davvero? Allora perché non posso andare a casa? Perché non posso uscire da questa stanza? – aveva alzato la voce e Doreen si era avvicinata. Il ragazzo la fulminò con lo sguardo apostrofandola secco – Non toccarmi tu!

Phil alzò una mano, fermando la caposala, senza staccare gli occhi dal figlio.

-Perché pensi che siamo noi i tuoi nemici, quelli da combattere? Noi vogliamo solo aiutarti, permettici di farlo.

-No!- urlò Benji – tu mi hai portato qui, non dimenticarlo, è tutta tua la colpa!

-Ti ho portato qui dopo averti trovato ferito nella tua stanza mentre urlavi qualcosa a qualcuno che non c’era!

Quella verità colpì Benji come uno schiaffo. Rabbrividì. Dunque suo padre sapeva. Aspettava solo di sentirglielo dire.

-Avanti, Benji, dimmelo.

Sconvolto da quella rivelazione, si chiuse in un ostinato silenzio. Scuoteva il capo, ripetendo a bassa voce di non essere pazzo.

Philip tentò nuovamente di convincere il figlio a parlare di quello che era successo, ma questi si rifiutava perfino di guardarlo in faccia. Philip sapeva che era arrabbiato con lui ma non poteva farci niente, anche se non era sua intenzione subire la collera del figlio senza fare nulla.

-Rachel mi ha detto delle cose che vorrei tu confermassi – tentò ancora Philip.

-Non è vero, vuoi solo usare mia sorella contro di me. Se non fosse così, mi permetteresti di vederla!

-Benji …

-Basta, lasciami stare, vattene!

Stava per rispondergli quando il suo cercapersone si mise a vibrare. Controllò chi fosse, imprecando a bassa voce. Era un’urgenza, doveva andare subito in sala operatoria, anche se non gli andava di lasciare Benji così, e di certo non poteva nemmeno ignorare la chiamata. Sospirò nervosamente, dovendo anteporre ancora una volta il lavoro al figlio. Del resto non stava ottenendo dei risultati, quindi forse quell’interruzione si era rivelata quanto mai opportuna.
 
-Va bene, facciamo una pausa per oggi – concesse Philip – ma domani vorrei continuare questo discorso. Verrà anche un dottore nuovo che non conosci e che forse ci potrà aiutare.

Attese che Benji mostrasse una reazione, invece nulla. Il ragazzo sedeva sul letto a gambe incrociate, voltandogli le spalle. Non rispose, non mostrò alcuna reazione.
Philip annuì, aspettandoselo. Senza aggiungere altro, lasciò la stanza, seguito dalla caposala.
Doreen lo accompagnò fuori dal reparto, fino agli ascensori e mentre aspettavano che arrivasse, chiese al primario chi fosse questo nuovo medico.

-Abbiamo seguito dei corsi di specializzazione insieme all’università, poi lui ha proseguito con psichiatria mentre io ho preferito seguire le orme di mio padre e diventare chirurgo - spiegò Philip – ci conosciamo da tanto e so che è diventato un ottimo psichiatra; l’ho contattato l’altro giorno e mi ha detto di essere disponibile. Credo che la sua esperienza sia utile e spero tanto che mi possa dare una mano con i gemelli.

-Capisco - fece Doreen – a proposito, come sta il dottor Preston?

Preston Price era il padre di Philip, ex primario del Western Maine ed era molto caro a Doreen.

-Sta bene – rispose Philip - si gode la pensione, mentre John ed io qui ci stiamo passando la patata bollente che il caro ex primario ci ha scaricato addosso!

Risero insieme.

-Suvvia dottore, dirigere un ospedale è una bella responsabilità, e credo che suo padre sia fiero di aver lasciato a lei e John questo importante privilegio.

-Certo, stavo scherzando.

Doreen annuì.

L’ascensore arrivò e prima di chiudere le porte Philip si rifece serio.

-La prego di informarmi immediatamente se ci fossero degli sviluppi.

-Certo, dottore non si preoccupi. Sarà informato di tutto.
 
Philip annuì e schiacciò il pulsante dell’ascensore, la mente già rivolta al paziente che doveva salvare.


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Il mio sempiterno "GRAZIE" ad Arte e Kellina... Il vostro apprezzamento e i vostri commenti mi fanno immenso piacere... ci tenevo a dirvelo prima di scappare a scrivere il resto della storia! Altrimenti poi non riesco a starvi dietro!! Un saluto a tutti i lettori che mi seguono nell'ombra... ***Lady Faith***
   
 
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