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Autore: Youko    15/04/2010    3 recensioni
Vi siete mai chiesti perchè in una puntata dell'anime Lavi per chiamare Yu fa riferimento alla sua biancheria intima? E se il giovane Bookman avesse scoperto qualcosa di particolare?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mutande di Yu Kanda Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino,  questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Le mutande di Yu Kanda

La pioggia continuava a scendere inesorabile, né una stella né la luna rischiaravano la strada con il loro bagliore solamente la misera luce che tenevano in mano impediva loro di mettere un piede in fallo.
Il finder richiamò la loro attenzione “C’è una casa abbandonata più avanti - disse avvicinandosi ai due e coprendosi meglio il viso con il cappuccio – potete ripararvi lì, io andrò avanti a cercare gli altri e a reperire informazioni sulla situazione – porse a Lavi un’altra lampada ad olio prima di continuare - Domattina verrò a chiamarvi, fino ad allora rimanete qui vi prego” sfuggì lo sguardo tagliente di Kanda e si allontanò nella direzione opposta, i due esorcisti si avviarono al riparo di fortuna.
Abbandonata non era il termine esatto a descrivere l’abitazione, fatiscente gli si addiceva di gran lunga.
Kanda aprì la porta cigolante facendo cadere una notevole quantità di frammenti di legno dalla struttura, entrarono circospetti, ma come aveva detto loro il finder era un luogo sicuro e asciutto.
“Accendo il fuoco” esordì Lavi dopo aver visto il camino nella parete di sinistra e aver valutato, che facendo a pezzi un paio di sedie e il tavolo sghembo, poteva ricavarne della legna sufficiente a scaldarli.
I loro abiti erano completamenti zuppi di pioggia e avevano necessità di riscaldarsi date le temperature non miti.

 La casa era piccola, costituita da un unico piano un’abitazione semplice e povera dedusse Bookman da uno sguardo veloce. Le fiamme iniziarono a crepitare velocemente e presto il calore iniziò a riscaldare il giovane esorcista con un occhio solo.
 Il compagno stava lanciando occhiate guardinghe all’esterno attraverso la porta semi accostata “Meglio chiuderla Yu o sarà inutile aver acceso il fuoco”
“Non chiamarmi per nome” gli ringhiò sbattendo malamente l’uscio.
“Bene” esclamò sorridendo al palese nervosismo dell’altro, la missione si era rivelata un enorme buco nell’acqua. Non avevano trovato l’innocence, come avevano supposto i finder che avevano richiesto la presenza degli esorcisti, ma avevano invece trovato solo alcuni Akuma. I cercatori che erano stati inviati a studiare lo strano fenomeno verificatosi nella zona erano stati costretti a rifugiarsi lontano mentre loro facevano pulizia, così ora erano bloccati lì finché non avessero ricevuto dal gruppo la definitiva conferma che l’anomalia della zona non era stata causata da quello che cercavano.

Yu era oltremodo furioso aveva si potuto combattere gli Akuma, ma in definitiva era stata solo una perdita di tempo per il giapponese.  
Lavi sorrise appena, iniziando a togliersi la giacca della divisa.
Grazie alla sua memoria prodigiosa con un singolo sguardo aveva già registrato i pochi mobili ancora utilizzabili.
Arrangiandosi come poteva appese il capo vicino al camino perché si asciugasse. Kanda si era messo dall’altro lato e aveva allungato le mani verso le fiamme, sembrava non aver freddo eppure Lavi era convinto del contrario, osservandogli la lunga coda stillare acqua sul pavimento sporco di polvere.
 “Meglio se ci spogliamo o prenderemo un malanno” constatò pratico, Yu non disse nulla ma appoggiò Mugen contro il muro e si liberò a sua volta del pastrano.

Lavi aprì lo zaino che avevano portato con loro, conteneva del cibo e quanto poteva occorrergli in quella missione. Porse al compagno un cambio asciutto osservando di sfuggita il tatuaggio sul petto, si era ritrovato spesso a pensare al significato di quel disegno.
Aveva cercato nella sua memoria di Bookman e su ogni testo su cui poteva mettere le mani, il significato però restava un mistero.
Assomigliava a un simbolo indiano precisamente al mantra che racchiude in sé il potere del divino*, però non era uguale mancava un pezzo, una piccola “virgola” o “linea”.
Non poteva chiedere direttamente a Yu cosa rappresentasse il disegno, l’unica cosa certa era che grazie a quel tatuaggio la sua forza vitale era notevole, se colpito o ferito in modo grave il compagno di battaglia guariva in poco tempo. Sicuramente Komui ne sapeva di più, ma indagare su quel fronte era solo un ulteriore perdita di tempo, il sovraintendente teneva il più completo riserbo sulla questione.
Per Lavi quella non era una semplice curiosità in quanto futuro successore di Bookman, non del tutto almeno.

Prese a sfilarsi a sua volta la maglia osservando con la coda dell’occhio Yu poggiare a terra l’ultimo stivale e procedere a sbottonarsi i pantaloni, quando li tolse Lavi non finse più di non osservarlo. Puntò lo sguardo direttamente sul corpo niveo, esile, ma al tempo stesso forte dell’esorcista.
“Yu..- lo chiamò incerto ottenendo una sua occhiata stizzita, ma Kanda non lo aggredì come al solito, perché troppo sorpreso dallo sguardo attento e perplesso del ragazzo – Yu ma tu – fece ancora prima di esplodere – Ma porti il pannolino come i neonati?” puntò un dito contro l’inguine del ragazzo e scoppiò a ridere.
 Kanda digrignò i denti “Idiota! – gridò furioso e indispettito da quelle risa – Questo è il fundoshi** ogni uomo giapponese lo porta” chiarì.
 Lavi lo fissò tenendosi la pancia dal gran ridere “Ma … insomma tu”
“Io cosa? Sono giapponese no? Smettila di ridere o ti taglio in due” minacciò afferrando la fedele Katana.
“Scusa, scusa, è che non me l’aspettavo – ammise sincero Lavi lanciando un’occhiata ad esaminare il capo –Però Yu devi ammettere che è strano” tentò di giustificare la reazione avuta poco prima, imponendosi di sopprimere il sorriso che minacciava di salirgli al volto.
“Non è strano per niente!” ribadì seccato riponendo l’arma e avvicinandosi al fuoco per asciugarsi, prima di infilarsi gli abiti di ricambio, così Lavi si ritrovò ad ammirare il posteriore del compagno esorcista.

 Il capo sembrava, anzi era si corresse, un’unica striscia di tessuto legata ai fianchi e passata fra le gambe a coprire le parti intime, delineando e lasciando in bella mostra una porzione notevole dei glutei.
“Ma come si mette?” domandò Lavi curioso allungando due dita verso il nodo sul lato sinistro, Yu si scansò veloce riprendendo la fedele arma in mano.
“Non toccarmi idiota”
“Sono solo curioso Yu, non ho mai visto una cosa simile” disse sincero, Kanda soppesò le sue parole a lungo prima di riporre l’arma e procedere a vestirsi spiegandogli, però come s’indossasse il capo.
“Ogni vero uomo giapponese lo indossa, tutti i samurai lo portano” chiarì ancora mentre si abbottonava i calzoni.
“Quindi dicevi che ci sono altri modi per indossarlo?- chiese ancora curioso e divertito Lavi  - e il modo in cui lo indossi tu è … ?”
Kanda assottigliò un secondo lo sguardo, ma poi rispose ugualmente.
“Il più pratico, senza l’eccesso di stoffa”
Le labbra di Lavi si assottigliarono in un ghigno beffardo “Nella maniera più aderente, si ho notato” il ragazzo giapponese gli lanciò uno sguardo infuocato.
“No idiota, nella maniera più pratica dato che devo combattere ventiquattrore su ventiquattro” lo sfidò a ribattere ancora liberando Mugen con uno scatto secco, che risuonò perfettamente in tutta la sua minaccia dato che oltre al crepitio delle fiamme non vi era altro suono.
L’altro esorcista preferì soprassedere, stendendo invece una coperta custodita nello zaino davanti al camino. Si sedette invitando l’altro con uno sguardo a fare altrettanto, seppur ancora nervoso e infastidito, Yu acconsentì, era stupido rimanersene in piedi per il resto della notte.
      
Lavi stranamente rimase silenzioso cercando nella borsa la loro cena, mangiarono e si scaldarono al tepore del fuoco mentre i panni gocciolavano inesorabilmente sul pavimento.  
“Ma è difficile da mettere?”
Kanda aveva capito a cosa si riferisse con quella domanda ma evitò di rispondere, troppo conscio che lo stesse prendendo in giro e allungò la mano verso la Katana.
“Comunque a te sta davvero bene” esalò ancora Lavi.  
“Ora basta! Ti faccio in mille fettine” scattò sguainando l’arma
“Ma ti ho fatto un complimento, Yu che ho detto di male?”  
“Mi stai prendendo in giro ecco cosa?”  
“Ma no, penso davvero ti stesse bene, eri davvero…” Lavi si bloccò sorridendo imbarazzato, il ragazzo giapponese si rimise seduto con un cipiglio furioso e seccato
“Non usare il mio nome” ribatté austero.
Lavi preferì tacere e non continuare oltre con quell’argomento, soprattutto perché consapevole che avrebbe potuto dire o fare qualche sciocchezza.
Il fatto che Kanda non gli fosse indifferente in senso sentimentale, l’aveva iniziato a comprendere già da qualche tempo.
Ma doveva esternare questo interesse? No, certo che no si rispondeva ogni volta, se fosse stato qualcun altro forse ma non con Yu.
Eppure Lavi capiva che proprio perché fosse lui se n’era innamorato, non gli sarebbe capitato con nessun altro.  

L’esorcista dai capelli rossi non riuscì a chiudere occhio quella notte anche quando, terminato il proprio turno di guardia, si stese davanti al camino. Il fuoco si era ormai quasi del tutto spento e nel tremolio delle ultime fiamme guizzanti, prese a ricordare la figura candida ed aggraziata del compagno di battaglia. Vedergli addosso un indumento simile era stato folgorante.
Yu non si era reso conto del turbamento che gli aveva procurato, aveva mascherato tutto col sorriso, le risate e una battuta scherzosa. Lavi era bravo in quello  fingere, celare, nascondere accuratamente quello che provava in realtà.
Fingere di essere un calmo esorcista, fingere di essere un freddo analizzatore Bookman, fingere allegria e serenità quando non ne provava, fingere che gli piacessero le donne formose, fingere che avesse a cuore il benessere dei compagni quando in realtà registrava semplicemente ogni informazione, fatto o accadimento che li riguardava.
Fingere di non avere un cuore, provare sentimenti o emozioni.
Ma Lavi ne provava, il suo cuore batteva e pulsava come quello di chiunque altro e in quel momento, stava galoppando dalla felicità di poter trascorrere qualche momento con Yu.

Il ragazzo giapponese stava diligentemente sorvegliando i dintorni della casa, avevano eliminato con successo tutti gli Akuma che si erano trovati d’innanzi, ma non potevano escludere un nuovo attacco.
Lavi si alzò avvicinando le mani alle braci riscaldandole al loro tepore, lanciando timide occhiate all’indirizzo di Kanda ancora intento a scrutare attraverso il vetro sporco di una finestra.
Gli si avvicinò con calma fingendo di osservare l’esterno anche lui.
“Yu” lo chiamò piano, come se temesse di svegliare qualcuno che non c’era o di spezzare l’incanto di quel momento.
“Non chiamarmi per nome –ringhiò subito l’altro – Che vuoi?” abbaiò ancora.
 Lavi scrollò il capo in segno di diniego sorridendo appena, Kanda lo fissò un secondo infastidito per poi rivolgere la sua attenzione all’esterno.
Voleva solo che lo guardasse, null’altro, solo quello avere i suoi occhi scuri su di sé.
Gli rimase accanto godendo e gioendo di quel momento di tranquillità che sapeva di calore familiare, qualcosa che lui non aveva mai avuto.
Aveva passato anni a seguire il vecchio panda per osservare la storia, spostandosi da un angolo all’altro del mondo, non sapendo cosa volesse dire avere una casa, una famiglia, degli amici.
 
Avere un cuore.

Finché non erano approdati all’ordine oscuro.
    
Fissò il ragazzo accanto a sé con uno sguardo colmo di affetto e tenerezza sorridendogli indifferente, quando Yu si voltò con uno scatto nella sua direzione, non gli sfuggiva mai nulla era sempre vigile, allerta e attento ad ogni cosa.
Lavi sospirò pesantemente chissà per quanto ancora poteva nascondergli tutto.
“ Se sei stanco và a dormire”– gli giunsero le parole del giapponese in un sussurro  
“Ti preoccupi per me Yu?” chiese allegro
“Se dovessero attaccarci non combineresti un granché, ovviamente non mi serve il tuo aiuto e di sicuro io ti lascerei crepare – chiarì rivolgendo lo sguardo alla finestra – E non mi chiamare per…” Kanda si bloccò osservando lo smeraldo incupirsi e velarsi di tristezza.  
“Hai ragione è meglio dormire” fece Lavi stirando le labbra in una smorfia amara e senza gioia.
Yu assottigliò lo sguardo  cercando di capire che avesse non che gli importasse, ma erano in missione e sotto attacco nemico poteva risultare fatale.
 Lavi si voltò verso di lui con un grande sorriso “Però devi insegnarmi a indossare il fundoshi correttamente”
La reazione di Kanda fu puntuale e immancabile, Lavi prese a sfuggire dal filo tagliente di Mugen ridendo.

Forse un giorno Yu lo avrebbe scoperto, forse un giorno glielo avrebbe detto lui stesso, ma fino ad allora andava bene anche così.
Finché poteva avere la sua attenzione e scatenare una sua qualsiasi reazione, anche violenta, gli sarebbe bastato.
In più quel giorno Lavi aveva scoperto qualcos’altro che poteva innervosire Yu.


*AUM SIK :   Aum è il mantra ( il suono Omh per capirci) più sacro della religione induista. Fonte Wikipedia      

**FUNDOSHI : Questo indumento era indispensabile per ogni uomo giapponese, ricco o povero, aristocratico o plebeo, fino alla seconda guerra mondiale, quando l'americanizzazione rese popolare la biancheria intima elasticizzata. È una lunga striscia di tessuto ( due metri e passa) che viene avvolta attorno ai fianchi e fatta passare attraverso le gambe. Ci sono tre modi di indossarlo. Il primo è quello classico che si vede in molti anime/manga e che lascia un’abbondante striscia di tessuto ricadere davanti ( il grembiulino xd), il secondo prevede di legare la stoffa in eccesso in un fiocco nella parte posteriore. Il terzo è quello considerato più comodo, tutta la stoffa viene ripiegata e annodata.  Fonte Wikipedia
  
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