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Autore: Princess Kurenai    16/04/2010    2 recensioni
Osservava il vino all’interno del suo bicchiere.
Lo faceva ondeggiare, soffermandosi di tanto in tanto a scrutare ogni singolo riflesso creato dalla luce che filtrava dalla finestra: il liquido pareva quasi carminio, come il sangue.
Fortunatamente mentre lo saggiava, posando le labbra sulla fredda superficie, poteva notare che il suo sapore era decisamente lontano da quello ferroso che il suo colore ispirava.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Guillotine
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Maximilien de Robespierre
Genere: Introspettivo, Storico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shonen-ai, OneShot
Conteggio Parole: 874 (FiumiDiParole)
Note: 1. Scritta per la seconda settimana del F3.U.CK.S. Fest!, indetto da fanfic_italia in collaborazione - per questa settimana - con fuoco_dal_cielo
2. Partecipa a FiumiDiParole.
3. Tratta dal prompt “Ghigliottina” della tabella “Settecento”.
4. Ambientata durante il Regime del Terrore in Francia.

{ Guillotine ~



Osservava il vino all’interno del suo bicchiere.
Lo faceva ondeggiare, soffermandosi di tanto in tanto a scrutare ogni singolo riflesso creato dalla luce che filtrava dalla finestra: il liquido pareva quasi carminio, come il sangue.
Fortunatamente mentre lo saggiava, posando le labbra sulla fredda superficie, poteva notare che il suo sapore era decisamente lontano da quello ferroso che il suo colore ispirava.
Degli schiamazzi giunsero alle sue orecchie, distogliendolo da quella sua attenta osservazione. Ma non si chiese che cosa stesse accadendo lì per le strade, ma aveva il vago sentore che poco più in fondo alla via, in una delle piazze di Parigi, si stesse svolgendo un’altra esecuzione. Non sapeva esattamente quante ne erano già state compiute quel giorno, ma sicuramente quella non sarebbe stata l’ultima.
Tante erano le persone che si opponevano alla loro idea della Nazione e tanti erano i traditori dei loro ideali, nei quali lui, Francia, credeva fermamente. Si fidava di Maximilien, e se lui e il suo Comitato dicevano che quelli stavano ostacolando il nuovo Regime, lui era più che favorevole alla soppressione di quelle persone.
Quindi, se la ghigliottina era l’unica via per mettere fine alla vita degli infedeli, era ben felice di poterla utilizzare.
Era uno strumento di morte, certo, ma veramente utile, veloce e indolore: la testa veniva tagliata via di netto. Niente a che vedere con le vecchie decapitazioni e le impiccagioni, nelle quali spesso infatti capitava che il capo non si staccasse del tutto dal corpo dell’imputato o che il cappio non fosse stretto bene.
Fatto sta che con la ghigliottina tutte le morti erano state rapide e senza inutili perdite di tempo.
Francia portò ancora alla bocca il bicchiere, sorseggiandone il contenuto, ritrovandosi quasi a mugolare per il piacere nel sentire il vino scivolargli in gola. Ottimo come non mai. Non era poi così diverso da quelli che era solito bere alla corte dei vari Re che si erano succeduti in quegli ultimi secoli, ma quello aveva un gusto completamente diverso: sapeva di libertà.
Ovviamente, la vita a Corte non era orribile, anzi, tutt’altro: dimorare accanto ai Sovrani significava ricevere doni, partecipare a lunghe feste ed essere sempre attorniati belle donne ed aitanti soldati. A Francia era sempre piaciuto quel divertimento spensierato e spesso senza freni ma, con il passare del tempo, anche lui aveva iniziato ad avvertire il bisogno d’indipendenza del suo popolo, e i suoi desideri si erano trasformati: dalla necessità di partecipare a sfrenate feste di Corte, a quella di eliminare la monarchia in favore della libertà.
Lentamente, la sua presenza alle riunioni segrete, che si tenevano tra gli scontenti dell’operato dei membri della Corona, si fece sempre più attiva, e fu proprio durante quelle lunghe notti - nelle quali ascoltava e comprendeva le lamentele del suo popolo - che conobbe Maximilien de Robespierre.
Un giovane molto intelligente e dalle idee ben chiare, ed anche carino quel che bastava per attirare la sua attenzione anche oltre la semplice conoscenza - non era di una bellezza che lasciava senza fiato, ma era passabile secondo i gusti di Francia.
Avevano parlato spesso in quelle riunioni ed altrettanto frequentemente si erano anche incontrati al di fuori, rinchiudendosi in comode camere da letto, approfondendo la loro amicizia. Era divertente ritrovarsi con quell’uomo, giacere con lui era soddisfacente e, raccontarsi delle loro avventure amorose e non era ancor più rilassante, ma mai quanto era interessante la venerazione di Maximilien nei suoi confronti.
Si ricordava ancora con un sorriso - e con un’innegabile vena narcisista che si gonfiava facendolo gongolare - una breve discussione che avevano avuto, quasi per scherzo.

“ Ti dovresti sposare, sai? Hai avuto tante donne e molte, erano anche molto propense ad unirsi in matrimonio con te.”, gli aveva detto, sorseggiando del vino, mentre se ne stava semidisteso sul materasso.
Maximilien l’aveva guardato ed aveva scosso la testa, rispondendogli con un serio: “ Come posso sposarmi se tutto il mio amore e tutta la mia venerazione possono essere solo rivolti alla Francia?”
Lì per lì aveva riso, l’aveva baciato e si era detto lusingato di quei sentimenti, e lo era davvero: amava essere amato, tanto quanto gli piaceva amare.

Con quei pensieri terminò la sua bevanda e, alzandosi - quasi senza rendersene conto -, si avviò verso l’uscita della sua abitazione. Capitava spesso, in quel periodo, di avvertire i sentimenti dei suoi connazionali e, in quell’istante, sentiva la paura, il malcontento e la voglia di mettere fine a quel Terrore che imperversava per la Francia.
Camminò lento, lasciandosi investire da tutte quelle emozioni che, come era accaduto prima della sua Rivoluzione, gli fecero mutare idea. Lui d’altronde era la Francia, aveva dei sentimenti propri, ma doveva prima di tutto pensare a quelli della sua gente e, guidato da quello, raggiunse la prigione dove, proprio poco prima, era stato rinchiuso Maximilien.
Si salutarono con un semplice gesto del capo e restarono vicini, in silenzio. Non c’era bisogno di parlare per comprendere i reciproci pensieri, né era difficile capire la sorte di quell’uomo che tanto aveva dato per la Francia ma che, assuefatto dal potere, si era lasciato sfuggire di mano la situazione.
Fuori da quella cella la ghigliottina lo attendeva ed ancora una volta la Nazione si ritrovò ad elogiare quello strumento di morte, veloce ed indolore, ma che, forse, sarebbe stato meglio iniziare ad usare con moderazione... almeno dal giorno successivo.



   
 
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